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UNA PAROLA AL GIORNO

RIFLESSIONI  QUOTIDIANE  SULLA

PAROLA  DI  DIO

a cura di don Franco LOCCI

 

 

OTTOBRE 1987

 

 

GIOVEDI' 1  OTTOBRE

"Chi è il più grande nel regno dei cieli?"  (Mt. 18,1)

 

La domanda degli Apostoli è tipica del modo di ragionare degli uomini: chi é il più forte? chi il più bravo? chi il primo della classe? chi è che ha più potere? Nel regno dei cieli che Gesù ha già portato sulla terra, queste graduatorie non contano. Non ci sono concorsi, non meriti, benemerenze, spinte e bustarelle, c’è l’amore di Dio che guarda al cuore dell’uomo e, donando, sa leggervi la disponibilità e l’affetto. Quando due persone sono veramente innamorate l’una dell’altra non fanno graduatorie del bene: ogni gesto è atto di donazione, di amore completo e totale. Leggendo la vita dei santi come quella della piccola, grande santa di oggi ci troviamo davanti a gesti che noi nella nostra gretta mentalità chiamiamo esagerazioni, qualche volta addirittura pazzie di spiritualità: può essere vero e, umanamente, certi gesti dei santi possono sembrarci eccessi, ma se sapremo guardare il fine e il modo sempre ci appariranno fatti per amore: anche nella mia vita ogni gesto è dettato da amore vero?

 

 

VENERDI' 2  OTTOBRE

“Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli vedono sempre la faccia del Padre mio che é nei cieli”.  (Mt. 18,10)

 

Per poco ci cascavo un’altra volta: davanti a questa frase mi è venuta voglia di andare a cercare su un Dizionario Biblico tutto quello che riguarda gli angeli: ci saranno o no? sono frutto di mitologie antiche oppure sono presenze...? E’ il solito modo di non risolvere problemi o di sentirsi buoni, dotti senza compromettersi troppo. E allora rileggo questa frase e mi dico, ogni uomo, anche quello che leggo sul giornale di oggi, ha ucciso, anche colui che mi ha “fregato” facendosi passare per bisognoso mentre non lo era, anche quel barbone che razzola tra i rifiuti per cercare qualcosa è uomo, ha la dignità del Figlio di Dio; Gesù è morto in croce per Lui, lo Spirito Santo vi abita. E io che facilmente punto il dito sono per la stessa dignità, per lo stesso amore gratuito, suo fratello.

 

 

SABATO  3  OTTOBRE

"Signore, anche i demoni si sottomettono a noi nel tuo nome". (Lc. 10,17)

 

Fa persino sorridere lo stupore con cui i settantadue discepoli dicono a Gesù di essere riusciti a vincere il male, il demonio. Sono rimasti stupiti perché hanno visto dei malati guariti, delle paure vinte, delle persone convertite; e tutto questo non per merito loro, ma nel nome di Gesù e del suo amore. Oggi sembra che l’uomo non sappia più cogliere i segni della vittoria sul male, sul demonio: vediamo tutto in negativo, ma è poi proprio così? Ci sono dei giovani che hanno impiegato le loro ferie per costruire un ospedale in Africa, il Cottolengo è un miracolo giornaliero di carità ed amore, Madre Teresa di Calcutta, le suore del sorriso sono speranza per molti che stanno morendo di fame, a Torino ci sono centri di accoglienza per i barboni, nella nostra comunità alcuni sentono il dovere di assistere famiglie bisognose... Allora: il male c’è ed è grande ma nel nome di Cristo, ancora oggi Satana è vinto.

 

 

DOMENICA  4  OTTOBRE

“Da ultimo manda loro il proprio Figlio dicendo: avranno rispetto di mio Figlio”. (Mt. 21,37)

 

Nella parabola della vigna e dei vignaioli la cosa che più mi colpisce è la pazienza e, direi, quasi l’ingenuità di Dio. Noi siamo molto più drastici e terribili di Lui: dopo due o tre volte che abbiamo tentato di far del bene ad una persona e vediamo una reazione negativa oppure non ci arriva quel segnale di riconoscenza che ci aspettavamo, noi diciamo: “Adesso basta!”. La fiducia di Dio nell’uomo è quasi ipotetica: tenta, ritenta, non si lascia smontare... Un padre che vuoi bene ai suoi figli non si arrende tanto facilmente! Ma Dio pur cercandoci, pur avendo mandato suo Figlio a morire per noi, non ci violenta mai a dirgli di sì, a volergli bene: dopo aver dato se stesso ci chiede una risposta: se proprio non voglio non è lui che mi condanna, ma sono io che mi taglio fuori dal suo amore.

