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UNA PAROLA AL GIORNO

RIFLESSIONI  QUOTIDIANE  SULLA

PAROLA  DI  DIO

a cura di don Franco LOCCI

 

 

AGOSTO  1990

 

 

MERCOLEDI’  1  AGOSTO 1990

 

PAROLA DI DIO: Ger. 15,10.16 - 21; Sal 58; Mt.13,44 - 46

 

“Quando le tue parole mi vennero incontro le divorai con avidità”. (Ger. 15,16)

Geremia ha desiderio della Parola di Dio, sa che è il pane necessario per lui e per il suo popolo. Noi abbiamo tanti desideri: la salute, la felicità, la gioia; altre volte sono desideri solo umani di ricchezza, potere, gloria. Ma abbiamo anche desiderio di Dio? In che modo ascoltiamo la Parola di Dio quando la sentiamo durante la messa? Specialmente in questo tempo di vacanza abbiamo messo in programma un po’ di meditazione? Tra le nostre letture c’è spazio per leggere la Bibbia? Ma soprattutto la Parola di Dio informa il nostro agire?

 

 

GIOVEDI’  2  AGOSTO 1990

 

PAROLA DI DIO: Ger. 18,1 - 6; Sal 145; Mt. 13,47 - 33.

 

“Il Regno di Dio è simile ad una rete gettata nel mare, che raccogli. ogni genere di pesci”.  (Mt. 13,47)

Gesù parla a dei pescatori che ha chiamato a diventare “pescatori di uomini” e usa allora l’esempio della rete. Il Signore “pesca” perché “ama”. Quante volte ho sentito dire: “Mio figlio, mia figlia non crede più, non frequenta più...” E quante volte, convinto dalle tante esperienze, ho risposto: “Abbia fiducia.., il Signore è un pescatore paziente e costante... per Lui non contano i nostri tempi... a Lui la fantasia non manca... e poi un Dio che e morto in croce per amore si lascerà spaventare da qualche no?”. Ma chiediamoci anche: “E io mi lascio ‘pescare dal suo amore?’

 

 

VENERDI’  3  AGOSTO1990

 

PAROLA DI DIO : Ger. 26,1 - 9; Sal 68; Mt. 13,54 - 58.

 

“Non è forse il Figlio del carpentiere?”.  (Mt. 13,54)

Gesù viene giudicato non per chi è ma per ciò che i suoi concittadini gli hanno applicato addosso. Questo racconto ci aiuta a capire che non sono le apparenze o le appartenenze a Contare.

Una donna era in coma e stava morendo. Di colpo ebbe la sensazione di essere trasportata in paradiso e posta di fronte al trono del Giudizio.

“Chi sei?” le chiese una Voce. “Sono la moglie del sindaco”, ella rispose.

“Non ti ho chiesto di chi sei moglie, ma chi sei tu”.

“Sono la mamma di quattro figli

“Non ti ho chiesto di chi sei madre, ma chi sei tu”.

“Sono una maestra di scuola”.

“Non ti ho chiesto che lavoro fai, ma chi sei”.

E andò avanti così.

Qualsiasi cosa rispondesse, sembrava che la risposta non fosse mai quella giusta.

“Chi sei?”

“Sono una cristiana”.

“Non ti ho chiesto di che religione sei, ma chi sei

“Sono una che andava in chiesa tutti i giorni e aiutava sempre i poveri e i bisognosi”.

“Non ti ho chiesto che cosa fai, ma chi sei”.

Naturalmente ella non superò l’esame, tanto che fu rinviata sulla terra.

Quando guarì, decise di scoprire chi era e tutto cambiò.

 

 

SABATO  4  AGOSTO 1990

 

PAROLA DI DIO: Ger. 26,11 - 16.24; Sal 68; Mt.14,1 - 12.

 

“E mandò a decapitare Giovanni nel carcere”.   (Mt. 14,10)

Gli uomini pensano che per far tacere la verità basti tagliarle il collo. E la storia si ripete continuamente dalla gelosia di Caino, alla crocifissione di Gesù, da Giovanni Battista ai martiri della Chiesa di ieri e di oggi uccisi dai totalismi di sinistra o di destra che si sentono disturbati da voci diverse dalla loro. Eppure dovremmo averlo imparato: il tagliare una testa, l’imbavagliare una bocca fanno gridare ancora più forte la verità. Il sangue dei martiri ha fatto nascere la Chiesa. Oggi ci lamentiamo della poca incisività del cristianesimo: non sarà forse perché abbiamo addolcito troppo le parole testimonianza e martirio?

