SCOPRIRE LA GIOIA DEL PERDONO
LA CONFESSIONE: UN SACRAMENTO SCOMODO E DIFFICILE O UN INCONTRO GIOIOSO?
1° LA CRISI ATTUALE DELLA CONFESSIONE
Basta guardare nelle nostre comunità per rendersi conto che c'è stata una forte diminuzione della pratica della confessione. Non soltanto, ma sia da parte dei laici che dei sacerdoti, ministri di questo sacramento spesso ci si trova in situazione di disagio sia per problemi di ordine psicologico, morale, sia per una difficoltà di comprensione del sacramento, sia per un certo infantilismo nella forma dell'accusa.
a) LA DIFFICOLTA' PERENNE Sia per questo che per tutti gli altri sacramenti, anche superata ogni difficoltà particolare dovuta al tempo e al modo rimarrà sempre la difficoltà dell' uomo ad abbandonarsi a Dio che gli viene incontro in forme sempre misteriose nella storia e rimarrà anche e sempre la difficoltà dell'uomo a lasciarsi smuovere dalla sua pigrizia e dal suo egoismo per lasciarsi giudicare e salvare dal mistero di Cristo morto e risorto.
b) LE DIFFICOLTA' DEL NOSTRO TEMPO La confessione è diventata difficile perché:
E' più difficile la fede in Dio: l'uomo giustamente rifiuta la fede come rifugio per immaturi, come narcotico ai propri impegni nella storia. Quindi anche la confessione come rifugio-alienazione viene giustamente abbandonata.
E' cambiato il "senso del peccato"
E' difficile capire la necessità del senso di mediazione della Chiesa.
c) LE DIFFICOLTA' CHE NASCONO DAL MODO DI USARE DELLA CONFESSIONE
La confessione individuale spesso appare troppo individualistica, formale, meccanica, abitudinaria. Spesso nella confessione si ricorre a forme e formule artefatte che non sono un vero segno di conversione, qualche volta si ripetono papagallisticamente, formule di peccati imparati a memoria fin da bambini. Senza contare che spesso molti hanno una formazione solo moralistico-negativa nei confronti del peccato.
Spesso la confessione è diventata qualcosa di solo psicologico: è una seduta dallo psicologo a buon mercato: ma questo fa perdere il senso specificamente cristiano del gesto.
La confessione individuale con assoluzione individuale qualche volta può far perdere di vista il valore del proprio impegno sociale comunitario.
Un grosso problema è quello della mediazione del sacerdote: da chi va a cercarsi il sacerdote su misura a chi accusa metri e modi diversi di intervento da parte dei sacerdoti, a chi rivendica codici e formulari precisi di giudizio da parte dei ministri, a chi esclude il sacerdote come mezzo di comunicazione per ricevere il perdono del Padre. Se è vero che tutta la comunità ecclesiale è sacramento della misericordia del Padre verso il fratello peccatore che senso ha la presenza di un ministro? Se è Dio che perdona il peccatore veramente pentito a che serve il sacramento della penitenza? Oggi questo problema diventa ancora più grave per la difficoltà dell' uomo ad accettare la Chiesa come mediatrice del suo incontro di riconciliazione con Dio.
Quale rapporto esiste tra Confessione ed Eucaristia? E' proprio necessario confessarsi ogni volta prima di riceverla? Ma facendo così non si svilisce il valore di perdono che è nell'Eucaristia? Eucaristia è solo "cibo per i buoni"?
C'é una prescrizione della Chiesa a confessarsi almeno una volta all'anno: è ancora, necessario osservarla?
Ci sono anche peccati sociali o collettivi: ad esempio molte fabbriche italiane producono armi. Anche la nostra economia si basa su questo. In che modo ne siamo responsabili? In che modo convertirci da questi peccati?
Tutti questi interrogativi mettono sì in crisi la confessione nel suo modo di essere usata e amministrata ma dimostrano anche come la chiesa e l'uomo d'oggi pur in mezzo a molte difficoltà continuano ad aver bisogno di un qualche incontro riconciliatore con Dio. Ecco allora perché ora rifletteremo sul mistero del peccato.
2° IL PECCATO
Molti cristiani oggi si riconoscono come peccatori, ma spesso non sanno bene che cosa sia il peccato o ne hanno un senso vago e impreciso; altri, specialmente i giovani non vogliono fermarsi tanto a guardare al passato: il loro sguardo è rivolto al futuro. Si affievolisce così sempre di più il senso del peccato e una lettura psicologistica troppo facile porta a parlare molto facilmente di "malati" piuttosto che "peccatori" o di "malattie" piuttosto che di "peccati".
Proviamo a dare alcune semplici definizioni:
COSCIENZA SANA DI COLPA Quando ci si sente colpevoli in riferimento ad altri: si è venuti meno alle esigenze di amore dell'altro. Il centro non è i l proprio io, ma l'altro.
COSCIENZA MORBOSA DI COLPA Si guarda esclusivamente a se stessi: questo normalmente crea senso di angoscia perché si sperimenta sempre un progressivo chiudersi in se stessi.
Perché ci sia peccato per un credente è necessario un RIFERIMENTO A DIO.
Questo fino a pochi anni fa era più facile: tutta la vita sociale, la famiglia patriarcale era circondata e ripiena di riferimenti al sacro. In questo contesto il peccato veniva sperimentato come un mancare alle leggi fisse e immutabili della natura della vita, dell'organizzazione sociale, della morale del gruppo. Il peccato veniva quindi considerato come una sozzura, un mancare oggettivo ad una legge che in ogni caso bisognava riparare e di cui ci si doveva purificare compiendo certi riti espiatori o accettando pene stabilite dal gruppo come espressione del volere punitivo di Dio
Nella nostra società secolarizzata il riferimento diretto a Dio tende a smorzarsi, l'uomo tende a spiegare tutto, a diventare autonomo. Questa nuova esperienza e concezione dell'uomo mette anche in crisi la concezione tradizionale del peccato: è rifiutata una concezione solo formalistica legalistica del peccato. Neanche viene accettata una concezione solo individualistica che non tenga conto delle responsabilità e solidarietà sociali esistenti. Si dice che una interpretazione del peccato solo a livello di colpa personale qualche volta serve a nascondere le responsabilità sociali. Si reagisce infine contro una concezione che riduce il peccato alla ribellione contro l'ordine costituito, dimenticando che è anche peccato l'inattività e a volte il lasciare le cose come stanno. Bisogna dunque rinnovare la morale:
La "MORALE TRADIZIONALE" appariva come
Morale del peccato o morale negativa: vedi ad esempio i lunghi elenchi di "non fare" o di distinzioni tra peccati mortali e veniali.
Morale dell' "automatico" e della "legge": spesso non teneva conto della persona situata in quella situazione: è peccato e basta!
La "MORALE ATTUALE" dovrà tener conto
Di diventare una morale positiva: cioè una morale dell'impegno motivato dall'amore che tiene conto dei limi ti dell'uomo ma che lo spinge a progredire affinché cresca nella costruzione di se stesso in riferimento agli altri e a Dio, che suscita generosità, che scuote dall'immobilismo.
Dovrà tener conto della persona, senza cadere nel soggettivismo, ma tenendo conto degli atti dello stile di vita, della situazione in cui uno vive.
Dovrà essere non una morale statica, ma creatrice che sottolinea il compito dell'uomo collaboratore al piano di Dio.
Per il cristiano poi, il mistero del male non può non essere visto e inserito che nel mistero di Cristo. E' proprio lui che è venuto a salvare e rinnovare il mondo. Il peccato é qualcosa che si oppone al disegno divino. Ma il no dell'uomo é stato superato dal sì definitivo di Dio nella risurrezione di Cristo. E' la parola di Dio che illumina, fa riconoscere il peccato e dà la strada per il suo perdono.
Tentando una risposta ad alcune vostre domande ... QUANDO UN PECCATO È "MORTALE..?
I vescovi non avrebbero tanto discusso al sinodo su questo interrogativo, se fosse così facile rispondere. Anzi, vale qui più che in qualsiasi altro momento il precetto del vangelo di non giudicare, ma di lasciare il giudizio a Dio. Ecco comunque le linee della discussione sinodale:
Non si può fare della pura contabilità. Non é vero che uno sia necessariamente più peccatore dell'altro perché ha commesso un numero maggiore di trasgressioni. Il fariseo non aveva fatto "peccati", ma era più "peccatore" del pubblicano. L'anima può "morire" anche per inedia, per mancanza di nutrimento; e non solo per traumi veri e propri. Può "spegnersi".
Chi abitualmente dimostra buona volontà, e mantiene un certo "tono" nella sua vita spirituale, difficilmente commette colpa grave, anche quando dovesse accusarsi di una seria trasgressione alla legge di Dio. Il "tono" della nostra vita lo si vede dalla preghiera, dal servizio alla carità, dall'accettazione della propria croce, ecc. Quando uno cura questi aspetti, non si può supporre che davvero "muoia" interiormente per una colpa che assomiglierà piuttosto a una debolezza, che a una "fine". Si può applicare a tutte le colpe quello che un documento della Santa Sede dice delle colpe contro la sessualità: una persona che onestamente tenta di vivere da buon cristiano, si presume che con le sue debolezze non abbia offeso per davvero la volontà di Dio; anche se sarebbe altrettanto imprudente dichiararne l'assoluta innocenza. Così pensa anche S. Tommaso: "Anche se la grazia si può perdere con un solo peccato, pure non é così facile commetterlo. Perché non é facile che una persona che viva con l'aiuto della grazia di Dio compia un atto del genere".
I vescovi al sinodo hanno dunque raccomandato di giudicare ogni singola trasgressione dentro l'insieme della vita di una persona, tenendo conto delle sue inclinazioni abituali, delle sue scelte di fondo. Come non esistono malattie, ma esistono malati, così non esistono peccati, esistono peccatori. E' il tono della vita cristiana che testimonia se uno i "vivo". La "morte" é inerzia, è chiusura, é incapacità a crescere, é impossibilità a reagire con opere di bene. Collocando una singola mancanza in questi due opposti contesti, si capisce la gravità della situazione spirituale del colpevole.
GUARDANDO OLTRE LA FINESTRA
“Il mio male va oltre a quelli che sono i miei peccati: posso lavarmene le mani?”
Le nostre responsabilità vanno oltre i limi ti della casa o del campanile. E sulla coscienza, al momento della confessione, premono tutte queste situazioni e molte altre:
tutte le ingiustizie, i cattivi trattamenti, i soprusi di cui si è stati testimoni nel proprio ambiente di vita;
tutte le stomachevoli volgarità che edicolanti e esercenti dei cinema sbandierano davanti agli occhi ingenui dei ragazzi, senza che alcuno ponga un argine;
tutti i pesanti silenzi ed i comodi conformismi con cui si coprono le ingiustizie nei concorsi, nelle assunzioni, nel disbrigo di pratiche, nell'esercizio della professione, nei clientelismi;
tutto lo spreco di denaro imposto dalla società dei consumi paurosamente irresponsabile nei confronti di chi muore di fame e manca di tutto;
tutte le pigrizie nel mettere al servizio degli altri i propri talenti e tutti i no detti egoisticamente ad ogni proposta di bene nella propria comunità parrocchiale o civile;
tutti i morti per incidenti stradali o insicurezza sul lavoro, pratiche aborti ve, perché di tutto siamo sempre in parte corresponsabili;
tutti i delusi e gli sfiduciati che della vita non sanno che farsene anche perché altri l' hanno loro resa poco simpatica o decisamente pesante...