 

 

LUNEDI'  5  OTTOBRE

“Giona si mise in cammino per fuggire lontano dal Signore”. (Gn. 1,3)

 

Il libro di Giona, nell’Antico Testamento, è quello tra i profeti, che maggiormente si avvicina alla “favola”. Ma è una di quelle “favole” che sono talmente simili alla tua storia che non sai più se chiamarle “favole di un tempo andato” o istantanee della tua

storia. Giona riceve un incarico da Dio. Giona è un uomo giusto, buono, è anche disposto a fare il profeta, ma il profeta buono, calmo, che parla di Dio Padre, che può fare il profeta tra gente rispettabile, seduto in poltrona tra amici. Dio lo manda a Ninive: proprio nel posto più difficile, proprio a dover rischiare e per di più a “menar gramo”, a dover parlare di “o conversione, o morte!’ La strada allora è la fuga. Dicevo “istantanea di vita presente”: “Signore sono disposto a seguirti, ad amarti, a testimoniarti, ma fin che non è troppo difficile, poi non fa per me; mando un altro “ed ecco la fuga: ma si può fuggire al Signore? A chi si serve addirittura di una balena per “risputarti’ nella tua realtà?

 

 

MARTEDI'  6  OTTOBRE

“Giona predicava e i Niniviti si convertirono dalla loro cattiva condotta e il Signore ne ebbe pietà”. (Gn. 3,4—10)

 

Il nostro amico Giona ha capito la prima lezione: da Dio non si può scappare; ed eccolo a predicare,  ma più per parlare per obbedienza che per convinzione che attraverso la sua parola Dio possa operare la conversione. Ma la parola di Dio è talmente forte che la conversione viene, e la misericordia ha il sopravvento sui castigo. Dio, ringraziando, non ragiona come noi che classifichiamo, decidiamo, condanniamo senza possibilità di appello. Dio nella sua paternità è disposto a cambiare tutto, a dimostrare che a lui basta il cuore dell’uomo che, nonostante Giona che quasi si arrabbierà per la misericordia di Dio e nonostante noi che diciamo sembrarci ingiusto il perdono “a certe persone!”, è sempre disposto a tramutare in amore anche il giusto castigo.

 

 

MERCOLEDI'  7  OTTOBRE

“Ave, Maria, piena di grazia...”. (Lc. 1,28)

 

Tante volte guardando le labbra di vecchiette ho colto il ripetersi di questa preghiera. Ricordo mesi di maggio in cui insieme in famiglia si diceva il rosario. Poi, cresciuti, quasi un distacco, la superiorità nei confronti di questa preghiera: “E’ ripetitiva, è noiosa, è difficile.. .“ E poi la riscoperta: è una preghiera contemplativa, ti fa pensare continuamente alla Parola di Dio; è una preghiera dei poveri che non sanno dire tante parole in proprio, ma si fidano della grazia di Dio che può giungere attraverso le mani di Maria. E’ la preghiera in cui cuore e fantasia possono aprirsi ad orizzonti infiniti (puoi ricordare le persone, ringraziare, chiedere perdono, essere missionario, offrire, partecipare... E’ la preghiera alla Mamma e tramite essa al Figlio, a quel figlio che non sa negare a sua madre neppure il miracolo di un po’ di vino, anche se “non era ancora giunta la sua ora.

 

 

GIOVEDI'  8  OTTOBRE

"Il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono".  (Lc. 11,13)

 

Al termine di tutto un discorso che Gesù fa sulla preghiera, dopo averci detto che “Dio è un padre buono che non dà una serpe a chi gli chiede un pesce, dopo averci invitati a “chiedere per ottenere" a “bussare perché ci sarà aperto”, Gesù ci dice che Dio darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono. “Io chiedo il dono della salute e Lui mi dà lo Spirito Santo!”. Ma chi è questo Spirito? E’ il dono di pensare come Dio, di agire come Lui, di realizzare qui il suo regno. Allora magari ho chiesto quella grazia con tanta insistenza e non l'ho ottenuta; posso ribellarmi: “tu, o Dio, non mi ascolti.., non ci sei oppure se ho lo spirito di Dio posso anche cercare di avvicinarmi ai pensieri di Dio per comprendere “Forse il Signore non mi ha dato quella grazia perché anche una sofferenza in questo momento della vita può essere un bene”. Invochiamo allora spesso: "Vieni Santo Spirito e porta luce ai nostri cuori".