 

 

DOMENICA 5  AGOSTO 1990

 

PAROLA DI DIO: Is. 55,1 - 3; Sal 144; Rom.8,35.37 - 39;Mt. 14,13 - 25.

 

“Voi stessi date loro da mangiare”.  (Mt. 14,16)

Gli apostoli erano contenti: tanta folla era venuta alla predica di Gesù. Ora “la celebrazione è finita”, “congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare Gesù, invece, prima di compiere il miracolo della moltiplicazione dei pani vuole compierne un altro, quello di coinvolgere concretamente gli apostoli. Per il cristiano non scocca mai l’ora di “congedare”. E’ sempre l’ora di accogliere, prestare attenzione, condividere, mettersi a disposizione. “Ma che cosa posso fare io davanti a problemi grossi come la droga, l’emarginazione, la violenza, la fame?”. Gesù ci risponde: “Comincia a metterci tutto quello che sei e che hai, al resto, poi, ci penserò io”.

 

 

LUNEDI’  6  AGOSTO 1990 - Festa della TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE

 

PAROLA DI DIO : Dn. 7,9 - 10.13 - 14; Sal 96; 2 Pt. 1,16 - 19; Mt. 17,1 - 9.

 

“Questi è il Figlio mio prediletto, ascoltatelo!”.  (Mt. 17,1 - 9)

Nella trasfigurazione di Gesù c’è un po’ tutta la Bibbia e un po’ tutto il presente e il futuro della vita. Il Monte e Mosè ci richiamano l’Antica alleanza, Elia l’amicizia di Dio con noi attraverso la profezia; il volto brillante di Gesù e le vesti splendenti Come la luce, lo splendore della divinità e la luce che diventa guida: le tre tende la Trinità... E’ Cristo che dà la prova di se stesso; è Dio che conferma Gesù e noi nella sua mis­sione, è sguardo al futuro dell’uomo che potrà vedere il volto di Dio; è figura dell’Eucaristia, pane “trasfigurato”, è impegno a trasfigurarci nel prossimo...

Ma quello che mi colpisce di più (anche perché è sempre la cosa più difficile da realizzare) è quel “Ascoltatelo”. Ascoltare il Cristo non è sedersi e sentire una lezione, è lasciarsi penetrare da Lui che è la Parola, è lasciarsi cambiare, “trasfigurare” il cuore; è un ascolto che per noi diventa conoscenza solo intellettiva ma che diventa pensare come Lui e vivere come Lui.

 

 

MARTEDI’  7  AGOSTO 1990

 

PAROLA DI DIO: Ger 30,1 - 2.12 - 15.i8 - 22; Sal 101; Mt. 15,1 - 3.10 - 14.

 

“Quando un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso”.  (Mt. 15,13)

Dalla preghiera serale di un prete:

“Signore, oggi mi hai regalato la tua parola e mi hai chiamato a spiegarla. Hai visto che ho cercato di capirla, di pregarla, ho letto commenti di altri, ho cercato di essere attento alla sensibilità di chi mi stava davanti... Ma quanti dubbi anche per me! Certe norme che affermo sono norme tue o legalismo ecclesiale? E come ho saputo consigliare quella donna spaventata in procinto di abortire? Tu vuoi che io aiuti i miei fratelli ma spesso la guida non ci vede. Fa’ che nella mia debolezza non porti rovina per altri. Manda la tua luce, il tuo Spirito perché veda, in mezzo alle pastoie mie e degli uomini, quello che vuoi tu.”

 

 

MERCOLEDI’  8  AGOSTO 1990

 

PAROLA DI DIO: Ger. 31,1 - 7; Sal da Ger. 31,10 - 13; Mt. 15,21 - 28.

