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UNA PAROLA AL GIORNO

RIFLESSIONI  QUOTIDIANE  SULLA

PAROLA  DI  DIO

a cura di don Franco LOCCI

 

 

AGOSTO 1987

 

 

SABATO  1 AGOSTO

“Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi”. (Gv. 15,16)

 

Dio nelle sue scelte è veramente misterioso e grande. Quando entrai in seminario i ragazzi che facevano parte del mio anno erano 80. Di quegli 80, due sono diventati sacerdoti. Ma questa frase della Parola di Dio non è soltanto per le vocazioni religiose: è una frase che ancora una volta può rovesciare il nostro modo di intendere la fede e la religiosità. Nel nostro modo di ragionare spesso pensiamo di essere noi ad avere dei diritti nei confronti del Signore: noi lo abbiamo scelto, noi lo abbiamo seguito... Non pensiamo invece: ma quale merito ho io, in confronto al altri, per aver avuto una educazione religiosa? La grazia del battesimo l’ho scelta io, o qualcun altro me l’ha regalato? E’ il Signore che ci ha scelti e che ci manda. Il primo atteggiamento è allora la riconoscenza per questo amore gratuito e il secondo è quello di sentirci impegnati a portare i frutti che il Signore desidera da noi.

 

 

DOMENICA 2  AGOSTO

"Date loro da mangiare” “Non abbiamo che cinque pani e due pesci". (Mc. 14,16—17)

 

Gesù per operare un miracolo non parte dal nulla, non cambia le pietre in pane come gli aveva suggerito il diavolo nel deserto. Dio per fare i miracoli vuoi servirsi di poca cosa ma data dagli apostoli. Il miracolo non avviene se alle spalle non c'é un atto di fede, di amore e di donazione. Gli apostoli come noi sanno fare bene i conti: “Che cosa sono pochi pani per tanta gente?” “Che cosa vale che io mi comporti con amore davanti a tanto odio?” “Non sarò io con le mie poche cose a cambiare il mondo” “Che cosa può significare la mia quaresima di fraternità davanti a milioni di persone che muoiono di fame?” Ed ecco che come gli apostoli anche noi siamo tentati di chiudere: “Mandali a casa!” No, ci risponde il Signore, ho bisogno di te, della tua nullità, ho bisogno che tu riconosca quanto poco puoi ma che tu abbia il coraggio di partire lo stesso. Imparerai due cose: a donare e che il Signore ha guardato all’umiltà della sua serva, d’ora in poi tutte le generazioni mi diranno beata”.

 

 

LUNEDI'  3  AGOSTO

“Maria e Aronne parlarono contro Mosè”. (Numeri 12,1)

 

Un gran brutto male è la gelosia perché non permette più di vedere la realtà e il bene. Ma è un male ancora più grave quando nasce dalle persone più care. Quante famiglie distrutte da un amore diventato prima sospettoso, poi geloso, poi solo più gelosia e non più amore! E quante volte la gelosia ha minato o addirittura distrutto cose della Chiesa; c’era già gelosia anche tra alcuni apostoli (la madre di Zebedeo: “Fa che i miei figli siedano uno alla destra e l’altro alla sinistra nel tuo Regno”) e nella Chiesa?: Noi sì che preghiamo bene! E chi si credono di essere quelli di quel gruppo... Ed ecco che la gelosia si trasforma in mormorazione e la mormorazione diventa denigrazione. Eppure non dovrebbe essere così: dovremmo gioire del bene che fanno gli altri (lavoriamo per la stessa “ditta” e per lo stesso “Signore”!) Ciascuno di noi ha dei doni diversi che servono per lo stesso fine del Regno. Usarli per puntarci il dito a vicenda significa fare un affronto a chi ci ha dato questi doni.