E quando ti confessi ti devi pur chiedere: quando tutte queste ed al tre nefandezze accadevano, accadono o accadranno, io dov' ero? cosa facevo? che impegno mi assumevo?
La Bibbia si apre con un pesante interrogativo di Dio sulla responsabilità della prima coppia: "Adamo, dove sei?..". Ma ad Adamo fu spontaneo deviare i l colpo... "la donna che mi hai dato per compagna...". E nella Bibbia la domanda di Dio alla prima coppia è altrettanto chiara: "Caino, dov'è tuo fratello?..". Ed a Caino fu istintivo scrollare le spalle: "sono forse io i l custode di mio fratello?". Questa è la storia di tutti i tempi; storia di casa tua; storia di cui deve nutri re i l tuo esame di coscienza.
3° IL PECCATO E LA CONVERSIONE NELL’ANTICO POPOLO DI DIO
PECCATO NELL'ANTICO TESTAMENTO
Nell'Antico Testamento, a differenza delle mitologie precedenti o successive non si parla mai di peccato al di fuori di una prospettiva di salvezza (vedi Adamo ed Eva, Caino e Abele, peccato e Noè...)
Il peccato non è mai solo un peccato individuale ma è il popolo che si vede solidale nelle scelte, nella pena e nella colpa.
Ogni peccato nell'Antico Testamento è come un adulterio, implica sempre una infedeltà a Dio, quindi ogni peccato è una vera e propria formula di idolatria (vedi ad esempio il fatto del vitello Es.32,1 ss.). Ogni peccato è ancora una scelta dell'uomo contro Dio, anzi un mettersi al posto di Dio e quindi un tentativo di rendersi autonomi da Dio e di fronte a Dio (cfr. Geremia 2,14-28).
Il peccato può trasformarsi, e spesso succede, in situazione di peccato.
E' una forma di autolesionismo e diventa anche una profonda terribile delusione, genera un senso di colpa, di vergogna.
Rompe i rapporti con Dio e con gli altri (vedi lo scaricabarile di Adamo ed Eva).
LA MISERICORDIA DI DIO
Dio è fedele all'alleanza, ha compassione per la miseria del suo popolo: questo fonda la sua misericordia (Es. 3,7s. 16s.; 33,19; 34,6-7...) Questa misericordia si estende a tutti gli uomini (salmo 102). Essa si manifesta anche nei castighi che servono a scuotere il popolo e i l peccatore e a riportarli alla conversione (Es. 34,7; Is. 46,7; 48,10). Come dice Ezechiele, Dio non vuole la morte del peccatore ma che si converta e viva (Ez. 18,22-23).
LA LITURGIA PENITENZIALE
è una delle forme di culto dell'antico Israele meglio conosciute. Una guerra persa, un'epidemia, una siccità troppo lunga, un raccolto insufficiente o qualunque altra calamità pubblica furono le occasioni naturali per la celebrazione delle liturgie penitenziali. (Dt. 9,18.25; IRe 8,33-53...)
In seguito, oltre le celebrazioni organizzate in queste occasioni, furono fissati alcuni giorni di penitenza pubblica, il più importante dei quali era il Giorno del Perdono, "Yom Kippurim", destinato a placare Dio e a ottenere il perdono di tutti i peccati. I riti penitenziali costituivano essenzialmente una liturgia di supplica. Il popolo cercava di mettersi sotto la protezione di Yahweh per sfuggire un pericolo o una calamità, considerati frequentemente come un castigo per i peccati commessi. Questa volontà si esprimeva in gesti diversi: il popolo digiunava, si stracciava le vesti o si rivestiva di sacco, si cospargeva la testa di polvere o di cenere, si prostrava a terra, piangeva davanti a Yahweh con gemiti e lamenti; poi, generalmente tutti sedevano in silenzio e in digiuno.
Queste pratiche, prese dalla liturgia funebre, erano accompagnate da parole, con le quali si riconosceva la propria totale dipendenza da Yahweh e ci si rimetteva interamente a Lui. Generalmente c'era anche (e questo soprattutto dopo l'esilio) una confessione collettiva dei peccati fatta dal popolo o dal suo rappresentante, (cfr. Esd. 9,6-15; Ne 9,5-37; Salmo 106; Dn. 9,4-19; 3,26-45; Bar. 1,15-3,8) dove ci si riconosceva colpevoli e si implorava il perdono divino.
"Una delle finalità primordiali della cerimonia penitenziale era quella di provocare e di manifestare davanti a Dio la conversione, il cambiamento del cuore. L'oracolo di salvezza o la benedizione annunziavano al popolo che la riconciliazione era compiuta, che Yahweh perdonava il suo popolo e se ne prendeva cura". Poteva però accadere che il popolo si fermasse alla esteriorità del rito penitenziale. Perciò i profeti sottolineano con forza il bisogno della conversione profonda del cuore, l'importanza del ritorno dal peccato all'amore di Dio e degli altri, come condizione essenziale per ottenere il perdono. Dio infatti perdona l'uomo dal cuore umiliato e contrito: (cfr. Sal. 51,9) il peccatore, per poter cercare Dio con cuore sincero, deve abbandonare il male, l'ingiustizia e l'oppressione degli altri (Cfr. Am. 2,6-8; 5,4-13. 21-25; Os. 5,6-15; 6,1-9; 1Re 7,3). Questa conversione è insieme impegno libero dell'uomo e dono di Dio: "Convertimi Signore e sarò convertito" (cfr. Gr.31,18-19; Sal. 51,6.12). Il perdono dei peccati è dono di Dio, viene concepito come una guarigione (cfr. Is. 6,10; Gr. 3,22), come una purificazione (cfr. Sal. 51,4), come un allontanamento del peccato dal peccatore perdonato (cfr. Sal. 103,12), come un oblio del peccato da parte di Dio (cfr. Ez. 18,2), come il dono di un cuore nuovo (cfr. Sal. 51,6.12; Gr. 24,7; 31,33; Ez. 36,25-31). Altri testi fanno però vedere come anche dopo il ritorno a Dio e dopo il perdono del peccato, rimangano delle conseguenze da espiare. Alla luce della fede di Yahweh, esse hanno la funzione di tener viva nel popolo e negli individui la coscienza della propria infedeltà e la vigilanza per non ricadere. Così nel deserto, il popolo già pentito e riconciliato è tuttavia punito (cfr. Nu. 14,18-23) e nemmeno Mosè può entrare nella terra promessa (cfr. Nu. 20,12; Dt. 3,23-28; 32,48-52). Davide è punito con la morte del figlio, anche dopo aver confessato davanti a Dio il suo peccato e averne ottenuto il perdono ( cfr. 2Sam. 12, 13-15 ; 24,10-17). Questi ed altri passi ci rivelano come il peccato lasci una traccia nel peccatore e nella società nella quale vive e alla quale appartiene. Si deve notare infine che il modo di reagire del popolo di Dio di fronte al peccato non è solo quello di espiarlo con i riti penitenziali, di chiederne perdono a Dio e di impegnarsi in una vera conversione. Alcuni peccati particolarmente gravi veni vano castigati con la morte, generalmente per mezzo della lapidazione da parte del popolo. Questo avveniva nel caso degli apostati (cfr. Dt. 13,6.10-11.15-17), degli idolatri (cfr. Dt. 17,2-7), dei falsi testimoni (cfr. Dt. 19,19), dei bestemmiatori (cfr. Lv. 24,14-16), dei rapinatori del bottino proibito dalla legge dell'alleanza (cfr. Gs. 7,13.20.25), ecc. Tali peccati erano considerati come un attentato all'alleanza e quindi un attentato allo stesso popolo di Dio, divenuto tale in virtù della alleanza. Per non rendersi partecipe di tali peccati che minano le basi su cui poggia la sua stessa esistenza, il popolo di Dio punisce coloro che li commettono con la morte.
4° IL PECCATO E LA CONVERSIONE NEL NUOVO TESTAMENTO
Secondo la testimonianza dei Vangeli tutta la predicazione di Gesù, come già quella di Giovanni Battista, è centrata nella proclamazione della penitenza, della conversione, come unica via di ingresso e partecipazione al Regno di Dio e come unica via di. salvezza. Il Cristo comincia infatti la sua predicazione dicendo: "Convertitevi perché è giunto il Regno di Dio" (Mt. 4,17; Mc. 1,15); Egli è "venuto per chiamare i peccatori alla conversione" (Lc. 5,32), affermandone la necessità per tutti: "Se non farete penitenza, perirete tutti nello stesso modo" (Lc. 13,3-5). Anche gli Apostoli sono inviati da Gesù Cristo per annunziare a tutte le genti la penitenza e la remissione dei peccati (Lc. 24,47-48): questo è infatti il contenuto del loro messaggio fin dall'inizio (cfr. At. 2,38; 3,19; 11,18; 17,30; 20,21). Questa conversione consiste in un. profondo, totale e definitivo capovolgimento della vita dell'uomo: un assoluto distacco dal peccato e da tutto ciò che gli è connesso, una radicale conversione a Dio e a Cristo attraverso la fede. Ma tale conversione, se esige uno sforzo radicale da parte dell' uomo, è anche dono di Dio. Egli infatti è il Buon Pastore che prende l'iniziativa di andare alla ricerca della pecorella smarrita (Lc. 15,4-8). Il perdono dei peccatori convertiti è attribuito molto frequentemente nel Nuovo Testamento al Padre ed è messo in relazione con Gesù Cristo. Egli infatti "fu consegnato per i nostri peccati e fu risuscitato per la nostra giustificazione" (Rm. 4,25). Egli è il sommo sacerdote che con il suo sacrificio ha superato definitivamente gli antichi sacrifici espiatori dell'A. T., avendoci ottenuto una redenzione eterna (cfr. Eb. 9,11-10,18). Per questo si dice con frequenza che il perdono e la riconciliazione dei peccatori con Dio è operata "per il nome di Gesù", 1n Gesù Cristo, per mezzo di Lui.
L'ATTEGGIAMENTO E L'INCONTRO DI GESU' CON I PECCATORI.