 

“Gesù disse: “Non é bene prendersi il pane dei figli per darlo ai cagnolini”. (Mt. 15,21 - 28)

Le prime volte che, ragionandoci. sopra, leggevo il racconto di questa donna Cananea, la frase che proprio mi dava  più fastidio era proprio questa: come, il buon Gesù venuto per salvare tutti, lui che dice di non giudicare nessuno si permette di dare del “cane” a una donna straniera che chiede aiuto, solo perché non fa parte del “popolo eletto” quello stesso popolo che poi lo metterà in croce? Ho poi capito che questa frase invece di essere una affermazione era solo una provocazione per mettere in evidenza la fede di questa donna che supera di gran lunga, la fede dei buoni e che rispondendo umilmente ma a tono, senza nulla perdere della sua dignità, strappa il miracolo che aveva tanto a cuore. E allora imparo: da parte mia, il non pregare, il non chiedere a Gesù qualcosa perché sono peccatore è poi proprio umiltà o è estremo orgoglio di chi sapendosi peccatore non crede alla misericordia di Dio che supera il peccato?

 

 

GIOVEDI’  9  AGOSTO 1990

 

PAROLA DI DIO : Ger. 31,31 - 34; Sal 50; Mt. 16,13 - 33.

 

“Tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini”.  (Mt. 16,23)

Sovente mi chiedo che cosa significhi pensare secondo Dio o secondo gli uomini. Ed è vero che non sempre è così chiaro, ma è anche vero che noi spesso pensiamo “secondo gli uomini” perché la nostra fede è più una fede detta che non un abbandono fiducioso nelle mani di Dio: “Mi fido di te, Signore, ma intanto devo risolvere a modo mio questa questione!”. Speriamo almeno di fare come Pietro, questa pietra così ancorata alla terra ma che ha il coraggio di lasciarsi portare dal Signore “anche dove non vorrà andarci.

 

 

VENERDI’  10 AGOSTO 1990

 

PAROLA DI DIO : 2 Cor. 9,6 - 10; Sal 111; Gv. 12,24 - 26.

 

“Dio ama chi dona con gioia”.  (2 Cor. 9,7)

Si può donare per tanti motivi. Per obbligo:“Ho ricevuto un favore da quella persona, con un dono mi sdebito” Per convenienze sociali: “Questo mese tra onomastici e compleanni ho svuotato il portafoglio!” Per apparire: “Il mio regalo deve far sfigurare quello degli altri!”. Per ricevere: “Se gli faccio questo dono si sentirà obbligato a farne uno a me”. Il cristiano non può essere uno che dona per obbligo, per convenienza o per ricevere ma uno che avendo ricevuto tutto gratuitamente ha imparato a donare gratuitamente con gioia perché sa che c’é più gioia nel dare che nel ricevere, perché  se Dio ci ha amati così mentre noi eravamo peccatori, come pos­siamo noi non amare con altrettanta gioia e gratuità?

 

 

SABATO  11  AGOSTO 1990

 

PAROLA DI DIO: Ab. 1,12 - 2,4; Sal 9; Mt. 17,14 - 20.

 

“Se avrete fede pari ad un granellino di senapa, potrete dire a questo monte: spostati da qui a là ed esso si sposterà”.   (Mt. 17,20)

Ho un amico che da circa 10 anni è in carrozzella: la malattia e la costrizione fisica in un primo tempo lo hanno reso amaro e sarcastico, la fede e la forza d’animo personale lo hanno poi aiutato. Un giorno, chiacchierando, mi è venuta fuori la citazione di questa frase del Vangelo, e, guarda il caso, mentre stavamo aggirando una delle tante barriere architettoniche che non tengono conto dei disabili. Mi ha detto: “Io devo proprio aver poca fede, come gli architetti, i politici e anche i preti, perché ho chiesto tante volte che le montagne degli scalini si spostassero per lasciarmi passare, ma quelle sono sempre lì...” lo pensavo agli scalini della chiesa! Intuendo il senso del mio silenzio, quasi a confortarmi ha aggiunto: “Ma sta tranquillo, ci sono montagne più grosse che il Signore ha già spostato per me!”.

 

 

DOMENICA  12  AGOSTO

 

PAROLA DI DIO: 1Re 19,9.11 - 13; Sal 84; Rm. 9,1 - 5; Mt. 14,22 - 33.