 

 

MARTEDI' 4 AGOSTO

“Vedendo le folle ne sentì compassione”. (Mt. 9,36)

 

Gesù ha compassione della gente povera, sbandata “come pecore senza pastore. Il Curato d’Ars che ricordiamo oggi, ha compassione della gente abbandonata, trascurata del suo paese. La compassione di Gesù si trasforma in incarnazione, parola, preghiera, miracoli; donazione totale della propria vita; la compassione del curato d’Ars si trasforma in amore, penitenza, preghiera, annuncio. Anche oggi guardando gli uomini che pur sono arrivati sulla cima ma che come formiche e bestioline si accavallano l’uno sull’altro alla ricerca di valori effimeri, che sono nelle mani di pochi potenti che corrono verso la morte senza speranze e ideali c’è da avere compassione. Ma anche per noi la compassione deve tradursi in fraternità vera, in annuncio di valori che non muoiono, in solidarietà, in preghiera... Certo il mondo è di Dio ma anch’io responsabile del mio fratello non posso come Caino dire: “Sono forse il guardiano di mio fratello?” (Gn. 4,9)

 

 

MERCOLEDI' 5  AGOSTO

"Gesù disse: “Non è bene prendere il pane dei figli per darlo ai cagnolini. . .".   (Mt. 15,21—28)

 

Le prime volte che, ragionandoci sopra, leggevo il racconto di questa donna Cananea, la frase che proprio mi dava più fastidio era proprio questa: come, il buon Gesù venuto per salvare tutti, lui che dice di non giudicare nessuno si permette di dare del “cane” a una donna straniera che chiede aiuto, solo perché non fa parte del “popolo eletto” quello stesso popolo che poi lo metterà in croce? Ho poi capito che questa frase invece di essere una affermazione era solo una provocazione per mettere in evidenza la fede di questa donna che supera di gran lunga la fede dei buoni e che rispondendo umilmente ma “a tono”, senza nulla perdere della sua dignità, strappa il. miracolo che aveva tanto a cuore. E allora imparo: da parte mia, il non pregare, il non chiedere a Gesù qualcosa perché sono peccatore è poi proprio umiltà o è estremo orgoglio di chi sapendosi peccatore non crede alla misericordia di Dio che supera il peccato?

 

 

GIOVEDI' 6   AGOSTO  -  FESTA DELLA TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE                            

"Questi è il Figlio mio prediletto, ascoltatelo". (Mt. 17,1-9)

 

Nella trasfigurazione di Gesù c'é un po’ tutta la Bibbia e un po’ tutto il presente e il futuro della vita. Il Monte Mosè ci richiamano l’Antica alleanza, Elia l’amicizia di Dio con noi attraverso la profezia; il volto brillante di Gesù e le vesti splendenti come la luce, lo splendore della divinità e la luce che diventa guida: le tre tende la Trinità... E’ Cristo che dà la prova di se stesso; è Dio che conferma Gesù e noi nella sua missione, è sguardo al futuro dell’uomo che potrà vedere il volto di Dio; è figura dell’Eucaristia, pane “trasfigurato” è impegno a trasfigurarci nel prossimo... Ma quello che mi colpisce di più (anche perché è sempre la cosa più difficile da realizzare) è quel “Ascoltatelo”. Ascoltare il Cristo non è sedersi e sentire una lezione, è lasciarsi penetrare da Lui che è la Parola, è lasciarsi cambiare, “trasfigurare” il cuore; è un ascolto che non diventa conoscenza solo intellettiva ma che diventa pensare come Lui e vivere come Lui.

 

 

VENERDI' 7    AGOSTO

"Qual vantaggio avrà l’uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima?" (Mt. 16,26)

 

Sono sempre stato uno che fin da piccolo, ha avute le manie del raccogliere, dalle collezioni da bambini: giornalini, figurine, scatole varie e collezioni più disparate: libri di teatro, francobolli, monete... La mia cantina è piena di ciarpame di ogni genere che ha una storia, che piace, che una volta all’anno vado a vedere, che non si può buttare perché... “può sempre servire”. Una mattina, nella scorsa primavera, durante una passeggiata sentivo la natura pulsare attorno a me in modo talmente gioioso e bello che volevo portarmene via qualche pezzo per ricordo: cominciai allora a raccogliere un po’ di fiori per specie, quasi ad accaparrarmi un pezzo di primavera. Poi mi fermai per il pranzo al sacco e quando ripresi il mio pezzo di primavera era ormai già appassito e stinto: non valeva neppure la pena portarlo a casa. Ho capito che è l’animo delle cose che conta, è il viverle giorno per giorno, non è importante volerle rubare o possedere quello che conta è la mia anima amata da Dio. Se ho presente questo il resto può appassire, ma rimane la primavera.

