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UNA PAROLA AL GIORNO

RIFLESSIONI  QUOTIDIANE  SULLA

PAROLA  DI  DIO

a cura di don Franco LOCCI

 

 

SETTEMBRE 1987

 

MARTEDI' 1 SETTEMBRE

"Voi siete figli della luce e del giorno, non dormiamo dunque come gli altri". (1Ts. 5,5—6)

 

Nella vita della fede non succede come nella vita del mondo: “Sei stato buono, ti do il premio” “ho ricevuto il premio, sono il primo, il più in gamba degli altri”. Per i credenti essere “figli della luce” non è un premio rapportato alla nostra bontà, ma è un dono gratuito di Dio che ci ha “amati mentre eravamo peccatori e non ci dà alcuna supremazia sugli altri, ma ci invita invece a lavorare più degli altri. Se il Signore ti dà abbondantemente la grazia, i sacramenti, non è perché tu ti senta “a posto”, è perché tu con la sua luce possa illuminare gli altri. In certi periodi della storia della Chiesa, in certi ambienti tradizionalisti mi sembra di sentire spesso un gran russare: e ora di “risvegliarci dal sonno perché la salvezza è più vicina del giorno in cui venimmo alla fede”.

 

 

MERCOLEDI' 2  SETTEMBRE

“Bisogna che annunci il Regno di Dio anche alle altre città”. (Lc. 4,43)

 

Il Vangelo di Luca è un Vangelo che non ci presenta mai Gesù fermo, ma sempre in cammino; come pure il secondo libro di Luca, gli Atti, sono un continuo camminare per il mondo per portare la “buona notizia”. E’ esigenza per Gesù e per la comunità primitiva essere missionari. E per noi, per le nostre comunità è ancora esigenza l’andare? Ci brucia talmente dentro il Vangelo da darci la voglia di comunicano e testimoniarlo? Qualche volta sì: si vedono dei cristiani o delle comunità vive e vivaci che inventano sempre modi nuovi e gioiosi per portare il Vangelo, ma altre volte... vi è mai capitato di entrare in una chiesa dove un prete, neppure troppo convinto lui, sta “tirando giù una messa in venti minuti” e dove cinque o sei persone biascicano delle risposte una più forte o più veloce dell’altra per farsi vedere...? Mi chiedo che razza di gioia si può comunicare agli altri Quando tutto è diventato esteriorità ed abitudine triste?

 

 

GIOVEDI' 3 SETTEMBRE

"Non cessiamo di pregare per voi". (Col. 1,9)

 

Stupisce nelle lettere di Paolo come, quest’uomo, così preso dallo zelo del suo apostolato trovi il tempo per pregare per tutte le comunità da lui fondate e per le persone da lui incontrate. “Quanto è difficile pregare: dopo un po’ non so più che cosa dire e tutto diventa così monotono...” mi diceva una signora. Tutto diventa monotono quando ci dimentichiamo che stiamo dialogando con Dio grande, infinito, misericordioso, amoroso e quando ci dimentichiamo che la preghiera è portare tutto se stesso e anche tutti gli altri davanti a Dio; allora tutto diventa preghiera: una giornata di lavoro come una gita in barca, l’incontro con una persona, il litigio con tuo marito, quel missionario che tu aiuti ma che sta facendo il missionario anche per te, quella famiglia che sai in difficoltà, la tua comunità parrocchiale. Non è questione di diventare “persone che parlano troppo e non è neppure il caso di fare “il giornale radio” al Signore che conosce tutto, ma basta avere  fantasia e amore e la preghiera  non sarà mai monotona.

