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UNA PAROLA AL GIORNO

RIFLESSIONI  QUOTIDIANE  SULLA

PAROLA  DI  DIO

a cura di don Franco LOCCI

 

 

LUGLIO  1990

 

 

 

DOMENICA  1  LUGLIO 1990

 

PAROLA DI DIO: 2 Re 4,8 - 11.14 - 16; Salmo 88; Rom. 6,3 - 4.8 - 11; Mt. 10,37 - 42.

 

“Chi accoglie voi, accoglie me”. (Mt. 10,40)

Il Signore ci invita oggi ad essere reciprocamente accoglienti. Soprattutto ci invita ad una accoglienza “consapevole” perché accogliere non è solo allargare le braccia e il cuore ai fratelli, ma entrare nel grande fiume di bene che fluisce da Dio. Quando accolgo un altro, io gli do il bene che a mia volta ho ricevuto da Dio. Per questo la non accoglienza è maledizione: blocca il circolo divino della storia, è non riconoscere chi sta all’origine di ogni dono e di ogni accoglienza.

 

 

LUNEDI’ 2 LUGLIO 1990

PAROLA DI DIO: Am 2,19 - 22; Salmo 49; Mt. 8,18 - 22.

 

“Seguimi e lascia i morti seppellire i loro morti".  (Mt. 8,22)

E’ una frase che ci stupisce, questa detta da Gesù che più di una volta ha insegnato l’amore dei genitori e ché solo in un brano del capitolo precedente (Mt. 7,10) aveva criticato duramente coloro che con le loro speculazioni religiose si credevano dispensati dall’aiuto ai genitori anziani.

Gesù non dice che il discepolo non deve più amare la sua famiglia, ma dice che chi vuol seguirlo deve fare un cambiamento radicale di valori dentro di se: scegli Gesù, dimenticando la logica del mondo, che è logica di morte; in Gesù troverai il modo nuovo di vedere e di amare più completamente i tuoi genitori secondo la logica della vita vera.

 

 

MARTEDI’  3  LUGLIO 1990

 

PAROLA Dl DIO: Ef 2,19 - 22; Sal 116; Gv.20,24 - 29

 

“Non essere più incredulo, ma credente”.  (Gv. 20,27)

Gesù non punta il dito contro l’incredulità di Tommaso. Sa che Tommaso lo ama anche se non sa rinunciare alle esigenze del pragmatismo, dell’efficacia, della chiarezza. Lo invita a “toccare” e a credere. Anche noi siamo invitati da Gesù a “vedere”, “toccare” e credere. Non nascondiamoci dicendo: “Beh, Tommaso era incredulo ma ha toccato, noi invece Gesù non lo vediamo, non lo tocchiamo Abbiamo tutti migliaia di occasioni per vedere e toccare l’opera del risorto, ma ci vogliono gli occhi adatti e Gesù ci ha anche detto quali: “se non diventerete come bambini..."

 

 

MERCOLEDI’  4 LUGLIO 1990

 

PAROLA DI DIO: Am 5,14 - 15.21 - 24; Sal 49; Mt. 8,28 - 34

 

“Pregarono Gesù che si allontanasse dal loro territorio”.  (Mt.8,34)

Sembra un assurdo, ma è vero: Gesù è scomodo. La sua presenza non è un tranquillante ma scombina l’ordine delle cose che le persone “per bene” con fatica si sono costruite e gli affari che i ricchi hanno combinato. Nel racconto di oggi sulla bilancia c e da una parte un uomo malato e guarito e dall’altra 2000 porci persi e manco a dirlo: la bilancia pesa di più dalla parte dei porci e allora: o te ne vai con le buone (e ringrazia che non ti facciamo pagare il risarcimento danni) o ci penseremo noi! Se Gesù entra veramente nella mia vita, addio tranquillità! E venuto a portare la spada! La logica terrena del profitto, anche se ben camuffata non funziona più ma... il malato guarisce!

