UNA PAROLA AL GIORNO
RIFLESSIONI QUOTIDIANE SULLA
PAROLA DI DIO
a cura di don Franco LOCCI
SABATO 1 SETTEMBRE 1990
PAROLA DI DIO: 1Cor. 1,26 - 31; Sal 32; Mt. 25,14 - 30.
“Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti”. (1 Cor. 1,27)
Se c'é una cosa che risulta incomprensibile o ascrivibile solo alla nostra poca fede è come nella Chiesa e quindi anche nelle parrocchie e tra cristiani, si pensi che alla Chiesa occorrano sapienti, potenti, persone importanti perché il Vangelo sia annunciato e difeso. Maria era saggia ma la sua saggezza si dimostrava nel silenzio e nel servizio. Gesù era potente ma non ha mai usato la potenza e la forza per convertire. I grandi santi non erano degli stupidi eppure senza fidarsi di se stessi, ma solo di Dio che operava, nella loro povertà riuscirono a fare cose grandi.
DOMENICA 2 SETTEMBRE 1990
PAROLA DI DIO: Ger. 20,7 - 9; Sal 62; Rm. 12,1 - 2; Mt. 16,21 - 27.
“Rivoltosi a Pietro, Gesù gli disse: “Lungi da me, Satana...”. (Mt. 16,23)
Pietro aveva risposto bene a Gesù. Lasciando parlare lo Spirito Santo aveva riconosciuto Gesù come il Cristo; ora, invece, lasciando parlare se stesso si oppone a Gesù che preannuncia la sua morte. Gesù lo rimprovera e lo rimette al suo posto: un discepolo deve stare dietro e non davanti al suo maestro. Anche per noi, essere discepoli, significa seguire Gesù, stare dietro alle orme che Lui ci ha tracciato. Non siamo noi che abbiamo qualcosa da suggerire a Dio (pensate a certe nostre preghiere che impongono quasi a Dio quello che dovrebbe fare, se vuol essere giusto), siamo noi che con umiltà, consapevoli del mistero di Dio che ci supera, dobbiamo metterci alla sequela di Gesù, guardando a Lui e cercando, nella nostra povertà, di pensare come Lui ha pensato e di agire come Lui ha agito.
LUNEDI’ 3 SETTEMBRE 1990
PAROLA DI DIO : 1Cor. 2,1 - 5; Sal 118; Lc. 4,16 - 30.
“Io ritenni di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questi crocifisso”. (1 Cor. 2,2)
Ci sono dei momenti nella mia vita in cui vorrei poter essere come Paolo: conoscere e annunziare solo Gesù crocifisso. Mi accorgo infatti che le parole, la scienza, le riunioni verbose spesso non solo non chiariscono, ma confondono talmente il messaggio di Gesù da non sapere più, alla fine, il perché, il senso della vita, il. sapere ciò che è bene o male. Faccio un esempio: se vado da un malato e cerco di spiegargli il valore della sofferenza, non convincerò né lui né me; se lo amo e con lui mi metto sulla croce di Gesù, forse non capiremo molto lo stesso, soffriremo ugualmente ma ci sarà con noi la potenza, la misericordia e l’amore stesso di Cristo.
MARTEDI’ 4 SETTEMBRE 1990
PAROLA DI DIO : 1Cor. 2,10 - 16; Sal 144; Lc. 4,31 - 37
“Ora noi abbiamo ricevuto lo Spirito di Dio”. (1Cor. 2,12)
“Non so pregare!” Qualche volta passa questo pensiero nella nostra mente! Ma è un pensiero assurdo. Forse troviamo difficoltà ad esprimere in parole ciò che abbiamo dentro, forse il nostro orgoglio o la nostra poca riflessione ci nascondono i motivi della preghiera ma se abbiamo in noi il dono dello Spirito è lo Spirito stesso che prega in noi e per noi. E quali motivi di riconoscenza per aver ricevuto questo dono fin dal nostro battesimo! Bisogna però lasciarlo parlare e operare in noi. Bisogna imparare il silenzio, la contemplazione e come il profeta Elia scopriremo che lo Spirito ci parla non nel fracasso del vento impetuoso ma nella brezza dolce che allevia la fatica del cammino.
