Archivio

 
     
     

UNA PAROLA AL GIORNO

RIFLESSIONI  QUOTIDIANE  SULLA

PAROLA  DI  DIO

a cura di don Franco LOCCI

 

FEBBRAIO 1990

 

 

GIOVEDI’  1  FEBBRAIO 1990

 

“Gesù chiamati i dodici cominciò a mandarli”. (Mc. 6,7)

E’ bello stare con Gesù, fermarsi a pregare con lui e con gli amici, sentire il cuore riempirsi di gioia davanti alle sue parole.., ma poi bisogna andare... E spesso non bisogna neanche fare tanti chilometri. Stai pregando e suona il campanello: i qualcuno che ha bisogno di te, forse per una cosa che giudichi anche non importante. Esci dalla messa e incroci quella persona e ti verrebbe voglia di attraversare la strada facendo finta di non vederla... E’ bello stare con Gesù, ma bisogna anche andare. Lui non ha una dimora fissa e solo andando rischi veramente di incontrarla di nuovo. 

 

 

VENERDI’  2  FEBBRAIO

 

“Ora lascia che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza”.

(Lc. 2,29—30)

Un uomo di fede, anziano: ha ricercato per tutta la sua vita la verità, ha sperato sulla parola di vedere il Messia, ma questa speranza come per Abramo ha tardato, è stata messa alla prova, eppure egli ha continuato a pregare ed ora tutto si realizza: incontra l’atteso, ha Dio tra le braccia; che senso di pace, di pienezza, anche la vita può andarsene perché ora c’è “Tutto!”

Mi piacerebbe terminare la vita così: dopo la ricerca, le lotta, le cadute, le speranze... trovare Dio e in Lui la pace! Ma questa non é utopia o romanticismo, è questa la salvezza che Cristo ci ha portato: Dio è stato ed è fedele alle sue promesse e allora in qualunque modo e momento il Signore mi chiamerà che anch’io possa dire: “Ti ho incontrato sulla terra, nella lotta, nelle prove, nei fratelli.., ora sto con Te per sempre nella tua pace.”

 

 

SABATO 3  FEBBRAIO

 

Gesù disse loro: “Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un po’”. (Mc. 6,31)

La parola che meditiamo oggi sembra quasi in contrasto con quella che abbiamo meditato il primo febbraio, dove Gesù ci mandava. Qui siamo al termine della prima missione degli Apostoli ed egli vedendoli tornare entusiasti ma anche stanchi per il loro lavoro apostolico li equilibria subito: “Adesso ricaricatevi, riposatevi un po’!” Non è il dormire, non è il facile entusiasmo, è invece il non correre il rischio di esaltarsi dimenticando che la “missione” non è solo nostra ma soprattutto sua, è il buon senso di chi sa che per dare bisogna avere, per donare rendersi conto di aver ricevuto. Questo “luogo solitario” in cui Gesù ci invita è il saper ritrovare noi stessi (bisognosi di salvezza, come ogni altro) e Lui senso e scopo di ogni missione ed è anche il momento del riposo vero e proprio, altrettanto necessario che l’azione.

 

 

DOMENICA  4  FEBBRAIO  -  5^ DOMENlCA DEL TEMPO ORDINARIO

 

“Voi siete il sale della terra” (Mt. 5,13)

I cristiani sono chiamati a diventare nel mondo un vangelo vivente: se così non avviene il loro messaggio perde tutta la propria forza e “a null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini”. Mi sembra bellissimo meditare oggi questa parola con un brano della letteratura cristiana primitiva, la lettera a Diogneto:

“i cristiani non si distinguono dagli altri uomini né per il paese, né per la lingua, né per il modo di vestire. Non abitano in città riservate a loro, non parlano un dialetto speciale, il loro genere di vita non ha niente di singolare... Seguono gli usi locali nel loro modo di vivere e nello stesso tempo testimoniano le leggi straordinarie e veramente paradossali della loro repubblica spirituale... in una parola ciò che è l’anima nel corpo, i cristiani lo sono nel mondo”.