La parabola del figliol prodigo ci rivela plasticamente l'amore misericordioso di Dio verso i peccatori, fattosi visibile in Gesù Cristo e, insieme, il bisogno di conversione sorto nel peccatore dal suo incontro con la misericordia del Padre. Trattandosi del peccato del "figlio", la tradizione ha visto con frequenza in questa parabola un' espressione del processo di conversione e riconciliazione che ha luogo nel sacramento della penitenza. In un senso generale si può dire innanzi tutto che questa è la parabola della condizione umana, perché tutti sono peccatori, allontanati dal Padre e infedeli alla sua alleanza. Ma essa è anche la parabola dell'amore misericordioso di Dio verso gli uomini: Dio è Padre che rispetta la libertà del peccatore, ma attende il suo ritorno e corre incontro con le braccia aperte al peccatore pentito. Finalmente essa è anche la parabola del ritorno, della conversione lenta, dolorosa, progressiva del peccatore verso il Padre: i mali che patisce rendono attento il peccatore alla miseria della sua situazione, fanno sorgere in lui la tristezza per la lontananza dalla casa paterna, e, poco per volta, il proposito di alzarsi e ritornare dal Padre; viene poi la confessione del suo peccato e la volontaria richiesta di una riparazione. Ma ecco che sulla stessa via del ritorno lo incontra la premura del Padre, che completa il suo movimento di conversione prevenendo la sua confessione con un bacio di amore, restituendolo, appena fatta la confessione alla condizione di figlio, e manifestando la sua gioia con la preparazione e la celebrazione di un banchetto. Questa descrizione dettagliata dell' accoglienza paterna significa che Dio perdona totalmente il peccatore pentito e lo reintegra nella comunione totale di vita con Lui. La parabola è presentata dal Vangelo come risposta di Gesù ai farisei che lo rimproverano di accogliere i peccatori e di mangiare con loro (Lc. 15,1-2). La sua finalità è quindi di insegnare che il vero Dio è Padre misericordioso che cerca i peccatori per offrire loro il perdono e la salvezza, senza tuttavia connivenze con il peccato, anzi esigendo un vero pentimento e una radicale conversione. Si noti infine che il banchetto, a cui viene introdotto il peccatore dopo i l perdono, potrebbe anche significare, secondo alcuni Padri e alcuni autori moderni, il banchetto eucaristico, segno efficace della piena comunione di vita con Dio e con la comunità. I Vangeli presentano Gesù non solo come il mediatore della riconciliazione dei peccatori con il Padre, ma anche come colui che incontra i peccatori e accorda loro il perdono in virtù della propria autorità (Mt. 9,2-8). Nel caso della donna samaritana (Gv. 4,6-42) si ha un chiaro esempio di preparazione del peccatore alla conversione. Gesù, prendendo lo spunto da un incontro occasionale, suscita l'interesse e la curiosità nella donna peccatrice verso Se stesso e, invitandola ad un livello più profondo, giunge al punto di rivelarle la propria messianicità, accoglie con bontà la sua implicita confessione e la trasforma quindi in una testimone della propria missione salvifica. Nel caso del paralitico (Lc. 5,17-26 e paralleli) Gesù mette in relazione la remissione dei peccati con la fede. In quello della donna peccatrice di Lc. 7,36-50, il perdono dei peccati è messo in relazione con una chiara manifestazione pubblica del pentimento motivato dall'amore. La donna sorpresa in adulterio (Gv. 8,1-11), sconvolta e confusa, è difesa da Gesù e rimandata in pace con l'esortazione a non voler più peccare. Zaccheo è un peccatore convertito nell' incontro con Gesù, che lo porta a riparare il suo male, e a ricevere così la salvezza (Lc. 19,1-10). Il buon ladrone (Lc. 23,39-43) è un peccatore che confessa la sua colpa, accetta la sofferenza come espiazione del suo peccato e chiede a Gesù morente il perdono, che gli viene subito concesso. Rimane il caso dei due apostoli peccatori Pietro (Lc. 22,54-62 e paralleli; Gv. 21,15-17) si lascia prendere dalla paura della situazione in cui è venuto a trovarsi, ma allo sguardo di Gesù capisce la malizia del suo gesto, se ne pente, piange amaramente con un pianto che ha la radice nel suo amore per Gesù e ripara la sua triplice negazione con una triplice confessione di amore. Invece Giuda ha preparato con una progressiva infedeltà il suo peccato, separandosi dal Cristo e chiudendosi in se stesso; non riesce perciò a cogliere i l senso delle prove di amicizia e di misericordia del Maestro e, sempre più chiuso in se stesso, finisce nella disperazione che lo porta a togliersi la vita. Questi incontri di Gesù con i peccatori sono una molteplice realizzazione della parabola di misericordia. Un'attenta lettura può aiutare a cogliere alcuni principi pastorali e alcuni atteggiamenti che servono ad illuminare l'incontro del sacerdote, vicario dell'amore di Cristo, con i l peccatore nel ministero delle confessioni. Innanzi tutto appare evidente l'arte e l'intuito psicologico di Gesù nel suo incontro con i peccatori: cerca di dimettersi al loro livello, di comprendere la loro situazione, per portarli con pazienza e amabilità a una vera conversione, senza respingerli né offenderli. A volte è Gesù stesso che fa il primo passo verso il peccatore (Samaritana, Pietro, Giuda); altre volte sa sfruttare con discrezione e spontaneità una disposizione iniziale buona (Zaccheo), altre volte ancora accoglie con amore il peccatore già pentito (la peccatrice). Appena sorge un segno di vero pentimento, Gesù concede il perdono (la Samaritana e Pietro). Tratta con amabilità anche quelli che non vede pentiti e non forza la loro libertà (Giuda, l'adultera). Ma da tutti esige il pentimento, che è dolore del peccato commesso animato dall'amore almeno iniziale e dalla speranza del perdono (la peccatrice, Pietro). A volte questo pentimento è manifestato espressamente nel riconoscersi peccatore (il figliol prodigo, il buon ladrone), altre volte è reso evidente dal modo di comportarsi (peccatrice, Pietro, Samaritana). In genere porta con sé un cambiamento di vita e la riparazione del male fatto (Zaccheo, Pietro). Ma il pentimento o dolore del peccatore che si chiude in se stesso, che non è animato dall'amore almeno iniziale e dall'attesa del perdono, porta alla disperazione (Giuda). Nel ministero delle confessioni il sacerdote vicario dell'amore di Cristo deve imparare da tutto questo a mettersi nella situazione dei singoli peccatori che incontra e a saper discretamente aiutare a realizzare la loro conversione, rendendoli più coscienti, alla luce della fede, delle diverse dimensioni del loro peccato.
LA CONVERSIONE E LA RICONCILIAZIONE DEI PECCATORI BATTEZZATI NELLA CHIESA APOSTOLICA.
La Chiesa sa per esperienza di essere un popolo nato nel mistero di Cristo, un popolo di santi perché santificati, ma di peccatori. Come si comporta la Chiesa in rapporto ai fratelli che hanno peccato?
Alcuni testi parlano semplicemente di una correzione, anche pubblica, del fratello peccatore da parte del capo della comunità (1Tm. 5,20; 2Tm. 2,25-26), o anche di una sua correzione da parte degli "spirituali" (GaI. 6,1-2).
Altri testi parlano di una prassi più dettagliata di esclusione del fratello peccatore dalla piena comunione di vita cultuale e sociale della comunità. Più concretamente: a) Questa esclusione interviene nel caso di peccati veramente gravi e notori: un'oziosità che diventa un peso per la comunità ed è contro il dovere generale del guadagnarsi il pane con il lavoro (2Tess. 3,6 ss.), l'incesto, la fornicazione, l'avarizia, il furto, l'idolatria, la maldicenza, l'ubriachezza (1Cor. 5,9-11), ecc. b) L'esclusione avviene attraverso una specie di sentenza a volte pronunziata dalla comunità (2Cor. 2,6) assieme a Paolo (1Cor. 5,3-4.12-13), a volte minacciata dal solo Paolo (2Cor. 13,2.10) In ogni caso questa sentenza è proferita nel nome e con l'autorità del Signore Gesù Cristo (1Cor. 5,3-4; 2Cor. 13,3.10) o in sua presenza (2Cor. 2,10). c) Il senso e la finalità di questa esclusione è duplice: liberare la comunità santa e i fratelli deboli dal pericolo del vecchio fermento del peccato (2Tess. 3,6.14; 1Cor 5,2.6.9.11) e abbandonare il fratello peccatore a Satana per la sua conversione e salvezza (1Cor. 5,5; 1Tim. 1,20; 2 Coro 2,11; 2Tes. 3,15), giacché la stessa autorità con cui si pronunzia questa sentenza è stata conferita da Cristo all'Apostolo per l'edificazione e non per la distruzione (2Cor. 13,10)
Anche la riconciliazione ha un carattere ufficiale (2Cor. 2,8). Essa è un perdono, una concessione d'indulgenza e di grazia fatta al peccatore dalla comunità insieme con Paolo (2Cor. 2,7.10), è un confortare il fratello peccatore, un confermargli la carità (2Cor. 2,8), cioè un reintrodurlo in quell'agape che è dono dello Spirito (Rm. 5,5) e che fa l'unità della Chiesa. Per questo la riconciliazione del fratello peccatore pentito è una liberazione ed una vittoria di tutti su Satana (2 Cor. 2,11).
Un'occhiata ad alcuni altri testi del Nuovo Testamento ci permette di renderci conto di alcuni esempi di riconciliazione nella Chiesa primitiva.
Essa avviene mediante la correzione fraterna e la sentenza dei capi della comunità: cfr. Mt. 18,15-18.
Essa è propiziata dalla preghiera dei fratelli, come appare chiaramente in 1Gv. 5,16 e in Gc.5,16.
Essa avviene ancora attraverso una non meglio specificata confessione ai fratelli, unita alla loro preghiera e al loro sforzo per ricondurre il peccatore sulla retta via (Gc.5,16-20).
L'EUCARISTIA E IL PERDONO DEI PECCATI
Dal Nuovo Testamento si ricavano tre serie di dati nei riguardi del rapporto tra l'eucaristia e i peccati dei membri della comunità che la celebra. Innanzitutto lo stesso testo dell'istituzione afferma chiaramente che l'eucaristia è il sangue della nuova Alleanza "sparso per la remissione dei peccati" (Mt. 26,28). D'altra parte, nei casi di peccati veramente gravi e notori, l'esclusione dalla comunione piena di vita cultuale e sociale della comunità, testimoniata dai testi Paolini, doveva includere l'esclusione dalla partecipazione piena all'eucaristia, centro della vita della comunità, come apparirà chiaramente nella prassi penitenziale ecclesiastica post-apostolica fin dai testi più antichi. Si può pensare inoltre che la conferma ufficiale della carità al peccatore pentito, di cui parla 2Cor.2,8, includesse una riammissione alla partecipazione piena alla Eucaristia.
Un altro testo Paolino insiste sulla preparazione o sull'atteggiamento richiesto dalla partecipazione alla celebrazione Eucaristica. Si è detto con una certa frequenza che la 1Cor. 11,27-34 parlava del bisogno della confessione sacramentale, nel caso di peccato veramente grave, prima di accostarsi all'eucaristia. Ma è evidente che Paolo non parla qui né di confessione né della prassi penitenziale nei riguardi dei fratelli peccatori cui accenna in altri testi. Egli dice ai fedeli di Corinto che ognuno, per non mangiare il pane o bere il calice del Signore indegnamente, deve "esaminare se stesso" allo luce dello Spirito presente in lui. Secondo l'Apostolo, l'oggetto di tale esame deve essere il "discernimento del corpo del Signore". Dal contesto immediato si ricava che i l peccato dei Corinti era duplice: innanzi tutto ognuno mangiava le proprie provviste senza alcun riguardo per gli altri fratelli della comunità, per cui la loro assemblea non era più "un mangiare la cena del Signore". All'origine di tale atteggiamento di mancanza di carità ecclesiale, san Paolo pone l'altro peccato, la mancanza di fede nel senso e nella realtà della cena del Signore, e perciò ricorda l'istituzione dell'eucaristia. L'atteggiamento antiecclesiale dei Corinti era quindi per san Paolo la traduzione e la manifestazione esterna della loro mancanza di vera fede nell'eucaristia. E' questo atteggiamento duplice e profondamente unitario allo stesso tempo, che impediva a quei fedeli di accogliere l'effetto redentore del sangue dell'Alleanza, e che procurava invece loro la condanna. Il non discernere il corpo, è, da una parte, non riconoscere, nella fede, che quel pane non è più un pane ordinario ma il corpo di Cristo, e dall'altra parte che quel corpo dato dal Signore Gesù la notte in cui fu offerto, è il pane della carità, l'alimento dell'Alleanza, che salda gli uomini tra di loro nel mistero dell'unica Chiesa, come Paolo aveva detto poco prima agli stessi fedeli di Corinto.