 

“Gesù ordinò ai discepoli di salire sulla barca e di precederlo sull’altra sponda”. (Mt. 14,22)

Ecco alcune frasi di commento di un padre della Chiesa: Origene. “Se un giorno ci troveremo alle prese con tentazioni inevitabili, ricordiamoci che Gesù ci ha ordinato di salire sulla barca e di precederlo. Quando, in mezzo alle sofferenze, avremo resistito per buona parte di quella notte oscura che regna nei momenti della tentazione, lottando con tutte le nostre forze e vegliando su noi stessi per evitare il “naufragio della fede” o di qualche altra virtù.., allora stiamo sicuri che, “quando la notte sarà avanzata e il giorno vicino” arriverà presso di noi il Figlio di Dio, camminando sulle acque, per acquietare la tempesta”.

 

 

LUNEDI’  13  AGOSTO 1990

 

PAROLA DI DIO: Ez. 1,2 - 5.24 - 28; Sal 148;Mt. 17,22 - 27.

 

“Il vostro maestro non paga la tassa per il tempio?” risposero “Sì”.   (Mt. 17,24)

Gesù, come Figlio di Dio, non era tenuto a pagare una tassa per il tempio: la casa di suo Padre! Eppure nella logica dell’incarnazione, Gesù paga questa tassa. Anzi, proprio lui, il Figlio di Dio pagherà gratuitamente per tutti noi! Gesù non è venuto per dimostrarci la sua superiorità, ma per abbassarsi fino all’umiliazione della croce perché noi fossimo salvi. Grazie a lui, non solo non dobbiamo pagare “tasse” a Dio, ma possiamo chiamarlo Padre.

 

 

MARTEDI’  14  AGOSTO 1990

 

PAROLA DI DIO : Ez. 2,8 - 3,4; Sal 118; Mt. 18,1 - 5.10.12...,4

 

“Guardatevi dal disprezzare solo di questi piccoli”.  (Mt. 18,10)

Il nostro mondo  dice: i bambini e i vecchi non contano, conta chi produce, chi rende. Come al solito, invece, davanti a Gesù queste cose non contano, anzi Egli si schiera chiaramente dalla parte dei piccoli. il termine include: bambini e fanciulli sprovveduti e trascurati dai grandi, poveri, umili di condizioni, semplici, bisognosi di ogni genere, peccatori. Davanti a Dio valgono di più questi che i potenti, i ricchi, i forti. Il Regno di Dio è loro, quindi se la comunità vuole essere cristiana, deve farsi come loro: perdere la propria sicurezza, fidarsi sempre meno sulla propria organizzazione e sulle proprie strutture, rendersi disponibile, umile, semplice, senza pretese, fiduciosa e deve avere verso i piccoli gli atteggiamenti di Dio: soccorrere in ogni modo i bisognosi, preservare dal male bambini e fanciulli, mostrare comprensione, bontà, sollecitudine di ricupero verso i peccatori.

 

 

MERCOLEDI’  15  AGOSTO 1990 - FESTA DELL’ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA

“Colei che nel parto aveva conservato illesa la sua verginità, doveva anche conservare senza alcuna corruzione il suo corpo dopo la morte. Colei che aveva portato nel suo seno il Creatore fatto bambino, doveva abitare nei tabernacoli divini. Colei, che fu data in sposa dal Padre, non poteva che trovare dimora nelle sedi celesti. Doveva contemplare il suo Figlio nella gloria alla destra del Padre, lei che lo aveva visto sulla croce, lei, che, preservata dal dolore, quando lo diede alla luce, fu trapassata dalla spada del dolore quando lo vide morire. Era giusto che la Madre di Dio possedesse ciò che appartiene al Figlio e che fosse onorata da tutte le creature come Madre e ancella di Dio”  (San Giovanni Damasceno).

 

PAROLA DI DIO: Ap. 11,19;12,1 - 6.1O; Sal 44;1Cor. 15,20 - 27; Lc. 1,39 - 56.

 

“Quelli che Dio ha predestinati li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche glorificati”.  (Rom. 8,30)

A prima vista sembra che questa festa capiti male. La gente in questi giorni è in vacanza, non ha voglia di pensare. Ma questa festa ci invita proprio a pensare in un modo diverso, nuovo: l’assunzione in cielo di Maria è garanzia di salvezza totale dell’uomo: anima e corpo. Noi non siamo avviati verso la morte, ma verso la vita. In tal modo il pensiero dell’aldilà non stende un’ombra di tristezza sopra l‘esistenza di quaggiù ma le dà senso. Divertiamoci, riposiamoci, gioiamo pure delle cose che Dio ci dona, ma guardando a Maria non “bruciamo inutilmente questa vita che ci apre all'aldilà.