 

 

LUNEDI’  5  FEBBRAIO

 

“Cominciarono a portargli sui lettucci gli ammalati... E quanti lo toccavano guarivano”.  (Mc. 6,53—56)

La gente del Vangelo vede Gesù, forse non ha ancora capito bene chi Egli sia, ma percepisce in Lui una forza, una novità. Forse può esserci anche superstizione, ma se quanti toccano Gesù, sono guariti dalle loro infermità è per la fede nella sua potenza, una fede ancora rozza, ma segno di una disponibilità che apre loro la via giusta alla comprensione, all’accoglienza, alla conversione. Portiamo a Lui le nostre infermità e quelle dei fratelli, abbiamo fiducia nel soccorso di Gesù, nel suo cuore di compassione, poiché noi non solo possiamo toccare la frangia del suo mantello ma possiamo addirittura riceverlo nell’Eucaristia.

 

 

MARTEDI’  6  FEBBRAiO

 

“Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me”. (Mc. 7,6)

Una domenica sera nel fare l’esame di coscienza mi sono trovato a fare uno strano conto: “Oggi mi sono alzato ed ho pregato un quarto d’ora; poi ci sono state “le lodi”, mezz’ora, poi tre messe, due ore e mezza circa; un matrimonio, quarantacinque minuti; i battesimi, un’oretta; i vespri, mezz’ora; un po’ di preghiera serale, un quarto d’ora.., dunque oggi ho pregato cinque ore e tre quarti!

Quante parole ascoltate, dette, pregate per me e per gli altri!”.

E il cuore c’era? Dio non conta le ore, i minuti. Dio guarda il cuore e se tutta quella preghiera non è sostenuta da). cuore e non si trasforma in vita nessuna di quelle parole ha toccato né il cuore di Gesù né il mio.

 

 

MERCOLEDI’  7  FEBBRAIO

 

“Ciò che esce dall’uomo, contamina l’uomo. Dal cuore degli uomini escono le cattive intenzioni: fornicazioni, furti, adulteri, omicidi, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza”. (Mc. 7,20-21)

La nostra epoca cerca in tutti i modi di esorcizzare il male: il male non esiste, la coscienza è un’invenzione dei preti per tenerci buoni e creare sensi di paura. Se esiste qualche colpa (perché pur con tutta la buona volontà di nasconderlo il male è evidente) non è in noi ma “è fatale” che sia così, “è destino”. Gesù invece ci dà tutta la nostra umanità, il bene e il male ci sono e sono al centro dell’uomo: nel suo cuore. E’ inutile scaricare il male altrove: il male è in me ma “se vuoi — come aveva detto Dio a Caino — tu puoi vincerlo”. Oltretutto, noi abbiamo un’arma segreta potentissima. Qualcuno che il male l’ha già crocifisso in sé e l’ha portato nella tomba per vincerlo definitivamente con la sua risurrezione.

 

 

GIOVEDI’  8  FEBBRAIO

 

“Non è bene prendere il pane dei figli per darlo ai cagnolini”. (Mc. 7,27)

Una frase dura, quella di Gesù, nei confronti di questa donna straniera che gli chiede la guarigione di sua figlia. Ma penso siano parole di Gesù che servono ad affermare la fedeltà di Dio all’Alleanza, e parole che inducono la donna a manifestare la propria fede.

Nonostante i tanti rifiuti, Dio è fedele alla alleanza con il popolo di Israele: la salvezza è prima di tutto per loro, ma ormai nel nuovo regno tutti possono ricevere la redenzione e la salvezza. La donna lo ha capito e insiste manifestando la sua fiducia incondizionata: sa di non aver meriti particolari ma sa di poter contare sul cuore di Gesù che accoglie tutti. E’ allora non dà solo le briciole ma il Pane vivo della misericordia che è preparato per tutti coloro che sanno di averne bisogno e lo chiedono con umiltà.