MERCOLEDI’ 5 SETTEMBRE 1990
PAROLA DI DIO: 1 Cor. 3,1 - 9; Sal 32; Lc. 4,38 - 44
“Bisogna che annunci il Regno di Dio anche alle altre città”. (Lc. 4,43)
Il Vangelo di Luca è un Vangelo che non ci presenta mai Gesù fermo, ma sempre in cammino; come pure il secondo libro di Luca, gli Atti, sono un continuo camminare per il mondo per portare la “buona notizia”. E’ esigenza per Gesù e per la comunità primitiva essere missionari. E per noi, per le nostre comunità è ancora esigenza l’andare? Ci brucia talmente dentro il Vangelo da darci la voglia di comunicarlo e testimoniarlo? Qualche volta si: si vedono dei cristiani o delle comunità vive e vivaci che inventano sempre modi nuovi e gioiosi per portare il Vangelo.., ma altre volte... vi è mai capitato di entrare in una chiesa dove un prete, neppure troppo convinto lui, sta “tirando giù una messa in venti minuti” e dove cinque o sei persone biascicano delle risposte una più forte o più veloce dell’altra per farsi vedere..,.? Mi chiedo che razza di gioia si può comunicare agli altri quando tutto è diventato esteriorità ed abitudine triste?
GIOVEDI’ 6 SETTEMBRE 1990
PAROLA DI DIO: 1Cor. 3,18 - 23; Salmo 23; Lc. 5,1 - 11
“Sulla tua parola getterò le reti”. (Lc. 5,5)
Quello che viene chiesto a Pietro è un atto di fede bello e buono. E’ Pietro il pescatore. E’ lui che sa quando è il momento migliore per buttare o non buttare le reti. E questo Maestro che cosa ne sa di pesca? Ma Pietro si fida e contro tutte le esperienze è una ‘‘pesca miracolosa.
Gesù tocca Pietro sul vivo, sulla sua esperienza, sulla sua professione e se lì trova una risposta di fede, la conversione è avvenuta. Gesù tocca spesso anche noi sul vivo. Ci chiede di rinunciare alle nostre sicurezze per lui, di fidarci più della sua parola che delle nostre esperienze. Siamo capaci di lasciare aperta una breccia nel cuore dove la fede possa insinuarsi al di là di tutto, abitudini cristiane comprese?
VENERDI’ 7 SETTEMBRE 1990
PAROLA DI DIO:1Cor. 4,1 - 5; Sal 36; Lc. 5,33 - 39.
“Nessuno che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: Il vecchio è buono". (Lc. 5,39)
Avvenne una volta che un uomo decise di ripudiare la moglie, poiché non gli aveva dato figli. Si presentò allora al rabbino per avere la sua approvazione. Il rabbino disse: “Approvo, ma a una condizione. Che come avete fatto festa quando vi siete uniti, così facciate festa ora che vi dividete”. Fu fatta quindi una gran festa, con danze, cibi prelibati e ottimo vino. La donna approfittò dell’occasione per far bere il marito più del solito, così che questi, in preda all’euforia, a un certo punto le disse: “Figliola, puoi portar via dalla mia casa quel che più ti piace; e poi torna alla casa di tuo padre”. Che cosa fece allora la donna? Quando il marito fu addormentato, ordinò ai servi di portare lui e il letto in cui dormiva nella casa di suo padre. Nel bel mezzo della notte, smaltita la sbornia, l’uomo si svegliò e si stupì di trovarsi in una stanza a lui ignota. “Dove mi trovo donna?” “Ti trovi nella casa di mio padre”, rispose la moglie. “E perché mai?” “Perché ieri sera mi dicesti che, tornando nella casa di mio padre, avrei potuto portar via con me quel che più mi piaceva. Ora, nulla al mondo mi piace più di te”. L’uomo provò molta dolcezza nel sentire quelle parole. E dalla dolcezza di un amore che risorge nasce sempre qualcosa: in quel caso, dopo nove mesi nacque il figlio tanto atteso. (Storia rabbinica)
SABATO 8 SETTEMBRE 1990 - FESTA DELLA NATIVITA’ DELLA BEATA VERGINE MARIA
Ogni nascita è fonte di gioia e di gratitudine verso Dio che ha donato la vita a una nuova creatura e la chiama a partecipare alla sua vita eterna. La nascita di Maria suscita nella chiesa una gioia e un’azione di grazie del tutto particolare. Piena di Spirito Santo, colei che nasce è già la figlia di Dio chiamata ad essere la madre del salvatore, l’unigenito figlio del Padre.