Dal Nuovo Testamento risultano quindi con sufficiente chiarezza i seguenti dati:
L' eucaristia ha il potere di perdonare i l peccato perché unisce intimamente con Dio e con gli altri, in Cristo.
Ad essa si deve accedere con un atteggiamento degno, fatto di fede vera nel mistero del Corpo eucaristico del Signore e nel mistero della Chiesa, una fede cioè che si manifesti in un atteggiamento di autentica carità ecclesiale.
E' almeno molto probabile che l'esclusione dalla comunità che era inflitta nel caso di peccati gravi e notori comportasse l'esclusione dalla partecipazione piena all'eucaristia.
5° BREVE STORIA DEL SACRAMENTO DELLA PENITENZA
Davanti al pericolo dell'apostasia nelle persecuzioni dei primi secoli, la penitenza poteva essere ricevuta una volta sola in vita: come il battesimo è unico, così anche la seconda conversione è unica. Ricadere dopo la riconciliazione era considerato come un segno dell'insincerità della conversione del cristiano peccatore. Anche la liturgia di questa penitenza era pubblica, richiedeva che l'intera comunità pregasse per il peccatore e offrisse per lui sacrifici e penitenze. Il penitente durante tutto il periodo della richiesta di perdono non poteva partecipare all'Eucaristia, privatamente era tenuto a rigorosi digiuni e a preghiere prolungate; pubblicamente doveva presentarsi vestito di sacco a chiedere aiuto in preghiera ai fratelli. Alla fine del periodo penitenziale il cristiano peccatore pentito era riconciliato mediante un rito liturgico in cui partecipava tutta la comunità e in cui c'era l'imposizione delle mani da parte del vescovo. Di fronte alla durezza di questa forma penitenziale esistevano anche altri modi per ottenere il perdono dei peccati. Gli scrittori ecclesiastici ne enumerano fino a dieci: la carità che copre la moltitudine dei peccati; l'elemosina; versare lacrime abbondanti; l'afflizione del cuore e del corpo; il dichiararsi colpevoli davanti a Dio; l'emendamento della vita; talvolta l'intercessione dei santi; la carità e la fede bene esercitate; la conversione del prossimo riconducendolo a salvezza; il perdono e la dimenticanza delle offese ricevute. Infine fra i mezzi per riconciliarsi con Dio occupa un posto speciale la celebrazione eucaristica. Se l'Eucaristia è il fine di tutti i sacramenti, perché in essa si celebra tutta la potenza redentrice del mistero di morte-risurrezione di Cristo nell' assemblea radunata, la sua efficacia per la remissione dei peccati sarà suprema, come indicano le stesse parole evocate per la consacrazione del calice: "in remissione dei peccati" (Mt. 26,28). Certamente i peccati gravi (esclusi quelli così detti "capi tali" di apostasia, di adulterio, di omicidio) erano perdonati attraverso la partecipazione interiore all'offerta del sacrificio di riconciliazione. Nei secoli VI - VII nasce tra i cristiani una nuova forma di penitenza con queste caratteristiche: si può ripetere più volte; il rito liturgico diventa più privato. Il sacerdote impone le opere di penitenza, tenendo presente che a ciascun tipo di peccato corrisponda una determinata penitenza. Nasce i l nome di penitenza "tariffata" da libri in uso ai confessori che costituiscono elenchi di penitenze da applicare a determinati peccati. C'erano anche eccessi: quando una penitenza era particolarmente dura, in certi casi la si poteva commutare ad esempio con un certo numero di Messe. C'era infine un altro tipo di commutazione o riscatto delle opere di penitenza di cui potevano usufruire i ricchi: far compiere il riscatto, dietro compenso, ad un'altra persona. I Concili reagirono contro questi abusi. A partire dal sec. XIII rimasero 3 forme di penitenza:
Penitenza pubblica solenne
Penitenza privata
Pellegrinaggio penitenziale.
Il Concilio di Trento, anche alla luce della riforma protestante sancirà:
L'esistenza del sacramento della penitenza distinto da quello del battesimo e la sua necessità per i cristiani.
L'effetto del sacramento è la riconciliazione con Dio.
Per esser perdonati è necessario essere contriti cioè aver nell'animo, dolore e detestazione nei confronti del peccato commesso e anche il proposito di non più peccare.
Perché ci sia una vera confessione è necessaria una confessione integra dei peccati mortali. Si precisa poi che questa integrità è da intendersi a seconda delle capacità umane di chi si confessa; ad esempio i peccati mortali che non si ricordassero si considerano inclusi e quindi perdonati nella stessa confessione.
Pur non negando la confessione pubblica si insiste sulla confessione segreta al solo sacerdote.
La soddisfazione: la pena non è sempre totalmente da Dio rimessa con la colpa.
La penitenza ed Eucaristia: sembra che il Concilio abbia voluto insegnare a questo riguardo soprattutto due cose:
a) In conformità ad una consuetudine ecclesiastica, la Chiesa considera il sacramento della penitenza come un mezzo di preparazione alla comunione, necessario ai fedeli consci di peccato "mortale" se c'è abbondanza di confessori .
b) Ma, per sua natura, la partecipazione degna all'eucaristia, senza previa confessione, concede per se stessa la grazia rinnovatrice del perdono anche dei peccati gravi, perdono che a sua volta orienta il cristiano verso il sacramento della penitenza.
6° TEOLOGIA DELLA PENITENZA OGGI
La Penitenza non può essere compresa se non partendo dall' evento pasquale di Cristo: Cristo ha dato la sua vita, ha vinto il male.
Nella Penitenza il peccatore compie un gesto di conversione e riconciliazione con Dio e con la Chiesa e questo gesto lo compie nella Chiesa e per mezzo della Chiesa in virtù di una funzione speciale affidatale da Cristo.
La Penitenza richiede anche l'impegno persona le che si manifesta con: a) La contrizione: Dio offre la sua grazia e rende possibile la conversione, tuttavia non ci sarebbe nemmeno riconciliazione e conversione se il peccatore rimanesse attaccato al suo atteggiamento di rifiuto di Dio e degli altri. Occorre quindi che l'uomo sia pentito del male commesso e desideri non farlo più, cioè si orienti radicalmente verso Dio e gli altri. b) La confessione dei peccati: il pentimento dei peccati deve esprimersi in modo ecclesiale: la confessione diventa questo segno ecclesiale, segno di fede, atto di culto. c) La soddisfazione o riparazione del peccato. L'accettazione di opere penitenziali in riparazione del peccato è segno e manifestazione del distacco del peccatore dal suo peccato. Queste opere devono dunque essere orientate a capovolgere la mentalità instaurata dal peccato e a scuotere dall'immobilismo e dalle difficoltà che si prova nel lottare contro le abitudini già prese.
1 riconciliarsi significa:
Accogliere l'invito di Dio che ti vuole amare perdonandoti
"La più grande infelicità è di non essere amati; la più grande disgrazia è di non amare". (Camus)
Ciascuno di noi era "nessuno". Ad un tratto Qualcuno ci ha chiamato siamo venuti all'esistenza. Il nostro nulla è stato amato dall'amore di Dio e tu che non eri nessuno, perché nessuno ti amava, sei diventato "FIGLIO DI DIO...".
Ma col peccato l'uomo è ritornato ad essere NULLA... si è disintegrato, dissolto.
Dio tuttavia lo ha ri-amato, anzi perdonato, cioè amato ancora di più, fino a diventare egli stesso nulla (Gesù Cristo), perché l'uomo potesse ritornare ad essere qualcuno.
Nella riconciliazione tu ritorni ad essere qualcuno, perché Dio ti ama, anzi ti perdona, ti riama in un modo superlativo. Il perdono è la prova più grande di amore.
Confessarsi non è tanto dire:
"Signore, sono cattivo" (... e chi non lo sa!) ma dire: "Signore, quanto sei buono!".
Riconoscersi peccatori non è tanto dire
"Signore, ho sbagliato" ma proclamare:
"Signore, i l tuo amore è più forte di tutto e più grande di tutti i miei sbagli".
2 tre collegamenti
OGNI RICONCILIAZIONE OPERA TRE COLLEGAMENTI:
CON LA PAROLA DI DIO Essa è l'unica parola che ci contesta sempre. In essa ci sentiamo, da un lato giudicati, ma dall'altro ci sentiamo guidati dalla misericordia di Dio. E' parola "efficace": illumina la coscienza, muove al pentimento, fa rinascere la fiducia. Confrontati su di essa: prendi un brano della Bibbia per fare il tuo esame di coscienza. non dire "questa pagina l'ho già letta": la parola di Dio non è un romanzo, ma è una parola viva che ha sempre qualcosa da dirti.
CON LA COMUNITA' ECCLESIALE E UMANA Non è possibile riconciliarsi con Dio, senza cercare la riconciliazione con i fratelli. C'è nel tuo peccato una vera e propria "responsabilità" collettiva: il tuo peccato diminuisce l'amore nella Chiesa, la sua capacità di esserne segno per il mondo. Esso è sinonimo di egoismo che chiude e spezza i rapporti di fraternità con gli altri.
CON LA VITA La conversione è il Signore che, accolto, genera in te "una vita nuova". E' la storia di Zaccheo che, avendo accolto in casa sua Gesù, "cambia vita".
3 quattro pregiudizi da evitare
LA RICONCILIAZIONE:
Non è un "lavaggio automatico" Non pensare che la riconciliazione sia come il candeggio di una lavatrice donde si esce "bianchi bianchissimi", e si è pronti a ricominciare tutto come prima, passando così dal peccato alla confessione e dalla confessione al peccato, senza che nulla cambi. Prima di imparare a confessarti, impara a riconoscere i tuoi errori!
Non è una "operazione da sommozzatori" Non sei lì solo per scaricare i tuoi peccati e metterti a posto. Non farne un tuo sfogo per sentirti più "leggero", un' occasione per tormentarti andando a fondo marino. Cerca di sentire come il tuo peccato abbia offeso il mondo che ti circonda, i fratelli, tutto il popolo di Dio.
Non è la "filastrocca delle mancanze" Forse anche tu hai ridotto il sacramento ad uno dei suoi momenti: quello di andare a dire (in latino confiteor = dire) i tuoi peccati. Dice uno scrittore: "Se tu avessi incontrato fisicamente Cristo con la tua lista consueta dei peccati in mano, avresti compreso di colpo di non potergli dire nulla di quello che confessi abitualmente, perché sarebbe stato insignificante, inutile. E avresti di colpo saputo che Lui, il Cristo, era vivo, e ti conosceva, e amava proprio te, personalmente, mentre tu non ci avevi creduto mai: questo è il tuo vero peccato".
Non è il "passaporto per l'Eucaristia" Di solito ci si confessa per fare la e questo è giusto: anzi doveroso, perché ragazzi si accostano con leggerezza al dell'Eucaristia. Ma la riconciliazione ha anche un valore tutto suo! Per questo qualche volta va' a riceverla, solo per avere la gioia di sentirti perdonato da Dio.
4 tre passi d’obbligo
"Zaccheo, presto discendi, perché oggi voglio venire a casa tua". Tu, forse come Zaccheo, guardavi Gesù a passare, diretto verso altri. Lo guardavi dall'alto, sulla pianta della tua posizione comoda, e non pensavi che Lui passava di lì proprio per te; che l'incontro con te era stato messo in programma da lunga data. E ora, se vuoi, tocca a te fare dei passi. E la direzione è chiara.