 

 

VENERDI' 4  SETTEMBRE

"Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per attaccarlo ad un vestito vecchio". (Lc. 5,36)

 

Qualche volta nella fantasia mi immagino di essere nato su un'isola lontana, sperduta, di aver vissuto una vita bella, avventurosa ma anche dura; ed ecco che improvvisamente arriva qualcuno a dirmi: “Guarda che Dio c’è, Gesù è suo Figlio, ti ama, è morto per te, è risorto, ti salva. Penso che sarebbe una gioia grande, penso che forse sarei capace di dare tutto il mio cuore a questo Signore che scopro per la prima volta e che mi ama così intensamente. E poi penso: “Ma tutto questo può e deve capitare adesso a me! “Certo, se io resto legato alle vecchie abitudini, alle tradizioni, se non accolgo la novità vera del vangelo è una toppa che metto su un vestito logoro. Ma se per me Gesù è novità, gioia, vero senso della vita, butto via il vestito vecchio e mi vesto di luce. Prova oggi, sul serio, a pensare, come se fosse la prima volta, che Gesù ti ama.

 

 

SABATO 5  SETTEMBRE

“Il Figlio dell’uomo è Signore del sabato”. (Lc. 6,5)

 

Solo poco tempo fa una persona mi diceva: “Sa, reverendo, io, la domenica, vado a messa nella cappella Tal dei Tali.., lì sì che fanno in fretta: nessuno di quei canti moderni e noiosi, l’organista suona “roba classica Il prete per non perdere tempo legge due paginette al posto della predica, ognuno può pensare agli affari suoi senza essere disturbato e con venti al massimo venticinque minuti siamo a posto con il Signore!” Non dico che le lungaggini senza senso o i canti di cattivo gusto aiutino maggiormente la preghiera ma non mi sembra neppure che, cronometro alla mano, sbarazzarsi del Signore in venti minuti sia riconoscere che “Il Figlio dell’uomo è Signore del sabato”. A Gesù non interessano i nostri adempimenti fiscali della legge, ma il nostro modo di vivere la domenica. Dice il documento del Rinnovamento della catechesi: “Il giorno del Signore risorto e asceso al cielo raduna in assemblea i credenti per renderli sempre più Chiesa: è giorno di gioia, di riposo dal lavoro, di fraternità.

 

 

DOMENICA 6  SETTEMBRE

“Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”. (Mt. 18,20)

 

La Chiesa, nel suo concretizzare il messaggio di Gesù per gli uomini ha codificato in sette i sacramenti, segni della presenza reale del Signore nelle varie situazioni di vita degli uomini, ma basta aprire il Vangelo per scoprire altri “segni reali” della sua presenza e “segni efficaci della sua grazia per santificarci. Ad esempio, quando Gesù ci dice: “Avevo fame e mi hai dato da mangiare” la sua identificazione con l’affamato è totale e la grazia del Signore viene a salvare chi si fa pane per il bisogno degli uomini. Nella frase di oggi abbiamo un altro “sacramento” di Gesù. Egli è realmente presente, è‘‘comunione’’ con noi, quando ‘‘nel suo nome” siamo riuniti. Essere chiesa insieme che cammina, prega, testimonia diventa dunque sacramento della presenza reale di Cristo che vive con noi “fino alla fine dei secoli” e che ascolta le richieste che facciamo al Padre nel suo nome. Non vi siete mai chiesti perché tutte le preghiere della liturgia cominciano con: “Preghiamo” (è un plurale!) e terminano con “Per Cristo nostro Signore”?

 

 

LUNEDI' 7  SETTEMBRE

"Sono  lieto delle  sofferenze che sopporto per voi".  (Col. 1,24)

 

Ma si può gioire mentre si soffre? Secondo me il male è sempre male, l’unico che può gioire nella sofferenza è colui che ama: una mamma soffre nelle doglie del parto e certamente non augura i suoi dolori a nessuno ma è nella gioia per la sua nuova creatura. Per i santi certe sofferenze erano motivo di gioia perché a imitazione di Cristo le offrivano per l’altrui salvezza. Per il cristiano la sofferenza offerta è un bene prezioso. Ma tutto questo parlare di sacrificio, di penitenza anche ricercata (pensate agli inviti della Madonna a Lourdes o a Fatima) è una cosa giusta o una forma di masochismo? Anche qui solo chi ama e ama disinteressatamente sa cercare anche la penitenza come segno e manifestazione di questo amore: Dio ci invita ad amare la vita con le sue cose belle: rinunciare a qualcuna di queste può essere letizia solo per chi ama e dona in maniera completa.