 

 

GIOVEDI’  5  LUGLIO 1990

 

PAROLA DI DIO: Am. 7,10 - 17; Sal 18; Mt. 9,1 - 8.

 

“Il Figlio dell’uomo ha potere in terra di rimettere i peccati “. (Mt. 9,6)

Si diceva che nel villaggio ci fosse una vecchia che aveva le apparizioni. Il prete del luogo le chiese la prova della loro autenticità. “La prossima volta che Dio ti appare”, disse, “chiedigli di rivelarti i miei peccati, che solo Lui conosce. Sarebbe la prova migliore”. La donna ritornò un mese dopo e il prete le domandò se Dio le era apparso ancora. Ella rispose di sì. “Gli hai posto la domanda?” “Sì, l’ho fatto”. “E che cosa ha detto?” “Ha detto: “Di’ al tuo prete che i suoi peccati li ho dimenticati”.

 

 

VENERDI’  6  LUGLIO 1990

 

PAROLA DI DIO: Am. 8,4 - 6.9 - 12; Sal 118; Mt. 9,9 - 13.

 

“Non sono i sani che hanno bisogno dei medici, ma i malati”. (Mt. 9,12)

I “buoni”, i “religiosi” spesso pensano di avere l’esclusiva di Dio e di Gesù e gli fanno dire ciò che vogliono. Gesù, invece, dice di non essere venuto per gli “autosufficienti”, per coloro che pensano già di possederla o per coloro che non ne sentono il bisogno. Gesù è venuto per chi lo desidera, per chi sa di non farcela da solo, per chi ha l’umiltà di guardare a Dio cercandolo così come Egli è e non secondo l’idea preconcetta che ha. Ho bisogno di Dio? Mi sento piccolo e peccatore nei suoi confronti? Penso davvero di aver bisogno di Lui per es­sere salvato? Se rispondiamo affermativamente a queste domande, allora Gesù è venuto proprio per noi.

 

 

SABATO  7  LUGLIO 1990

 

PAROLA DI DIO: Am 9,11 - 15; Sal 84; Mt. 9,14 - 17.

 

“Non si mette vino nuovo in otri vecchi”. (Mt. 9,17)

Il vino, nel mondo della Bibbia è segno della gioia messianica. Gesù con la sua parola e la sua persona è segno di questa gioia nuova, profonda, totale dell’uomo. Ma la gioia va accolta. E chi è abituato a religiosità vecchie, a norme odorose non di vita ma di libri vecchi e stantii, rischia in mezzo alla polvere, al capo abbassato, all’abitudine consolidata, di non accorgersi neppure della gioia e della novità. Gesù non è venuto ad abolire neppure una virgola della vecchia alleanza, ma a darle compimento”. Non si tratta quindi in nome di norme e leggi nuove da buttare via le vecchie. Si tratta di trovare il senso della novità che è arrivata, che rigenera tutto, che rende tutto gioioso e non più noioso. Ma dov’è la novità di Cristo nel monotono ripetersi di tanti bla bla bla di certi rosari o di certe messe strascicate? E dove il sorriso dell’amore e la gioia della salvezza sul volto di certi cristiani?

 

 

DOMENICA  8  LUGLIO 1990

 

PAROLA DI DIO: Zc 9,9 -10; Sal 144; Rom. 8,9.11 - 13; Mt. 11,25 - 30.

 

“Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra perché hai rivelato queste cose ai piccoli”. (Mt. 11,25)

Beato chi veglia in povertà di cuore, l’amore di Dio è il suo regno.

Beato chi non mostra mai i pugni, il fiore di Dio cresce nelle sue mani.

Beato chi soffre per amore, il sangue di Dio scorre nelle sue vene.

Beato chi cerca la giustizia, il cuore di Dio gli si offre.

Beato chi continua a perdonare, la gioia di Dio è il suo segreto.

Beato chi sa vedere con occhi di bambino, il volto di Dio si rivela al suo sguardo.

Beato chi dona la propria vita per la pace, le braccia di Dio lo attendono.

