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UNA PAROLA AL GIORNO

RIFLESSIONI  QUOTIDIANE  SULLA

PAROLA  DI  DIO

a cura di don Franco LOCCI

 

 

FEBBRAIO 1989

 

MERCOLEDI' 1 FEBBRAIO 1989

“Benedici il Signore, anima mia, quanto è in me benedica il suo santo nome. Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare i suoi tanti benefici". (dal Salmo 102)

 

Uno degli aspetti più sottolineati nei salmi è la preghiera di ringraziamento e di lode che parte dalla contemplazione della bontà di Dio in sé, nelle sue opere, nella nostra storia personale. Uno degli aspetti che invece noi mettiamo più in evidenza nella nostra preghiera è quello della richiesta di aiuti e di grazie e, se così facendo mettiamo in evidenza la nostra fiducia in Dio a cui chiediamo qualcosa, spesso esprimiamo la nostra ingratitudine verso Colui che ci ha dato tutto. E l’ingratitudine spesso porta all’egoismo ed anche al pessimismo perché mette in evidenza noi stessi e quello che ci manca e non permette di vedere l’Altro e tutto ciò che da Lui abbiamo. Anche nel nostro esame di coscienza serale (se lo facciamo) siamo portati a vedere il negativo della nostra giornata. Proviamo qualche volta a fare l’esame di coscienza con senso di lode e ammirazione per i benefici ricevuti: la vita, la salute, le persone che ci hanno voluto bene, le possibilità di bene che ci sono state offerte, scopriremo che motivi di lode e di ringraziamento ce ne sono veramente tanti. Se cammineremo un po’ su questa strada, dopo un po’ di allenamento scopriremo che diremo anche grazie per le prove, le sofferenze, gli insuccessi perché lodando e ringraziando Dio scopriremo che anche quello che noi consideriamo male per noi non può invece agli occhi di Dio essere un vero bene per noi e per gli altri?

 

 

GIOVEDI' 2 FEBBRAIO - Presentazione di Gesù al Tempio

 

“Sollevate, porte, i vostri frontali, alzatevi, porte antiche, ed entri il re della gloria.” (Dal Salmo 23)

 

La festa della presentazione al Tempio di Gesù ci ricorda oggi che Gesù viene offerto a Dio da Maria e Giuseppe per realizzare, fin dai primi giorni della sua vita la volontà del Padre: offrire se stesso per noi. Ma, questo gesto, diventato rituale per gli ebrei (un po’ come per molti di noi il Battesimo) non scomoda i potenti del tempio, non vengono “aperti i frontali e le porte antiche del tempio per far entrare il re della gloria.

Il Verbo, la parola che ha creato il mondo entra nel tempio non con la solennità di un re che vi si reca per essere incoronato, ma con la piccolezza di un bambino inerme per il riscatto del quale due poveri genitori non possono neppure permettersi il lusso di offrire un agnello perché non hanno soldi, ma devono accontentarsi di due colombe. Anche Maria, Madre di Dio, Regina dell’umanità non ha splendide vesti e cortei sfarzosi, ma porta con umiltà il suo “fagottino di Dio”. Gesù per salvarci sceglie la strada dell’umiltà, dell’abbassamento che però è l’unica strada per entrare nel cuore dell’uomo. Se noi aspettiamo, per aprire i frontali e le porte ornate del nostro cuore, che arrivi un Dio forte, vincitore, il Dio delle sicurezze, della celebrazione liturgica solenne, della religiosità preconfezionata, mi sa che non li apriremo mai e oltretutto ci perderemo l’occasione di incontrarlo perché, anche oggi Gesù non strombazza davanti alla porta principale ma bussa alla porticina, quella più profonda e più nascosta e oltretutto non fa vedere insegne regali ma si nasconde nelle sembianze povere perché Lui è Dio e la sua gloria vera non sono gli strombazzamenti (anche religiosi), ma la sua gloria vera è l’uomo.

 

 

VENERDI' 3  FEBBRAIO

“Il Signore è la mia luce e la mia salvezza, di chi avrò paura? Il Signore è difesa della mia vita, di chi avrò timore?”.

(dal Salmo 26)

Sempre più spesso si parla di diavolo, di possessioni, di “fatture”, di male. E’ vero, il male esiste e c’è anche chi lo invoca! Ma proprio una delle più grandi tentazioni del diavolo è quella di insinuare nel cuore dell’uomo la paura. Dalla paura (ben diversa da timore e rispetto del misterioso) si passa spesso al terrore e alla mancanza di speranza che il male possa essere vinto. Eppure basterebbe chiedersi:è più forte il male o il bene? Dio o il diavolo? Certamente Dio è l’Unico, l’Eterno, il Bene, l’Amore e allora di chi dobbiamo aver paura: di uno che è già stato sconfitto e che è destinato ad una sconfitta finale? Ma c’è anche un altro genere di paura che spesso affligge i credenti: la paura di non essere perdonati per i propri peccati: “Potrà il Signore perdonarmi?”. E’ di nuovo la stessa tentazione: attentare alla speranza, non credere alla misericordia. San Paolo in una delle sue lettere ci ricorda: “Chi condannerà? Cristo che è morto e risorto per noi?”. Gesù ha combattuto e vinto il male, si è caricato sulle spalle il nostro peccato, è l’Agnello che ha espiato per noi. Di chi dunque avrò paura se sono con Lui?                                 