 

 

GIOVEDI'  16  AGOSTO 1990

 

PAROLA DI DIO. Ez. 12,1 - 12; Sal 77; Mt.18,21 - 19,1

 

“Non ti dico di perdonare fino a sette volto, ma fino a settanta volte sette”.  (Mt. 18,22)

“Padre, mi dica quello che vuole, ma questa volta, dopo tutto quello che ha fatto non posso perdonarlo un’altra volta!” Conoscendo la triste storia di quella signora che mi parlava, umanamente non sapevo darle torto. Umanamente c'é un limite a tutto! Ma il Vangelo non è solo umano! Parte dalla nostra umanità ma vuoi portarci a pensare e ad agire come Dio. Certo, magari non tutto d’un colpo, ma e lì che dobbiamo mirare. Nel duro cammino dell’imparare la strada del perdono e della misericordia c’é una cosa sola che ci aiuta profondamente: guardare a come Dio perdona a noi. Se dopo tanti anni di peccati, di recidività Dio mi vuole ancora bene, é ancora misericordia, disponibilità nei miei confronti come posso io dichiararmi indisponibile a camminare verso il perdono e l’amore del fratello anche se più volte mi ha offeso e anche se dubito che nella sua debolezza mi offenderà ancora?

 

 

VENERDI’  17  AGOSTO 1990

 

PAROLA DI DIO: Ez. 16,1 - 15.60.63; Sal da ls.12,2 - 6; Mt. 19,3—12.

 

“E’ lecito a un uomo ripudiare la propria moglie?”. (Mt. 19,3)

Quante discussioni e quante interpretazioni al tempo di Gesù e ai nostri giorni, a proposito del divorzio Gesù non si ferma a queste discussioni giuridiche e neppure dà un giudizio morale su questa o quella situazione. Afferma un principio che deriva dall’ordine della creazione e quindi da Dio stesso, Il matrimonio è voluto da Dio, è un valore divino e umano da costruire e da salvaguardare al di là di ogni altra cosa. Ma, e tutti quei casi di difficoltà reali, non risolvibili? il fatto che ci siano difficoltà e anche, in certi casi soluzioni diverse da affrontare con molto rispetto e con tanta solidarietà umana non toglie che la meta umana e di fede del matrimonio consista nel salvaguardare l’unità e l’indissolubilità. Certo, anche qui gioca la fede nel valore umano di un amore continuamente ricercato e nella fiducia che la grazia di Dio accompagna il sacramento del matrimonio per tutta la vita.

 

 

SABATO  18  AGOSTO 1990

 

PAROLA DI DIO: Ez. 18,1 - 10.13.30 - 32; Sal 50; Mt. 19,13 - 15.

 

“Lasciate, che i bambini vengano a me, perché di questi è il Regno dei cieli”. (Mt. 19,14)

Perché impedire che i bambini vadano a Gesù? Perché non capiscono? Perché disturbano? Perché non Contano? Perché sono “grandi”? Gesù non la pensa così. L’amore di Dio è un amore sollecito, paterno, attento. L’amore di Dio e un amore che si fa prossimo, che si china sul piccolo, che gode della semplicità. L’amore di Dio trova un ostacolo insuperabile solo nella “grandezza” di chi si sente autosufficiente, di chi calcola, di chi si impone, di chi ha cuore solo per se stesso; di chi non concede nulla alla spontaneità, di chi è troppo pieno dì sé per aprirsi al dono assolutamente gratuito che viene dall'alto. Nella vita non si rimane bambini, ma ci si può fare “bambini” secondo il Vangelo.

 

 

DOMENICA  19  AGOSTO 1990

 

PAROLA DI DIO: Is. 56,1.6 - 7; Sal 66; Rom. 11,13 - 15.29 - 32; Mt. 15,21 - 28.

 

“I discepoli gli dissero: Esaudiscila, vedi come ci grida dietro”.  (Mt. 15,23)

Qual’è la preoccupazione più grande degli Apostoli davanti ad una donna che chiede con insistenza a Gesù la guarigione della figlia? Farla star zitta! “Accontentala, Signore, altrimenti non ci lascia in pace e ci fa fare brutta figura!”.  “A quel povero che bussa alla porta, diamo mille lire, così ce lo togliamo dai piedi e ci sentiamo buoni!” E’ il modo sbrigativo della carità che però non tocca il cuore né di chi la fa né di chi la riceve. Costa di più ascoltare, magari rimproverare, come fa Gesù, dare consigli, confrontarsi, e poi, nella propria povertà, dare se stessi; ma è proprio da questo che nascono i miracoli!

