UNA PAROLA AL GIORNO
RIFLESSIONI QUOTIDIANE SULLA
PAROLA DI DIO
a cura di don Franco LOCCI
GENNAIO 1990
LUNEDI’ 1 GENNAIO - MARIA S.S. MADRE DI DIO
“Maria da parte sua serbava tutte queste cose nel suo cuore”. (Lc. 2,19)
Quanti modi diversi per iniziare un anno: buttandoci alle spalle le cose vecchie per dimenticarle, bruciando le nostre energie per stordirci, facendoci auguri vuoti... Possiamo iniziare l’anno con Maria: serbando nel cuore ogni avvenimento, meditandolo, cercando la volontà di Dio, essendo disposti a dire il nostro si! “Grazie, Signore, del tempo, della gioia della tua presenza, grazie, o Signore, anche di quella croce.., non la capisco ancora.., ma se la tua Provvidenza l’ha messa sulla mia strada... Aiutami a comprenderla nel tempo che passa, a viverla e a donartela!”
MARTEDI’ 2 GENNAIO
“In mezzo a voi sta uno che non conoscete”. (Gv. 1,26)
Come gli amici di Giovanni il Battista, anche noi siamo alla ricerca della verità, del Messia. Bussiamo a molte porte ma spesso non troviamo. Cerchiamo Dio, ma ci pare così lontano, così muto e inaccessibile che ci scoraggiamo. Eppure Lui è in mezzo a noi. Egli è il vivente. “Io sarò con voi ogni giorno!” Spesso non lo troviamo perché lo cerchiamo nella direzione sbagliata o perché lo vorremmo trovare così come ce lo immaginiamo noi. Per cercare il Messia c’è bisogno di umiltà e semplicità se no è come se ci bendassimo gli occhi e volessimo andar lontano a cercare uno che è vicino: ripensiamo oggi, in concreto, ad alcune frasi di Gesù: “lo avevo fame e mi hai dato da mangiare”.. . “Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” “Come fate a dire che amate Dio che non vedete se non amate il prossimo che vedete?”.
MERCOLEDI’ 3 GENNAIO
“Ecco l’Agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato dal mondo”. (Gv. 1,29)
Quante volte prima di metterci in fila per la Comunione abbiamo sentito il sacerdote ripetere queste parole di Giovanni Battista ed i scattata dentro di noi la molle della ripetitività “O Signore, non sono degno...” Ma ci hai pensato sul serio? E’ Lui l’Agnello che ha versato il suo sangue per segnare lo stipite di casa tua, per evitare che l’angelo della morte ti colpisca. (Es. 12) E’ Lui che toglie il peccato: e tu sei talmente orgoglioso piccolo uomo, da pensare che il tuo peccato sia più forte di Lui e ti impedisca di unirti a Colui che ti salva?
GIOVEDI’ 4 GENNAIO
“Chi non pratica la giustizia non è da Dio, né lo è chi non ama il suo fratello”. (1 Gv. 3,10)
Nella nostra presunzione assurda di voler decidere e definire chi è buono e chi è cattivo, noi usiamo categorie umane molto esteriori: diciamo che è buono chi partecipa alla messa; pensiamo sia più cristiano di un altro chi partecipa ad un gruppo o chi sa far sfoggio di cultura religiosa... La parola di Dio è molto più drastica: chi non ama il fratello, chi non pratica la giustizia non è da Dio! Il criterio, quindi, non per giudicare il prossimo ma per giudicarci è proprio questo: le mie opere sono giuste (non della mia giustizia ma di quella di Dio) e sono capace di amare tutto il mio prossimo?
VENERDI’ 5 GENNAIO
“Da questo abbiamo conosciuto l’amore: Egli ha dato la sua vita per noi”. (1 Gv. 3,16)
E’ vero che quando cominciamo a ragionare troppo sulle cose perdiamo di vista la loro essenza. Quando ci chiediamo: ma può un Padre buono come Dio, aver permesso che suo Figlio morisse sulla Croce? E quando ci chiediamo se Gesù non avrebbe potuto salvarci in un’altra maniera, perdiamo di vista il gesto d’amore: Dio in Gesù ci ha regalato la sua vita. Se una persona che ci vuoi bene ci fa un regalo e noi, subito, invece ci mettiamo a criticare perché il dono poteva essere diverso, il nostro interesse si ferma sul dono e non su chi ce io ha donato e siamo degli ingrati che non capendo l’amore e la donazione non siamo capaci di gioia, di ringraziamento e di amore gratuito a nostra volta.