Beato chi rischia tutto per me, il canto di Dio lo accoglierà festoso.   (A.Lebret)

 

 

LUNEDI’  9  LUGLIO 1990

 

PAROLA DI DIO: Os. 2,16 - 18.21 - 22; Sal 144; Mt. 9,18 - 26.

 

“Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello sarò guarita”. (Mt. 9,21)

Una delle affermazioni più chiare del Vangelo è quella che dice “non giudicare”, eppure noi ci caschiamo spesso. E specialmente vescovi, preti, teologi, cristiani spesso ci permettiamo di giudicare la fede altrui. Ridiamo e stigmatizziamo certi comportamenti (la candela, la processione, il voto...) in nome di una fede più asettica, razionale, teologica. Ma se è pur vero che certi gesti possono essere spesso frutto di ignoranza e superstizione, chi sono io per giudicare o per sapere esattamente che cosa sta dietro ad un gesto o ad un atteggiamento? E poi, con sincerità, chiediamoci: “E tu che fede hai? Nel tuo razionalismo e nella tua teologia sei ancora capace di un gesto spontaneo come quello di questa donna del Vangelo che crede fermamente che basti “toccare Gesù per essere salvi?”.

 

 

MARTEDI’  10  LUGLIO 1990

 

PAROLA DI DIO: Os 8,4 - 7.11 - 13; Sal 113; Mt.9,32 - 38.

 

“Pregate il padrone che mandi operai nella sua messe”. (Mt. 9,37)

Non dovremmo mai dimenticare questo accorato invito di Gesù. Oggi si fa un gran parlare di crisi delle vocazioni e si moltiplicano giustamente le preghiere per ottenere nuove vocazioni. In realtà la preghiera al Padre perché mandi operai nella messe è di sempre, come appunto ci insegna il vangelo. Perché? Perché la preghiera per le vocazioni non è una risposta alla crisi, ma è il riconoscere l’iniziativa sovrana del Padre. Non contano i messaggeri, conta che il Padre li mandi. Non contano i missionari, conta l’Amore che li invia. Riconoscere questo Amore e lodarlo, è già essere presi dentro la grande e stupenda impresa missionaria.

 

 

MERCOLEDI’  11  LUGLIO 1990

 

PAROLA Dl DIO: Pr 2,1 - 9; Sal 111, Gv. 15,1 - 8.

 

“Beato l’uomo che teme il Signore e trova gioia nei suoi comandamenti”.  (Sal 111,1)

Questa parola si realizza oggi in modo tutto particolare nella figura di Benedetto. Egli ha cercato il Signore per tutta la sua vita, prima attraverso la vita eremitica, poi attraverso la fraternità monastica vivendo con semplicità e sapendo bene armonizzare il lavoro con la preghiera. Temere il Signore non significa vivere con la paura di Lui ma riconoscere la sua grandezza, la sua paternità, la sua guida nella nostra vita. Ecco allora che i comandamenti che, se fossero solo leggi sarebbero un giogo pesante, diventando modo di amare, sono le gioia del cuore. Ecco la preghiera che perde la sua monotonia e ripetitività, ma diventa gioia di incontro, forza di comunione, momento necessario di confronto e di ricarica. Ed ecco che il lavoro non è solo più peso, fatica ma collaborazione con il Creatore, costruzione, donazione per i fratelli e quindi gioia.

 

 

GIOVEDI’  12  LUGLIO 1990

 

PAROLA DI DIO: Os 11,1.3 - 4.8; Sal 79; Mt. 10,7 - 15.

 

“Ero per loro come chi solleva un bimbo alla sua guancia”. (Os 11,4)

La tenerezza di Dio! Siamo forse più abituati a pensare alla giustizia di Dio, alla sua severità, alle difficoltà del cammino che ci propone che non alla sua tenerezza di Padre. Eppure, anche se pensiamo di essere adulti duri, abbiamo tutti un enorme bisogno di tenerezza, di amore. E il nostro Dio non è un computer che segna buone e cattive azioni, non è un freddo calcolatore, ma un Dio che ama, che è talmente innamorato dell’uomo al punto che davanti ai suoi continui no, manda suo Figlio, è un Dio che si commuove davanti alle nostre lotte, che solidarizza con i nostri sforzi, che sorride e gioisce per la nostra gioia. Grazie, Signore, perché Gesù ci ha insegnato a chiamarti non più “Dio” ma “Padre”.    