Primo passo: è necessario scendere dalla pianta dello spettatore, curioso ai fatti degli altri. Ci vuole un po' di coraggio: guardare in basso e lasciarsi scivolare dal piedestallo della propria sicurezza.
Secondo passo: aprirgli la porta; ma quella di casa tua. Perché è lì a casa tua, nella tua coscienza, che le cose non sono a posto; è lì che divampano le guerre, che si operano gli sfruttamenti, che si scavano le divisioni razziste, che si covano gli egoismi del capitalismo più vero, che si estendono le terre dei senzadio... E lasciare che Gesù entri e veda.
Terzo passo: dire la parola che ti cambia da fariseo in pubblicano. Cioè: "Signore, abbi pietà di me, perché sono un povero peccatore!". Dire la parola che ti fa onesto: "Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te. Non sono più degno di essere chiamato tuo figlio; trattami come un servo...". Dire la parola che ti fa piccolo; la parola che Giuda non seppe dire, ma che Pietro ripeté tre volte, tremando di commozione: "Signore, tu lo sai che ti amo. Sì, ti amo, nonostante tutto!".
5 ricordati cinque cose
Il dolore dei peccati: Non sono le lacrime, non è un vago sentimentalismo. E' invece "la consapevolezza di aver infranto un'amicizia", di non aver tenuto fede ad una parola data e provare un vivo dispiacere per tutto questo.
L'esame di coscienza: E' il confrontare la tua vita con la persona di Gesù, con la sua parola... E' un confronto impegnativo... non puoi più tornare indietro.. .
L'accusa dei peccati: E' il raccontare al Signore, che ti ascolta nella persona del sacerdote, le tue miserie, i tuoi peccati. A questo dialogo prende parte il Signore, per dirti che, nonostante i tuoi peccati, anzi, proprio perché sei peccatore, lui ti vuole sempre bene.
Proponimento E' la sincera volontà di cambiare, di prendere sul serio la tua amicizia con Dio. E' imprimere alla tua vita il movimento contrario a quello che l'egoismo insistentemente impone.
Penitenza o soddisfazione Non è il pagamento di un debito. Non è la logica del "chi rompe, paga". E' il tentativo di ricostruire, mattone su mattone, l'amicizia di prima impegnandoti in qualcosa di concreto, a servizio dei fratelli. Potresti essere tu a fissare col sacerdote un proposito, un impegno, come frutto e verifica di un sincero pentimento.
Accogliere la Parola
Ogni peccato è un rifiuto dell'amore di Dio. Per prendere più pienamente coscienza della presenza del peccato nella nostra vita, ascoltiamo o leggiamo qualche brano della Bibbia: lasciamo risuonare nel nostro cuore le chiamate di Dio che ci ama. E’ infatti la parola di Dio che ci aiuta a conoscere i nostri peccati, ci chiama a conversione e ci infonde fiducia nella misericordia di Dio.
Le dieci parole di libertà
Io sono il Signore, tuo Dio
1. Non avrai altro Dio di fronte a me.
2. Non pronunziare invano il nome del Signore
3. Ricordati di santificare le feste.
4. Onora tuo padre e tua madre.
5. Non uccidere.
6. Non commettere atti impuri.
7. Non rubare.
8. Non pronunziare falsa testimonianza.
9. Non desiderare la donna d'altri.
10.Non desiderare la roba d'altri.
Giovanni 13, 34-35
"Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli
uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per
gli altri".
Matteo 6, 14-15
Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro
colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi;
ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le
vostre colpe.
Luca 15, 1- 7
Si
avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo.
I farisei e gli scribi mormoravano: "Costui riceve i peccatori e mangia con
loro".
Allora egli disse loro questa parabola:
"Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel
deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova?
Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento,
va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché ho
trovato la mia pecora che era perduta.
Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per
novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione".
Colossesi 1, 12-14
ringraziando con gioia il Padre che ci ha messi
in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce.
E' lui infatti che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti
nel regno del suo Figlio diletto,
per opera del quale abbiamo la redenzione, la remissione dei peccati.
Matteo 5,3-12
"Beati
i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati gli afflitti, perché saranno consolati.
Beati i miti, perché erediteranno la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei
cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni
sorta di male contro di voi per causa mia.
Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così
infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi".
Esame di coscienza
1. LA NOSTRA IDOLATRIA
Il rito liturgico del battesimo degli adulti dà per scontato che anche i moderni (senza più credere né in Giove né in altri idoli falsi e bugiardi) sono però tutti tentati di idolatria. Suppone cioè che tutti si abbia in testa una "falsa religione", e si sia dunque colpevoli contro il primo comandamento. Verifichiamo:
Gli idoli: la carriera. Il bisogno di primeggiare. I soldi. La salute innanzitutto. Di questa roba, si fa il fine vero della vita. E' idolo ciò che diventa il simbolo supremo della nostra dedizione, il "movente" che ci porta ad agire. E' Dio o è l'idolo che ci spinge a vivere?
Quand'è stata l'ultima volta che ti sei interrogato sul serio su "perché" si vive? Quanto tempo ti sei preso per riflettere sul significato del bene, del male, dell'amore, della sofferenza, della morte, dell'al di là?
Più semplicemente, preghi? E la preghiera è solo la classica formula di scongiuro, quando le cose vanno male? O è riflessione ragionata dei fatti fondamentali della vita tua e degli altri? I tuoi atti di culto sono solo mettere a posto la coscienza, e più, libero finalmente di passare "seri" della vita?
Ti pare di fare abbastanza per coltivare (e cioè verificare e accrescere) le tue idee religiose: approfitti di qualche conferenza, di qualche lettura, di qualche incontro sul tema?
Che spazio dai alla Provvidenza nella tua vita? Sai davvero cosa vuol dire sperare in Dio? Gesù ci insegna a lasciarci vestire da lui come i gigli del campo; a farci nutrire da lui come gli uccelli dell'aria: cerchiamo prima di ogni al tra cosa il regno di Dio, o ci fidiamo solo quando abbiamo noi provveduto a noi stessi?
2. BISOGNA ANCHE PARLARE DI SOLDI
Quello del denaro i il primo campo della verifica religiosa: il nostro cuore é là dove é il nostro tesoro; non si può essere amici al tempo stesso di Dio e di mammona, servi di due padroni.
Sei servo o padrone del denaro?
Il tuo lavoro é così assillante da non darti il tempo per vivere la "gratuità" del far piacere, del vivere anche di poesia e di affettuosità, di contemplazione, di servizio?
Quanti amici hai? E ti dai il tempo di coltivare le tue amicizie, anche perdendoci? Ti rendi conto di quante forze interiori (prima di tutte l'amore!) vengono soffocate dall'eccessiva preoccupazione economica? Quando guardi gli altri, li vedi solo dal punto di vista del rendimento e dell'efficienza (quello sì che è bravo, quello sa il fatto suo, quella é persona rispettabile; non quell'altro che...): sai accorgerti di quante bellezze esistano a volte nei vecchi, negli inabili, nelle persone di "minor" conto?
Oppure lavori poco, manchi di tenuta, tendi a sfruttare la società e i suoi servizi, magari imbrogliando i fatti a tuo favore?
3. SESSO E AMORE
La sessualità come il denaro è un'ottima serva e una pessima padrona. Il piacere può diventare un'ossessione, che crea "dipendenza", e cioè subordina ogni altro interesse umano al soddisfacimento di un "bisogno" squilibrato che impedisce la nostra libertà. Il peccato di abuso della sessualità - oltre a mettere in noi l'assillo dello sfruttamento edonista del nostro corpo ci porta poi a volerci impadronire dell'altro come di un mezzo per il nostro piacere. La virtù consiste, all'opposto, nell'amore disinteressato e nella totale dedizione di si (cf. il documento vaticano "Orientamenti educativi", nov. 1983).
Sei capace di subordinare le tue emozioni alla ragione? Ti lasci invece trascinare dagli impulsi? Il tuo è un amore maturo, sereno, equilibrato, o i solo "passione"?
Sei capace di affetto, di fiducia, di amicizia, di gentilezza, di comprensione, di fedeltà? (e la fedeltà non i solo non tradire: i dedicare la propria vita, i non ritrattare il proprio dono!). Hai coscienza di dover riconquistare ogni giorno il tuo amore, con opere concrete di servizio e di attenzione; o lasci che l'amore venga da si, quasi cadesse dal cielo come la pioggia o il bel tempo?
C'é anche un egoismo di coppia, un chiudersi dietro le porte della propria casa in modo da tenere fuori gli altri: ti pare che, se mancassi tu d'improvviso, gli altri davvero perderebbero in aiuto e in compagnia? O non ci perderebbero niente, visto che spesso ci si limita a non far loro del male?
Ti dedichi ai figli? Li rispetti, li lasci crescere, favorisci la loro presa di responsabilità? O li assoggetti sempre e soltanto ai tuoi progetti? Sai guidarli, con discrezione e tatto, ma con lealtà, nelle scelte religiose e umane che li vedono alle strette? Sei più preoccupato della loro salute e del loro avvenire economico, che non della loro vera personalità?
Sei egoista nel decidere di limitare il numero dei figli? (il peccato sta soprattutto nell'egoismo: la contraccezione motivata da problemi di prudenza "non è certo valutabile nella sua gravità" pari a quella voluta solo per il comodo della coppia, insegnano i vescovi italiani). E nei mezzi per regolare le nascite cerchi di scegliere, possibilmente, quelli che sono "naturali", o ti comporti come se un metodo davvero equivalesse all'altro?
4. IN FONDO C'E' LA PAURA
Il prendere la propria croce ogni giorno è condizione base per seguire Gesù. Cercare a ogni costo gli sconti, e cioè sfuggire la propria responsabilità, evitare il dovere perché è duro; oppure avvilirsi, scoraggiarsi, lasciarsi andare a crisi nevrotiche: ecco quello che significa "non" portare dignitosamente la proprIa croce.
Altro il dolore, altro il malumore: dove per malumore si intende un eccesso di attenzione a se stessi, tale da farci preoccupati anche dove non c'è motivo. Altro sofferenza, altro angoscia: e l'angoscia è un di più inutile di allarmismo. Sei facilmente scoraggiato? Coltivi quegli interminabili monologhi interiori in cui ti lamenti e maledici la tua sorte?
“Il malumore è una specie di pigrizia" (Goethe); e ne uccide più l'avvilimento che la malvagità: sei capace di tener duro nell'adempimento dei tuoi doveri anche nei momenti di crisi; o lasci andare tutto quando ti sembra che niente valga più la pena? (e questa sarebbe una forma di rinuncia alla vita, un sottilissimo suicidio con il contagocce!)
Certe sofferenze si vincono reagendo: certe al tre sono inevitabili. Sai distinguere le prime dalle seconde? E davanti ai dolori che per necessità non resta che sopportare sai "credere" che la croce tua deve completare quello che manca alle sofferenze di Cristo? La croce non è solo un malanno da insultare, è anche il mezzo che Cristo ha scelto per salvare gli uomini...
Sai combattere contro i malanni degli altri? Aiuti i malati, i deboli, gli avviliti? Le tue scelte sociali e politiche tengono conto che il nostro debito non è verso i soldi, ma verso la felicità più estesa possibile, a vantaggio soprattutto dei più diseredati?