“Sono in te tutte le mie sorgenti”. (Salmo 86)
Oggi festa della natività di Maria può sembrare esagerato applicare questo versetto alla Madonna, ma se noi crediamo che Gesù è il Salvatore e lo vediamo figlio di Maria possiamo senza paura di esagerare vedere nella Vergine colei che generando il Salvatore ci genera alla salvezza. Ma anche Maria è una salvata e allora anche lei condivide la nostra sorte e per questo ci è ancora più vicina. Tutte le epoche hanno sottolineato maggiormente alcune caratteristiche della Madre di Dio; a me oggi piace vederla nella sua vicinanza a noi perché donna del “mistero” ma anche del quotidiano. Maria è parte del suo popolo, prega come il suo popolo (vedi il magnificat), si fa degli interrogativi (vedi l’annunciazione), ha dei momenti in cui “non capisce” (vedi Gesù al tempio), è presente ma con discrezione, è pronta a dire di si al piano di Dio che la rende madre di Gesù e madre nostra. Ad una donna e mamma così realista e concreta so di potermi affidare con la più completa fiducia.
DOMENICA 9 SETTEMBRE 1990
PAROLA DI DIO: Ez. 33,7 - 9; Sal 94; Rom. 13,8 - 10; Mt. 18,15 - 20.
“Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”. (Mt. 18,20)
La Chiesa, nel suo concretizzare il messaggio di Gesù per gli uomini ha codificato in sette i sacramenti, segni della presenza reale del Signore nelle varie situazioni di vita degli uomini, ma basta aprire il Vangelo per scoprire altri “segni reali” della sua presenza e ‘‘segni efficaci della sua grazia per santificarci. Ad esempio, quando Gesù ci dice: “Avevo fame e mi hai dato da mangiare la sua identificazione con l’affamato è totale e la grazia del Signore viene a salvare chi si fa pane per il bisogno degli uomini. Nella frase di oggi abbiamo un altro “sacramento” di Gesù. Egli è realmente presente, è comunione con noi, quando “nel suo nome” siamo riuniti. Essere chiesa insieme che cammina, prega, testimonia diventa dunque sacramento della presenza reale di Cristo che vive con noi “fino alla fine dei secoli” e che ascolta le richieste che facciamo al Padre nei suo nome. Non vi siete mai chiesti perché tutte le preghiere della liturgia cominciano con: “Preghiamo” (è un plurale!) e terminano con “Per Cristo nostro Signore”?
LUNEDI’ 10 SETTEMBRE 1990
PAROLA DI DIO: 1 Cor. 5,1 - 8; Sal 5; Lc. 6,6 - 11
“Ma gli scribi e i farisei furono pieni di rabbia”. (Lc. 6,11)
La rabbia degli scribi e dei farisei nella sinagoga è dovuta alla loro incapacità di vedere nell’opera di Gesù l’opera stessa di Dio. Stanno a recriminare la non osservanza di un precetto e non riescono a lodare Dio per un uomo guarito da Gesù. Quando la fede non è più un rapporto d’amore diventa solo osservanza di leggi, commercio: se osservo quel comandamento, merito un premio! Oppure diventa un dimenticarci dei fratelli e si arriva all’assurdo di pensare che per una legge divina un malato debba rimanere tale. Quando non amiamo veramente, questo rischio c’è anche per noi!
MARTEDI’ 11 SETTEMBRE 1990
PAROLA DI DIO: 1Cor. 6,1 - 11; Sal 149; Lc. 6,12 - 19.