SABATO 6 GENNAIO
“I Magi chiesero: Dov’è il Re dei Giudei che i nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella e siamo venuti ad adorano”. (Mt. 2,2)
Mi ha sempre riempito di stupore questo duplice atteggiamento dei magi. Sono ricercatori della verità e per questa si muovono fidandosi di un segno da loro letto ed interpretato, ma sono anche umili da chiedere informazioni. Dio si rivela ma a coloro che lo cercano con l’intelligenza e con le gambe, ma anche a coloro che non hanno la presunzione di trovarlo con le loro forze, ma sanno stendere la mano, chiedere ad altri. Se cerchi Dio, la sua verità, devi imparare a vederne i segni in te e fuori di te, devi uscire dal tuo guscio di autosufficienza e soprattutto non devi essere presuntuoso, chiedi umilmente: forse la verità tanto desiderata brillerà come una stella proprio là dove tu non te lo immagini.
DOMENICA 7 GENNAIO - BATTESIMO DI GESU’
“Questi è il mio figlio diletto nel quale mi sono compiaciuto”. (Mt. 3,17)
Quanti cristiani senza Cristo! Molti chiedono il Battesimo per i propri figli solo per tradizione. Si fa la prima Comunione per la festa e per il vestito. “Andiamo a sposarci in chiesa perché è una cerimonia commovente e vengono delle belle foto ... “Ma chi è Gesù Cristo per te?” “Un grande uomo... uno che ha detto parole belle.., qualcuno inventato dai preti perché fa loro comodo.. Non si può usurpare così il nome di cristiani. E non lo si può usurpare neppure usandolo per diventare casta, sette, per sentirci in grado di poter giudicare gli altri. “Questi è il mio Figlio diletto”: l’indicazione è chiara, non possiamo fare a meno di Lui; con Lui devi incontrarti o scontrarti. E’ solo “con Cristo, per Cristo, in Cristo” che puoi giungere al Padre.
LUNEDI’ 8 GENNAIO
“E subito lasciate le reti, lo seguirono”. (Mc. 1,18)
Mi ha sempre colpito la prontezza di questa decisione da parte degli apostoli. Per Cristo lasciano le loro sicurezze, sono pronti a partire con lui per un’avventura meravigliosa che poco per volta li cambierà. Il nostro vescovo ha scritto un’accorata lettera sulle vocazioni che sempre più scarseggiano. Non sarà, forse, che mancano veri cristiani che facciano scelte definitive proprio perché si ha sempre meno voglia di lasciare le nostre sicurezze? Ed anche perché il. modello di chi ha scelto una vocazione è sempre meno provocante in quanto legato a strutture e cose terrene che gli tolgono ogni arditezza e appetibilità?
MARTEDI’ 9 GENNAIO
“Gesù entrato di sabato nella sinagoga si mise ad insegnare”. (Mc. 1,21)
“Che bisogno c’è di andare a messa la domenica? Io posso pregare Dio anche senza andare in chiesa!” E’ questa una frase che sentiamo ripetere spesso e che ha pure uno sfondo di verità, infatti Dio è ovunque, è Spirito e verità e sempre e in qualunque luogo ci si può incontrare con lui. Ma mi chiedo: come mai nel Vangelo troviamo che Gesù santifica il sabato, festa degli Ebrei, andando alla preghiera nella sinagoga? Gesù ci ha ricordato che “il sabato è fatto per l’uomo”, quindi, se da una parte non dobbiamo essere schiavi di una legge osservandola beceramente, non dobbiamo però neppure con superficialità rifiutare i doni che ci vengono fatti nella preghiera comune, nell’Eucaristia, nel confrontarci insieme sulla stessa Parola di Dio. Se i cristiani conoscessero veramente il dono dell’Eucaristia domenicale ci andrebbero con gioia e riconoscenza.