5. IL SEMPITERNO SCHEMA: PADRONE/SERVO
Il mondo è basato sulla volontà di potenza: il più forte sottomette il debole. Il debole, dopo averle prese dai più forti, si rifà a sua volta con i più deboli di lui. 11 colonialismo, la violenza, la repressione, non sono solo malanni politici. E' proprio il cuore dell' uomo che è imbevuto di prepotenza. Satana, il signore di questo mondo (Gv. 12,31) è nativamente omicida (8,44): la violenza è per definizione "satanica".
Vuoi sempre aver ragione? Sei capace - ascoltando - di cambiar parere, o sei "tutto d'un pezzo", eufemismo per dire testardo?
Sei capace di collaborare, di obbedire, di prestare aiuto servizievole: o ti fai servire?
Sei vile di fronte ai più forti, chinando la schiena per servilismo? Sei il tipo che si lascia andare alle adulazioni? Sei villano con i piccoli e gli inermi?
Hai l'istinto del dominio, provi un certo bisogno sadico di punire, di "rimettere le cose a posto"? La volontà di "far giustizia" è l'indice tipico dell'animo malvagio... che si maschera dietro la scusa dell'equità.
Sono molte le persone "antipatiche" che conosci? Ti accorgi che l'antipatia quasi sempre deriva dal fatto che l'altro ti fa il torto di non pensarla come te? O dall' invidia, perché lui è più bravo? O dall'interesse, perché vorresti tu quello che lui si è preso? E le tue antipatie sono così forti da diventare motivo di azioni aggressive, e non solo sentimenti interni?
Oppure non degni di uno sguardo - semplicemente non vedi le persone che giudichi insignificanti"?
Rito della penitenza
Durante una celebrazione comunitaria del sacramento della penitenza ci presentiamo al sacerdote confessore e gli diciamo solamente i nostri peccati e riceviamo personalmente l’assoluzione. In una celebrazione individuale del sacramento della penitenza è opportuno, invece, soprattutto se il sacerdote confessore non ci conosce, ambientare la nostra confessione nel periodo e nelle situazioni che concretamente stiamo vivendo.
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
Il sacerdote si rivolge al penitente con queste parole o altre simili
Il Signore, che illumina con la fede i nostri cuori,
ti dia una vera conoscenza dei tuoi peccati e della sua misericordia. Amen.
Il sacerdote, ricorda al penitente qualche testo della sacra scrittura, in cui si parla della misericordia di Dio e viene rivolto all’uomo l’invito a confessarsi. Il penitente confessa i propri peccati; ascolta le parole del sacerdote; accetta l’esercizio penitenziale che gli viene proposto e, invitato dal sacerdote manifesta la sua contrizione recitando l’atto di dolore o qualche altra formula simile, per esempio:
1^ Formula
Mio Dio, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati, perché peccando ho meritato i tuoi castighi e molto più perché ho offeso te, infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa. Propongo col tuo santo aiuto di non offenderti mai più e di sfuggire le occasioni prossime di peccato. Signore, misericordia, perdonami.
2^ Formula
Confesso a Dio onnipotente e a voi, fratelli, che ho molto peccato in pensieri, parole, opere e omissionI, per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa. E supplico la beata sempre Vergine Maria, gli Angeli, i Santi e voi, fratelli, di pregare per me il Signore Dio nostro.
3^ Formula
Ricordati, Signore, del tuo amore, della tua fedeltà che è da sempre. Non ricordare i miei peccati:
ricordati di me nella tua misericordia, per la tua bontà, Signore. (Sal. 24,6-7)
4^ Formula
Lavami, Signore, da tutte le mie colpe, mondami dal mio peccato.
Riconosco la mia colpa, il mio peccato mi sta sempre dinanzi. (Sal. 50,4-5)
5^ Formula
Padre, ho peccato contro di Te, non sono più degno di esser chiamato tuo figlio Abbi pietà di me peccatore. (Lc. 15,18; 18,13)
Il sacerdote stese le mani sul capo del penitente dice:
Dio, Padre di misericordia, che ha riconciliato a sé il mondo nella morte e risurrezione del suo Figlio, e ha effuso lo Spirito santo per la remissione dei peccati, ti conceda, mediante il ministero della chiesa, il perdono e la pace.
E io ti assolvo dai tuoi peccati nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo. Amen.
Preghiera
Ecco una raccolta di salmi e di preghiere che possono preparare o accompagnare la confessione o diventare spunto di ringraziamento e volontà di proposito.
ALCUNI SALMI PENITENZIALI :
1 - INVOCAZIONE ALLA MISERICORDIA DI DIO (Salmo 6)
Signore, non punirmi nel tuo sdegno, non castigarmi nel tuo furore.
Pietà di me, Signore: vengo meno; risanami, Signore: tremano le mie ossa.
L'anima mia e tutta sconvolta, ma tu, Signore, fino a quando...?
Volgiti, Signore, a liberarmi, salvami per la tua misericordia.
Nessuno tra i morti ti ricorda. Chi negli inferi canta le tue lodi?
Sono stremato dai lunghi lamenti, ogni notte inondo di pianto il mio giaciglio,
irroro di lacrime il mio letto. I miei occhi si consumano nel dolore,
invecchio fra tanti. miei oppressori. Via da me voi tutti che fate il male,
il Signore ascolta la voce del mio pianto; il Signore ascolta la mia supplica,
il Signore accoglie la mia preghiera. Arrossiscano e tremino i miei nemici,
confusi, indietreggino all'istante.
2 - CONFESSIONE DEL PECCATO E PERDONO DI DIO (Salmo 32)
Beato l'uomo a cui è rimessa la colpa, e perdonato il peccato.
Beato l'uomo a cui Dio non imputa alcun male e nel cui spirito non è inganno.
Tacevo e si logoravano le mie ossa, mentre gemevo tutto il giorno.
Giorno e notte pesava su di me la tua mano, come per arsura d'estate inaridiva il mio vigore.
Ti ho manifestato il mio peccato, non ho tenuto nascosto il mio errore.
Ho detto: "Confesserò al Signore le mie colpe" e tu hai rimesso la malizia del mio peccato.
Per questo ti prega ogni fedele nel tempo dell'angoscia.
Quando irromperanno grandi acque non lo potranno raggiungere.
Tu sei il mio rifugio, mi preservi dal pericolo, mi circondi di esultanza per la salvezza.
Ti farò saggio, t'indicherò la via da seguire; con gli occhi su di te, ti darò consiglio.
Gioite nel Signore ed esultate, giusti, giubilate, voi tutti, retti di cuore.
3 - PENTIMENTO E DESIDERIO DI VITA NUOVA (Salmo 50)
Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia; nella tua grande bontà cancella il mio peccato.
Lavami da tutte le mie colpe, mondami dal mio peccato.
Riconosco la mia colpa, il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
Contro di te, contro te solo ho peccato, quello che è male ai tuoi occhi, io l'ho fatto;
perciò sei giusto quando parli, retto nel tuo giudizio.
Ecco, nella colpa sono stato generato, nel peccato mi ha concepito mia madre.
Ma tu vuoi la sincerità del cuore e nell'intimo m'insegni la sapienza.
Purificami con issopo e sarò mondo; lavami e sarò più bianco della neve.
Fammi sentire gioia e letizia, esulteranno le ossa che hai spezzato.
Distogli lo sguardo dai miei peccati, cancella tutte le mie colpe.
Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo.
Non respingermi dalla tua presenza e non privarmi del tuo santo spirito.
Rendimi la gioia di essere salvato, sostieni in me un animo generoso.
Insegnerò agli erranti le tue vie e i peccatori a te ritorneranno.
Liberami dal sangue, Dio, Dio mia salvezza, la mia lingua esalterà la tua giustizia.
Signore, apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode;
poiché non gradisci il sacrificio e, se offro olocausti, non li accetti.
Uno spirito contrito è sacrificio a Dio, un cuore affranto e umiliato, Dio, tu non disprezzi.
4 - GRIDO A DIO DI UN PECCATORE (dal Salmo 38)
Non rimproverarmi, Signore nel tuo sdegno, non punirmi nel tuo furore.
I miei peccati ricadono su di me e mi opprimono. Sono sfinito e stanco,
grido perché sono angosciato. Tu sai, o Signore, ogni mio desiderio.
Gli amici e i compagni mi hanno abbandonato, i miei nemici sono pronti ad uccidermi.
Ma io faccio finta di niente, come un uomo che non comprende.
Ma io spero in te, o Signore; tocca a te rispondere.
Ti chiedo questo; non approfittino della mia sconfitta.
Troppi mi odiano senza motivo, quello a cui ho fatto del bene mI accusa.
O Signore, non abbandonarmi. Non stare lontano da me. Vieni presto in mio aiuto.
5 - CANTO DI PENTIMENTO (Salmo 130)
Dal profondo a te grido, o Signore; Signore, ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti alla voce della mia preghiera.
Se consideri le colpe, Signore, Signore, ci potrà sussistere?
Ma presso di te è il perdono: e avremo il tuo timore.
lo spero nel Signore, l'anima mia spera nella sua parola.
l'anima mia attende il Signore più che le sentinelle l'aurora.
Israele attenda il Signore, perché presso il Signore è la misericordia
e grande presso di lui la redenzione. Egli redimerà Israele da tutte le sue colpe.
6 - ALLA MIA INVOCAZIONE DIO RISPONDE SEMPRE
Signore, ascolta la mia preghiera, e il mio grido giunga sino a te.
Non nascondere da me il tuo volto nel momento di bisogno.
Tendi verso di me il tuo orecchio: quando ti chiamo rispondimi.
Sono a terra, non riesco ad interessarmi a niente.
Chi mi era amico ora sparla di me. Il Signore ascolterà la preghiera dell'oppresso,
perché non ha disprezzato la sua richiesta. Si scriva questo per le popolazioni future:
un popolo nuovo loderà il Signore, perché dai cieli ha guardato sulla terra
per ascoltare il sospiro del prigioniero, per liberare i condannati alla morte.
Tutti avranno una casa per abitare, Dio li avrà vicino a sé.
Si aduneranno i popoli e le nazioni per lodare insieme il Signore.
Per intanto, hai fiaccato la mia forza, o Signore.
Non prendermi alla metà della mia vita, fammi vivere tutti i miei anni.
Da tempo hai creato la terra, i cieli sono opera delle tue mani,
ma i cieli periranno e tu continuerai a esistere; si consumeranno come un vestito,
li rinnoverai come si cambia un vestito, ma tu resti e i tuoi anni non finiscono
7 - LA GIOIA DI MARIA E' LA NOSTRA
"l'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni
mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente
e Santo è il suo nome:di generazione in generazione la sua misericordia
si stende su quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato a mani vuote i ricchi. Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri,
ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre".
DALLA LITURGIA
8 - DIO OPERATORE DI MISERICORDIA E DI PACE
"Riconosciamo il tuo amore di Padre quando pieghi la durezza dell'uomo, e in un mondo lacerato da lotte e discordie, lo rendi disponibile alla riconciliazione. Con la forza dello Spirito tu agisci nell'intimo dei cuori, perché i nemici si aprano al dialogo, gli avversari si stringano la mano e i popoli si incontrino nella concordia. Per tuo dono, o Padre, la ricerca sincera della pace estingue le contese, l'amore vince l'odio e la vendetta é disarmata dal perdono".