 

 

VENERDI' 9  OTTOBRE

"Chi non è con me, é contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde".  (Lc. 11,23)

 

Quanto sono larghe, spaziose e numerose le strade dei compromessi, dei mezzi impegni, del “salviamo capra e cavoli”: “Voglio bene al Signore ma devo badare ai miei interessi!” “Andrei a messa, la domenica, ma i miei mille impegni.., e poi il Signore lo si può amare in mille altri modi!"."Amare, voler bene, perdonare.., si ma non nella giungla del mondo del lavoro: lì devi tirar fuori le unghie, far vedere i tuoi peli sullo stomaco!”. “Signore fino a quando devo perdonare, fino a sette volte? (mi sembra già tanto)”. Eppure Gesù è intransigente: per Lui non c’è spazio al compromesso: non si può tenere il piede in tante stoffe diverse. Bisogna seguirlo e totalmente, bisogna avere il coraggio di comprometterci con Lui sapendo che la sua via conduce al paradiso ma che prima passa da un posto che noi vorremmo aggirare volentieri ma che è inevitabile: la croce.

 

 

SABATO  10  OTTOBRE

“Beato il grembo che ti ha porta­to e il seno da cui hai preso il latte”. (Lc. 11,27)

 

“Fortunata sua madre che ha un figlio prete” mi diceva una mamma che invece aveva un figlio in prigione e un altro diviso dalla moglie e con due figli sballottati tra padre, madre e istituti. E io pensavo: “Sarà più beata” la mamma di un prete o questa povera donna, davanti al Vangelo?”. Gesù ha risolto la questione: alla voce che dice “beato il grembo che ti ha generato”, risponde dicendo che la beatitudine di sua madre che egli ha scelta, stima, ama, ascolta può essere per tutti coloro che come Maria si fidano di Dio fino al punto di affidare a Lui, sulla sua parola, la vita affinché Egli ne faccia ciò che vuole e allora la “beatitudine” non è più dettata dalle cose esteriori, la ‘‘fortuna" non e vincere o meno la schedina ma è aver capito a fondo il senso vero della vita, cioè Dio, e buttarsi nelle sue braccia.

 

 

DOMENICA  11  OTTOBRE

“Il Signore asciugherà le lacrime su ogni volto.”  (Is. 25,8)

 

Avevo conosciuto per anni quell’uomo, grande, grosso, buono: era amico di tutti i ragazzi; quando servivamo bene la messa, la domenica, ci dava la mancia... Ora, prete da pochi anni, toccava proprio a me, stargli vicino negli ultimi momenti; il suo fisico era distrutto, scheletrito, anche se sul suo viso ormai scavato e incapace di espressione conscia, aleggiava ancora il suo sorriso. Dissi le preghiere, feci i gesti del rito con l’animo gonfio. Al termine rimasi un poco e su quel volto che sempre più si distendeva, cominciò a sgorgare una lacrima. Morì così, con una lacrima che stava scivolando fuori dai suoi occhi. Era dolore, emozione, serenità, amore.., non lo so! ma da allora, ogni volta che leggo questa frase di Isaia, mi viene in mente questa lacrima, insieme alle tante altre lacrime che ho visto, immaginato e pianto e sento, (forse solo emotivamente, ma siamo fatti anche di questo) il caldo abbraccio di Dio e la sua mano dolce che asciuga i nostri occhi.

 

 

LUNEDI'  12  OTTOBRE

"Non sarà dato a questa generazione nessun segno". (Lc. 11,29)

 

La fiera televisiva ci ha abituato ad ogni segno di previsione: ci sono quelle del tempo basate su computer, ci sono quelle del lotto, basate non so su quali alchimie, ci sono quelle sul futuro personale basate su segni zodiacali che pretendono lo scientifico ora dagli astri, ora dai segni sulla mano, ci sono i maghi dotati o meno di tarocchi che sanno dirti tutto, ma proprio tutto sul passato, presente, futuro: il baraccone, forse oggi con una veste un po’ più scientifica, ha sempre attirato e spennato i “polli del paese. E i cristiani che cercano segni? che si accaniscono e litigano sul messaggio della tal madonna o sulle parole del tal santone? Eppure “ben più di Giona è qui” (Lc. 11,32). Abbiamo Gesù, il suo Vangelo, la sua parola, i suoi sacramenti, una chiesa peccatrice, ma santa: quali altri segni vogliamo? Oppure la nostra fede qualche volta è ancora un po’ troppo da “baraccone?”.