MERCOLEDI’ 10 GENNAIO
“E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demoni”. (Mc. 1,39)
La missione di Gesù consiste nel parlare (annuncio del regno) e scacciare i demoni (fare dei segni concreti per manifestare che il regno è qui). Noi cristiani, spesso facciamo lunghe riunioni, discussioni interminabili per chiederci che cosa dobbiamo fare per dimostrare la salvezza ricevuta. Basta guardare a Lui. L’annuncio gioioso (Vangelo) che ogni cristiano deve fare è parlare del regno e testimoniano con opere concrete di salvezza. E’ la persona stessa di Gesù (il Verbo) che salva. Il cristiano con la sua persona non può non essere una parola di questa salvezza avvenuta. Un cristiano che con la sua vita non è concretamente questa parola, un cristiano che non dice niente a nessuno è solo “sale che ha perso il suo sapore e che non serve ad altro che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini”. E la testimonianza qual’è? Liberare dal male, cioè offrire concreti gesti di speranza al mondo. Guardiamo anche ai santi: parlavano di Dio con le labbra e con la loro vita che era segno continuo di attenzione all’uomo, di donazione, di amore.
GIOVEDI’ 11 GENNAIO
“E Gesù disse ai lebbroso guarito: guarda di non dire niente a nessuno”. (Mc. 1,44)
Gesù vedendo un lebbroso che lo invoca con fede e speranza non gli rifiuta il miracolo, ma rifiuta di divulgare i suoi prodigi per non suscitare una speranza che non sia quella della salvezza che egli i venuto a portare fondata sulla conversione all’amore.
Anche oggi, i miracoli della misericordia di Dio per noi esistono (e sono anche molti di più di quanti noi immaginiamo), ma Gesù ci mette in guardia dal fondare la nostra fede su un facile miracolismo. Faccio un esempio: io non credo a causa dei miracoli di Lourdes o di quelli di Padre Pio, ma credo a Gesù che mi offre la sua salvezza. Se poi la sua misericordia mi offre anche dei segni concreti (soprattutto quelli non tanto esteriori ma profondi, nel cuore) ringrazio il suo amore che i concretezza per me, e questi segni rafforzano la mia fede in Lui.
VENERDI’ 12 GENNAIO
“Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati”. (Mc. 2,5)
Ricordo da bambino la gioia che provavo quando, dopo averne combinata qualcuna ed essere stato rimproverato, vedevo riaffiorare il sorriso sul volto dei miei genitori che mi perdonavano. Noi da Dio non possiamo pretendere nulla, con Lui siamo solo debitori, ma Lui nella sua bontà continuamente è disposto a strappare la pagina dei nostri debiti, è sempre pronto a dirci “Ti sono rimessi i tuoi peccati”. Eppure quanti di noi sono pronti a dimenticare o trascurare facilmente e bellamente il sacramento della penitenza, dove il sacerdote a nome e con l’autorità di Gesù ci ripete queste parole di misericordia e di gioia.
SABATO 13 GENNAIO
Gli disse: “Seguimi”. Egli alzatosi lo segui. (Mc. 2,14)
Mi ha sempre colpito il fatto che nella vocazione di Levi—Matteo, così come raccontata da Marco, ci sia una parola sola di Gesù; “Seguimi” che decide Levi a lasciare il suo tavolo di cambiavalute per seguirlo. Sarà avvenuto proprio così? Non credo che importi tanto sapere se ci sono stati discorsi, incontri, predisposizioni da parte di Matteo.., qui Marco voleva dire soprattutto che è Gesù, la Parola, che arruola messaggeri, e che questa Parola è talmente forte che non segue i criteri umani: va a chiamare un pubblico peccatore, cambia la vita, porta la gioia, crea decisioni. Mi sembra che oggi le stiamo cercando tutte pur di ammorbidire questa parola: non vogliamo negarla, ma neanche siamo disposti a lasciarci scomodare totalmente da essa, vogliamo la felicità, ma pretendiamo che giunga dalla strada che vogliamo noi e non là dove la parola ci salva. “Fa’ che ascoltiamo oggi la tua voce” sia che essa sia imperiosa o giunga a noi sommessa e fa, o Signore, che il nostro cuore sia disponibile ad alzarsi e seguirti là dove tu vorrai portarci: la nostra salvezza è proprio
DOMENICA 14 GENNAIO 2^ Domenica del Tempo Ordinario
“Io ti renderò luce delle nazioni per chi porti la mia salvezza fino all’estremità della terra”. (ls. 49,6)
Queste parole di Isaia si addicono profondamente a Gesù. Se uno ricerca con onestà la verità, il senso della propria vita non può non incontrarsi con Cristo. Gesù ha il compito di rivelare Dio e dì dare senso all’uomo. Si può anche non condividerne il messaggio. Sì possono anche cercare altre risposte ma non si può non considerare quanto Gesù ci ha detto. Uno dei grossi drammi odierni, secondo me, non è tanto l’ateismo (gli atei veri sono pochi) ma è l’indifferenza e la facilità con cui si rinuncia ad incontrarsi con Cristo. Molti si dicono cristiani, molti sono battezzati ma di Cristo hanno un’idea così vaga e lontana che si confonde con racconti infantili, tradizioni, favole, rìtualismi più o meno pagani. Chiediamoci almeno tra noi: sono disposto a impegnare almeno 10 minuti al giorno per conoscere chi è Gesù per me, che cosa ha detto, che cosa può cambiare nella mia vita se lo incontro davvero?