Gesù non fa nulla da solo. Deve scegliere i suoi apostoli ed eccolo in preghiera col Padre. Per Gesù, pregare significa mettersi in ascolto del Padre, capire quale sia la sua volontà, chiedere luce, essere in comunione. Qualche volta per noi, pregare, è diventato “dire delle preghiere”, ripetere delle formule, celebrare dei riti e allora ecco che la preghiera diventa noiosa, pesante, un dovere... Se riscopriamo la preghiera nella sua essenza di comunione con Dio, allora ne ritroveremo il vero spirito ed anche il desiderio, il gusto e l’impegno che ne deriva. Perché ogni scelta non diventi solo la mia scelta ma quella della volontà di Dio ho bisogno continuo di essere in comunione con Lui.
MERCOLEDI’ 12 SETTEMBRE 1990
PAROLA DI DIO: 1 Cor. 7,25 - 31; Sal 44; Lc. 6,20 - 26.
“Questo vi dico, fratelli: il tempo ormai si é fatto breve”. (1Cor. 7,29)
Avevo un solo desiderio: dedicarmi completamente a Dio. Mi recai dunque al Monastero. Un vecchio monaco mi domandò: “Che cosa vuoi?” Dissi: “Voglio dedicarmi a Dio”. Mi aspettavo una risposta gentile, paterna, e invece egli urlò “Ora!” Ero sbalordito. Gridò di nuovo “Ora!” e poi prese un bastone e venne verso di me io scappai, e lui dietro brandendo il bastone e urlando “Ora! Ora!”. Questo accadeva parecchi anni fa. E ancora oggi lui mi insegue, ovunque io vada. Sempre con quel bastone, sempre con quel monito: “ORA!”. (Da “Il Monastero magico” di Teofane il Monaco)
GIOVEDI’ 13 SETTEMBRE 1990
PAROLA DI DIO : 1Cor. 8,2 - 7.11-13; Sal 138; Lc 6,27 - 38.
“Amate i vostri nemici...”. (Lc. 6,27)
O questa pagina di Vangelo è una “pia esortazione” oppure questa parola è una parola in grado di cambiare i cuori, che ha la forza di ribaltare il mondo delle nostre opinioni, di infrangere i nostri schemi, di sperimentare, anche alla nostra esistenza, la potenza di un Vangelo che ci converte. Sembra una parola impossibile eppure tanti Santi hanno riscritto questo vangelo nella loro carne; e non sono pochi neppure ai giorni nostri, quei cristiani che hanno saputo perdonare pubblicamente gli assassini dei loro congiunti. E’ anche in questa cronaca dei nostri giorni che, per la potenza dello Spirito, il Vangelo ci pare possibile!
VENERDI’ 14 SETTEMBRE 1990
PAROLA DI DIO : Num. 21,4 - 9; Sal 77; Fil 2,6 - 11; Gv. 3,13 - 17.
“Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di Lui.”.
(Gv. 3,17)
SABATO 15 SETTEMBRE 1990
PAROLA DI DIO: Eb. 5,7 - 9; Sal 30; Gv. 19,25 - 27.
“Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti.., e anche a te una spada trafiggerà l’anima”. (Lc 2,34—35)
La festa di oggi di istituzione abbastanza recente (1814), non esprime soltanto quella pietà mariana che nel medio evo venerava i sette dolori della Vergine, ma ricorda a tutti i cristiani il posto che il Vangelo attribuisce a Maria nel mistero della salvezza realizzata dal suo Figlio. Gesù impone agli uomini una scelta. Di fronte alla rivelazione dell’amore del Padre e delle sue esigenze, essi si dividono: crocifisso da quelli che lo considerano un nemico da combattere, il Cristo salva quelli che credono in lui. Maria, col cuore lacerato da questa divisione tra gli uomini, condivide la passione del figlio, generando così, nel dolore, coloro che Gesù salva e ai quali l’ha donata come madre.
DOMENICA 16 SETTEMBRE 1990
PAROLA DI DIO: Sir. 27,30 - 28,7; Sal 102; Rom. 14,7 - 9; Mt. 18,21 - 35.
“Quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me?”. (Mt. 18,21)
Meditiamo oggi con un brano di A. Pronzato:
“Con questa tua frase, o Pietro, mi hai deluso un po’! Sono sempre gli altri che mancano, ci fanno torto, hanno qualcosa da farsi perdonare. Non ti ha neppure sfiorato il sospetto che le posizioni si potevano anche capovolgere. Che pure tu potevi offendere, scandalizzare, macchiarti di qualche colpa nei confronti del fratello. Non ti è passata per il capo l’idea che qualcuno avesse da perdonarti qualcosa. Fai fatica, Pietro, ed io con te, ad ammettere che anche gli altri possano vantare grossi crediti, e che noi risultiamo “inadempienti” nei loro confronti. Qualche volta è più facile perdonare che.., chiedere perdono e lasciarsi perdonare. Pietro, devi imparare (ed io con te e più di te) che si può dare perdono solo chiedendo perdono.
LUNEDI’ 17 SETTEMBRE 1990
PAROLA DI DIO: 1Cor. 11,17 - 26; Sal 39; Lc. 7,1 - 10.
“Ogni volta che mangiate questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga”. (1 Cor. 11,26)
Troppe volte noi pensiamo che la Messa sia una pia preghiera e che la Comunione sia un fatto intimistico e dimentichiamo che l’Eucaristia è per i cristiani, prima di tutto, é ‘annuncio concreto della morte e risurrezione di Cristo nel cammino di attesa del suo glorioso ritorno. Celebrare l’Eucaristia è dunque innanzitutto fare memoria, insieme, dell’opera di Gesù Salvatore. La Messa non è quindi solo un insieme di preghiere o un chiedere al Signore, o un pio esercizio per diventare più bravi o per “pagare la tassa al Signore”. Non contano tanto le parole che diciamo noi ma il mistero della salvezza e della comunione in Cristo che ci riempie di gioia e di desiderio di fraternità.
MARTEDI’ 18 SETTEMBRE 1990
PAROLA DI DIO: 1Cor. 12,12 - 14.27 - 31; Sal 99; Lc. 7,11 - 17.
“Il morto si levò a sedere e incominciò a parlare. Ed egli lo diede alla madre”. (Lc. 7,15)
Il dolore e le sofferenze umane toccano il cuore di Gesù che, pur non essendo venuto per darci una facile medicina che risolva i nostri problemi rida la vita al figlio unico di una vedova, offrendo così un segno della misericordia del Padre. Egli è stato inviato per salvarci dall’unica morte che ci sia da temere, quella che separandoci definitivamente dall’amore di Dio ci separerebbe per sempre da coloro che amiamo, senza la speranza di essere di nuovo insieme nella vita eterna.
MERCOLEDI’ 19 SETTEMBRE 1990
PAROLA DI DIO : 1Cor. 12,31 - 13,13; Sal 32; Lc.7,31 - 35
“Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia”. (1 Cor. 12,12)
Se la nostra fede ci ricordasse spesso la parola di oggi, quanta più speranza e quanto più equilibrio ci sarebbe nella nostra vita! Infatti se so che sarò chiamato a conoscere la verità intera e l’amore completo, quanto meno sarei attaccato alle piccole verità parziali di questa vita. Sarei certamente meno portato ad inorgoglirmi del mio povero sapere umano e sarei invece più portato ad essere attento concretamente al mio prossimo. Se pensassi che nell’amore di Dio troveranno compimento gli affetti umani cercherei meno soddisfazione egoistica e più donazione nei miei rapporti affettivi e soprattutto, anche davanti ad un amore donato che non trova risposta immediata, non perderei la fiducia che in Dio anche un granello di amore vero troverà il suo compimento.
GIOVEDI’ 20 SETTEMBRE 1990
PAROLA DI DIO: 1 Cor. 15,1 - 11; Sal 117; Lc. 7,36 - 50.