 

 

MARTEDI' 13  OTTOBRE

"Hanno cambiato la gloria dell'incorruttibile Dio con l’immagine e la figura dell’uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili". (Rom. 1,23)

 

Facendo un giro al Museo egizio o visitando la vestigia di antichi templi greci, etruschi, romani, ci può sembrare persino strano che popoli così istruiti, razionalisti avessero delle divinità dal corpo di serpente o coccodrillo, con un misto di sembianze umane e animalesche. Ma è poi proprio cambiato il mondo? pensiamo a certi divi della canzone: sono idolatrati eppure si vestono e acconciano in strane fogge dove il maschile e il femminile, l’umano e il bestiale volutamente si mischiano e nascondono. Pensate ai nostri idoli del potere, ai templi sacri della borsa o della finanza dove davanti a tabelloni elettronici e telefoni si immolano persone e vite intere, pensate ai nostri idoletti più piccoli che hanno il video parlante del televisore, del computer che uccidono intere famiglie. L’idolatria non è mai finita, è la tentazione continua dell’uomo. Non trovi più nessun uomo che confessandosi, dica: “Mi sono fatto un idolo”, ma lo scheletro di un idolo in fondo all’armadio, se guardi bene, forse lo trovi a tutti.

 

 

MERCOLEDI' 14   OTTOBRE

"Guai a voi, dottori della legge che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li spostate neppure con un dito".

(Lc. 11,46)

 

Quando accompagni dei ragazzi in montagna c'é sempre l’occasione per imparare e far imparare qualcosa. Gigi era un ragazzo simpatico, un po’ bombolotto, gli piaceva far bella figura davanti ai compagni, aveva sempre paura, in campo viveri”, che gli mancasse il pane sotto i denti. La mattina, prima di partire per le gite, lui, “previdente”, riempiva il sacco di ogni cosa e poi dopo pochi passi in salita, sbuffando e sudando, cercava qualche “anima pia” che glielo portasse. Un giorno rimase solo a mezza strada, piangendo, con quell’inutile pesante sacco, che una volta tanto gli altri non gli avevano portato. Quante volte quasi con l’arroganza di chi pensa di aver la verità in tasca ho caricato sulle spalle di altri pesi che io non porto? Ad esempio, quando non dialogo, ma impongo le mie idee, quando pretendo che gli altri facciano le mie scelte o quando con subdola ipocrisia uso delle mie possibilità culturali per imporre ad altri cose che io non faccio, non sono un po’ troppo simile ai dottori della legge del Vangelo?

 

 

GIOVEDI'  15   OTTOBRE

"Disse Marta: Signore, non ti preoccupi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire?" (Lc. 10,40)

 

Se devo. dirlo sinceramente, a livello di simpatia mi é sempre piaciuta più Marta che Maria. Tra le due sorelle, entrambe amiche di Gesù, disponibili e gioiose, di accoglierlo in casa, Marta incarna l’amore che si fa concretezza, accoglienza, pranzo, e sono tutte cose buone, gradite anche da Gesù. L’unica pecca di Marta è volere che anche gli altri facciano come lei, e quella di soffrire un po’ di gelosia per questa sua sorella che giunge a Gesù tramite l’ascolto, la contemplazione. Infatti la correzione di Gesù non è tanto un rimprovero, quanto un aiutare Marta a superare queste sue difficoltà di giudizio. Per giungere a Dio ci sono mille strade diverse, anzi è Lui stesso che inventa una strada personale per giungere a noi: fanno sorridere quelle persone che vorrebbero costringere la fantasia e l’amore di Dio ad un solo piccolo binario per tutti.

 

 

VENERDI' 16  OTTOBRE

"Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati".  (Lc. 12,7)

 

Ogni volta che leggo questa frase, chissà perché mi viene in mente una vignetta umoristica in cui Dio è alle prese con il conto dei capelli di un irsuto "ippi" e dice: “Ho detto capelli, e qui ce ne sono fin troppi, non ho detto bestioline!”. Se da una parte può far sorridere Dio che conta i capelli dell’uomo (e altra battuta: sarà per quello che è facile diventare calvi!) d’altra parte questo fa pensare alla grandezza di Dio e al suo amore per noi. Da poco il nostro mondo ha raggiunto i 5 miliardi: sono 5 miliardi di figli di Dio che egli ama ciascuno di amore unico e personale! Dio ama l’umanità, ma ama anche i singoli, sta dietro a ciascuno, chiama ognuno, ascolta il nostro pregare, balbettare, gridare a Lui... Sei veramente grande, Signore, Dio del cielo e della terra, tu ami tutti, senza dimenticare nessuno. Non posso neanche essere geloso del tuo amore perché pur amando ciascuno, sei il Padre di tutti.