                                       

 

VENERDI’ 13 LUGLIO 1990

 

PAROLA DI DIO: Os 14,2 - 10; Sal 50; Mt. 10,16 - 23.

 

“Siate semplici come colombe, prudenti come serpenti”. (Mt. 10,16)

Ancora un contrasto tipico del Vangelo o una forma di sano equilibrio. Come si può essere prudenti e semplici? Gesù certamente non vuole insegnarci il “buon senso del mondo”, anzi proprio in questi brani del discorso missionario mette in guardia i discepoli e noi nel confronto di un mondo che nel nome di “sani equilibri” si adagia nel benessere, svende profezie e profeti, toglie di mezzo tutti quelli che non la pensano con una mentalità terrena. Ci invita però ad essere attenti: è facile lasciarsi invischiare dai desideri unicamente umani, è facile trovare delle scuse per giustificare i propri peccati prima nel poco e poi nel molto. La semplicità non è da confondersi con la faciloneria o la stupidità o la facile arrendevolezza: un esempio per capirci. Giovanni Battista è un semplice perché si fida di Dio e della sua parola, ma è un forte, uomo tutto d’un pezzo, che non si arrende e che dice a ciascuno, quello che la parola di Dio gli comanda.

 

 

SABATO  14  LUGLIO 1990

 

PAROLA DI DIO: Is. 6,1 - 8; Sal 92; Mt. 10,24 - 33.,

 

“Un discepolo non è da più del maestro”. (Mt. 10,24)

Leggendo il Vangelo si fanno sempre scoperte nuove: quando Gesù manda gli apostoli, dice loro: “Siate miei testimoni”, “annunciate a tutti ciò che avete visto”, non dice mai “siate maestri Spesso invece papa, vescovi, sacerdoti, cristiani si arrogano il titolo di maestri. Noi “insegnamo la dottrina”, la chiesa “esercita il magistero”. Non è il caso di fare sottili distinzioni sull’uso dei termini, ma mi pare chiaro l’insegnamento di Gesù. Lui è il Maestro; i credenti hanno lo scopo di guardare e imparare da lui per riproporre il suo insegnamento. San Pietro allo storpio dice: “Noi non abbiamo nulla, ma nel nome di Cristo sii guarito”. Io cristiano non ho nulla di mio da insegnare ma solo da propormi e riproporti con la mia vita, Gesù, l’unico maestro.

 

 

DOMENICA  15  LUGLIO 1990

 

PAROLA DI DIO: Is. 55,10 - 11; Sal 64; Ram. 8,18 - 23; Mt. 13,1 - 23.

 

“Il seminatore, uscì a seminare”. (Mt 13,3)

Sono passati ormai duemila anni da quando il “seminatore uscì a seminare” e a volte siamo tentati di dire: “Che spreco di semi!”. Ma Dio continua a seminare nel cuore degli uomini. Molti odono la parola ma pochi la comprendono. Non basta udire la Parola di Dio perché essa germogli nel nostro cuore e porti frutto. La sua crescita dipende da noi. Siamo noi che facciamo della nostra vita un sentiero sterile, un luogo sassoso, un terreno coperto di spine o una terra buona che accoglie il seme nei suoi solchi aperti.

 

 

LUNEDI’  16  LUGLIO 1990

 

PAROLA DI DIO: Is. 1,10 - 17; Sal 49; Mt. 10,34 - 11,1.