 

 

MARTEDI' 8  SETTEMBRE

“Sono in te tutte le mie sorgenti”. (Salmo 86)

 

Oggi festa della natività di Maria può sembrare esagerato applicare questo versetto alla Madonna, ma se noi crediamo che Gesù è il Salvatore e lo vediamo figlio di Maria possiamo senza paura di esagerare vedere nella Vergine colei che generando il Salvatore ci genera alla salvezza. Ma anche Maria è una salvata e allora anche lei condivide la nostra sorte e per questo ci è ancora più vicina. Tutte le epoche hanno sottolineato maggiormente alcune caratteristiche della Madre di Dio; a me oggi piace vederla nella sua vicinanza a noi perché donna del “mistero” ma anche del quotidiano. Maria è parte del suo popolo, prega come il suo popolo (vedi il magnificat), si fa degli interrogativi (vedi l’annunciazione), ha dei momenti in cui ‘‘non capisce (vedi Gesù al tempio), è presente ma con discrezione, è pronta a dire di sì al piano di Dio che la rende madre di Gesù e madre nostra. Ad una donna e mamma così realista e concreta so di potermi affidare con la più completa fiducia.

 

 

MERCOLEDI' 9  SETTEMBRE

“Pensate alle cose di lassù e non a quelle della terra”. (Col. 3,3)

 

Davanti a questa frase qualcuno ha subito gridato: “Ecco l’alienazione, ecco la religione oppio che con la scusa del paradiso fa dimenticare le realtà della terra”. Nulla di più errato: la religione che ha un Dio che addirittura diventa storia, si incarna può essere la religione dell’alienazione dell’uomo? La religione che pone sullo stesso piano l’amore di Dio e quello del prossimo non può allontanare dalla realtà del quotidiano, anzi ci immerge in esso perché solo nei quotidiano si trova Dio. S. Paolo allora che cosa vuol dire? Vuol dirci: “cammina nella realtà, ma non leganti ai valori o pseudo valori che finiscono (infatti farà degli esempi: fornicazione, passioni, desideri cattivi, avarizia... porta invece per te e per i tuoi fratelli i valori che non muoiono (amore, perdono, misericordia, pace, giustizia...) che sono la manifestazione stessa di Dio al mondo”.

 

 

GIOVEDI' 10  SETTEMBRE

“Siate riconoscenti”. (Col.3,15)

 

In mezzo ai tanti consigli che S. Paolo dà in questa parte della sua lettera ai Colossesi, quello che mi trova più in difetto è proprio questo: quante volte ricorro al Signore per chiedergli aiuto, qualche volta addirittura (quasi fossi più furbo di Lui) mi permetto di dargli dei consigli: “Fa così e così!” E quante altre volte invece mi commisero. “Povero me, quante difficoltà, quanto lavoro. Tutte a me devono capitare!” Ma quante poche volte penso a ringraziare od essere riconoscente. Eppure non me ne manca proprio l’occasione: la vita, una famiglia amorevole, il battesimo, la fede, i sacramenti, l’amicizia, un senso per la vita e anche per la sofferenza... Dalle cose grandi fino ai doni più piccoli come può essere una bella giornata o un incontro fortunato e poi quante cose di cui addirittura non ci accorgiamo di essere riconoscenti. E’ proprio vero che un cristiano non può essere né pessimista né musone, ma dovrebbe essere un gioioso grazie continuo.

 

 

VENERDI' 11  SETTEMBRE

“Può forse un cieco guidare un al'atro cieco?”. (Lc. 6,39)

 

Questa frase mi tocca particolarmente ed è anche una frase che mi sono sentito citare da persone a cui avevo fatto la proposta di esercitare qualche ministero nella comunità: “Come posso insegnare agli altri quando io ho bisogno di luce, di fede?” E’ vero! La Parola di Dio deve prima convertirmi, deve darmi luce se poi io voglio diventare luce per gli altri. Ma il fatto di essere ancora in cammino nella fede e di essere molto debole non deve diventare da parte mia un paravento per nascondermi, per rendermi indisponibile a Dio. Nella mia vita di sacerdote, più vado avanti, più mi rendo conto delle incapacità nell’eseguire bene il mio ministero e più mi viene voglia di fuggire, di nascondermi ma poi mi consolo perché sempre più mi rendo conto che non sono io a salvare, a convertire, a benedire, a confortare, a consacrare, ma è il Signore che nonostante le mie incapacità porta avanti il suo Regno.