 

 

SABATO  17  OTTOBRE

"Se uno mi vuol servire, mi segua, e dove sono io, la sarà anche il mio servo". (Gv. 12,26)

 

Oggi festa di S. Ignazio (colui che porta Dio) santo vescovo dei primi secoli che per la sua fede fu “macinato” come buon grano dai denti dei leoni per dare testimonianza al Vangelo, questa parola che meditiamo ci mette davanti ad una realtà di gloria e di martirio contemporaneamente. Il cristiano che vuol seguire il Cristo, per giungere con Lui alla vittoria definitiva deve seguirlo anche sulla croce. Ai tempi di Ignazio significava morire tra le zanne delle bestie feroci per far divertire e tener buona la plebe; e oggi? Oggi può significare tanti altri “morti” o “ e ci sono croci silenziose a volte pesantissime: vuol dire soffrire con amore, rinunciare, saper di essere presi in giro, fare scelte impopolari, rinunciare a certi facili guadagni, portare le croci di altri, sopportare l’incomprensione dei tuoi, saper parlare e saper tacere al momento giusto, esser calunniati ingiustamente... Ci sono croci di tutte le misure, per tutte le spalle: fanno male, non sono piacevoli ma sono segno di fedeltà e di amore, se sono portate con Cristo, portano là dove è Lui per sempre.

 

 

DOMENICA  18  OTTOBRE

"Date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio".  (Mt. 22,21)

 

E’ proprio vero che quando si tratta di pagare delle tasse, la ricerca di ogni scappatoia è buona: “faccio bene a pagare le tasse a chi ha usurpato la mia libertà, o devo in tutti i modi cercare di evaderle?” dicevano ai tempi di Gesù. E’ giusto pagare allo Stato quando ti accorgi che lo Stato non fa gli interessi del bene pubblico? La risposta non è una semplice scappatoia di Gesù per non rispondere e non cadere in un tranello che gli stavano ponendo ma è anche una chiara indicazione per la comunità e per il cristiano, Il cristiano non può evitare di entrare in contatto con le realtà del mondo. In nome della fede non si può dimenticare la realtà, sarebbe fuga o alienazione; ma è proprio dentro alle realtà di questo mondo che si deve diventare fermento. Il vero seguace di Cristo confronta sempre la propria storia con il Vangelo e di volta in volta con umiltà, senza violentarla, cerca con il Vangelo di dare un volto cristiano alla storia.

 

 

LUNEDI'  19  OTTOBRE

"Anche se uno è nell'abbondanza, la sua vita non dipende dai suoi beni". (Lc. 12,15)

 

Gesù non dice questa frase per farci paura o per farci disprezzare le cose di questa terra, ci invita invece a fon dare le nostre speranze non su cose passeggere ma su Dio stesso. I beni, gli averi di questo mondo, piacciono, attirano: è bello essere stimati, godere del benessere. Ma il benessere se è fine a se stesso è fonte di ingiustizie, preoccupazioni, avidità, odio. Fondare la propria vita su Dio non ti risolve i problemi con un colpo di bacchetta magica ma ti dà pace, sicurezza vera. Con tutti i soldi, gli amici, gli intrallazzi di questa terra non posso comprarmi neanche un’ora della mia vita: con Dio ho in offerta l’eternità; ma non solo l’eternità futura, la beatitudine dopo la morte, ma l’eternità che comincia qui, cioè, pur nella lotta e nella tribolazione quotidiana ho Dio già fin da adesso e se il mio cuore riposa in Lui non ho più bisogno di tante cose ma anzi, so servirmi bene delle cose senza esserne schiavo.