 

“Non sono venuto a portare pace, me una spada”. (Mt. 10,34)

E’ difficile immaginarsi Gesù, mite agnello che accetta la sua croce, con una spada in mano. Infatti la spada di cui Gesù parla non è un’arma ma è quell’invito interiore, molto deciso a rifiutare ogni acquiescenza, ogni egoismo, ogni sicurezza. Faccio qualche esempio per capire: umanamente la vita di una coppia può trovare il suo appagamento nell’armonia di una famiglia serena, senza preoccupazioni economiche...

Gesù ci pone la spada della sua persona affinché non ci chiudiamo e dilatiamo ulteriormente il nostro amore. Anche la fede può essere un’oasi felice ove vivere l’incontro con Dio nel rifiuto di ogni contrasto: Gesù vi pone la sua spada per strapparmi da ogni quiete e spingermi ancora sulle strade di Dio sempre in cammino.

 

 

MARTEDI’  17  LUGLIO 1990

 

PAROLA DI DIO: Is. 7,1 - 9; Sal 47; Mt. 11,20 - 24.

 

“Se a Tiro e Sidone fossero stati compiuti i miracoli che sono stati fatti in mezzo a voi, già da tempo avrebbero fatto penitenza”. (Mt. 11,21)

A un dono maggiore corrisponde maggiore responsabilità. Se noi con verità guardiamo alla nostra vita dobbiamo veramente dire con Maria che “Dio ci ha visitato ed ha fatto cose grandi per noi”. Quanti doni! Da quelli umani della vita, della salute... a quelli spirituali: quanta Parola di Dio, quanti sacramenti... quanta pazienza con noi, quanto perdono! E la nostra risposta c’è?

 

 

MERCOLEDI’  18  LUGLIO 1990

 

PAROLA DI DIO: ls.10,5 - 7.13 - 16; Sal 93; Mt.11,25 - 27.

 

“Hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli”. (Mt. 11,25)

Una sera fratel Bruno era assorto in preghiera quando fu disturbato dal gracidare di una rana. Per quanti sforzi facesse, non gli riuscì di ignorare quel rumore e allora si sporse dalla finestra e urlò: “Silenzio! Sto pregando”. Poiché egli era un santo, tutti obbedirono al suo ordine immediatamente. Ogni creatura vivente si zitti in modo da creare il silenzio necessario alla preghiera. Ma ecco che Bruno fu di nuovo interrotto, questa volta da una voce dentro di lui che diceva: “Forse a Dio il gracidare di quella rana era altrettanto gradito dei salmi che tu stai recitando”. “Che cosa possono trovare di bello le “orecchie” di Dio nel verso di una rana?” replicò Bruno sprezzante. Ma la voce proseguì: “Perché mai allora Dio avrebbe inventato un simile suono?” Bruno decise di scoprirlo da sé. Si sporse dalla finestra e ordinò: “Canta!” e l’aria fu piena del gracidare ritmato della rana, con l’accompagnamento di tutte le raganelle del vicinato. Bruno si pose in ascolto con attenzione e subito non udì più alcun frastuono ma scoprì che, se smetteva di irritarsi, quelle voci in realtà rendevano più ricco il silenzio della notte. Grazie a quella scoperta, il cuore di Bruno entrò in armonia con l’universo intero e, per la prima volta nella sua vita, egli capì che cosa significa pregare.       

 

 

GIOVEDI’  19 LUGLIO 1990

 

PAROLA DI DIO: ls.26,7 - 9.12.16 - 19; Sal 101; Mt. 11,28—30.

 

“Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi e io vi ristorerò”. (Mt. 11,28)

E’ bello e liberante sentirsi dire da Gesù parole come queste. Quando Gesù parlava gli affaticati e gli oppressi erano gli stessi ascoltatori di Gesù, angariati dalle difficoltà della vita, dalle ingiustizie dei potenti, dal pesante fardello del cumulo delle osservanze farisaiche. Gesù toglie dalle spalle quel peso ormai insopportabile e consegna al cuore dell’uomo la libertà di un rapporto totalmente nuovo con Dio. Così egli fa con te: il peso del tuo passato, dei tuoi peccati, dei tuoi errori, delle tue frustrazioni, è annullato dal suo amore, e per te inventa da capo la capacità di una vita nuova. E poi Gesù dice ancora a te queste stesse parole perché ne faccia il modello del tuo rapporto con gli altri: anche tu devi farti compagno della fatica e della sofferenza del fratello e liberarlo (almeno un po’) dal peso della sofferenza con il valore della solidarietà.