LUNEDI’ 15 GENNAIO
“Nessuno cuce una toppa di panno grezzo su un vestito vecchio: altrimenti il rattoppo nuovo squarcia il vecchio e si forma uno strappo peggiore”. (Mc. 2,21)
Gesù qui parla di digiuni e preghiere in confronto allo spirito nuovo che Lui é venuto e portare. Ma questo paragone sta bene anche per noi. O ci si converte radicalmente al Signore o si rischia di creare danni ancora più grossi: guardate le nazioni cosiddette cristiane ma che di cristiano hanno solo più l’etichetta, quale testimonianza di pace, di giustizie, di rispetto delL’uomo stanno dando? Siamo proprio tanto Cristiani e tanto civili a vendere armi a tutti? E nella comunità quale aiuto concreto stanno dando i ‘nostalgici” di un certo pietismo misticheggiante molte volte solo formale e qualche volta purtroppo paravento per tranquillizzare una coscienza non troppo pulita? C’i niente da fare: il vestito vecchio è vecchio e sbrindellato, se vogliamo tenercelo è affare nostro ma cerchiamo almeno di non far più danno.
MARTEDI’ 16 GENNAIO
“I farisei gli dissero: Vedi, perché essi fanno di sabato quel che non è permesso?”. (Mc.2,24)
C’è sempre un notabile che ha qualcosa da dire, c’è sempre una “signora per bene” che ha qualche colletto da tagliare.., e quando, di una persona non si riesce a trovare difetti, o li si inventa o con aria di sufficienza si dice “è troppo bravo”, detto in quel tono che può significar lode o allo stesso tempo “è talmente bravo da essere stupido”. E per dl più per giustificare un giudizio, una critica, c’è sempre una legge che ti può far da paravento; Dio poi, per qualcuno diventa il paravento più comodo, perché in Lui ci si può nascondere meglio: Lui è grande! “Ma chi sa perché Gesù quasi tutti i miracoli li fa di sabato?”, mi chiedeva giorni fa una catechista. ‘Perché a Gesù non piace l’ipocrisia dei troppo giusti e dei troppo sicuri e allora.. scoprire qualche alterino ogni tanto...può far del bene!”
MERCOLEDI’ 17 GENNAIO
“Davide ebbe il sopravvento sul filisteo con la fionda e con la pietra lo colpì e l’uccise”. (1Sam. 17,50)
Quando da bambino ascoltavo la storia di Davide e Golia la mia fantasia di ragazzo, già popolata da tutta una serie di eroi fantastici si esaltava. Oggi non mi esalto più davanti a pagine di guerre e di morti: purtroppo nel mondo di queste pagine ce ne sono troppe. Mi sembra però di capire sempre più l’insegnamento ricorrente in tutte le pagine della Bibbia: il più forte non è mai colui che appare tale; il più forte è colui che ripone la sua fiducia nel Signore. Pensiamo a Maria: “Dio ha guardato alla povertà della sua serva” e se l’è scelta come Madre. Pensiamo a Gesù che muore in croce ma che proprio mentre muore salva tutti.
GIOVEDI’ 18 GENNAIO
“Una gran folla sentendo ciò che faceva, si recò da Lui”. (Mc. 3,8)
Basta sentir parlare di un mago, di un santone, basta che un giornale si interessi ad uno che ha “poteri particolari” ed ecco una folla di bisognosi, di creduloni, di curiosi si muove. Anche da Gesù la massa va soprattutto per vedere lo straordinario. Le folle si muovono per mille motivi e qualche volta diventa anche facile strumentalizzarle, manovrarle. Gesù potrebbe manovrare le folle, ma non gli interessa: a Gesù non interessa la massa senza testa. Non ha secondi fini. A lui interessano uomini disposti alla conversione. Gesù o con una verità o con un rimprovero o con un invito ad una esperienza cerca te: pensa a Zaccheo (Lc. 19,1—10). Che cosa rispondi oggi al Signore?