 

 

MARTEDI' 20  OTTOBRE

"Laddove è abbondato il peccato,ha sovrabbondato la grazia".  (Rom. 5,20)

 

In questi giorni è venuta a trovarmi una signora disperata. Mi raccontava una storia strana e difficile dove secondo lei il diavolo si era impossessato di una persona e attraverso questa operava il male. Mi chiedeva alcuni oggetti sacri (acqua benedetta, sale, immagini) per difendersi. Pur dicendole che nella Chiesa, a discrezione del Vescovo, esiste anche l’esorcismo, le dicevo di aver fiducia nel Signore; al che questa donna, forse presa nella sua grande apprensione e nel desiderio di avere qualche “amuleto”, mi rispondeva: “Il Signore non può niente! solo qualche esorcismo può aiutarmi!”. Il Signore può tutto! Il male nel mondo c’é, il diavolo pure, ma Cristo ha già vinto male, diavolo e morte. S. Paolo vuol proprio ricordarci questo: il bene è più forte del male, la grazia vince il peccato, Cristo sconfigge Satana. Qualunque preghiera, gesto sacramentale se non è nella fede del Cristo, diventa solo magia, solo esteriorità che invece di aiutare, fa diventare ancora più schiavi delle cose dalle quali Cristo è venuto a liberarci.

 

 

MERCOLEDI' 21  OTTOBRE

“A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto.” (Lc. 12,48)

 

Quando qualche sera, stanco di incontri, di parole, di corse faccio l’esame di coscienza, mi è capitato di dire: “Beh, oggi Signore, sono in attivo: sono tante le cose che ho fatto.. .“ E poi, se non mi addormento subito e se le rotelle del cervello funzionano a dovere, pur nella contentezza di aver offerto la mia giornata e la mia fatica al Signore, comincio a dirmi: “Però la vita oggi chi me l’ha data? Il mio essere prete è una cosa che mi sono dato io o qualcun’altro? Sono io che ho assolto quella persona o è nel nome di Cristo morto e risorto? Nell’incontro con quella persona ho dato più di quello che ho ricevuto? Il fare catechismo, il predicare è frutto solo della mia scienza o dono di Dio che mi dà l’opportunità e anche le parole per annunciare il suo regno? Dopo queste domande, allora ringrazio il Signore e invece di sentirmi troppo buono gli dico: “Nel fare i conti, sbagliati a mio favore, perché intanto con te si è sempre in debito!”.

 

 

GIOVEDI'  22  OTTOBRE

“Sono venuto a portare il fuoco sulla terra.” (Lc. 12,49)

 

Quando andavo al catechismo io, (quindi una buona serie di anni fa) non avevamo un catechismo con tante illustrazioni e con disegni di Gesù che cammina in mezzo a noi in jeans, come i ragazzi d’oggi, c’era invece un libretto con tante domande e risposte (bisognava impararle a memoria per fare poi la gara di catechismo) e, unico disegno, un Gesù dal volto quasi effemminato, con i boccoli biondi che gli scendevano sulle spalle, che allargando le braccia accoglieva i bambini. Era un Gesù buono, dolce, tranquillizzante.., e non dico che Gesù non sia tutto questo ma quando lo sentiamo parlare di “essere venuto a portare il fuoco”, quando dice che nel suo nome si divideranno le famiglie ci rendiamo conto che Gesù non è affatto innocuo, non è venuto per farci dimenticare con facili promesse di aldilà, la quotidianità dei nostri problemi. Egli è la discriminante della storia: stare con Lui significa compromettersi con Lui, “bruciare al suo fuoco, giocare la nostra intera esistenza con Lui: con Gesù non si può dormire, la vita è tutta da vivere e da lottare.

 

 

VENERDI' 23  OTTOBRE

"C’è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuano". (Rom. 7,18)

 

San Paolo fa proprio la nostra esperienza: quante volte sappiamo qual è il bene, desideriamo anche farlo, pensiamo che sia giusto e ci troviamo a fare l’opposto, a non essere coerenti, a vedere che il male sembra essere più forte del bene, a trovarci scontenti di noi. Ma allora siamo o non siamo liberi? Paolo risponde così: l’unica strada per capire, comprendere e vivere il grande dono della libertà, è quella di riconoscere la tua incapacità a salvarti, a liberarti da solo, ed è quella di riconoscere la possibilità di uscire da se stessi affidandoti a Dio. Sembra un assurdo: per essere veramente libero, accetta di essere “schiavo” (= figlio) di Dio e Lui ti renderà “creatura nuova” capace non con le tue deboli forze, ma con la sua forza di vincere il male.