 

 

SABATO 4  FEBBRAIO

“Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici; cospargi di olio il mio capo. Il mio calice trabocca.”

(Dal Salmo 22)

 Quando c’è serenità familiare uno dei momenti più belli è ritornare a casa magari dopo una lunga giornata di lavoro, sapendo di trovare attorno ad una mensa, che sia di cibi povera o ricca, la gioia dello stare insieme, del parlare, del comunicarsi il bene vicendevole. Dio ci prepara una mensa: per prima cosa ci ricorda che siamo suoi figli e fratelli tra noi. Mette nel nostro cuore il desiderio di Lui e “il nostro cuore non ha pace finché non riposa in te”. Ci fa già pregustare questa gioia nella mensa Eucaristica dove dovremmo saper riconoscere la sua misericordia che ci perdona, la fraternità che ci unisce, la parola che ci forma e sprona, l’Eucaristia che fa Dio nostro compagno di cammino. E poi ci prepara la mensa dell’eternità dove, insieme ai fratelli potremo stare con Lui per sempre. Garanzia di tutto questo? Gesù che nel battesimo ci ha liberati dal male e ci ha unti consacrandoci sacerdoti, profeti e re per sempre.

 

 

DOMENICA 5  FEBBRAIO

“Il Signore completerà per me l’o pera sua. Signore, la tua bontà dura per sempre: non abbandonare l’opera delle tue mani". 

(dal Salmo 137)

Uno dei capisaldi fondamentali di tutta la Bibbia è la fedeltà di Dio. Nonostante i tanti no degli uomini Dio porta avanti il suo progetto di amore e di salvezza.

Noi spesso ci scoraggiamo. Abbiamo cercato di fare il bene, ce l’abbiamo messa tutta in quella iniziativa caritativa, abbiamo cercato tutte le strade per far pace con quel parente che non vuoi sentire parlare di noi.., ed ecco l’insuccesso quando addirittura il bene fatto non viene capito o viene ritorto contro chi lo fa. E allora sorge spontanea la domanda:

“Ma vale la pena?” “Il Signore completerà per me la sua opera”. Se è veramente bene ciò che hai intrapreso, se è un atto di amore quello che è stato vanificato, stai tranquillo: non andrà perso! Le avversità sembrano averlo distrutto ma Dio lo farà crescere altrove quando e come Lui saprà essere necessario e buono. Da questo dovrebbe nascere una grande serenità in noi: quando ho cercato di fare del mio meglio nel bene, non devo poi preoccuparmi troppo dei risultati. Anche se i miei conti non tornano, nelle mani di Dio la contabilità torna sempre: Lui è perfetto!

 

 

LUNEDI' 6  FEBBRAIO

“Quanto sono grandi, o Signore, le tue opere! Tutto hai fatto con saggezza, la terra è piena delle tue creature. Benedici il Signore anima mia”. (dal Salmo 103)

 

Davanti al creato si possono assumere atteggiamenti molto diversi.

Lo si può vedere con senso di possesso e di sfruttamento: pensiamo ai disastri ecologici che l’uomo compie pur di arricchirsi (foreste distrutte, animali in via di estinzione, inquinamento...)

— Ci si può vivere dentro ignorandolo e pensando solo a se stessi dimenticando che ne facciamo parte.

— Si può guardare ad esso solo con l’interesse asettico dello scienziato che lo studia ma non lo ama.

— Si può essere dei semplici sentimentalisti, proiettando su di esso le nostre emozioni.

— Oppure può diventare l’orma che ci rivela il creatore

Ma penso che l’atteggiamento più giusto sia quello di lasciar cantare in noi e attorno a noi tutta la creazione che è un’enorme sinfonia silenziosa ma perenne a Dio cui noi possiamo dare un'anima.

Tutto in esso ci parla di Dio e di noi, del suo mistero di creatore, della lotta e della finitezza delle cose.

Il creato è l’anima dell’uomo e l’uomo è l’anima del creato, ma noi e il creato siamo l’anima di Dio.

 

 

MARTEDI' 7  FEBBRAIO

“Che cos’è l’uomo perché te ne ricordi il figlio dell’uomo perché te ne curi?”.(dal Salmo 8)

 

Sono salito poche volte su un aereo ma sempre, guardando le cose dall’alto ho provato la sensazione di piccolezza:

quelle montagne enormi, quei boschi che impiegano centinaia di anni a formarsi, quelle città, piccoli puntini in cui migliaia di uomini corrono, si agitano... Altre volte ho provato la stessa sensazione trovandomi in mezzo a grandi folle...