 

 

VENERDI’  9  FEBBRAIO

 

 “Ha fatto bene ogni cosa; fa udire i sordi e fa parlare i muti”.  (Mc. 7,37)

Il Vangelo è pieno di ciechi che vedono, di sordi che odono, di muti che parlano, e questo non sta solo ad indicare la predilezione di Gesù per questi malati, sta ad indicare quello che Gesù è venuto a fare e vuole dare proprio a noi. Siamo un po’ tutti sordomuti: sordi ai richiami di Dio e della coscienza, sordi alla sua parola, muti noi perché non parliamo (parliamo anche troppo e spesso a vanvera) ma perché non testimoniamo la sua salvezza. Gesù può toccare le nostre orecchie e soprattutto il cuore, può anche renderci suoi testimoni. Ci credi ancora che il Signore, nonostante tutto può liberarti? Ma lo desideri proprio? Se crediamo che il nostro cuore può udire e sentiamo l’urgenza di proclamare le opere del Vangelo, è segno che Gesù, proprio ora, sta operando il miracolo.

 

 

SABATO 10 FEBBRAIO

 

“Domandò loro: quanti pani avete?”. (Mc. 8,5)

Le statistiche dicono che ogni giorno muoiono nel mondo 40.000 bambini, la maggior parte per denutrizione. In certi paesi dell’Africa, dell’Asia, dell’America Latina l’età media delle persone non supera i 30 anni. Sono ancora milioni e milioni gli analfabeti del mondo... Quel “Quanti pani avete?” non ci riguarda?

In Torino, le varie mense (Cottolengo, Via Netro...) servono ogni giorno una media di 700 pasti a poveri, disadattati, barboni, stranieri... “Date loro da mangiare!”

Non possiamo lavarcene le mani con facili scuse o dicendo a Dio: “Sono tuoi figli, pensaci tu”. Gesù vuole che il Pane spezzato in chiesa diventi pane concreto dato, poi ci penserà Lui. Il vero miracolo non è la moltiplicazione dei pani da parte di Gesù ma è il pane condiviso con Amore che poi l’Amore moltiplica per tutti: ma bisogna cominciare!

 

 

DOMENICA  11  FEBBRAIO  -  6^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

 

“Avete inteso che fu detto: ma io vi dico”.  (Mt. 5,17—37)

Gesù parla con autorità. Non è venuto a dire che l’antica legge dell’Alleanza è superata Gesù ci dice chiaramente che non basta osservare esteriormente i comandamenti. Non basta dire: “Io non rubo, non ammazzo, mi faccio gli affari miei... sono a posto! Sono un giusto! Se tutti facessero come me!” La nuova alleanza non è fondata solo su parole scritte, ma si basa sul cuore dell’uomo ed è fondata su una persona: Gesù! Non è possibile rispondere alle esigenze della morale cristiana senza un continuo confronto con Cristo. Chiedersi in ogni circostanza come si comporterebbe Cristo è ormai il modo personale, per ciascuno di noi, di osservare la legge.

 

 

LUNEDI’  12  FEBBRAIO

 

“Perché questa generazione chiede un segno?”. (Mc. 8,12)

La fede non ha bisogno di prove: essa stessa è segno, e, se i ferisci chiedono a Gesù un segno dal cielo è perché non hanno capito, non credono. E’ la fede che fa vedere; diversamente neppure la guarigione dei malati, la risurrezione dei morti, la moltiplicazione dei pani sono per loro segni, tanto meno fatti reali. Accecati da una Sicurezza personale, non possono vedere: vogliono un segno, ma non sono disposti ad accettano perché fuori dai loro schemi. Con l’invocazione di oggi:

“Donaci, Signore, la fede e l’umiltà di cuore” vogliamo proprio chiedere la semplicità perché solo i poveri in spirito e i puri di cuore sanno vedere i segni di cui ogni giorno il Signore ci colma: la vita, la terra, i fratelli da amare e soprattutto Lui, Gesù, che nel pane e nel vino si offre a noi quale segno sicuro dell’amore del Padre.

 

 

MARTEDI’  13  FEBBRAIO

 

“Perché discutete che non avete pani? Non intendete e non capite ancora? Avete il cuore indurito?”.  (Mc. 8,17)

Gesù rimane colpito, addolorato dall’incredulità ma Soprattutto da quella dei suoi amici, i discepoli.