VENERDI’ 19 GENNAIO
“Gesù ne costituì dodici che stessero con Lui e anche per mandarli a predicare”. (Mc. 3,14—15)
Quale è il compito dell’apostolo? Quindi quali il compito del cristiano? Pregare o agire, lotta o contemplazione? Impegno nel sociale, nel politico? Prima di tutto questo Gesù chiama per stare con Lui, fare esperienza insieme con Lui, andare con Lui che non ha un cuscino dove posare il capo, ascoltare Lui, vivere con Lui, confrontarsi o scontrarsi con Lui, fare esperienza di comunione tra noi. Gesù non dice: “Venite qui che vi insegno una filosofia o una teologia nuova perché poi siate dei bravi predicatori o dei guida popoli” dice invece: “Venite e vedete” (Gv. 1,39), solo dopo aver visto, sperimentato dirà: “Andate in tutto il mondo”. (Mc. 16,15)
SABATO 20 GENNAIO
“Allora i suoi, uscirono per andare a prenderlo; poiché dicevano: E’ fuori di sé”. (Mc. 3,21)
La prima reazione davanti ad una persona che non si comporta come noi, che vive radicalmente dei valori, è quella di considerano “pazzo”. E’ successo ai santi: S. Francesco che rinuncia a tutto? E’ matto! Don Bosco che dedica la sua vita a una banda di mocciosi? Mandiamogli una carrozza per portarlo in manicomio! Intendiamoci bene: il Vangelo non è l’elogio della pazzia; seguire Gesù non significa esaltarsi religiosamente al punto da perdere il senso della realtà ma significa anche capire che le parole di Gesù non sono un “tanto per dire”. Quando Gesù dice: beati i poveri, lo dice con realtà anche per me, quando parla di amare il prossimo non dà consigli di convivenza o di buona educazione, quando dice di dividere il mantello con chi fa la strada con me, non parla di un’idea, ma del mio vestito, quello buono, non gli stracci usati che si possono anche dare ai poveri. Questa è la “pazzia” del Vangelo. Se vogliamo entrare nel Regno, auguriamoci oggi di diventare un po’ anche noi.
DOMENICA 21 GENNAIO - 3^ Domenica del tempo ordinario
“Ciascuno di voi dice: io sono di Paolo, io sono di Apollo, io sono di Cefa... Cristo é stato forse diviso?” . (1Col. 1,12)
Uno dei più grandi scandali all’interno della Chiesa e delle comunità cristiane è la divisione, lo spirito di partito che divide in gruppi rivali e gelosi. Purtroppo spesso si vedono alcuni che pensano di possedere “in esclusiva la via per giungere a Cristo e allora ecco il prevalere, il rubarsi le persone, quasi che il “mio Gesù” sia migliore del tuo. Questo significa monopolizzare a proprio vantaggio il nome di Cristo, sfigurare il Vangelo e insultare Cristo, che è morto per riunire tutti in un sol corpo. Uno dei criteri di base per riconoscere la validità di un gruppo o di un movimento è quello di chiedersi in quale modo fa unità, non all’interno di se stesso ma con gli altri. Gli altri sono persone da conquistare per il gruppo o sono persone amate e salvate da Cristo?
LUNEDI’ 22 GENNAIO
“Come può Satana scacciare Satana?”. (Mc. 3,23)
A proposito di Diavoli oggi ci troviamo di fronte a due posizioni nettamente opposte: c’è chi dice che parlar di diavolo è solo frutto di ignoranza e di “credenze che sanno di Medioevo”, di proiezioni, di falsi sensi di colpa... Altri invece vedono diavoli in ogni luogo. Nascono sette che lo invocano, i malocchi imperano ovunque, maghi e fattucchiere prolificano spudoratamente... Gesù ha parlato di Satana con la mentalità della sua epoca dove male, dolore, morte, tentazione, peccato e diavolo erano sinonimi. Ma ne ha parlato: il male c’è, ci sono forze che si oppongono al bene, la tentazione di essere senza Dio è continua, spesso il male sembra avere il sopravvento. Quindi anche se non è il caso di vedere “diavoli” cornuti, dotati di forchettoni per arrostire anime, siamo ben consci anche noi di questa opposizione a Dio e al bene. Ma non bisogna neppure far ricadere tutto sul diavolo (spesso le responsabilità sono nostre) e soprattutto non averne il terrore. Qualcuno il diavolo, la morte, la tentazione, il peccato lo ha già vinto in maniera definitiva. Con Lui lo vinceremo anche noi.