 

 

VENERDI’ 20  LUGLIO 1990

 

PAROLA DI DIO: Is. 38,1 - 6.21 - 22.7 - 8; Sal da Is. 38; Mt. 12,1—8.

 

“Misericordia io voglio  e non sacrificio". (Mt. 12,7)

La parola di oggi suona come un avviso strano per noi: “Attenti alla religiosità”. Gesù ci mette in guardia dalla falsa religiosità che pensa di risolvere il problema di Dio in base a gesti religiosi. Già i profeti ci ricordavano che Dio era “stufo dei sacrifici di grossi vitelli” che non corrispondevano ad atteggiamenti di vera adorazione del cuore. Anche oggi non pensiamo di comprare Dio con preghiere, candele, messe se dietro ad esse non ci siamo noi. Quando mi presenterò al Signore non basterà dirgli: “Ho preso 14.572 messe, ho detto i 150 salmi ogni settimana e il rosario tutti i giorni”. Gesù ci dirà: “E tutte queste cose ti hanno cambiato? Sono servite a farti amare di più i tuoi fratelli?”

 

 

SABATO  21  LUGLIO 1990

 

PAROLA DI DIO: Mi 2,1 - 5; Sal 9; Mt. 12,14 - 21.

 

“Non spegnerà il lucignolo fumigante”.  (Mt. 12,20)

Nel fare il prete incontro spesso tanta gente che della fede ha quasi sempre solo ricordi di infanzia, oppure che ha una fede così vaga che potrebbe essere cristiano, buddista, ateo allo stesso, tempo e tante volte, specialmente quando chiedono qualche sacramento senza neppure volersi impegnare a conoscere ciò che ricevono mi prende il dubbio di fare una cosa giusta a concederlo. Poi, non rinunciando a cercar di fare una catechesi mi dico: e chi sono io per giudicare o per negare un sacramento che opera in se stesso? Da anni conosco un uomo che sarà stato in prigione almeno una decina di volte. Mi dice apertamente che ruba, in chiesa ci entra solo per chiedere un “contributo” ai preti... Un bel giorno ho saputo che per anni, col frutto dei suoi furti ha aiutato una donna gravemente malata. Non lo giustifico, non dico che ha fede.., ma un po’ di luce ce l’ha anche lui...

 

 

DOMENICA  22  LUGLIO 1990

 

PAROLA DI DIO: Sap. 12,13.16 - 19; Sal 85; Rom. 8,26 - 27; Mt. 13,24 - 43.

 

“Lasciate che la zizzania e il buon grano crescano insieme”. (Mt. 13,30)

Secondo i contadini e secondo noi sembra un criterio completamente sbagliato. E’ assurdo sperare che la zizzania, crescendo, diventi buon grano, invece la zizzania può soffocare il buon grano. “Se Dio intervenisse a eliminare le piante grame...” mi diceva un uomo un giorno. Conclusi la sua frase cosi: “come sarebbe triste allora il mondo senza uomini. La pazienza di Dio non vuoi dire che Dio non vede, non giudica, non tiene conto.., vuoi solo dire che Dio, contro ogni logica è un irrimediabile ottimista che pensa addirittura che anche la zizzania può diventare buon grano!