“Ci fossimo stati noi al posto dei discepoli!” Non so, se sempre noi possiamo dire di “aver capito” la Parola di. Dio che con tanta abbondanza ci parla dalla Sacra Scrittura, dalla predicazione, dal magistero della Chiesa. Chi sa se sempre con entusiasmo l’abbiamo ricercata, meditata, vissuta e testimoniata?

In che modo poi siamo attenti ai “segni dei tempi” attraverso i quali si manifesta il provvidenziale disegno di Dio?

Facendo questo esame di coscienza passa la voglia di puntare il dito sulle incredulità degli apostoli e viene invece un senso di stupore nei confronti della pazienza che Gesù ha con noi e con la nostra difficoltà e incapacità di credere.

 

 

MERCOLEDI’   14  FEBBRAIO

 

“Gesù disse loro: Andate in tutto il mondo”. (Mc. 16,15)

Partire è anzitutto uscire da sé. Rompere quella crosta di egoismo che tenta di imprigionarci nel nostro “io”. Partire è smetterla di girare intorno a noi, come se fossimo al centro del mondo e della vita. Partire è non lasciarsi chiudere negli angusti problemi del piccolo mondo cui apparteniamo: qualunque sia l’importanza di questo nostro mondo, l’umanità è più grande ed è essa che dobbiamo servire. Partire non è divorare chilometri, attraversare i mari, volare a velocità supersoniche.

Partire è anzitutto aprirci agli altri, scoprirli, farsi loro incontro. Aprirci alle idee, comprese quelle contrarie alle nostre, significa avere il. fiato di un buon camminatore.

E’ possibile viaggiare da soli. Ma un buon camminatore sa che il grande viaggio è quello della vita ed esso esige dei compagni.

Beato chi si sente eternamente in viaggio e in ogni prossimo vede un compagno desiderato.

Un buon camminatore si preoccupa dei compagni scoraggiati e stanchi. Intuisce il momento in cui cominciamo a disperare. Li prende dove li trova. Li ascolta. Con intelligenza e delicatezza, soprattutto con amore, ridà il coraggio e gusto per il Cammino.

Andare avanti solo per andare avanti, non è vero camminare. Camminare è andare verso qualche cosa; è prevedere l’arrivo, lo sbarco. (H. Camara)

 

 

GIOVEDI’  15  FEBBRAIO

 

“Se fate distinzione di persone commettete peccato”.(Gc. 2,9)

L’apostolo Giacomo è chiaro nel denunciare anche in coloro che si dicono cristiani i favoritismi personali che avvantaggiano il ricco e umiliano il povero. Quante discriminazioni nell’odierna società! E i poveri, gli immigrati, gli ignoranti, gli handicappati, gli emarginati, gli ammalati, non trovano forse anche dentro di noi che ci diciamo “Chiesa di Cristo” un posto di secondo ordine? Ma “Dio ha scelto i poveri nel mondo per farli ricchi con la fede ed eredi del regno che ha promesso a quelli che lo amano”. Se dunque ci diciamo figli di Dio noi per primi ci dobbiamo fare poveri per comprendere il suo cuore di Padre che ama e predilige gli “ultimi”, di quella povertà che è libertà di trattare ogni uomo nella sua dignità di persona, di soccorrere chi è nel bisogno, di richiamare il “ricco” a scendere dalla sua inutile superiorità per essere fratello tra i fratelli.

 

 

VENERDI’  16  FEBBRAIO

 

“Chi vorrà salvare la propria vita la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo la salverà”. (Mc. 8,35)

Mi hanno sempre dato fastidio coloro che per principio fanno il “Bastian Contrario”; “chi perderà la vita la salverà..” Un Dio che ama, che crea e poi ti chiede di perdere, di morire...! Però, davanti a Gesù, “Bastian Contrario” e meglio stare zitti e imparare: infatti quello che Lui dice a noi lo ha sperimentato prima lui, sulla sua pelle. La sorte del Maestro è la via per i discepoli! Dovranno anch’essi “prendere la croce” e “seguirlo” e “perdere la propria vita” per salvarla. La salvezza non verrà dal successo ma dal sacrificio dì sé offerto per amore e accettato e riconosciuto dal Padre, che saprà Lui ridonare la vita.