MARTEDI’ 23 GENNAIO
“Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella, madre”. (Mc. 3,35)
Nella vita quotidiana spesso contano i ruoli: presidente, ministro, avvocato, ragioniere, dottor.., nella Chiesa gerarchica contano i titoli: papa, cardinale, vescovo, parroco, reverendo... Qualche volta poi i ruoli servono per appoggio: “Con la spinta del ministro tal dei tali...”. Con Gesù non è così: neppure i sacri ruoli della famiglia servono per costringere la Parola o per aver raccomandazioni. Anzi, tutti possiamo essere i parenti più stretti e gli amici più cari di Gesù, unica condizione: cercare e compiere la volontà di Dio. Nel giudizio finale il Signore non esaminerà le nostre carte di appartenenza, non potremo vantare parentele umane (“ho uno zio prete: sono cristiano”) ma ci chiederà semplicemente se avremo ascoltato e vissuto secondo i doni che Lui stesso ci ha dato, la sua Parola.
MERCOLEDI’ 24 GENNAIO
“Ecco, uscì il seminatore a seminare”… (Mc. 4,3)
A prima vista il seminatore di questa parabola sembra un contadino sventato che semina ovunque senza guardare il terreno dove cade il suo prezioso seme. Intanto, conoscendo di più la struttura dei terreni della Palestina, capiremmo che il seminatore è costretto a seminare ovunque perché tutti i terreni sono sassosi, spinosi, attraversati da sentieri. E poi Gesù voleva dirci che Dio non si stanca di seminare ovunque: ha talmente fiducia in quel seme ed anche nelle possibilità di ciascuno che rischia volentieri la sua preziosa parola anche se il terreno non dà troppa fiducia. Quanta parola hai gettato, o Signore, nella mia vita. Il tuo Vangelo, i buoni insegnamenti, la natura e la storia che parlano di te... Ti sei fidato nonostante il terreno... Fa’, o Signore, del nostro cuore una terra fertile in cui la tua Parola possa radicarsi, crescere e portare frutto per oggi e per sempre secondo la tua volontà.
GIOVEDI’ 25 GENNAIO
“Saulo, fratello, torna a vedere”. (At. 22,13)
La conversione di Paolo mi ha sempre attirato ma qualche volta una certa punta di invidia nei suoi confronti è nata in me: “Lui è stato buttato giù da cavallo; ha sentito Gesù; ha assistito ad un miracolo: per lui è più facile che per noi il credere!”. Rileggendo attentamente il brano della conversione di Paolo ed anche la sua vita ti accorgi che non è vero. Paolo è stato chiamato più o meno come noi tante volte nella vita siamo chiamati quando sentiamo che la nostra vita potrebbe avere un senso diverso se fosse con Dio. Quel suo non vederci e poi vedere nuovo non è solo un miracolo oculistico ma il cammino di ogni vita con i suoi momenti di buio, di dubbio e di luce. Il suo “andare da Anania per imparare “è il cammino della ricerca e dell’umiltà. In parole povere: posso convertirmi anch’io!
VENERDI’ 26 GENNAIO
“Ti ricordo di ravvivare il dono di Dio che è in te”. (2 Tim. 1,6)
Una delle cose che uccide la vitalità, il gusto della vita è l’abitudine: ci si abitua facilmente a tutto: la gioia della vita familiare si appiattisce per l’abitudine, persino momenti gioiosi, come le vacanze, scadono nell’abitudine. Anche la fede, la preghiera se intaccate dall’abitudine diventano un fardello: qualche volta mi scopro a dire delle vere e proprie eresie: “E’ già di nuovo ora di andare a dir messa!” S. Paolo invita il giovane vescovo Timoteo: “Ravviva il dono di Dio che è in te”. Prova a pensare alla gioia di una giornata che ti è regalata, apri gli occhi per vedere le persone che oggi incontri, renditi conto che Dio ti ama, riconosci la fiducia che Dio ha posto in te per il servizio a cui ti chiama, vivi e non lasciarti vivere. Ogni ora, ogni incontro è unico e irripetibile, non perderlo!