“Le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato”. (Lc. 7,47)
E’ vero che il Signore conosce l’uomo nel suo cuore, però è altrettanto vero che i suoi giudizi sono decisamente più profondi ed anche più misericordiosi dei nostri. Per noi, come per il fariseo, basta poco a classificare e pur usando termini diversi (da “lucciola della notte” a “una di quelle” o a termini ancora più volgari) classifichiamo, bolliamo, condanniamo (a parte poi il fatto di usufruire o desiderare di usufruire di certe prestazioni). Per Gesù è la persona intera che conta. Gesù non dice che questa donna non ha peccato, anzi dice che i suoi peccati sono molti ma nello stesso tempo riesce a vedere in lei il suo molto amore. Mi chiedo: nonostante le apparenze riesco a vedere il bene negli altri e soprattutto sono capace di amare con gesti concreti? Anche a me il Signore potrebbe dire: “molto ti è perdonato perché molto hai amato?”
VENERDI’ 21 SETTEMBRE 1990
PAROLA DI DIO: Ef. 4,1 - 7.11 - 13; sal 18; Mt. 9,9 - 13.
“Vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: “Seguimi”. Ed egli si alzò e lo seguì.”
(Mt.9,9)
Mi piace immaginarmi la chiamata di Matteo in un altro modo: provate a pensare a un vescovo (o se volete ad un parroco o ad un primo ministro, come più piace) che il giorno del suo ingresso in questo incarico, dinanzi ad una curia ordinata ed ossequiosa, invece di “riconfermare gli incarichi” va a cercarsi i suoi collaboratori in “quel parroco di campagna che non capisce altro che galline” o in quel prete “che è dominio pubblico abbia un’amante”. Pensate a quale reazione quei curialisti (leggi “maggiorenti della parrocchia” o “politici influenti” a seconda del caso). Eppure Gesù ha fatto così con Matteo: era un venduto ai romani, agli invasori; era un usuraio e lui lo chiama, va a casa sua, gli fa cambiare vita, lo fa diventare colonna della sua Chiesa. Oggi per chi sarà la chiamata?
SABATO 22 SETTEMBRE 1990
PAROLA DI DIO: 1Cor. 15,35 - 37.42 - 49; Sal 55; Luca 8,4 - 15.
“Chi ha orecchie, intenda”. (Lc. 8,8)
Questa frase che Gesù usa molte volte, specialmente dopo aver annunciato le parabole del regno ci fa capire alcune cose: Il Regno di Dio è annunciato a tutti ma non tutti sono in grado di intenderlo perché, come gli idoli si possono avere orecchie e non intendere, oppure sì possono avere orecchie e non farle funzionare, un po’ come avere un apparecchio radio ma spento, o avere orecchi ma non intendere perché non ci si vuol sintonizzare sulle onde giuste.
Per avere orecchie e intendere bisogna:
1) mettersi in ascolto,
2) eliminare le interferenze (e sono tante: il modo di pensare del mondo, la nostra abitudine, l’egoismo...),
3) ascoltare attentamente (noi corriamo il rischio di voler parlare subito, ma se parliamo non ascoltiamo più),
4) aderire alla parola lasciandola penetrare a fondo in noi,
5) lasciare che la parola agisca e porti il frutto ora il. 30, ora il 60, ora il 100 per uno.
DOMENICA 23 SETTEMBRE 1990
PAROLA DI DIO: ls. 55,6 - 9; Sal 144; Fil. 1,20 - 27; Mt. 20,1 - 16
“Sei invidioso perché sono buono?”. (Mt. 20,15)
Questa frase è la chiave di interpretazione di tutta la parabola degli operai dell’ultima ora che hanno fatto appena in tempo a sporcarsi le mani eppure ricevono il salario intero, come gli altri. Di fronte al comportamento insolito del padrone della parabola, noi ragioniamo in termini di diritto, dimenticando la generosità e l’amore. Si sentono, a volte, sulla bocca di certi cristiani, frasi di questo tipo: “La Chiesa non è più quella di una volta. Invece di essere la casa dei praticanti e delle persone irreprensibili, si volge verso gli indifferenti, gli atei e verso la gente senza arte né parte, che non gode di buona reputazione... Per fortuna! Questo significa che la chiesa si sta finalmente adattando ai modi di fare di Dio. Se lasciassimo sempre l’ultima parola alla bontà e non alla giustizia in senso stretto, la realtà del regno sarebbe viva e operante in mezzo a noi.