 

 

LUNEDI’  23  LUGLIO 1990

 

PAROLA DI DIO: Mi 6,1 - 4.6 - 8; Sal 49; Mt.12,38 - 42

 

“Il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra.”.  (Mt. 12,40)

Chiedono a Gesù dei segni ed egli non dà altro segno che quello della sua croce. Oggi spesso la croce è diventato un segno abitudinario e ornamentale. Portiamo croci d’oro o di legno (a volte secondo la moda), spesso ci facciamo il segno di croce senza neppure pensare a che cosa significhi “segnarci” con la croce. La croce è anzitutto segno di sofferenza, di cattiveria, di morte è una triste invenzione sadica degli uomini. In Gesù la croce è segno di amore sofferente donato. Per gli uomini è segno di salvezza: “Guarderanno a colui che hanno trafitto”. Segnarci con la croce significa adorare colui che ha dato la vita per noi, accettare di unire le nostre croci alla sua, conoscere il nostro peccato che lo ha crocifisso e accettare con umile gioia il perdono che dalla croce Gesù ci ha donato.

 

 

MARTEDI’  24  LUGLIO 1990

 

PAROLA DI DIO: Mi 7,14 - 15.18 - 20; Sal 84; Mt. 12,46—50.

 

“Chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre”. (Mt. 12,49)

E’ bello sapere che per entrare in familiarità con Gesù non c’è bisogno di titoli onorifici, di spinte: addirittura sua Madre non è grande perché lo ha messo al mondo, ma perché ha fatto la volontà di Dio. Lasciamo oggi che sia S. Francesco a guidarci a questa vera familiarità con il Signore: “Siamo sposi, quando l’ anima fedele si congiunge a Gesù Cristo per l’azione dello Spirito Santo. E siamo fratelli quando facciamo la volontà del Padre suo che è in cielo. Siamo madri quando lo portiamo nel nostro cuore e nel nostro corpo attraverso l’amore e la pura e sincera coscienza, e lo generiamo attraverso il santo operare, che deve risplendere in esempio per gli altri”.

 

 

MERCOLEDI’  25  LUGLIO 1990

 

PAROLA DI DIO: 2 Cor. 4,7 - 15; Sal 125; Mt.20,20 - 28.

 

“Noi abbiamo un tesoro in vasi di creta”.   (2 Cor. 4,7)

Forse, con un po’ di fantasia, mi immagino Maria, nei suoi nove mesi di gravidanza che pensava proprio a questo: Colui che i cieli dei cieli non possono contenere si sta facendo uomo nel mio grembo di povera donna... Quanto più noi, possiamo pensano: Io debole, peccatore ma amato personalmente da Dio, tempio dello Spirito Santo. Questo mio corpo finito che nei sacramenti riceve l’infinito. Questa persona peccatrice chiamata a testimoniare Dio! Tu o Dio ti fidi di me!

 

 

GIOVEDI’  26  LUGLIO 1990

 

PAROLA DI DIO: Ger. 2,1 - 3.7 - 8.12 - 13; Sal 35; Mt. 13,10 - 17

 

“Beati i vostri occhi perché ve­dono e i vostri orecchi perché sentono”.   (Mt. 13,16)

Leggendo queste parole le attribuiamo quasi con senso di invidia unicamente ai contemporanei di Gesti e diciamo: “Beati loro, lo vedevano, lo toccavano, potevano chiedergli direttamente...”, invece questa beatitudine è per noi. Quanti sono, di coloro che lo hanno visto, sentito, toccato che gli hanno creduto? Ben pochi! Solo   coloro che con molta umiltà hanno ammesso di essere ciechi, muti, sordi, zoppi. Non si tratta allora di vedere chiara­mente con gli occhi o con i ragionamenti ma si tratta di lasciarci aprire occhi ed orecchi per arrivare non ad una filosofia o ad una religione ma ad un atto di fede e ad una vita giocata per Lui.

 

 

VENERDI’  27  LUGLIO 1990

 

PAROLA DI DIO: Ger 3,14 - 17; Sal da Ger. 31,10 – 13; Mt. 13,18—23

 

“Il seme caduto nella terra buona è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce ora il cento, ora il sessanta, ora il trenta”.  (Mt. 13,23)

Il seminatore non siamo noi. Lui semina dove vuole e sa quello che fa. Il seme non siamo noi: è Lui che ha in germe la pianta. e l‘unica cosa che noi possiamo e dobbiamo essere è “terra buona”. La terra buona accoglie, riceve dal seme, ma trasmette al seme. Non fa niente da sola ma si lascia fare dal seme, protegge e dona, e soprattutto si lascia trasformare. Non pensiamo di essere noi a salvarci o a salvare il mondo o di essere noi seme per altri, lasciamoci lavorare da Dio, lasciamoci trasformare: ci sembra di perdere ma guadagnamo.