SABATO 27 GENNAIO
“Si sollevò una gran tempesta... e Gesù se ne stava a poppa e dormiva..”. (Mc. 4,35-41)
“Svegliati, perché
dormi, Signore?” gridava già il salmo 44 al versetto
DOMENICA 28 GENNAIO - 4^ Domenica del tempo Ordinario
Li ammaestrava dicendo: Beati i poveri in spirito...”. (Mt. 5,1—12)
La felicità è il grande desiderio dell’uomo ma è anche una parola umana carica di equivoci e di ambiguità usata troppo spesso per cose che non la meritano. Le beatitudini sono la felicità non come noi la vogliamo e la organizziamo, ma come Dio la desidera per noi. Grazie a Gesù, egli è venuto ad aggiustare un mondo in frantumi: un mondo in cui dominano il denaro, il possesso, la cupidigia; un mondo di menzogna, di inganno e di esteriorità... Non accontentiamoci di felicità troppo facili. Dio solo può colmare i nostri desideri. A condizione che accettiamo di non incentrarci su noi stessi ma di tendere al Regno, avanzando a poco a poco dalle beatitudini verso la beatitudine.
LUNEDI’ 29 GENNAIO
“Io mi corico e mi addormento, mi sveglio, perché il Signore mi sostiene”. (Sal. 3,6)
Le parole di questo salmo indicano una fede semplice ma profonda. Noi abbiamo il dono del tempo, noi non siamo mai soli. Anni fa, una volta al mese, andavo a trovare una vecchietta di 95 anni.
Viveva con una figlia, la quale per lavoro la lasciava sola in casa dal mattino alle 6 alla sera alle 8. Parlando le dicevo: “Sentirà tanto la solitudine...” Mi guardò quasi stupita dicendomi: “lo non sono mai sola: quando mi sveglio c’è già Gesù che è vicino ed ha vegliato sul mio sonno. Ogni momento mi fa compagnia.., e quando proprio mi sento sola mi metto a parlargli e sono sicura che ascolta tutte le mie pene”.
MARTEDI’ 30 GENNAIO
“Non temere, continua solo ad aver fede”. (Mc. 5,36)
Nel nostro modo di leggere la vita dei santi, siamo spesso disposti a farne degli eroi “senza macchia e senza paura”, gente che per un dono particolare non hanno avuto dubbi, perplessità... Pensiamo al capo della sinagoga cui fa riferimento la parola di oggi. Ha una figlia morente, si aggrappa a tutto, va da Gesù, si butta ai suoi piedi, prega... Gesù va e la fede di questo uomo si rincuora, specialmente quando, per la strada vede la guarigione di una malata; ma ecco la mazzata: “Tua figlia è morta!”. L’uomo non parla più. E’ Gesù che rincuora e soffia ancora su quella scintilla di fede soffocata dall’angoscia del dolore. Anche per i santi è stato così, anche per noi può essere così. Le vicissitudini della vita, il dolore, le delusioni.., tutto concorre a soffocare la fede. “Non temere” ci dice Gesù, “non ti fidi più di te? bene! è il momento che puoi fidarti di me!”.
MERCOLEDI’ 31 GENNAIO
“E chi accoglie anche un solo di questi bambini in nome mio, accoglie me!”. (Mt. 18,5)
Don Bosco sentiva molto l’urgenza di questa parola di Gesù e per realizzarla ci mise tutto il suo ottimismo, la preghiera e l’impegno umano. La nostra epoca non è molto diversa da quella di don Bosco. Anche oggi, seppur in altri modi, i bambini e i giovani rischiano di essere disorientati nelle loro scelte. Esternamente molto più liberi ma guidati e schiavizzati da tanti interessi di adulti egoisti stentano a volte a trovare il. giusto indirizzo delle loro forze di bene. Non possiamo essere di quelli che giudicano il mondo giovanile ma non fanno nulla per loro. Dobbiamo, per quanto ci è possibile, anche noi accogliere i più piccoli e i più deboli collaborando con chi si occupa di loro in spirito di servizio. Oltretutto dare fiducia ai giovani significa anche sperare in un mondo migliore.