LUNEDI’ 24 SETTEMBRE 1990
PAROLA DI DIO: Pr 3,27 - 35; Sal 14; Lc.8,16 - 18.
“Non dire al tuo prossimo: ‘Va’, ripassa domani se tu hai ciò che ti chiede”. (Pr 3,28)
Spesso, davanti a persone che ci chiedono aiuto abbiamo dei dubbi: “Avrà proprio bisogno?” “Dare a costui significa poi privare altri di quel poco che potrei dare!” Ragionamenti giusti, in certi casi doverosi... Anche questo episodio non ci darà risposte ma certamente lasciandoci perplessi aprirà qualche nuovo interrogativo.
“Signore, il mio amico non è tornato dal campo di battaglia. Chiedo il permesso di andare a prenderlo”. “Permesso non concesso”, replicò l’ufficiale. “Non voglio che rischi la vita per un uomo che probabilmente è già morto”. Il soldato uscì lo stesso e rientrò un’ora dopo ferito mortalmente, trasportando il cadavere dell’amico. L’ufficiale era fuori di sé dalla rabbia. “Te l’avevo detto che era morto. Ora vi ho persi tutti e due. Dimmi, valeva la pena di rischiare per portare indietro un cadavere?” Il soldato morente rispose: “Oh, sì, signore. Quando l’ho raggiunto, era ancora vivo e mi ha detto: “Jack, ero sicuro che saresti venuto”.
MARTEDI’ 25 SETTEMBRE 1990
“Mia madre e i miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica”. (Lc. 8,21)
Ammetto che mi crea un certo senso di fastidio o per lo meno di imbarazzo, sentirmi chiamare “Padre”, come i termini “fratello e “sorella” usati fuori della famiglia mi sanno di piccole chiese o di conventi. Eppure Gesù (che pure ha invitato a non farsi chiamare “Padre”, “perché uno solo è il Padre vostro celeste) ha creato una nuova parentela non più dettata da vincoli di sangue ma unicamente fondata sull’ascolto e la pratica della sua parola. Con questo Gesù pur non ripudiando la Madre e parenti, prende le distanze da qualunque legame il vincolo di parentela possa creargli ed afferma nell’aderire a Lui l’unico modo di entrare in legame con Dio, un legame questo talmente stretto che supera ogni vincolo umano e ci fa diventare talmente simili a lui che “chi ascolta voi, ascolta me e chi mi ha mandato”.
MERCOLEDI’ 26 SETTEMBRE 1990
PAROLA DI DIO: Pr 30,5 - 9; Sal 118; Lc. 9,1 - 6.
“Diede loro il potere e autorità su tutti i demoni e di curare le malattie”. (Lc 9,1)
I segni del Regno sono sintetizzati nel guarire le malattie e nell’avere autorità sui demoni: Ma come si possono tradurre oggi questi segni? Una anziana immobilizzata, dolorante che per lunghi anni ha peregrinato da un ospedale all’altro, mi diceva: “Tutti i giorni prego per i medici e per gli infermieri perché il Signore aiuti gli uni a trovare le medicine giuste e gli uni e gli altri a voler bene ai malati”. Il potere di amare i malati di con patire con loro l’abbiamo ancora anche noi. E quello di cacciare i demoni in che cosa consiste? Non tanto nell’essere esorcisti, quanto piuttosto nell’affermare al mondo con i fatti che il bene può ancora avere il sopravvento sul male, che l’amore, anche se bastonato, è più forte dell’odio, che può esistere un perdono vero e totale.
GIOVEDI’ 27 SETTEMBRE 1990
PAROLA DI DIO: Qo 1,2 - 11; Sal 89; Lc. 9,7 - 9.
Questo Erode dei Vangeli unisce in sé caratteristiche quasi contrastanti: da una parte vive di paure, dall’altra è attento a tutte le novità del suo regno, da una parte sembra aver paura di Gesù e dall’altra cerca di vederlo; ma il suo voler vedere Gesù è dettato soprattutto da curiosità, da gusto di facile miracolismo.