Chi sono io? Un piccolo puntino nero in mezzo ad un brulicante formicaio. E chi sono gli uomini? Un formicaio in mezzo ad un’enorme foresta.

Un giorno un signore, tra il serio e il sorridente, mi diceva: “lo chiedo al Signore che mi aiuti nei miei piccoli “bubù” ma si che ha tempo Lui di pensare a me con tutte le preoccupazioni che deve avere nel portare avanti il mondo!".

Dio può pensare a me? Ci risponde la Bibbia: “Ho pensato a te fin dall’eternità”. “Se anche una mamma si dimenticasse del suo bambino, io non mi dimenticherò mai di te”. “I vostri nomi sono scritti nei cieli”.

Dio non si dimentica di noi perché noi siamo fatti a sua immagine e somiglianza e il suo volto si rispecchia in noi.

 

 

MERCOLEDI' 8  FEBBRAIO  -  Mercoledì delle Ceneri 

 

“Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia; nella tua grande bontà cancella il mio peccato. Lavami da tutte le mie colpe, mondami dal mio peccato”. (dal Salmo 50)

 

Il tempo della Quaresima inizia con questa richiesta di perdono. Chiedere perdono significa riconoscere diverse cose: la prima è che il Signore è grande nella misericordia e che ci si può rivolgere a Lui anche se ci si è allontanati; la seconda è riconoscere la nostra povertà ed incapacità a salvarci da soli e la terza è quella di buttarci fiduciosi nelle sue braccia di Padre.

Sovente si è detto che la nostra religione è basata sul peccato e sui sensi di colpa: se così fosse non sarebbe una “buona notizia” per l’uomo ma un peso grande messo sulle sue spalle. Invece la nostra fede è fondata su Dio Amore, un amore che si concretizza nel venire incontro all’uomo, nel non abbandonarlo, nel chinarsi sulle sue piaghe. Il cammino della Quaresima, allora, non è un triste cammino alla ricerca dei nostri peccati ma un fiducioso sguardo alla mano misericordiosa di Dio che si protende verso di noi per sollevarci, a quella mano che non diventa mai unicamente indice puntato contro la nostra ingratitudine ma carezza paterna che ci dice: se vuoi, con me, puoi ricominciare da capo.

 

 

GIOVEDI' 9  FEBBRAIO

“(il giusto) sarà come albero piantato lungo corsi d’acqua, che darà frutto a suo tempo, le sue foglie non cadranno mai; riusciranno tutte le sue opere.”. (dal Salmo 1)

 

Se chiediamo in giro una definizione di uomo giusto, troveremo tanti tipi di risposte diverse per lo più moralistiche: il giusto è colui che si comporta bene, è il saggio, èchi non inganna il prossimo... Nella Bibbia “il Giusto” è Dio. L’uomo è giusto nella misura in cui partecipa alla giustizia di Dio.

Ecco, allora, il perché di questo paragone del salmo se le radici dell’uomo sono rivolte a Dio, se prendono forza da Lui, allora si diventa giusti e si possono portare frutti che dureranno. L’esempio umano completo del giusto è Gesù: “Egli non commise peccato e non si trovò inganno nella sua bocca” (1Pt. 2,22).

Guardando dunque a Cristo anche il cristiano può partecipare alla sua giustizia. Bisogna però rimanere in Lui: “Io sono la vite, voi i tralci, chi rimane in me ed io in lui fa molto frutto perché senza di me non potete far nulla” (Gv. 15,5).

Allora porteremo frutti. Sarà lo stesso Spirito a far maturare in noi frutti di “amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé” (Gal. 5,22).

 

 

VENERDI' 10  FEBBRAIO

“Riconosco la mia colpa, il mio peccato mi sta sempre dinanzi. Contro te, contro te solo ho peccato, quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto”. (dal Salmo 50)

 

Nel cammino quaresimale spesso troviamo questo salmo 50 che esprime l’atteggiamento penitenziale di tutta la Chiesa. E’ un riconoscere insieme la nostra povertà e il nostro esserci voluti costruire solo secondo il nostro egoismo, dimenticando Dio.

Questo salmo, però, va pregato con Gesù che ci suggerisce i sentimenti per una efficace purificazione. In questo modo l’umanità peccatrice, guidata da Cristo, trova la Strada per passare dalla schiavitù del male ad una vita rinnovata, ottenendo l’effusione dello Spirito Santo e un cuore puro santificato dalla grazia per offrire se stessa “come sacrificio vivente, gradito a Dio” (Rom. 12,1) insieme a Cristo il quale “ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore” (Ef. 5,2).

Pregando questo salmo, riconoscendo i nostri peccati, non dimentichiamo mai Gesu che per indicarci la misericordia di Dio ci ha raccontato parabole come quella della pecorella smarrita e parlandoci del Padre ce lo ha descritto come il padre del figliol prodigo che continua a sollevarci, a dirci: Ti sono rimessi i tuoi peccati” e a far festa per un peccatore pentito.