 

 

LUNEDI’  20  AGOSTO 1990

 

PAROLA DI DIO: Ez. 24,15 - 24; Sal da Dt. 32,18 - 21; Mt. 19,16—22.

 

“Il giovane se ne andò triste, poiché aveva molte ricchezze”.  (Mt. 19,22)

L’incontro di Gesù con il giovane ricco mette in luce la novità della vita cristiana. A quest’uomo che desidera fare tutto il bene possibile, Gesù non chiede di fare qualcosa di più, ma di seguirlo, e per questo di liberarsi delle proprie ricchezze. Se il giovane se ne va triste è perché il giovane non ha ancora capito che la vita eterna appartiene ad un ordine diverso da quello di tutti gli altri beni. Penso che ciascuno di noi desideri “essere perfetto” ma non si tratta di fare chissà che cosa, si tratta di svuotarci delle cose, magari con sofferenza, per trovare e seguire colui con il quale non c'é più tristezza.

 

 

MARTEDI’  21  AGOSTO 1990

 

PAROLA DI DIO: Ez. 28,1 -10; Sal da Pt. 32,26 - 28.35 – 36; Mt. 19,23 - 30.

 

“Chi si potrà dunque salvare?”.  (Mt. 19,25)

Fin da ragazzino mi hanno messo in testa questa idea: “devi salvarti”. E allora quasi per evitare la condanna pendente sul mio capo e i vari trabocchetti che il diavolo (o Dio?) mette sul nostro cammino, mi sono dato da fare per “salvarmi”. Oggi, anche se questa mentalità gioca ancora molto in me, non mi pare giusto né per me né per la verità del Vangelo, essere così calcolatore: “Se faccio il bene mi salverò”. La salvezza non me la do io, l’ha già meritata Gesù con il suo amore concreto per tutti. Se faccio il bene, lo devo fare perché amo il bene, la verità, la giustizia, la pace. Non devo pensare tanto alla mia salvezza”, quanto a lasciar realizzare, fin da questa vita la pienezza dell’amore di Dio... al resto ci pensa Lui.

 

 

MERCOLEDI’  22  AGOSTO 1990

 

PAROLA DI DIO: Ez. 34,1 - 11; Sal 22; Mt. 20,1 - 16

 

“Sei invidioso, perché io sono buono?”.   (Mt. 20,15)

La logica di Dio non è la nostra. La parabola degli operai che ricevono lo stesso salario per un diverso numero di ore di lavoro mette in luce proprio questo. Per noi la salvezza è una ri­compensa per ciò che abbiamo fatto, per Dio è il dono della sua grazia. Lui è preoccupato di una cosa sola: fare in modo che tutti prima o poi, in un modo o nell’altro, giungano a lavorare per Lui. Invece di provare gelosia per coloro che ricevono questo dono, dovremmo invece provar gioia e rendere grazie per l’infinita bontà di Dio.

 

 

GIOVEDI’  23  AGOSTO 1990

 

PAROLA DI DIO: Ez. 36,23 - 28; Sal 50; Mt. 22,1 - 14.

 

“Tutto è pronto: venite alle nozze. Ma costoro non  se ne curarono e  andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari”.   (Mt. 22,1—14)

Dalla parabola degli invitati alle nozze c'é una prima cosa che mi colpisce e riempie di gioia: Dio è festa e vuoi far festa. La storia umana è un invito alla festa delle nozze del Figlio. Gli uomini di ogni tempo e noi siamo però stolti: desideriamo la gioia e quando ci viene offerta troviamo delle scuse per stare nella tristezza o per accontentarci di gioie che già sappiamo non bastarci ed essere passeg­gere. Un esempio per tutti; Gesù ci invita alla festa della comunione con Lui nell’Eucaristia. Le nostre messe sono veramente una gioia ricercata, celebrata, vissuta?

 

 

VENERDI’  24  AGOSTO 1990

 

PAROLA DI DIO: Ap. 21,9 - 14; Sal 144; Gv. 1,45 - 51.