Anche per molti la religione o la religiosità attirano e interessano soprattutto per gli aspetti miracolistici Qualcuno dice che un quadro della Madonna si è messo a parlare ed ecco che riviste che di solito si interessano di scandali, sono subito pronte a parlare di visioni e apparizioni. Ma è per desiderio di fede questo? Quando due fidanzati sono invitati a fare un corso di preparazione prematrimoniale o dei genitori a fare della catechesi in preparazione ad un sacramento che stanno per ricevere i propri figli, hanno poi proprio un vero e profondo desiderio di approfondire la propria fede e di aderire a Cristo?
VENERDI’ 28 SETTEMBRE 1990
PAROLA DI DIO: Qo 3,1 - 11; Sal 143; Lc. 9,18 - 22.
“Mentre si trovava in un luogo appartato a pregare i discepoli. erano con lui”. (Lc. 9,18)
Gesù spesso ha bisogno di pregare. Spesso scompare, scappa dalle folle per pregare, altre volte porta i suoi discepoli in un luogo separato “per pregare con loro e per insegnare loro a pregare.” Gesù ha bisogno di comunicare con Dio suo Padre, ha bisogno di conoscere, approfondire la sua volontà, ha bisogno nella sua umanità simile alla nostra di esprimere le angosce, i dolori, le delusioni della sua missione non capita, osteggiata. Gesù ha bisogno che i suoi discepoli imparino questo. Infatti non stupisce se le grandi scelte (chiamata degli apostoli) le manifestazioni (trasfigurazione) o la richiesta di un atto di fede (confessione di Pietro) avvengono in momenti di preghiera. La preghiera non è alienazione dell’uomo ma è il vedere il reale con Dio e con Lui imparare a scoprire la sua volontà.
SABATO 29 SETTEMBRE 1990
PAROLA DI DIO: Dn. 7,9 - 10.13 - 14; Sal 137; Gv. 1, 47 - 51.
"Vedrete gli Angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell’uomo” . (Gv. 1,51)
Ricordo ancora un disegno di un catechismo che avevo quando ero bambino: Un uomo grande con le mani giunte con due ali, una aperta a sottolineare l’imponenza, e un’altra ripiegata su un ragazzino. Guardavo questa figura e quando si spegneva la luce e la notte contornava di nero tutto, quell’ala mi era vicina, segno di protezione. Sono cresciuto e gli “studi alti” mi hanno mandato in crisi non solo i sogni infantili, ma anche gli Angeli: “E che bisogno c’è di essi, sembrano una colorazione tipica delle corti dove personaggi variegati e misteriosi creano delle coreografie”. Oggi non so se amo gli angeli, se essi sono parte fondamentale o meno della rivelazione, non mi chiedo più quale sia il loro sesso, ma penso ancora a quel disegno che nella sua ingenuità mi ricorda che Dio per i suoi bambini ha l’ala di un angelo piegata, sul tuo cuore, per proteggerti.
DOMENICA 30 SETTEMBRE 1990
PAROLA DI DIO: Ez. 18,25 - 28; Sal 24; Fu. 2,1 - 11; Mt. 21,28 - 32.
“E il figlio rispose: “Si, Signore”; ma non andò”. (Mt. 21,29)
Questa parabola ci fa capire che il Padre non pretende che tu dica subito di sì. Sta in attesa. Aspetta di vederti lavorare. La vigna non viene coltivata a forza di “sì, Signore”. Sovente chi ha il sì pronto in partenza, ha anche la giustificazione ancor più pronta quando si tratta di timbrare il cartellino, di presentarsi con la tuta di fatica. Chi ha l’inchino facile, normalmente ha la schiena piuttosto restia a portare pesi. Forse nella Chiesa di oggi, sono da temere non tanto i no del rifiuto, quanto i sì del consenso superficiale, dell’approvazione entusiastica, delle dichiarazioni (che non costano nulla), delle acclamazioni (che compromettono solo la bocca) degli sdegni ipocriti. Al Padre non interessano tanto i no e i sì ma si intenerisce davanti alla schiena piegata di un figlio che ha fatto passare dalla bocca al cuore la sua volontà, tanto i no e i sì ma si intenerisce davanti alla schiena piegata di un figlio che ha fatto passare dalla bocca al cuore la sua volontà.