                                                  

 

SABATO 11  FEBBRAIO

“Signore, tendi l’orecchio, rispondimi, perché io sono povero e infelice. Custodiscimi perché sono fedele; tu, Dio mio, salva il tuo servo, che in te spera”. (Dal Salmo 85)

 

Nei salmi come in molte delle nostre preghiere noi usiamo termini e paragoni umani molto semplici. Qui ad esempio si pensa ad un Dio che aguzzi l’udito per ascoltare la voce,sempre più flebile, di un povero tribolato. L’immagine che da una parte sembra essere riduttiva nei confronti di Dio è però molto bella. In certi momenti della vita si prega con forza, con tante parole, in altri si grida a Dio, in altri non c’è più forza se non per elevare un debole lamento a volte non fatto neppure di parole. Ma qualunque sia il nostro modo di pregare, stiamone certi: Dio ci ascolta. Una signora molto tribolata un giorno mi diceva: “Preghi lei per me perché Dio non mi ascolta più”. Il dovere di dar voce a chi non ne ha più è segno di squisita attenzione e di comunitarietà, ma stiamone certi: “Anche il più piccolo soffio, specialmente se viene da una sofferenza, è preghiera udita e particolarmente gradita a Dio.”

 

 

DOMENICA 12  FEBBRAIO

“Mi invocherà e gli darò risposta; presso di lui sarò nella sventura, lo salverà e lo renderò glorioso". (dal Salmo 90)

 

Anche questa frase del salmo 90 va letta e pregata con Cristo.

Gesù nella sua vita si è affidato totalmente al Padre: “Ecco, io vengo per fare la volontà di Dio”. Gesù ha pregato tante volte nella sua vita terrena: prima della sua vita pubblica, prima della scelta dei discepoli e soprattutto prima di affrontare il mistero della sua passione e morte. E Dio gli ha risposto. Non ha tolto il dolore, le prove e la tentazione, ma gli ha dato la forza di portare a conclusione il suo compito.

La nostra preghiera, più che un insieme di parole, deve diventare proprio questo totale atto di fiducia: “lo sono povero, attraverso momenti di buio, ma mi affido a te. In certi momenti non capisco il perché di certe sventure, ti grido di “allontanare da me il calice”, provo la paura del tuo abbandono: “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?”, ma ripongo lo stesso in te la mia fiducia: “Nelle tue mani affido il mio Spirito”. E tu mio Dio, mi salverai e glorificherai anche quello che io non capisco, guarderai “all’umiltà del tuo servo” e “farai cose grandi in me” per la gloria del tuo nome.

 

 

LUNEDI' 13  FEBBRAIO

“La legge del Signore è perfetta, rinfranca l’anima; la testimonianza del Signore è ve race, rende saggio il semplice.”

(dal Salmo 18)

 

Davanti alla domanda: “Che cosa devo fare per essere un buon fedele?” è facile dare una risposta: “Osserva la sua legge”. Ma qui nascono i primi problemi e i primi dubbi. I comandamenti certo, sono evidenti, ma la loro interpretazione nella realtà non sempre è chiara, i moralisti poi, spesso, complicano ancor di più la vita distinguendo tra morale oggettiva e soggettiva, deliberato consenso, materia grave, piena avvertenza, opzione fondamentale. Lungo la storia della Chiesa poi sono nati libri che avevano addirittura la pretesa di voler codificare ogni opera di bene e ogni peccato. Ma qual’è la legge perfetta di Dio? Non è un codice ma una persona: Gesù. E’ Lui che, con la sua persona ha portato a compimento l’antica legge ed è solo confrontandoci con Lui che saremo veramente saggi. Suggerisco a me e a voi, davanti ad ogni caso, ad ogni scelta di farci una semplice domanda: Che cosa farebbe qui Gesù al mio posto?

 

 

MARTEDI' 14 FEBBRAIO

“Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito, Egli salva gli spiriti affranti”. (dal Salmo 33)

 

Nella mia esperienza di sacerdote tante volte sono stato chiamato a seguire persone malate, spesso quelli che oggi con un termine che non mi piace per nulla vengono chiamati “malati terminali”. Sono molto diversi i modi con cui si vivono queste tremende esperienze di sofferenza materiale e morale. Onestamente, però, devo dire di aver spesso sperimentato la frase del

salmo di oggi: pur nel dolore la presenza del Signore si faceva sentire e molte volte è più quello che ho potuto ricevere io tramite loro che non le povere parole o gesti di conforto che ho potuto dare. Può un Dio che per amore ha sperimentato la croce, non essere sensibile e vicino a chi soffre nel cuore e nello spirito? Mi diceva un’anziana ricoverata in un istituto di anziani: “Qui, in istituto, non so perché, ma a differenza di casa mia la sera scende più in fretta e la notte è più lunga, ma nelle lunghe ore insonni, quando mi prendono ad ondate i pensieri nostalgici del passato e della mia famiglia ce la faccio perché è il Signore che mi fa compagnia”.