 

 

SABATO  24  OTTOBRE

"Lo Spirito di Dio abita in voi".  (Rom. 8,9)

 

In una domenica di una estate ormai lontana, a Tamie, un convento francese, dopo aver partecipato alla bella e affascinante liturgia dei frati, con un gruppo di amici, seduti nel prato, stavamo leggendo e commentando il giornale, le solite cose: un governo difficile da fare, i soliti dissidi tra gruppi ecclesiali, i morti sulle strade... Un frate, che parlava splendidamente italiano, si unì al nostro gruppo e con discrezione ma con fermezza ci chiese di dire le nostre opinioni su questi fatti. i risultati furono i soliti: scontento, giudizi, “bisognerebbe fare insomma il solito insieme di banalità. “E lo Spirito Santo che abita in voi non vi suggerisce niente?” E cominciò a leggere vedendo le opere di Dio: la morte come segno di precarietà, di vigilanza, alcuni mali come mancanza di amore, le discussioni di Chiesa come cammino dello Spirito per far crescere la comunità... Se lo Spirito di Gesù è in noi, perché leggere la storia solo con gli occhi della carne che è banale e non con lo Spirito di Cristo che è costruttivo e che mi fa diventare attore e non spettatore di ciò che succede?

 

 

DOMENICA  25  OTTOBRE

"Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima, e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso". (Mt. 22,37—38)

 

Normalmente noi partiamo da noi stessi: siamo il centro dell’universo, poi scopriamo che attorno a noi (il più delle volte in quanto ci servono) ci sono gli altri; e poi c’è anche Dio! Per Gesù, invece, io, gli altri, Dio sono disposti a cerchio: devo voler bene a me stesso se no non sono neppure capace di voler bene agli altri, e devo voler bene agli altri perché sono miei fratelli, in quanto tutti figli dello stesso Dio che quindi va amato interamente (cuore, anima, mente) ed è proprio guardando a Dio che imparo a volere il mio vero bene e che comincio a vedere la sua presenza nel mio prossimo che allora smette di essere il mio antagonista e comincia a diventare un fratello da amare perché Dio è in lui come in me e vuole bene a me come a lui.

 

 

LUNEDI'  26  OTTOBRE

"Questa figlia di Abramo non doveva essere liberata in giorno di sabato?" (Lc. 13,16)

 

Ad un amico che la domenica trovava tempo per tutto, dicevo: “E per il buon Dio?” e lui pizzicante: “Tu che leggi tanto il Vangelo: neanche Gesù era poi tanto per “il sabato”, si può pregare anche senza andare a Messa!”. Gesù è in polemica con i farisei e i capi del popolo non per il sabato (che Lui osserva) ma per il modo con cui viene osservata la norma del Signore. Le norme religiose non sono e non devono mai diventare un giogo insopportabile. Il sabato (e per noi la domenica) deve essere un giorno gioioso, di festa, di preghiera, di servizio amoroso per i fratelli in una riconoscenza che nasca da quanto Dio ha fatto per noi. Gesù invita a non diventare dei gretti osservanti ma ad usare gioiosità e fantasia per lodare Dio nel giorno di riposo, e dedicando a Lui questa giornata, riconoscere che è lui il Signore del tempo che con amore ci dona.

 

 

MARTEDI' 27  OTTOBRE

"Tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto". (Rom. 8,22)

 

Una delle riscoperte dell’uomo d’oggi è l’ecologia. Molti sono i motivi che hanno portato a riscoprire e valorizzare l’ambiente in cui viviamo, dal degrado in cui gli uomini hanno costretto gran parte della natura violentandola per fini lucrosi, fino alla moda che ancora una volta approfitta della natura per vendere “prodotti ecologici”. Nella Bibbia uomo e creazione camminano insieme l’uno legato all’altro. Dio li ha fatti e fatti bene (“e Dio vide che era cosa buona”); la natura segue l’uomo nella sua sorte dovuta al peccato (“lavorerai con il sudore della tua fronte”), diventa segno di salvezza e di dannazione (pensate alle piaghe d’Egitto), parla di Dio e nello stesso tempo ricorda all’uomo, la finitezza, il dolore, la prova. “Geme” con l’uomo ma “spera” con l’uomo che ha visto Gesù amare la natura, vincerne le difficoltà (i miracoli), superarne la morte e dare all’uomo la possibilità di fare altrettanto.