 

 

SABATO 12  SETTEMBRE

“Perchè mi chiamate: Signore, Signore, e poi non fate ciò che vi  dico?”. (Lc. 6,46)

 

Vedendo, specialmente in certe occasioni, le nostre chiese piene di persone che pregano, sentendo tanti che dicono: “Se al mondo fossero tutti cristiani come me, sì che le cose andrebbero meglio” viene da chiedersi come mai ci sia ancora tanto male, tanti odi e discordie, tanta cattiveria. La Parola del Signore di oggi ci fa riflettere: bisogna pregare; nella fede dobbiamo riconoscere che Gesù è Signore, ma poi il mondo ha bisogno di vedere in noi l’agire di Cristo. Se c’è ancora tanta cattiveria e tanto egoismo, allora, non è solo colpa del mondo, dei cattivi.., e anche a causa delle nostre cattive testimonianze o del bene che noi teniamo nascosto per paura, o del nostro rifugiarci unicamente in una preghiera che maschera la realtà e la nasconde perché se no ci coinvolgerebbe troppo.

 

 

DOMENICA 13  SETTEMBRE

"Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore". (Rom. 14,8)

 

Quante volte ormai nella mia vita di prete ho ripetuto questa parola di Dio ai funerali? Tante ormai. Da ragazzo la morte mi impressionava, e l’idea della morte di qualche persona cara mi ossessionava. Diventato prete, ai primi funerali che facevo partecipavo talmente da star male io insieme con i parenti, poi la sopravvivenza e l’abitudine hanno risolto il problema ed oggi devo fare attenzione perché a forza di ripetere frasi come questa o come ‘Il Signore è risurrezione e vita” rischio di non sentire più in esse la forza prorompente del Vangelo. E’ terribile abituarsi talmente all’idea di risurrezione al punto che se non ti fermi quasi, quasi non ci credi più. Eppure la nostra vita, i nostri affetti, il nostro dolore ed anche la nostra morte, non avrebbero senso, sarebbero inutili se non ci fosse la risurrezione di Cristo che li fa diventare vita ora e poi per sempre.

 

 

LUNEDI' 14  SETTEMBRE  FESTA DELL’ESALTAZIONE DELLA CROCE

 

“Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di Lui”. (Gv. 3,17)

 

Tutte le volte che tra cristiani nasce una discussione sul fatto se Dio è Giustizia o Misericordia, Premio o Castigo o Amore, forse è bene rifarsi a queste parole che Gesù dice a Nicodemo. Tutti coloro che volevano un messia armato, terribile, pronto a distruggere Romani, pagani, cattivi fedeli sono andati delusi Gesù fa dei miracoli per i pagani, va a mangiare con peccatori, tra i suoi seguaci ci sono dei poco di buono e delle prostitute e questo lo fa per volontà del Padre, "perché il mondo si salvi per mezzo di Lui". Poi, certo, chi non vuole accettare questa misericordia, chi non accetta Lui ma preferisce o l’intransigenza della legge o il vivere senza Dio, allora si giudica già da solo, già da solo si taglia fuori, ma ricordiamocelo sempre “Dio non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva”.

 

 

MARTEDI' 15   SETTEMBRE

"E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa".  (Gv. 19,27)

 

Proprio nel momento supremo del dolore e della sua offerta Gesù ha un duplice pensiero: per noi e per sua Madre. Gesù ha amato sua madre, perché è la mamma, perché ha dei doni meravigliosi, perché è la prima ad aver realizzato concretamente la salvezza che Lui è venuto a portare a tutti. Gesù ha amato Giovanni e in Lui tutti noi: per questo è venuto nel mondo, per questo ha accettato di salire sulla croce. E dalla croce Gesù allarga la maternità di Maria a tutti gli uomini e in Giovanni invita tutti noi ad “ospitare Maria in casa nostra”, cioè guardare a Lei come modello di cristianesimo, affidarci a Lei nelle nostre gioie e nelle nostre necessità, convivere con Lei perché Lei è la strada verso Gesù.