 

 

MERCOLEDI' 15  FEBBRAIO

“Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo”. (dal Salmo 50)

 

Da sempre il cuore è stato identificato come la sede dei sentimenti e da sempre si è constatato che nel cuore dell’uomo albergano bontà e malignità. Davanti a Dio non possiamo mascherare il nostro cuore: “Dio scruta il cuore” (Geremia 17,10), vede ogni eventuale falsità: “Questo popolo mi onora con le labbra ma il suo cuore è lontano da me” (ls. 29,13).

Quando ci si accorge che, come dice Gesù: “Dal cuore procedono cattivi pensieri, omicidi, adulteri” è l’ora di chiedere al Signore di cambiare il nostro cuore, Lui può farlo perché come dice Ezechiele: “Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati da tutte le vostre sozzure e i vostri idoli io vi   purificherò; vi darò un cuore nuovo, metterà dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne, porrò in voi il mio spirito e farò sì che camminiate nelle mie leggi e che osserviate e mettiate in pratica i miei precetti”. Se lasceremo agire così il Signore e guarderemo a Gesù “mite ed umile di cuore”, godremo della sua beatitudine: “Beati i puri di cuore perché vedranno Dio”.

 

 

GIOVEDI' 16  FEBBRAIO

“Rendo grazie al tuo nome,Signore, per la tua fedeltà e la tua misericordia. Nel giorno in cui t’ho invocato, mi hai risposto, hai accresciuto in me la forza”. (dal Salmo 137)

 

Non più di una decina di giorni fa, mentre ero in chiesa, mi si è avvicinato un giovane. Ho stentato a riconoscerlo. Erano almeno tre anni che non lo vedevo. Le ultime volte che c'eravamo incontrati, prima che entrasse in una casa di cura era veramente a terra. La fragile salute psichica, le grandi delusioni, la solitudine per mancanza totale di rapporti familiari lo avevano portato quasi sull’orlo del suicidio. Ora mi stava davanti sorridente, sereno: “Sai, mi sono sposato, ho una bambina: sono l’uomo più felice della terra e la mia famiglia è serena” Ci siamo messi a parlare un po’ e mi ha detto: “Forse non ti ricordi ma tu mi avevi detto allora di non perdere due cose: un po’ di fiducia in me stesso e la certezza che Dio non mi avrebbe lasciato solo. La prima in certi momenti l’ho persa ma la seconda mai, e Dio mi ha aiutato nella mia malattia e nella mia vita. Ora non passa giorno che non entri in qualche chiesa solo per dire: “Grazie, Signore, che mi hai salvato!”.

 

 

VENERDI' 17  FEBBRAIO

“L’anima mia attende il Signore più che le sentinelle l’aurora". (dal Salmo 129)

 

L’uomo di oggi vive tante contraddizioni: ha mai avuto tanto dalla vita, in materia, scienza, tecnologia, confort ma non ha mai provato così tanto e con tanta angoscia il senso della precarietà, dell’incompiuto e dell’attesa. Ma attesa di cosa? Il lavoratore stanco, stressato da un lavoro che non lo soddisfa, attende la pensione ma poi? Il malato attende la guarigione, il giovane la fine della leva...

Il cristiano attende il Signore... Qualche volta detta questa frase, scherzosamente mi sono sentito rispondere: “Il più tardi possibile perché per incontrano bisogna morire!”. La nostra attesa non è solo quella dell’incontro finale al di là della morte ma è già oggi attendere con realtà Colui che può vincere il male che c’è in me, Colui che dà freschezza alla mia gioia e sostegno alle mie sofferenze, Colui che nonostante tutti gli sforzi contrari dell’uomo viene a portane la vena pace di Dio. E allora: attenzione, come le sentinelle, occhi vigili perché l’atteso, l’amato non ci passi accanto senza che ce ne accorgiamo.

 

 

SABATO 18  FEBBRAIO

“Voglio osservare i tuoi precetti: non abbandonarmi mai". (dal Salmo 118)

 

‘‘Sei pentito dei tuoi peccati?’’ ‘‘Sì padre! e mi riprometto di non commetterli più, anzi d’ora in poi pregherà con attenzione tutti i giorni, avrò più pazienza con i bambini e col capo ufficio, cercherò di non guardare con i miei pregiudizi a mia suocera...

Quante volte al termine di una confessione abbiamo fatto di questi propositi! Quante volte dopo una lettura, contemplando l’esempio di qualche santo, facendo un accurato esame di coscienza sui dieci comandamenti è nato sincero e violento dentro di noi il desiderio di osservare tutti i comandamenti del Signore. E poi alla confessione successiva: “Padre, i miei peccati sono sempre gli stessi...