 

 

SABATO  17  FEBBRAIO

 

“Mentre scendevano dal monte ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che avevano visto se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risuscitato dai morti”.  (Mc. 9,9)

C’è sempre un monte, un Tabor, nella vita di ognuno, un momento di estasi, di gioia, a volte profonda, inaspettata...

Anche nella fede ci sono momenti profondi in cui ti sembra di capire tutto di Dio, di viverlo così intensamente che lo senti, lo tocchi, ne resti inebetito e con Pietro dici: “Facciamo tre tende...” Povero Pietro: è talmente preso che ama veramente, non pensa neanche a se stesso, pensa solo a questi tre personaggi che sanno di Bibbia, di storia passata, di promesse, di futuro. Ma bisogna scendere dal monte e alla nostalgia del momento meraviglioso trascorso si unisce un altro presentimento che il prossimo monte sia diverso, difficile. Non più tre tende ma tre croci, non personaggi della Bibbia ma della cronaca; eppure anche su questo secondo monte si resterà inebetiti davanti all’Amore crocefisso che difficile da comprendere, annuncerà però un’altra Ascensione, quella definitiva al cielo.

 

 

DOMENICA  18  FEBBRAIO  -  7^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

 

 “Avete inteso che fu detto: occhio per occhio, dente per dente; ma io vi dico…”. (Mt. 5,38—39)

Non solo ai tempi di Gesù, ma ancora oggi, alla base del diritto penale sta il fatto che la pena sia proporzionata alla colpa. Gesù mette in dubbio questo principio in nome di una giustizia più alta. Al posto di una vendetta regolamentata che rischia sempre di innescare la spirale della violenza, Gesù predica la non violenza che rinuncia a rispondere al male con le stesse armi. All’odio istintivo poi, Gesù oppone l’amore, un amore operante che si esprime attraverso gesti concreti: l’ospitalità offerta allo straniero, la preghiera per i persecutori.

Ingenuità, utopia? Basta guardarsi intorno per vedere che un gesto di pace spesso è molto più efficace di una conferenza sul disarmo. Ma soprattutto, basta guardare Gesù, modello perfetto di tali atteggiamenti, che costituiscono l’essenza stessa del cristianesimo.

 

 

LUNEDI’  19  FEBBRAIO

 

“Credo, aiutami nella mia incredulità”. (Mc. 9,24)

Sembra una contraddizione la preghiera di questo padre che da una parte, quasi per non perdere l’occasione tanto agognata dice a Gesù di credere ma subito, rendendosi conto della sua situazione, chiede a Gesù di aiutarlo a superare la sua umana incredulità.

Penso che molti di noi si ritrovino perfettamente in questa contraddizione. La fede c’è (anche perché è dono) ma c’è anche tanta incredulità. Ogni mattino dico che credo in te, solo per abitudine, è vero, ma all’esame di coscienza devo “Perdono!”

 

 

MARTEDI’  20  FEBBRAIO

 

“Di che cosa stavate discutendo lungo la via?”. (Mc. 9,33)

Quante chiacchiere lungo il cammino della nostra vita! Se una sera ci chiediamo quante parole inutili abbiamo detto in una giornata l’elenco diventa lungo: le chiacchiere che hanno fatto perdere tempo a noi e agli altri, le parole false con cui abbiamo blandito persone che non stimavamo ma che erano importanti, le parole dietro le quali abbiamo nascosto il nostro orgoglio o la nostra voglia di non fare, le parole malevoli, le critiche... E anche nella vita di una comunità quante riunioni di parole, magari a volte ammantate di perbenismo, se non addirittura di Bibbia...

“Di che cosa discutevate per la via?”: Lui andava a morire per loro e loro discutevano di meriti e di onore.

Signore, qualche volta abbiamo bisogno del miracolo della guarigione del muto per poterti testimoniare, ma altre volte abbiamo bisogno del miracolo di farci stare un po’ più zitti!