 

 

MERCOLEDI' 16 SETTEMBRE

“La speranza poi non delude”. (Rom. 5,5)

 

“Facciamo i debiti scongiuri e speriamo di fare tredici alla schedina” “Speriamo solo più in un miracolo affinché quella persona possa guarire” “Su coraggio, non abbatterti, spera, dopo i giorni tristi verranno quelli allegri”. Sono tutta una serie di auguri, di speranze che “se la va, la va”; ci si augura che tutto si realizzi e poi si aspetta con la prospettiva o che le cose vadano ancora meglio di quanto hai sperato o che tutto svanisca in un “destino crudele” che mai te ne fa andare una dritta. Perché S. Paolo dice che la speranza non delude? Perché la sua speranza non è fondata su delle cose o su dei futuribili: è fondata sull’immutabile (Dio) e sulle promesse di suo Figlio (Gesù) garantite dallo Spirito Santo che ci è stato dato. Ed è questo tipo di speranza che ha fatto agire i santi che ha confortato e sostenuto i martiri e che ancora oggi fa sì che molte persone giocano tutta la propria vita su Cristo.

 

 

GIOVEDI' 17  SETTEMBRE

“Le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato”. (Lc. 7,47)

 

E’ vero che il Signore conosce l’uomo nel suo cuore, però è altrettanto vero che i suoi giudizi sono decisamente più profondi ed anche più misericordiosi dei nostri. Per noi, come per il fariseo, basta poco a classificare e pur usando termini diversi (da “lucciola della notte a “una di quelle” o a termini ancora più volgari) classifichiamo, bolliamo, condanniamo (a parte poi il fatto di usufruire o desiderare di usufruire di certe prestazioni). Per Gesù è la persona intera che conta. Gesù non dice che questa donna non ha peccato, anzi dice che i suoi peccati sono molti ma nello stesso tempo riesce a vedere in lei il suo molto amore. Mi chiedo: nonostante le apparenze riesco a vedere il bene negli altri e soprattutto sono capace di amare con gesti concreti? Anche a me il Signore potrebbe dire:“molto ti è perdonato perché molto hai amato?”

 

 

VENERDI' 18  SETTEMBRE

"L’attaccamento al denaro è la radice di tutti i mali". (1Tim.6,10)

 

Nella Bibbia e anche nel Nuovo Testamento, i beni della terra non sono visti come un male in sé ma il vero male sta nel fidarsi unicamente di essi e quindi nel perdere la fiducia in Dio e nel rendere il rapporto con gli altri non più guidato dall’amore ma condizionato dal dare ed avere: faccio alcuni esempi: “Non voglio altri figli perché costano: se avessi un altro figlio dovrei rinunciare all’accantonare i soldi per la macchina nuova e per le vacanze all’estero” “Stai dietro a tuo zio, non durerà più molto, fagli un po’ di moine e vedrai che bella eredità...” Quante forme di schiavitù intorno al denaro e intorno alle cose! Invece è così bello usare del denaro (tanto o poco che ne hai) per le necessità proprie e altrui con libertà sapendo che Dio è gratuità e potendo guardare il tuo prossimo in faccia, per quello che è e non per gli zeri del suo conto in banca.