Mi sembra che questa frase del salmo 118 esprima bene questa nostra situazione. Da una parte un gran desiderio di fedeltà a Dio che è il Fedele e dall’altra la consapevolezza delle nostre incapacità e ricadute. Ed allora: “Non abbandonarmi mai!”. Lo sai, Signore, che desidero e prometto ma poi dimentico e non faccio. Tu hai detto: “Senza di me non potete far nulla”, non abbandonarmi allora, fa che abbia più fiducia in te che in me e fa anche che proprio quando constato la mia continua incapacità ancona e sempre, prendendo aiuto dalla tua misericordia, abbia il coraggio di ripartire e di sentire ancora e sempre il desiderio di “essere santo poiché tu sei Santo”.

 

 

DOMENICA 19  FEBBRAIO

“Sono certo di contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi”. (dal Salmo 27)

 

L’affermazione del salmo ha due riferimenti e per essere capita e pregata occorre averli presenti entrambi. Il primo è immediato: sono certo di poter vedere Dio in questa vita e il secondo: la terna dei viventi, l’eternità sono la mia patria dove potrò incontrare Dio faccia a faccia. Nell’Antico Testamento si aveva paura di vedere Dio faccia a faccia perché chi lo avrebbe visto sarebbe monto davanti alla sua maestosità e grandezza. “Nessuno ha mai visto Dio, ma l’Unigenito del Padre c'é lo ha rivelato”. Si tratta allora se vogliamo contemplare Dio in Paradiso di “allenanci” a scoprirlo qui sulla terna. Il volto di Cristo è ovunque, nei lineamenti di tutti ed anche nei miei. Bisogna farlo emergere per scoprire in chi incontro non solo “il tale” ma ‘‘mio fratello Gesù’’ e per scoprire in me stesso non solo un essere pensante, bisognoso di amore, simpatico o antipatico, fortunato o meno, ma un figlio amato di Dio in cui risplende la sua bontà e la sua grazia. Se questo “allenarnento” funzionerà,sarà facile al termine della nostra vita ricomporre tutti questi volti di Cristo incontrati e sentirci dire: “Venite benedetti del Padre mio perché avevo fame e voi...

 

 

LUNEDI' 20  FEBBRAIO

“Giunga fino a te il gemito dei prigionieri". (dal Salmo 78)

 

Quando si parla di prigionieri il nostro pensiero va subito ai carcerati, a persone private della libertà, e certamente anche se una giustizia umana impone queste cose, lo stato di chi è in carcere è veramente duro, pietoso. Se poi si aggiunge che o l’imperfezione delle leggi o l’odio e le ingiustizie umane privano altri uomini della libertà, la cosa ci fa fremere. Gesù ascolta il gemito di questi prigionieri se è arrivato addirittura a dire: “Ero in carcere e sei venuto a visitarmi”. Ci sono però anche tante altre forme di prigionia: è la prigionia forzata dei soli, dei malati, degli anziani; sono le gabbie dorate di certi ricoveri, sono posti di lavoro in cui, pur trattati con guanti bianchi, si e unicamente considerati dei numeri, delle pedine. E poi c’è ancora un’altra prigionia che è quella del peccato e del nostro egoismo: prigione in cui ci chiudiamo noi stessi e da cui poi spesso, diventa impossibile uscire con le proprie forze. Già dal profeta Isaia si diceva che il Messia sarebbe venuto a “liberare i prigionieri”. E’ Lui che ascolta il gemito di chi è prigioniero e libera. Se vogliamo un esempio grandioso di questo pensiamo a Gesù sulla croce: un ladro ha il coraggio di gemere al Cristo: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno” e Gesù gli rispose: “In verità ti dico: oggi sarai con me nel paradiso” (Luca 23,42—43).

 

 

MARTEDI' 21  FEBBRAIO

“Perché vai ripetendo i miei decreti ed hai sempre in bocca la mia alleanza, tu che detesti la mia disciplina e le mie parole te le getti alle spalle?”. (dal Salmo 49)

 

E’ il Signore che mette in evidenza una delle piaghe dell’uomo, quella dell’ipocrisia. Nel nostro mondo ci sono tante forme di ipocrisia ma quella religiosa è la più grande. C’è quella tipica dei farisei stigmatizzati da Gesù nel Vangelo: “Dicono e non fanno... pongono gravi pesi sulle spalle degli altri e non li spostano neppure con un dito”; c'é quella di certi preti che per gli altri credono più all’osservanza di tutte le norme del diritto canonico che alla misericordia del Vangelo. Ci sono certi cristiani  che puntano volentieri il dito accusatore e gridano allo scandalo ma poi si permettono ogni libertà trovando facili giustificazioni al loro agire. C’è chi parla di misericordia e poi non la applica né a se stesso né agli altri. “il vostro parlare sia sì, si;  no, no” “Come potete dire di amare Dio che non vedete se non amate il vostro prossimo che vedete?” Che carità è se “quando nelle vostre assemblee entra un povero e voi gli dite siediti allo sgabello dei miei piedi e se entra un ricco gli fate il primo posto?”