(Dalla Preghiera eucaristica della riconciliazione II)
9 - GESU' MANO DEL PERDONO DI DIO
"Noi ti benediciamo, Dio onnipotente, Signore del cielo e della terra, per Gesù Cristo tuo Figlio venuto nel tuo nome: egli é la mano che tendi ai peccatori, la parola che ci salva, la via che ci guida alla pace. Tutti ci siamo allontanati da te, ma tu stesso, o Dio nostro Padre, ti sei fatto vicino ad ogni uomo; con il sacrificio del tuo Cristo, consegnato alla morte per noi, ci riconduci al tuo amore, perché anche noi ci doniamo ai nostri fratelli". (Dalla Preghiera eucaristica della riconciliazione II)
10 - SIGNORE, SEI TU L'ACCOGLIENZA PIU' GRANDE NELLA MIA VITA
Accoglimi dunque, Gesù Cristo, vero amico degli uomini, allo stesso modo con cui accogliesti la peccatrice, il buon ladrone, il pubblicano e il figlio prodigo; liberami dal peso opprimente dei miei peccati. Tu che togli i peccati dal mondo, guarisci le infermità degli uomini e invita a riposarsi in te coloro che sono stanchi e afflitti. Tu che non sei venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori a penitenza, purificami da ogni macchia del corpo e dello spirito, e insegnami a diventare migliore. Amen.
11 - DIMENTICA, SIGNORE
Ti rendiamo grazie, o Signore; perché hai fatto sentire il tuo appello a quelli che erano caduti, hai scelto per tuoi discepoli quelli che avevano peccato, non hai tenuto conto della condanna che pesava su di noi. Ci hai redenti col sangue prezioso e immacolato del tuo unico Figlio. Eravamo morti e ci hai fatti rinascere, anima e corpo, nello Spirito. Eravamo sporchi e tu ci hai resi puri. Ti preghiamo: dacci la forza di realizzare i santi propositi, e non ricordarti dei peccati che abbiamo commesso e che continuiamo a commettere. Dimentica gli errori di cui siamo colpevoli giorno e notte. Ricordati, o Signore, che cadiamo facilmente. l tuoi uomini sono deboli. Amen.
12 - DALLA LITURGIA PER LA RICONCILIAZIONE DI PIU' PENITENTI
Dio onnipotente e misericordioso, che in modo mirabile hai creato l'uomo e in modo più mirabile l'hai redento, tu non abbandoni il peccatore, ma lo cerchi con amore di Padre.
Nella passione del tuo Figlio hai vinto il peccato e la morte e nella sua risurrezione ci hai ridato la vita e la gioia. Tu hai effuso nei nostri cuori lo Spirito Santo, per farci tuoi figli ed eredi; tu sempre ci rinnovi con i sacramenti di salvezza, perché, liberati dalla schiavitù del peccato, siamo trasformati di giorno in giorno nell'immagine del tuo diletto Figlio. Noi ti lodiamo e ti benediciamo, Signore, in comunione con tutta la chiesa, per queste meraviglie della tua misericordia, e con la parola, il cuore e le opere innalziamo a te un canto nuovo. A te gloria, o Padre, per Cristo, nello Spirito Santo, ora e nei secoli eterni.
Padre santo, che nella tua bontà ci hai rinnovati a immagine del tuo Figlio, fa' che tutta la nostra vita diventi segno e testimonianza del tuo amore misericordioso. Per Cristo nostro Signore. Dio onnipotente ed eterno, che ci correggi con giustizia e perdoni con infinita clemenza, ricevi il nostro umile ringraziamento.
Tu che nella tua provvidenza tutto disponi secondo un disegno di amore, fa' che, accogliendo in noi la grazia perdono portiamo frutti di conversione e viviamo sempre nella tua amicizia. Per Cristo nostro Signore. o Dio, sorgente di ogni bene, che hai tanto amato il mondo da donare il tuo unico Figlio per la nostra salvezza, noi t'invochiamo per mezzo di lui che con la sua passione ci ha redenti, con la sua risurrezione ci ha glorificati. Guarda questa tua famiglia riunita nel suo nome, infondi in noi la venerazione e l'amore finale per te, la fede nel cuore, la giustizia nelle opere, la verità nelle parole, la rettitudine nelle azioni, perché al termine della vita possiamo ottenere l'eredità eterna del tuo regno. Per Cristo nostro Signore.
Signore Gesù Cristo, ricco di misericordia e di perdono, che hai voluto assumere la nostra natura umana per sostenerci fra le prove della vita con l'esempio della tua umiltà e paziènza, aiutaci a custodire i benefici della tua redenzione e fa' che mediante una sincera penitenza risorgiamo dalle nostre cadute. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.
O Dio, che nella grandezza della tua misericordia da peccatori ci trasformi in giusti e dalla tristezza del peccato ci fai passare alla gioia della vita nuova, assistici con la potenza del tuo Spirito, perché accogliendo il dono della giustificazione mediante la fede perseveriamo fino al giorno di Cristo Signore, che vive e regna nei secoli dei secoli.
O Dio nostro Padre, che ci hai riconciliati a te con la remissione dei peccati, fa' che impariamo a perdonare l'un l'altro le nostre offese e diveniamo operatori di pace nel mondo. Per Cristo nostro Signore.
Oggi mi ricevi come ospite alla tua cena mirabile, Figlio di Dio. Non confiderò questo mistero ai tuoi nemici non ti darò un bacio come quello di Giuda; ma come il buon ladrone ti riconoscerò pregando: "Ricordati di me, Signore, nel tuo regno".
13 - LA RICONCILIAZIONE: UNA SPERANZA NUOVA
Tu o Signore, tieni la mia mano e mi guidi con fermezza, sei al mio fianco sempre e dovunque. Mentre io cammino e mi appoggio a te, tu porti il mio carico pesante. Mi mandi una speranza sempre nuova mi guidi in un mondo nuovo. Io riconosco in ogni uomo un amico, in ogni incontro, dei fratelli. (Preghiera induista)
PREGHIERE DI CRISTIANI
14 - PREGHIERA DEI PRIMI CRISTIANI
Dio, Dio di verità, Creatore dell'universo, Signore di ogni creatura, ricolma questo tuo figlio della tua benedizione; conservalo puro nella nuova nascita, fallo partecipe delle tue virtù, perché ha ricevuto la tua grazia divina e benefica. Conservalo per te,
fino alla fine, o Creatore universale, per il tuo Figlio unico, Gesù Cristo, per il quale ti siano resi gloria e onore in tutti i secoli dei secoli. Amen.
15 - ENTRATE TUTTI NELLA GIOIA DEL SIGNORE RISORTO
Entrate tutti nella gioia del Signore risorto, ricchi e poveri, danzate insieme, rallegratevi oggi. Nessuno pianga la sua miseria: si è aperto a tutti il regno. Nessuno si rattristi per i suoi peccati; il perdono si è levato dal sepolcro. Nessuno tema la morte: ci ha liberati dalla morte il Signore. Cristo è risorto e nessun morto resta nel sepolcro. Cristo, risorto dalla morte, è il capo di coloro che dormono. A lui gloria e potenza nei secoli dei secoli. A m e n.
16 - SIGNORE,LA MIA SPERANZA SEI TU
Signore, Dio mio, mia unica speranza, ascoltami. Non permettere che per pigrizia abbandoni le tue orme; fa' piuttosto che io desideri ardentemente il tuo volto. Dammi la forza di cercare. Tu che mi hai fatto trovare e mi hai dato la speranza di trovarti sempre di più. Di fronte a te stanno la mia forza e la mia debolezza; custodisci la mia fortezza, cura la mia debolezza. Di fronte a te, la mia scienza e la mia ignoranza: se mi hai aperto, ricevimi quando arriverò, se hai chiuso la porta per me, apri alla mia nuova chiamata. (Sant'Agostino)
17 - SIGNORE, FA' DI NOI DEGLI ESSERI VIVI
Noi ti seguiamo, o Signore Gesù: ma, per poterti seguire, chiamaci, perché senza di Te nessuno procede innanzi. Poiché tu solo sei Via, Verità, Vita... Accoglici come una via comoda e invitante. Rassicuraci come la verità sa rassicurare. Fa' di noi degli esseri vivi perché tu sei la vita. (s. Ambrogio)
18 - BEATI I MISERICORDIOSI PERCHE' TROVERANNO MISERICORDIA
Noi siamo dei calcolatori, giudichiamo, condanniamo, pretendiamo di aver sempre l'ultima parola, noi contiamo le offese e prepariamo le rivincite, mentre tu, Signore, perdoni, tu dai fiducia, tu fondi il tuo rapporto con noi sull'amore disinteressato e sulla libertà.
Tu che con gioia accogli il figlio prodigo, tu che abbandoni tutto per cercare la pecorella smarrita, tu che prendi a cuore l'operaio dell'undicesima ora, in un fantastico atteggiamento di fede, di speranza e di carità, Dio di bontà e di amore, di gioia e di gratuità, rendici riflesso della tua misericordia.
Aiutaci, Signore, a stabilire la pace in noi stessi non come un armistizio o un compromesso, ma come una conquista e una vittoria sulle nostre debolezze e le nostre contraddizioni.
Riconciliati con noi stessi, andremo con gli altri e ci batteremo con tutte le nostre forze contro i privilegi, l'oppressione, il disordine riconosciuto, perché non ci può essere pace senza giustizia.
Non ci può essere pace senz'amore, senza il riconoscimento e il rispetto dell'altro: persona, classe sociale, popolo o razza.
Liberati da ogni risentimento, incapaci di offendere, fa' di noi, Signore, portatori di riconciliazione.
Insegnaci, Signore, a vivere secondo le beatitudini, progetto di vita e di verità. Insegnaci a distinguere, per mezzo di esse, l'essenziale dall'accessorio, l'eterno dal temporaneo, il provvisorio dal secondario.
Liberaci da ogni paura: la paura di essere irriso, la paura di perdere un privilegio,la paura di sbagliare, la paura di soffrire.
Fa' che ci affidiamo totalmente alle beatitudini e così possiamo entrare nel tuo regno, il regno dell'amore. Amen.
19 - PREGHIERA DI ASCOLTO
lo mi siedo ai tuoi piedi, Signore. Fa' che la mia vita sia semplice e dritta come un flauto di canna, che tu possa riempire di soavi note. (da Tagore)
20 - IO DESIDERO TE
Io desidero te, soltanto te, il mio cuore lo ripete senza fine. Sono falsi e vuoti i desideri che continuamente mi distolgono da te.
Come la notte nell'oscurità cela il desiderio della luce, così nella profondità della mia incoscienza risuona questo grido: io desidero te, soltanto te. Come la tempesta cerca fine nella pace, anche se lotta contro la pace con tutta la sua furia, così la mia ribellione lotta contro il tuo amore, eppure grida:io desidero te, soltanto te. (Tagore)
21 - SIGNORE, DAMMI FORZA
Signore, di questo ti prego: colpisci, colpisci alla radice la miseria che è nel mio cuore. Dammi la forza di rendere il mio amore utile e fecondo al tuo servizio. Dammi la forza di non rinnegare mai il povero, di non piegare le ginocchia davanti all'insolenza dei potenti. Dammi la forza di elevare il pensiero sopra le meschinità della vita di ogni giorno e dammi la forza di arrendere con amore la mia forza alla tua volontà. (Gandhi)
22 - LIBERAMI, SIGNORE, DAGLI IDOLI
Liberami, Signore da tutte le schiavitù impostemi dalle convenzioni sociali, dall'ambiente in cui vivo, dalla moda, dai miei hobby, perché nella mia giornata piena di luce io possa donare ai fratelli. Signore, per poter pensare agli altri, insegnami ad accontentarmi sempre di poco, ad usare solo il necessario, a non crearmi delle esigenze, a non preoccuparmi di me stesso, più di quanto occorre per seguire te, per capire che tu sei l'unica ricchezza. (G. Volpi)
23 - SONO CADUTO, SIGNORE...