 

 

MERCOLEDI’  21  FEBBRAIO

 

“Chi dunque sa fare il bene e non lo compie commette peccato”. (Gc. 4,17)

Ogni domenica, forse ogni giorno, recitando il “Confesso” chiediamo perdono per le “omissioni”. Ed è proprio una grave mancanza non solo fare il male ma omettere di operare per il miglioramento di sé e della società dietro la scusa che il nostro poco serve a nulla. In tante cose sappiamo che cosa è il bene, e il Vangelo in questo ci è luce, in tante abbiamo anche la possibilità di farlo. Gesù ci chiede di non perdere queste occasioni dicendo: “Domani”. Proprio la lettera di Giacomo che leggiamo oggi ci dice anche: “Ma che è mai la vostra vita? Siete come vapore che appare per un istante e poi scompare”.

 

 

GIOVEDI’  22  FEBBRAIO

 

“Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa”. (Mt. 16,18)

Se ragioniamo con i termini di questo nostro mondo dovremmo dire che Gesù non è un buon “manager” di industria: sceglie a capo della sua Chiesa non l’intellettuale del gruppo, non un Giovanni più vicino alla casta sacerdotale, non un rivoluzionario, ma un pescatore, uno che per paura, rinnegherà, e a lui dà il potere di legare e di sciogliere.

Il servizio di Pietro continua anche oggi con persone concrete, nella storia. Ogni papa porta con sé la sua umanità, i suoi pregi e i suoi limiti. Il cristiano allora  non è chiamato a idolatrare una persona, né a giudicarla solo da un punto di vista “politico”. Un papa, personalmente, può essere più o meno simpatico, più o meno organizzatore, ma il cristiano vede in lui il successore di Pietro, colui che ha il compito ed anche l’autorità che gli viene direttamente da Gesù, della unità di questo popolo in cammino e quindi lo ascolta e si confronta con il suo magistero.

 

 

VENERDI’  23  FEBBRAIO

 

“L’uomo dunque non separi ciò che Dio ha unito”.  (Mc. 10,9)

Molti davanti al matrimonio vedono tutto bello: per incoscienza quelli che ignorano le difficoltà; per speranza di superarle quelli che non le ignorano; ma spesso la routine quotidiana spegne gli entusiasmi, le difficoltà diventano grandi e qualche volta con l’appoggio di una società permissiva e accondiscendente si arriva a rompere il matrimonio. Diceva un amico di un gruppo giovanile parrocchiale di alcuni anni fa: “ci si trovava anche una volta al mese per il matrimonio di amici, adesso spesso si viene a sapere di separazioni, di divisioni. Non è molto allegro... tra l’altro neanche se ne fa un banchetto”.

Non bastano le ragioni e le convenienze umane per fondare la fedeltà del matrimonio. Diceva Gabriel Marcel: “Dire a uno “io ti amo” equivale a dirgli “tu non morrai”. L’amore fedele infatti vince anche la morte, perché è Dio.

 

 

SABATO 24  FEBBRAIO

 

“Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il Regno di Dio”.  

(Mc. 10,14)

Una certa visione romantica ci ha fatto vedere in questo episodio l’esaltazione dei bambini. Non è così: Gesù sa che i bambini in certi momenti possono anche essere difficili, petulanti., indisponenti, ma Gesù li pone ad esempio perché spesso nella società non sono proprio considerati, infatti: non hanno voto, non hanno partito, non hanno sindacato, non hanno soldi né voce pubblica. Gesù prende allora le mosse, proprio da questa situazione per ricordarci che nel suo regno c’è posto solo per chi si sente piccolo, bisognoso di tutto, per chi si sente povertà assoluta e pura capacità di ricevere, per chi guida il suo enorme bisogno d’amore a un Dio che essendo amore può colmare in modo totale questa esigenza.