 

 

SABATO 19  SETTEMBRE

"Chi ha orecchie, intenda". (Lc. 8,8)

 

Questa frase che Gesù usa molte volte, specialmente dopo aver annunciato le parabole del regno ci fa capire alcune cose: Il Regno di Dio è annunciato a tutti ma non tutti sono in grado di intenderlo perché, come gli idoli si può avere orecchie e non intendere, oppure si possono avere orecchie e non farle funzionare, un po’ come avere un apparecchio radio ma spento, o avere orecchie ma non intendere perché non ci si vuol sintonizzare sulle onde giuste. Per avere orecchie e intendere bisogna:

 

DOMENICA 20  SETTEMBRE

"I miei pensieri non sono i vostri pensieri; le vostre vie non sono le mie vie".  (Is. 55,8)

 

Questa affermazione a prima vista sembra il manifesto della incomunicabilità tra Dio e gli uomini. Ma Isaia non vuoi dire: “Dio è il totalmente Altro”, lo “Sconosciuto”, l’ “lnsondabile”, quindi è inutile cercare di capirne qualcosa, altrimenti tutta la rivelazione sarebbe una contraddizione, una presa in giro; Isaia, invece, vuoi ricordarci che la logica di Dio è diversa da quella degli uomini, anzi talora opposta e inconciliabile con essa, in ogni caso è una logica superiore. Spesso quello che per l’uomo è guadagno, per Dio è perdita. Per Dio "i primi" della classe non sono i “buonini”, i “figli del dottore tutti belli e ordinati”, ma sono i poveri, i vagabondi, i carcerati che non hanno né scusanti umane, ne tantomeno avvocati per difenderli. E’ un Dio che al suo banchetto invita i poveri e pezzenti del paese, che fa più festa per il ritrovamento di una pecora perduta che per 99 persone che pensano di essere giusti... Dio, allora non é lo sconosciuto” ma se vuoi pensarla come lui, quante delle tue categorie devono cambiare!

 

 

LUNEDI' 21 SETTEMBRE

“Vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: “Seguimi. Ed egli si alzò e lo segui.” (Mt.9,9)

 

Mi piace immaginarmi la chiamata di Matteo in un altro modo: provate a pensare a un vescovo (o se volete ad un parroco o ad un primo ministro, come più piace) che il giorno del suo ingresso in questo incarico, dinanzi ad una curia ordinata ed ossequiosa, invece di “riconfermare gli incarichi” va a cercarsi i suoi collaboratori in “quel parroco di campagna che non capisce altro che galline” o in quel prete “che è dominio pubblico abbia un’amante”. Pensate a quale reazione quei curialisti (leggi “maggiorenti della parrocchia” o “politici influenti a seconda del caso). Eppure Gesù ha fatto così con Matteo: era un venduto ai romani, agli invasori; era un usuraio e lui lo chiama, va a casa sua, gli fa cambiare vita, lo fa diventare colonna della sua Chiesa. Oggi per chi sarà la chiamata?

 

 

MARTEDI' 22 SETTEMBRE

“Mia madre e i miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica”.  (Lc. 8,21)

 

Ammetto che mi crea un certo senso di fastidio o per lo meno di imbarazzo, sentirmi chiamare “Padre”, come i termini “fratello e “sorella” usati fuori della famiglia mi sanno di piccole chiese o di conventi. Eppure Gesù (che pure ha invitato a non farsi chiamare “Padre”, “perchè uno solo è il Padre vostro celeste) ha creato una nuova parentela non più dettata da vincoli di sangue ma unicamente fondata sull’ascolto e la pratica della sua parola. Con questo Gesù pur non ripudiando la Madre e parenti, prende le distanze da qualunque legame il vincolo di parentela possa creargli ed afferma nell’aderire a Lui l’unico modo di entrare in legame con Dio, un legame questo talmente stretto che supera ogni vincolo umano e ci fa diventare talmente simili a lui che “chi ascolta voi, ascolta me e chi mi ha mandato”.

 

 

MERCOLEDI' 23  SETTEMBRE

"Diede loro il potere e autorità su tutti i demoni e di curare le malattie".  (Lc. 9,1)

 

I segni del Regno sono sintetizzati nel guarire le malattie e nell’avere autorità sui demoni. Ma come si possono tradurre oggi questi segni? Una anziana immobilizzata, dolorante che per lunghi anni ha peregrinato da un ospedale all’altro, mi diceva: “Tutti i giorni prego per i medici e per gli infermieri perché il Signore aiuti gli uni a trovare le medicine giuste e gli uni e gli altri a voler bene ai malati”. Il potere di amare i malati di con-patire con loro l’abbiamo ancora anche noi. E quello di cacciare i demoni in che cosa consiste? Non tanto nell’essere esorcisti, quanto piuttosto nell’affermare al mondo con i fatti che il bene più ancora avere il sopravvento sul male, che l’amore, anche se bastonato, è più forte dell’odio, che può esistere un perdono vero e totale.