Ho vergogna di comparire davanti al mio amico, ho vergogna di comparire davanti a te, Signore, perché tu mi amavi e io ti ho dimenticato. Ti ho dimenticato perché ho pensato a me. Bisogna scegliere e io ho scelto. E la tua voce, il tuo sguardo, il tuo amore mi fanno male. Signore, non guardarmi così. Sono a terra, non ho più forze, non oso più promettere nulla, non posso che restare là, curvo, innanzi a te. Via, piccolo, rialza il capo. Se mi amassi non avresti dispiacere, ma avresti fiducia. Credi che l'amore di Dio abbia limiti? Credi che io abbia cessato un solo momento di amarti? Chiedimi perdono e poi rialzati vivamente. Perché, vedi, la cosa più grande non è cadere, ma restare a terra. (M. Quoist)
24 - RICONCILIAZIONE: IMPEGNO AD AMARE I FRATELLI
Gesù, maestro e amico: con la tua vita mi hai insegnato l'amore. Il tuo mandato è un mandato d'amore. E alla fine dei miei giorni mi esaminerai sull'amore. Io sento un desiderio imperioso di amore universale. Fai, Signore, che giammai tradisca l'amore. Che passi per il mondo seminando il bene. Che tutti trovino in me un discepolo dell'amore, fedele al tuo comando supremo. Amen. (F. Guarcia Salve)
25 - SIGNORE, SONO STATO UN PESSIMO AMICO
In tutto, Signore, io sono limitato: salute, cognizioni, modo di agire, attività: ma l'amore che è in me non conosce che i limiti datigli dal suo egoismo... Ho fuggito la santità, ho avuto timore, ho tergiversato, esitato, proceduto con calcoli meschini, proprio quando più si imponeva una piena disponibilità... Gesù, Signore, eccomi con le mie viltà e i miei sciocchi desideri. Concedimi la tua benevolenza e il tuo aiuto: ho veramente bisogno della tua infinita bontà. Dimentica il pessimo amico che sono stato: vorrei iniziare con te un’amicizia nuova, un' amicizia giovane e ardente, un'amicizia in cui tutto sia veramente comune, un'amicizia per la vita e per la morte. Dammi un cuore nuovo, un cuore fedele ed umile come quello di Maria, entusiasta e fiero come quello di Paolo. (P. Lyonnet)
26 - PREGHIERA PER I GIORNI IN CUI SI E' STANCHI DEGLI ALTRI
Quanto è faticoso, Signore, amare i propri fratelli! Ho tanto desiderio, a volte, di chiudermi nel cerchio intimo di un piccolo gruppo di amici, che comprendo immediatamente, che conosco così bene, la cui presenza ha sempre lo stesso calore, simpatia, la stessa pace rassicurante, stavo per dire confortevole. Ma tutti gli altri, Signore, quanto mi costa ad accoglierli! Signore, fa che io non chiuda mai il mio cuore agli altri. Fa' che io non dica mai: "Non vi capisco". Fa' che non appunti mai su nessuno un'etichetta da museo, una scheda di informazioni: "Costui è questo o quello". Signore, aiutami a non classificare mai i miei fratelli. (Jerphagon)
27 - QUANDO l NOSTRI PECCATI CI MUOVONO A SDEGNO
Ci sono dei giorni in cui i nostri peccati ci muovono a sdegno. Rivelati a noi in quei momenti. Insegnaci che, se il cuore ci condanna, il tuo amore ci accoglie, in Colui che ha parole di vita eterna, Gesù Cristo, salvezza del mondo, che vive e regna con te e con lo Spirito nella tenerezza dei secoli eterni. (P. Griolet)
28 - M A R l A
Santa Maria, Madre di Dio, conservami un cuore di fanciullo, puro e limpido come acqua sorgente. Ottienimi un cuore semplice che non si ripieghi ad assaporare le proprie tristezze; un cuore magnanimo nel donarsi, facile alla compassione; un cuore fedele e generoso che non dimentica alcun beneficio e non serba rancore di alcun male. Formami un cuore dolce e umile che ami senza esigere di essere riamato, contento di scomparire in altri cuori, sacrificandosi davanti al tuo Figlio divino; un cuore grande e indomabile, così che nessuna ingratitudine lo possa chiudere e nessuna indifferenza lo possa stancare; un cuore tormentato dalla passione della gloria di Gesù Cristo, ferito dal suo amore e la cui piaga non rimargini se non in cielo. Amen.
(L. De Grandmaison)
Tentando uno risposta ad alcune vostre domande…
“PER SUA PENITENZA...”
So che una volta nella confessione veniva data una penitenza consistente a dimostrare la buona volontà del pentimento. Oggi o il sacerdote ti dice: “E’ già un atto di penitenza essere venuti a chiedere il perdono” , o ti dice di dire una preghiera. Ma pregare è una penitenza?
La "penitenza" che il confessore impone al penitente (magari le solite tre Ave Maria: non si può dire, purtroppo, che i confessori abbondino di fantasia nel proporzionare la pena al nostro peccato) è solo il simbolo di una penitenza più lunga e più ampia, che consiste nella lotta per convertire la propria vita. Ed è quest'ultima che conta. Il simbolo tuttavia non dovrebbe essere insignificante. I vescovi hanno insistito perché si ritorni ad apprezzare forme più consistenti di penitenza rituale: mostrando di prediligere - insieme all'elemosina il digiuno e il pellegrinaggio. Difficilmente il confessore avrà il coraggio di chiederceli: e fa male, beninteso. Ma perché non aggiungere noi stessi qualcosa di serio alla pia pratica chiestaci dal confessore? Anche noi abbiamo voce in capitolo, anche noi siamo per la nostra parte ministri della penitenza. Tenendo per certo che non c'è forma migliore di riconciliazione che quella fatta a vantaggio degli altri, in comunione con gli altri, quasi a dare visibilità alla riconciliazione grande che nasce dal sacramento.
QUANDO NON SI SA CHE COSA DIRE
“Non so cosa dire: mi confesserei, ma non trovo niente da accusare..”
Il problema non è da poco: infatti, quando non si sa che cosa dire al confessore, è segno che non si sa che cosa dire nemmeno a noi stessi sul nostro peccato: e con questo si rischia di volerci considerare "giusti" come i farisei, si vorrebbe quasi pretendere di non aver bisogno del perdono di Dio. Ed è una delle presunzioni più inquietanti!
Eppure può essere vero che non si sia avuto occasione di commettere colpe esterne ben individuabili contro la legge di Dio. Se è l'occasione che fa l'uomo ladro, chi non ne ha avuto la possibilità può benissimo aver evitato il furto... cosa che non documenta ancora la sua onestà a tutta prova! In noi esiste sempre, non si interrompe mai, l'inclinazione all'orgoglio, all'avarizia, alla lussuria. Chi è senza questi vizi, scagli la prima pietra! Ed è in questo che abbiamo bisogno del perdono di Dio.
Se tuttavia uno non riesce a documentarsi nessuna debolezza esterna in fatto dei tre vizi capitali (ed è difficile!), provi a interrogarsi se non abbia peccato di "omissione", se cioè non abbia fatto troppo poco nell'osservanza positiva della carità verso Dio e il prossimo. Anche l'eventuale trascuratezza è colpa.
Nel caso che non si sia in grado (certamente per incapacità nell'esame di coscienza) di formulare un'accusa precisa verso noi stessi, per favore non si vada a confessarsi. Niente irrita tanto il confessore (anche se questo è i l meno). Il peggio è che in tal caso ci si "confesserebbe invano", si abbasserebbe la confessione a un nulla osta "per sentirsi più tranquilli"... pretendendo che il confessore si limiti a prender atto che siamo perfetti!
VENNERO I VENTI. MA LA CASA NON CROLLO'
"Quando non devo confessarmi? "
Gesù parla nel Vangelo della casa costruita sulla sabbia. Una magra impresa, perché all'imperversare dei venti e delle acque cade in rovina. Solo i prudenti, coloro che non hanno fretta nelle cose e scavano la roccia e vi fondano la casa, fanno opera duratura. Lo stesso discorso può applicarsi alle confessioni. Se ti sta a cuore fondare la tua confessione-conversione sulla roccia ti potrei suggerire qualche pista di riflessione:
Non confessarti se non ti sei preparato a cambiare vita: Ma a Pasqua? Non importa; meglio una pasqua di meno che un'ipocrisia di più. Dovendo fare in fretta con l'auto, non ti verrà mai in mente di ingranare subito la quarta. E perché nella confessione dovremmo partire da un fatto che deve essere piuttosto un punto di arrivo? Se la confessione è un "segno", suppone una realtà che la precede, cioè suppone tutto un lavoro di volontà che prende coscienza della propria povertà spirituale (pentimento) e decide di incontrare Cristo in cui iniziare la vita nuova (proponimento). Ora tutto questo processo va preparato in precedenza. Il confessionale è un punto di arrivo, come una firma apposta a tutto un lungo discorso.
Non confessarti se non dopo aver cercato tempo, luogo e circostanze adatte: La Chiesa ha posto delle scadenze per la confessione: per molti sono diventate sostanza nel cammino di conversione, falsando tutto, riducendo la cosa più seria al formalismo più deludente. La tradizione ha pure creato circostanze d'abitudine: primo venerdì del mese, funerali, matrimoni, ecc. E l'abitudine di queste date può aver richiamato qualcuno dalla pigrizia, ma a tanti ha tolto il valore della spontaneità e della sincerità. Se vuoi fare una bella esperienza della confessione, sganciati dalle tradizioni e scegli il "tuo tempo giusto", quello in cui sei più disposto ad un incontro di fede, sei più libero per permettere una buona pausa di preghiera. E scegli il luogo e la circostanza; come scegli il negozio per il vestito giusto. Se è necessario prendi la macchina e fa' dei chilometri, ma cercati il posto adatto per incontrare l'abbraccio di Dio.
Non confessarti se hai paura di un dialogo sincero con il sacerdote... Non si tratta di dire dei peccati "in qualche modo" e strappare un' assoluzione. Il confessore deve incontrare te, non i tuoi peccati, deve poter entrare nell'intimo delle tue decisioni per poterti dire quella parola vera che, nel nome di Cristo, può determinare l'inizio o la direzione del tuo cammino di conversione. Se il dialogo fra te e quell'altro dell'oltre "grata" non avviene in profondità rimarrai sempre un deluso della confessione.
Non confessarti privatamente quando hai la possibilità di una "confessione comunitaria". E’ una conquista del Concilio. Se la carità è il grande comandamento, è soprattutto quando tentiamo di tornare al Padre che essa deve manifestarsi. Non puoi sentirti solo mentre stai chiedendo perdono: attorno a te si stringe tutta la comunità ecclesiale, come in ogni sacramento. La confessione comunitaria mette in evidenza questa realtà, convocando anche visibilmente i fratelli perché tutti insieme, pregando gli uni per gli altri, si ottenga il perdono del Padre comune. Inoltre, insieme nella funzione penitenziale, si chiede perdono a Dio dei peccati "comunitari" cioè delle colpe tipiche di ogni gruppo o comunità come tale.