(lettera di Giacomo).

 

MERCOLEDI' 22  FEBBRAIO

“Tu sei il mio Dio, nelle tue mani sono i miei giorni". (dal Salmo 30)

 

Quante preoccupazioni per correre dietro al tempo. Si fa di tutto perché i bambini diventino grandi in fretta e gli si ruba il tempo di essere bambini. Gli adolescenti vogliono provare sempre tutto e subito e si rubano e bruciano la gioia dell’amore. Si vive per il necessario e poi tutto diventa necessario, anche il superfluo e allora si corre solo più dietro alle cose. Se abbiamo la fede, noi possediamo l’eternità e allora vale la pena correre per delle cose che finiscono? Un anonimo racconta d’una visita fatta da un turista a un rabbino polacco del secolo scorso Hojez Chaim. Sorpreso nel vedere che la casa del rabbino era costituita da una sola stanza piena di libri, con un tavolo e una panca, il turista chiese:”Ma, rabbino, dov’è la sua mobilia?”.

“E la sua dov’è?”, rispose il rabbino. “Ma io sono qui solo di passaggio!” “Anchio”, ribatte’ Hojez Chaim.

 

 

GIOVEDI' 23  FEBBRAIO

“Il Signore veglia sul cammino dei giusti, ma la via degli empi andrà in rovina". (dal Salmo 1)

 

Se guardiamo alla nostra storia non sempre va a finire come dicono le parole di questo salmo. Sovente l’empio non va in rovina, anzi umanamente trionfa e colui che cerca di operare il bene viene facilmente calpestato. Basta un esempio per tutti: chi c’era di più giusto di Gesù? e non è finito in croce “per mano di empi” che hanno trionfato? L’indicazione di questo salmo non va quindi ricercata in una soluzione terrena dove grano buono e zizzania crescono insieme e dove il sole ‘‘sorge sui giusti e sugli ingiusti". Le parole del salmo vogliono invece indicarci che Dio vede nel profondo del cuore e che l’opera di chi cerca la giustizia è vista e gradita dal Padre e se anche sembra umanamente non aver successo nulla del bene compiuto va perso davanti a Lui come anche il male che a volte ha la sua riuscita terrena verrà vinto dal bene. Come Gesù umanamente sopraffatto dal male ne muore ma risorge così il bene, a volte sopraffatto trova in Dio la via della risurrezione e della vita.

 

 

VENERDI' 24  FEBBRAIO

“Davanti a loro mandò un uomo, Giuseppe, venduto come schiavo". (dal Salmo 104)

 

La preghiera per gli Ebrei era spesso fare memoria e leggere la loro storia come storia di Dio con il suo popolo. Questo salmo, ricordandoci la storia di Giuseppe l'Egiziano” aiuta il popolo a leggere il fatto che Dio tesse la sua storia di fedeltà e di amore

anche attraverso momenti tragici. Giuseppe venduto dai fratelli per invidia è condotto come schiavo in Egitto ma sarà proprio Giuseppe, diventato viceré che salverà i suoi fratelli e il padre dalla carestia e dalla fame. Rivivendo queste pagine della Bibbia noi intravediamo in esse anche la nostra storia e soprattutto quella di Gesù, il nostro fratello che venduto per trenta denari da Giuda, e oggi barattato in tante altre maniere, come “pecora è condotto al macello”. Ma anch’egli, prima incoronato dì spine e tratto in catene diventa il nostro liberatore. Non punta il dito contro di noi ma si fa pane per toglierci la fame di Dio e con la sua risurrezione ci indica un regno nuovo, la possibilità di vivere già liberi qui e poi una terra nuova in cui non trovarci stranieri ma figli.

 

 

SABATO 25  FEBBRAIO

“Come il cielo è alto sulla terra, così è grande la sua misericordia su quanti lo temono". (dal Salmo 102)

 

“Tutti i peccati saranno perdonati eccetto quello contro lo Spirito Santo”. Esegeti, teologi, moralisti hanno dato le loro interpretazioni su queste parole di Gesù. Ma alla fine sembra di poter dire con tranquillità che il peccato contro lo Spirito e la disperazione. E’ non aver più speranza o fiducia che Dio possa salvarmi. E può essere il peccato di chi “esclude totalmente Dio dalla sua vita” come quello di chi evidenzia talmente il proprio peccato che questo oscura la misericordia di Dio: “L’ho fatta talmente grossa che Dio non potrà mai perdonarmi. Nella storia con troppa facilità e poca misericordia si è attribuito questo peccato a tutti i suicidi, tanto che la Chiesa ne proibiva il funerale cristiano. Nulla togliendo al fatto che nessuno, mai, ha diritto di decidere di togliersi la vita, quanti casi di suicidio non sono un atto di disperazione nella fede ma quante volte sono legati a motivi fisici e psicologici che fanno saltare tutto? Ricordo in particolare una signora che prima di compiere questo gesto scrisse: “Amo Dio, ma non ce la faccio più. Spero mi perdoni!” Anche se è una frase di per sé assurda, ricordo questa persona ogni volta che recito:“Come il cielo è alto sulla terra, così grande è la tua misericordia, o Dio”.