 

 

GIOVEDI' 24  SETTEMBRE

“Erode cercava di vederlo”. (Lc. 9,9)

 

Questo Erode dei Vangeli unisce in sé caratteristiche quasi contrastanti: da una parte vive di paure, dall’altra è attento a tutte le novità del suo regno, da una parte sembra aver paura di Gesù e dall’altra cerca di vederlo; ma il suo voler vedere Gesù è dettato soprattutto da curiosità, da gusto di facile miracolismo.

Anche per molti la religione o la religiosità attirano e interessano soprattutto per gli aspetti miracolistici. Qualcuno dice che un quadro della Madonna si è messo a parlare ed ecco che riviste che di solito si interessano di scandali, sono subito pronte a parlare di visioni e apparizioni. Ma è per desiderio di fede questo? Quando due fidanzati sono invitati a fare un corso di preparazione prematrimoniale o dei genitori a fare della catechesi in preparazione ad un sacramento che stanno per ricevere i propri figli, hanno poi proprio un vero e profondo desiderio di approfondire la propria fede e di aderire a Cristo?

 

 

VENERDI' 25  SETTEMBRE

“Mentre si trovava in un luogo appartato a pregare i discepoli era no con lui”.  (Lc. 9,18)

 

Gesù spesso ha bisogno di pregare. Spesso scompare, scappa dalle folle per pregare, altre volte porta i suoi discepoli in un luogo separato ‘‘per pregare con loro e per insegnare loro a pregare. Gesù ha bisogno di comunicare con Dio suo Padre, ha bisogno di conoscere, approfondire la sua volontà, ha bisogno nella sua umanità simile alla nostra di esprimere le angosce, i dolori, le delusioni della sua missione non capita, osteggiata. Gesù ha bisogno che i suoi discepoli imparino questo. Infatti non stupisce se le grandi scelte (chiamata degli apostoli), le manifestazioni (trasfigurazione) o la richiesta di un atto di fede (confessione di Pietro) avvengono in momenti di preghiera. La preghiera non è alienazione dell’uomo ma è il vedere il reale con Dio e con Lui imparare a scoprire la sua volontà.

 

 

SABATO 26  SETTEMBRE

“Ma essi non comprendevano”. (Lc. 9,45)

 

Questo Gesù che nel momento della gloria parla di sofferenza, di tradimento, di morte diventa incomprensibile. Come è incomprensibile il dolore quando siamo fatti per la gioia. “Perchè il Signore non mi prende? perché mi lascia ancora qui? A che cosa serve la mia sofferenza?” mi diceva una donna tutta rattrappita dai suoi molti mali. Quante volte il male diventa incomprensibile. “Ho fatto tutto perché mio figlio avesse una buona educazione e poi le compagnie... Non capisco perché Dio permetta che qualcuno distrugga questo lavoro!” “Dio ha bisogno di preti e di preti santi, eppure quel buon prete che tanto faceva sta morendo di cancro, perché?!”. “Essi non comprendevano”... Anch’io Signore non comprendo; sono una testa dura; vedo la tua croce, credo alla risurrezione, so che Dio è un Padre Buono ma non comprendo! ... Manda, o Gesù, il tuo Spirito...