 

 

MERCOLEDI' 28 OTTOBRE

"Voi siete edificati sul fondamento degli, Apostoli e dei profeti, avendo come pietra angolare Cristo Gesù". (Ef.i 2,80)

 

La festa di San Simone e Giuda, apostoli, ci dà l’occasione di pensare al nostro essere Chiesa! La frase di S. Paolo agli Efesini, mi pare ci ricordi alcune cose: “Edificati” sta a dirci che non siamo soli: il Signore ci ama come individui ma vuole costruirci insieme come suo popolo. “Avendo Gesù come pietra angolare”: è Cristo il centro della nostra salvezza, è Lui che ha dato la sua vita per noi; il nostro riferimento è Lui (“senza di me non potete far nulla”). “Sul fondamento degli Apostoli e dei Profeti” per tirare su un muro non basta mettere a caso delle pietre o dei mattoni l’uno sull’altro, ma bisogna cementarli: ecco allora la Chiesa santa e debole allo stesso tempo che però è investita dal Signore stesso dell’autorità e della capacità di farci sentire uno con Cristo: la Chiesa dunque non è un “ostacolo in più”, ma proprio la strada umana e divina per essere uniti a Cristo.

 

 

GIOVEDI'  29  OTTOBRE

"Gerusalemme che uccidi i profeti e lapidi quanti sono mandati a te". (Lc. 13,34)

 

Diversi pensieri suscita in me questa frase amareggiata di Gesù nei confronti della città amata. Il primo pensiero è che Dio, nonostante tutte le debolezze del popolo ebraico, quelle della Chiesa ha fatto sì che mai fosse spenta la profezia; e profezia è richiamo a Dio, invito alla fedeltà concreta alla sua legge vissuta con fantasia ed amore, ricordo vivo delle promesse ultime. Un altro pensiero è la sorte dei profeti: mandati da Dio parlano e operano nel suo nome, dando tutta la loro vita per questa Parola che è più grande di loro: e allora mi vengono in mente personaggi lontani come Isaia, Ezechiele, Geremia, Osea, Amos e personaggi recenti come don Milani, Mazzolari, don Ciotti, Madre Teresa. Personaggi a volte scomodi ma soprattutto scomodanti: davanti a loro non puoi stare a metà, devi scegliere. Sono persone che hanno dei grandi doni ma che pagano di persona fino in fondo... quasi quasi si vivrebbe persino più in pace senza il loro pungolo... ma sono la Parola vivente che ti scuote e ti invita: attento a seguirla, potrebbe rovinare la tua tranquillità!

 

 

VENERDI' 30  OTTOBRE

"Vorrei essere io separato a vantaggio dei miei fratelli Israeliti". (Rom. 9,3—4)

 

S. Paolo è un ebreo di origine, ama a fondo il suo popolo e dice qui la sua profonda sofferenza per il fatto che la gente del popolo eletto ha respinto la nuova alleanza in Gesù. Quello che dispiace a Paolo e che quasi rinfaccia al suo popolo è che proprio loro avevano in mano tutte le possibilità per comprendere il Cristo nato nella loro storia e nella loro stirpe. Chiediamoci: noi siamo “nati cristiani” senza alcun nostro merito, apparteniamo ad un popolo che si definisce cristiano: accettiamo il Cristo? Siamo disposti a cogliere la sua novità? Quando ci incontriamo con qualche persona che ha avuto l’opportunità di conoscere Cristo e il cristianesimo e vediamo che non lo accoglie come ci comportiamo nei suoi confronti? Siamo di quelli che giudicano senza remissione o come S. Paolo siamo disposti a conpatire, a “farci anche noi peccato” pur di portare la grazia e la salvezza che non sono nostre ma di Dio?

 

 

SABATO  31  OTTOBRE

"Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato". (Lc. 14,11)

 

Una delle categorie di persone che suscitano in me maggiori sentimenti di repulsione è quella dei “cissati”, dei “mi sono fatto tutto da solo”, dei "faccio tutto io". E’ facile incontrarne ovunque: sono quelle persone che se le incontri in treno durante un lungo viaggio è meglio, se possibile, cambiare scompartimento perché se ti acciuffano, sia che li ascolti o che stacchi l’audio, hanno sempre qualcosa da dirti, hanno un giudizio su tutto e su tutti, in tutte le cose loro hanno risolto brillantemente la situazione, chi non fa come loro non è una persona per bene... Io ricordo un prete già anziano, dal quale mi recavo ogni tanto nel tempo del seminario. La sua persona dava fiducia, serenità. Gli confidavo i miei problemi, i miei dubbi... non aveva la risposta per tutte le occasioni, anzi il più delle volte, quando andavi via, non sapevi neppure quali consigli ti aveva dato, ma ti prendeva la mano, ti guardava negli occhi, ti ascoltava veramente, ti dava il segno del perdono di Dio e, di questo ne sono sicuro, pregava tanto per te, perché ti voleva bene.

     
     
 

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