 

 

SABATO  28  LUGLIO 1990

 

PAROLA DI DIO: Ger. 7,1 - 11; Sal 83; Mt. 13,24 - 30.

 

“Lasciate che   il buon grano e la zizzania crescano insieme fino alla mietitura”.  (Mt. 11,30)

Noi istintivamente non ci comporteremmo così. Noi sognamo per noi la perfezione, vorremmo una chiesa perfetta e questa esigenza, apparentemente così positiva, ci rende spesso intolleranti. Perciò è importante l’invito che ci viene dalla Parola odierna ad essere pazienti: come Dio lo è con noi, così dobbiamo esserlo reciprocamente. Pazienza non come acquiescenza ma amore vero che si fa attesa e incoraggiamento.

 

 

DOMENICA  29  LUGLIO 1990

 

PAROLA DI DIO : 1Re 3,5.7 - 12; Sal 118; Rm. 8,28 - 30;Mt. 13,44—52.

 

“Ogni scriba, divenuto discepolo del Regno, è simile ad un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e antiche”.  (Mt. 13,52)

Qualche volta mi sembra che noi cristiani non siamo ancora diventati discepoli ma ci siamo illusi di essere scribi, “dottori” che sanno tutto ma che sono dispensati dal lasciare se stessi per trovare il Regno. Infatti sovente il nuovo di Cristo rimane subordinato al “vecchio” delle nostre tradizioni e abitudini. Il discepolo è invece colui che ha rinunciato a certo “vecchiume” ma non è uno che ha perso qualcosa, è uno che ha trovato un tesoro prezioso e con gioia e umiltà lo amministra per sé e per gli altri.

 

 

LUNEDI’  30  LUGLIO 1990

 

PAROLA DI DIO: Ger. 14,17 - 22; Sal 78; Mt. 13,3 - 43.

 

“E non parlava ad essi se non in parabole”.  (Mt. 13,34)

Le parabole illuminano e nascondono. Mi sono chiesto spesso perché Gesù usasse questo metodo. Penso che sia perché la sua parola più che suscitare una comprensione intellettuale, più che volerci spiegare tutto per filo e per segno volesse indurci alla conversione e alla adesione di fede. Dice Geffrè: “Se la Parola di Dio non fosse velata, non sarebbe più parola di Dio: sarebbe una verità tra le altre di cui si potrebbero esaminare tutti gli aspetti senza cambiare vita, senza convertirsi. Se la Parola di Dio si imponesse a noi con evidenza, non rispetterebbe più la nostra libertà, non potrebbe più suscitare una risposta d’amore”.

 

 

MARTEDI’  31  LUGLIO 1990

 

PAROLA DI DIO: Ger. 14,17 - 22; Sal 78; Mt. 13,36 - 43.

 

‘‘La mietitura rappresenta la fine del mondo e i mietitori sono gli Angeli”.  (Mt. 13,39)

Ricordo che quando ero ragazzo, in seminario, c’era un giorno degli esercizi spirituali, in cui si parlava di giudizio finale e di inferno: la chiamavo giornata della paura! Da questo eccesso, sottolineando la misericordia e l’amore di Dio, si è passati oggi a dimenticare che il Dio paziente e misericordioso alla fine dei tempi (o alla fine del nostro tempo) ci chiederà conto del nostro comportamento. Non è più il caso di parlare di inferno in stile dantesco: ma non per questo è giusto dimenticarci del giudizio di Dio e del fatto che con le nostre scelte stiamo ipotecando l’amore che Dio ci ha donato per tutta l’eternità.

     
     
 

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