 

 

DOMENICA 27  SETTEMBRE

Il figlio rispose: “Sì, Signore; ma non andò”.  (Mt. 21,29)

 

Mi hanno fatto sempre paura le persone troppo sicure di sé, forse anche perché in me l’insicurezza è grande, ma quando sento dire “sono sicuro, non preoccuparti ci penso io”, per contrario mi viene sempre in mente una frase fatta ma detta da una persona a me particolarmente cara, mio padre, in un momento particolarmente difficile della mia vita: “Non dire mai: di quel bicchiere non ne bevo!” Nessuno di noi può essere completamente sicuro di se stesso, del suo domani, delle sue forze, del riuscire in una determinata impresa. Nessuno può essere sicuro neppure di portare a compimento il dono della fede, abbiamo sempre bisogno di Dio e degli altri. Impariamo l’umiltà, non sentiamoci così sicuri come questo figlio che dice "sì" ma è  povero di volontà e allora diventa anche falso. “Non  ho voglia” ammette il secondo figlio: “lavorare è duro, ho mille altre cose che mi attirano...” ma ci andò,e mi sembra che mentre il primo pensava a se stesso e al suo orgoglio, il secondo, pur sbuffando, ha pensato al Padre, l’ha amato e fatto la sua volontà.

 

 

LUNEDI' 28  SETTEMBRE

Giovanni disse: "Abbiamo visto un tale che scacciava i demoni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito". (Lc. 9,49)

 

In una parrocchia... molto lontana dalla nostra... un giorno un uomo mi disse: "Sono andato nel tal gruppo ed ho visto che leggevano la Parola di Dio, parlavano su di essa, la pregavano, facevano continuamente riferimento al fondatore del “tal” movimento. Lei lo sa che appartengo a quell’altro movimento; ad un certo punto ho parlato anch’io (ed io capii che anche lui intransigente com’era aveva fatto riferimento agli ultimi dettami del suo leader carismatico) ma mi hanno guardato con aria di compassione..." Mi sono venute in mente tante pagine di storia della Chiesa in cui nel nome dello stesso Cristo morto in croce ci si è accusati a vicenda, si è sparso il sangue dei fratelli; mi vengono in mente certe divisioni attuali di Chiese: non sono esse il più forte tradimento fatto in nome di Cristo a quel Cristo che è morto perché fossimo fratelli.

 

 

MARTEDI' 29 SETTEMBRE

"Vedrete gli Angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell’uomo". (Gv. 1,51)

 

Ricordo ancora un disegno di un catechismo che avevo quando ero bambino: Un uomo grande con le mani giunte con due ali, una aperta a sottolineare l’imponenza, e un’altra ripiegata su un ragazzino. Guardavo questa figura e quando si spegneva la luce e la notte contornava di nero tutto, quell’ala mi era vicina, segno di protezione. Sono cresciuto e gli “studi alti” mi hanno mandato in crisi non solo i  sogni infantili, ma anche gli Angeli:“E che bisogno c’è di essi, sembrano una colorazione tipica delle corti dove personaggi  variegati e misteriosi creano delle coreografie”. Oggi non so se amo gli angeli, se essi sono parte fondamentale o meno della rivelazione, non mi chiedo più quale sia il loro sesso, ma penso ancora a quel disegno che nella sua ingenuità mi ricorda che Dio per i suoi bambini ha l’ala di un angelo piegata, sul tuo cuore, per proteggerti.

 

 

MERCOLEDI' 30  SETTEMBRE

"Tutta la scrittura é ispirata da Dio e utile per insegnare, convincere, correggere, e formare alla giustizia". (2Tim. 3,16)

 

Sono, grazie a Dio, passati i tempi in cui si guardava alla Sacra Scrittura Come ad un testo che i fedeli non potevano tenere in mano perché scabroso o difficile a tal punto che vi erano (e qualcuno sopravvive) delle edizioni ‘purgate e rivedute. Ma pur essendo passati questi tempi non so se i Cristiani si sono veramente innamorati di questa parola. Una giovane Sposa il cui marito è da cinque mesi in America, per lavoro, quasi Con senso di pudore ma con lacrime di gioia e di nostalgia negli occhi mi faceva vedere sei o sette lettere, quasi Consunte: erano le lettere del suo uomo lontano che lei leggeva rileggeva  assaporava, interpretava giorno per giorno e notte per notte: Chissà se noi aprendo la Bibbia sentiamo ancora la fragranza del pane fresco che Dio vuole spezzare con noi?

     
     
 

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