 

“Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico”.   (Gv. 1,48)

Questa rivelazione che porta Bartolomeo ad un atto di fede in Gesù, Figlio di Dio, ha fatto sbizzarrire gli esegeti e i “fantasisti del Vangelo”. Che cosa avrà mai fatto Bartolomeo sotto quel fico: dormiva? peccava? pregava? A noi importa poco che cosa facesse Bartolomeo, importa invece che Gesù tocca nel vivo una persona e aiuta la sua fede. Il cammino verso la fede di Bartolomeo è fatto di tre passi:

1) E’ un vero israelita in cui non c’è falsità, cioè è una persona onesta che cerca la verità.

2) Si lascia convincere da Filippo ad andare da Gesù: Dio si serve di un fratello per portarlo alla fede.

3) E’ disponibile a lasciarsi toccare sul vivo da Gesù il cammino della nostra fede se vuol essere valido deve muoversi su queste strade: una ricerca sincera, l’umiltà di farci aiutare dai fratelli, la disponibilità a lasciarsi toccare e convertire da Gesù.

 

 

SABATO  25  AGOSTO 1990

 

PAROLA DI DIO: Ez. 43,1 - 7; Sal 84; Mt. 23,1 - 12.

 

“Qual è il comandamento più grande della legge?”. (Mt. 22,36)

Una legge fatta di tante prescrizioni, un Dio ben codificato, delle norme precise sul fare e non fare: è la tentazione di sempre quella di inscatolare Dio, avere delle ricette per la salvezza. Gesù risponde anche Lui con una ricetta? A prima vista sembra di sì, ma l’aver unito due precetti: l’amore di Dio e quello del prossimo, va ben più in là di una formula facile per comprare il paradiso. Gesù ci dice che non possiamo separare amore di Dio e amore degli uomini: non si può più parlare di verticalismo e orizzontalismo: il vero amore di Dio sì esprime in amore per gli uomini e il vero amore per gli uomini è amore di Dio. Ed ecco allora che solo se tutta la legge diventa per ciascuno di noi amore di Dio e degli uomini, sarà una legge che porta gioia e salvezza.

 

 

DOMENICA  26  AGOSTO 1990

 

PAROLA DI DIO : Is. 22,19 - 23; Sal 137; Rm. 11,33 - 36; Mt. 16,13—20.

 

“Beato te, Simone,... perché né la carne, né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli”.  

(Mt. 16,13—20)

Gesù loda Pietro perché ha detto qualcosa di non suo. Gesù, a differenza dei maestri terreni, esalta Pietro perché invece di parlare lui si lascia “suggerire” e quindi dimostra di essere capace di ascoltare. Il nostro è spesso un atteggiamento parolaio. Noi abbiamo sempre qualcosa di nostro da dire. Come cristiani abbiamo qualche volta l’arroganza e la presunzione di aver una risposta nostra a tutti i problemi. Ma siamo capaci di ascoltare, di lasciarci suggerire? Lo Spirito parla sempre ma sottovoce e qualche volta il frastuono delle nostre parole ne copre la voce, quella voce che se giunge alle orecchie poi penetra fino al cuore.

 

 

LUNEDI’ 27  AGOSTO 1990

 

PAROLA DI DIO: 2 Tess. 1,1 - 5.11 - 12; Sal 95; Mt. 23,13 - 22.

 

“Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo proselito e, ottenutolo, lo rendete figlio della Geenna il doppio di voi”.  (Mt. 23,15)

Gesti con i suoi “Guai a voi” non si rivolge ai pagani, ai cattivi, ma ai religiosi, a coloro che hanno la Rivelazione, che pensano di essere giusti. Questi “Guai” me li sento cadere sulle spalle come delle mazzate. Gesù vuole mettermi in guardia e mettere in guardia la Chiesa da un pericolo sempre incombente, quello di appropriarci di Dio al punto da imprestargli le nostre idee e poi farle passare per sue. Convertire non vuoi dire far sì che l’altro la pensi come me, ma che io e l’altro ci incontriamo in Dio.

 

 

MARTEDI’  28  AGOSTO 1990

 

PAROLA DI DIO: 2Tess. 2,1 - 3.13 - 17; Sal 95; Mt. 23,23 - 26.