 

 

DOMENICA 25  FEBBRAIO  -  8^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

 

“Se qualcuno di voi si crede sapiente in questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente”.. (1 Cor. 3,18)

San Paolo oggi ci ricorda che se vogliamo essere cristiani dobbiamo dare le dimissioni dal club elitario dei sapienti di questo mondo e chiedere l’ammissione a quello degli stolti, dei piccoli, dei poveri. Perché Dio si fa gioco della sapienza arrogante, impiglia i grandi di questo mondo nelle loro stesse astuzie, li ingarbuglia nelle loro stesse parole e nelle sottigliezze dialettiche. La sapienza mondana, per quanto progredisca, non ce la fari mai nemmeno a sfiorare la sapienza di Dio. Basta guardare il nostro mondo e il nostro comportamento: la scienza è progredita, ed è un bene, ma diventato fine a se stessa uccide l’uomo. La cultura è un bene ma se usata male diventa strumento di divisione degli uomini, di nuove forme di schiavitù e di sopraffazione. Compito del cristiano è fidarsi della stoltezza della croce. Meditiamo queste parole di S. Francesco: “Cristo ha chiamato me, idiota e semplice, perché seguissi la stoltezza della croce e mi ha detto: Io voglio che tu sia un nuovo pazzo nel mondo, e con le opere e la parola tu predichi la stoltezza della croce”.

 

 

LUNEDI’  26  FEBBRAIO

 

“Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel Regno di Dio”. (Mc. 10,23)

Penso a come dovevano essere scandalizzati i pii ebrei quando sentivano queste frasi di Gesù: nella mentalità corrente di allora, essere ricchi significava essere benedetti dal Signore. Gesù dice esattamente l’opposto. Per spiegare meglio quanto voleva dire Gesù mi viene in mente un modo sentito dire per cacciare viva una certa scimmietta indiana: in un recipiente dall’imboccatura stretta, fissato ad un piano solido si mette del riso; la scimmietta attratta dal cibo infila la sua manina e la riempie di cibo. La mano piena di cibo non esce più e la scimmietta pur di non lasciar cadere il cibo rimane imprigionata e si lascia catturare. Il pensiero della ricchezza, le sue preoccupazioni ci fanno restare con i pugni chiusi, incapaci di aprirsi, di liberarsi e questa prigionia ci conduce alla morte.

 

 

MARTEDI’  27  FEBBRAIO

 

“E molti dei primi saranno ultimi gli ultimi saranno primi”. (Mc. 10,31)

Se guardi la quotidianità al 9O% questa frase non è vera: i primi, i furbi, i dritti, normalmente se la cavano e continuano a primeggiare! D’accordo ci vogliono buoni peli sullo stomaco ma normalmente è vero che continua sempre a piovere sul bagnato; come purtroppo è altrettanto vero che il povero, l’ultimo, continua ad essere sempre il più bastonato.

Gesù non è venuto a soppiantare con un colpo di bacchetta magica un ordine instaurato dall’egoismo e dal peccato dell’uomo ma è venuto a dirti che per Dio i valori non sono così e che le cose possono cominciare a cambiare anche per te se tu cominci a pensarla come lui. Se cominci a stare con gli ultimi, a farti ultimo insieme a Cristo: stai tranquillo soffrirai, morirai, come Lui non sarai capito, dovrai tacere davanti ai potenti, la tua preghiera diventerà grido, ma proprio per questo avrai già vinto con Lui.

 

 

MERCOLEDI’  28  FEBBRAIO

 

“Non siate simili agli ipocriti”.  (Mt. 6,5)

La parola di Gesù con cui iniziamo la quaresima è un invito a romperla definitivamente con l’ipocrisia. La parola “Ipocrita”, in greco, significa: un commediante che porta la maschera. Gesù ci dice: la tua pietà, la tua carità, il tuo pentimento sono fatti per essere visti dagli uomini o da Colui che vede nel segreto?

Questa “quaresima”, il ricevere oggi il segno delle ceneri è funzione teatrale o segno di cammino di conversione vera e profonda?

Il vero discepolo non serve se stesso non vuol apparire “buono”, non cerca un “pubblico” che lo applauda, ma nella semplicità e generosità serve suo Signore.

     
     
 

Archivio