 

 

DOMENICA 26  FEBBRAIO

“Buono e pietoso è il Signore, lento all’ira e grande nell’amore”. (dal Salmo 102)

 

Una visione di Dio Giudice tremendo sta alla base dell’educazione di molti di noi. Certe pagine della Bibbia interpretate unicamente in questo senso hanno avvalorato in molti l’idea di un Dio sempre pronto a punire. Per tenerci buoni (e succede ancora oggi) ci dicevano: “Se fai quello Dio ti punisce, se ti comporti in quel modo, ti arriverà senz’altro un castigo”, al punto che qualche volta, da bambini, nel buio della stanza, la sera, dopo aver commesso qualche marachella, la paura del buio si univa alla paura del castigo imminente. Dio è giusto, anzi è il Giusto, ma Dio è anche la Misericordia, l’Amore che pur correggendo cerca la salvezza dei peccatori.

Di nuovo guardiamo a Gesù: “Sono venuto non per i giusti ma per i peccatori”. Egli siede alla tavola di Zaccheo con gran scandalo dei benpensanti e lo converte. Davanti alla “testa dura” dei discepoli, li sgrida fino al punto di chiamare Satana, Pietro ma anche dopo il suo rinnegamento lo guarderà e gli chiederà solo: “Mi ami?” Alla peccatrice non chiederà neppure l’accusa dei suoi peccati, le dirà solo: “Va’ e non peccare più”. Sottolineare la misericordia di Dio non è allora farlo diventare un bonaccione, ma conoscendo la sua giustizia è sapere che il suo cuore ha però sempre aperta una porta che si chiama misericordia.

 

 

 LUNEDI' 27  FEBBRAIO

“Verrò all’altare di Dio, al Dio della mia gioia, del mio giubilo”. (dal Salmo 41)

 

Quando la messa era in latino il sacerdote iniziava la celebrazione proprio con queste parole: “lntroibo ad altarem Dei” e il chierichetto, senza forse capirne molto rispondeva: “Ad Deum qui letificat inventutem meam”. Andare all’altare del Signore è gioia, poter partecipare ai suoi misteri è onore e felicità, gustare i suoi benefici è partecipare della sua misericordia. “Su alzati, oggi è domenica, dobbiamo andare a Messa!” “Ma neanche la domenica si può stare in pace!” “E poi da quando la liturgia è cambiata tutti sti canti... sembra quasi una discoteca e poi hanno la pretesa che io prenda in mano un libro al numero tale e mi metta a cantare!... Una volta sì: belle funzioni, serie, il canto gregoriano poi... Si entrava in chiesa, si ascoltava, si usciva dopo fatta la “santa elemosina” e si era a posto. Sì, quelle due volte all’anno che ci si comunicava bisognava far digiuno da mezzanotte ma... era più serio di adesso che si allunga una mano...” “Verrò al Dio del mio giubilo” Ma quale gioia, quale felicità? Ringraziando, oggi molti cristiani, giovani ma anche anziani vanno alla messa, non perché devono andare, non perché è di suffragio a quel parente, ma perché sentono la gioia di incontrarsi con un Dio che si dona e con dei fratelli solidali.

 

 

MARTEDI' 28  FEBBRAIO

“Buono e retto è il Signore, la via giusta addita ai peccatori; guida gli umili secondo giustizia, insegna ai poveri le sue vie”.

(dal Salmo 24)

 

Leggevo, non ricordo più dove:“I poveri sono stati defraudati di tutto. Non hanno chiesto di nascere tali ma ci si sono trovati, è stato facile togliere loro le terre: o erano già del padrone o in un momento di fame sono state comprate, le uniche cose che non gli hanno potuto togliere loro è la genuinità dell’essere e degli affetti e un Dio che li guarda”. Forse chi ha detto questa frase non era un cristiano e neppure un credente, ma da parte del Dio di Gesù una cosa è certa: il suo sguardo di amore è proprio per i poveri e gli umili. La vera storia della bibbia è fondata sui poveri e sugli umili e la vera ricchezza della Chiesa sono i semplici e i piccoli. Sono gli unici che al di là degli orpelli della religione, possono ancora aprirsi a Dio, possono parlargli, gridargli o stare muti davanti a Lui. E noi siamo poveri? Sia grande o piccolo il nostro conto in banca, sia di prestigio o meno la nostra posizione sociale, se spolveriamo la nostra religiosità di tutte le abitudini, le parole, le teologie, gli interessi all’acquisto di un “pezzo di paradiso” e ci resta il desiderio di Dio e sentiamo su di noi il suo sguardo benevolo di Padre, allora siamo i suoi poveri ed Egli potrà “guidarci secondo giustizia ed insegnarci le sue vie

     
     
 

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