 

“Guai a voi.., ipocriti”.  (Mt. 23,23)

Se c’è una cosa che Gesù non sopporta e bolla continuamente è l’ipocrisia e questo perché l’ipocrita non si accontenta di essere malvagio come tanti altri ma vuole anche passare per buono e con questa falsa virtù fa sì che gli uomini non osino più fidarsi di quella vera. Anche oggi l’ipocrisia nasce quando si vive una religiosità dell’immagine, dell’apparenza, dell’esteriorità, senza legame col cuore o, addirittura, in aperta contraddizione, quando i nostri gesti esteriori, le nostre celebrazioni, i nostri comportamenti apparentemente irreprensibili nascondono di fatto un cuore lontano da Dio e dai fratelli. Se ci succede così quel “Guai” è rivolto a noi.

 

 

MERCOLEDI’  29  AGOSTO 1990

 

PAROLA DI DIO: Ger. 1,17 - 19; Sal 70; Mc. 6,17 - 29.

 

Giovanni diceva ad Erode: “Non ti è lecito!”.  (Mc. 6,18)

La figura di Giovanni ci apre uno squarcio sulla figura del testimone. Il testimone non è la verità, ma colui che l’attesta. E’ la coscienza critica dell’umanità e per questo è sempre estremamente scomodo. Egli non tace di fronte al male, non se ne fa complice, prende la difesa del, bene, della giustizia, dei piccoli oppressi, smaschera l’ipocrisia. Questo suo impegno per la verità, per la causa di Dio gli garantisce una brutta fine. Diventa un provocatore per l’ordine pubblico, bisogna premunirsi contro di lui. “E’ meglio che muoia un uomo solo piuttosto che tutto il popolo”. Ed è per questo che la passione e morte del testimone passato, presente e futuro è annuncio o rinnovamento della passione di Gesù. Anche la Chiesa e noi dobbiamo essere dei testimoni. Dobbiamo avere il desiderio della pace e della giustizia. Alcuni anni fa uno slogan elettorale diceva: “Noi abbiamo le mani pulite”. Guai se per un cristiano “aver le mani pulite” significasse non aver fatto delle scelte concrete per i poveri, i sofferenti, per la giustizia.

 

 

GIOVEDI’  30  AGOSTO 1990

 

PAROLA DI DIO: 1Cor. 1,1 - 9; Sal 144; Mt. 24,42 - 51.

 

"Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore verrà".  (Mt. 24,42)

Capisce bene che cosa significa vegliare chi ha fatto l’esperienza di passare qualche notte di veglia ad un ammalato. Significa stare attenti, essere disponibili, essere pronti, saper cogliere dai segni le necessità dell’altro, saper prevenire, mettersi a servizio con molta pazienza e umiltà.

Gesù ci dice di vegliare nell’attesa della sua venuta non per metterci addosso la paura ma proprio per essere attenti al regno che sta venendo. Il regno è in mezzo a noi, Gesù presente nei fratelli, i suoi sacramenti agiscono nella comunità cristiana, la storia ha bisogno di riscoprire la presenza di Cristo, il mondo ha sete di speranza. Ecco alcuni segni per cui vale la pena di vegliare, di pregare e di agire. Non aspettiamo una troppo facile fine del mondo fatta di tuoni e lampi ma aspettiamo colui che essendo già venuto sta operando in mille modi per salvare l’uomo: a noi il riconoscerlo e il metterci a sua disposizione.

 

 

VENERDI’  31  AGOSTO

 

PAROLA DI DIO: 1 Cor. 1,17 - 25; Sal 32; Mt. 25,1 - 13

 

“Ecco lo sposo, andategli incontro”.  (Mt. 25,6)

Gesù ci parla anche oggi di vigilanza. Ma parlandoci di sposalizio, di festa Gesù ci ricorda che il. suo ritorno non ha niente di inquietante o di terrificante. Siamo in attesa di uno sposalizio! Gesù è lo sposo che attende di unirsi alla sua comunità, e questa deve attenderlo in ogni tempo nella vigilanza. L’olio della fede non dovrà mancare se vogliamo essere saggi”. I primi cristiani sentivano molto questo clima di gioiosa attesa al punto da invocare spesso questa venuta. Come attendiamo noi l’incontro definitivo con Cristo? Se prevale ancora la paura, vuol dire che non amiamo ancora abbastanza.

     
     
 

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