 

 

SABATO  8   AGOSTO

“lo venni in mezzo a voi in debolezza e con molto timore”. (1Cor. 2,3)

 

Quando vado alle riunioni dei preti o a qualche incontro di aggiornamento, una delle prime cose che mi capita è quella di vergognarmi. Sento: “Noi abbiamo fatto quell’iniziativa” “i nostri gruppi affrontano questa tematica”.. .e mi dico: “Come può il Signore servirsi di me, della mia scarsa cultura, dei miei rapporti umani a volte così formali e difficili... Poi mi viene in mente quel parroco che mi diceva: “lo non ho mai convertito nessuno nella mia vita”. Dio si serve anche della debolezza, anche della povertà; anzi, le debolezze e le povertà possono diventare preziose nelle mani di Dio. Bisogna solo affidarsi a lui, scomparire noi per fargli posto. Una domenica, avevo preparato un’omelia di quelle “proprio belle”: due o tre frasi roboanti, ben articolate in tre punti collegati tra loro, il tutto condito di citazioni bibliche e per l’occasione avevo tirato fuori anche un paio di citazioni dei Padri. Nel fare quell’omelia ebbi un momento di smarrimento e mi uscì una frase che mi sembrò allora inadatta a tutto quello sfoggio di teologia e che oggi neppure più ricordo. Ricordo invece una persona umile che dopo due settimane mi citò quella frase, unico ricordo della predica, dicendomi grazie perché gli era giunta al momento giusto.

 

 

DOMENICA  9  AGOSTO

"Signore, salvami!" (Mt. 14,30)

 

E’ il grido che continuamente troviamo nel Vangelo: è il grido dei lebbrosi che vogliono essere guariti e reinseriti, è il grido dei ciechi che vogliono vedere, dei paralitici che vogliono camminare, ma è anche il grido di chi vuoi essere salvato dentro, liberato dal male morale, di chi vuole che il proprio cuore possa amare in modo giusto. Quante volte, per mille motivi diversi ci si trova come Pietro: si sta affogando, l’acqua ti giunge alla gola, non ne puoi più di te stesso, non riesci a tirarti via da certe situazioni, tutto ti si rivolta dentro e per di più “è notte” e “c’è la tempesta e anche le mani degli amici si sono ritirate, non vedi più nulla se non l’acqua minacciosa che sta per richiudersi come una bara sopra di te. Signore, che in quel momento, abbia l’umiltà di gridare: “Aiuto, Signore, salvami”, che in quel momento non mi abbandoni ma abbia fiducia unicamente nella tua mano che afferra e salva.

 

 

LUNEDI' 10  AGOSTO

“Dio ama chi dona con gioia”. (2Cor. 9,7)

 

Molti possono essere i modi di donare: donare per obbligo: “E’ di nuovo Natale”: ecco lo stillicidio del portafoglio; donare per convenienza sociale: “Se a mia nipote Lucia ho fatto quei regalo quando si è sposata, a Giovanna che si sposa adesso non posso fare un regalo inferiore”; donare per apparire: “Hai visto: regali come il mio non ne hai ricevuti”; donare per ricevere: “Se io gli do questo, alla mia festa dovrà almeno regalarmi quell’altra cosa!” Dio non aveva nessun obbligo con noi, eppure ci ha donato la vita, di fronte ai nostri “no” gratuitamente ci ha donato e ci dona Gesù. Gesù ha dato se stesso. Il cristiano non può essere uno che dona per obbligo, per convenienza o per ricevere ma uno che avendo ricevuto tutto gratuitamente ha imparato a donare gratuitamente, con gioia perché sé che c e più gioia nei dare che nel ricevere, perché se Dio ci ha amati così mentre noi eravamo peccatori, come possiamo noi non amare con altrettanta gioia e gratuità?

 

 

MARTEDI'  11 AGOSTO

“Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli”. (Mt. 18,10)

 

Il nostro mondo dice: i bambini e i vecchi non contano, conta chi produce, chi rende. Come al solito, invece, davanti a Gesù queste cose non contano, anzi Egli si schiera chiaramente dalla parte dei piccoli, Il termine include: bambini e fanciulli sprovveduti e trascurati dai grandi, poveri, umili di condizioni, semplici, bisognosi di ogni genere, peccatori. Davanti a Dio valgono di più questi che i potenti, i ricchi, i forti. li Regno di Dio è loro, quindi se la comunità vuole essere cristiana, deve farsi come loro: perdere la propria sicurezza, fidarsi sempre meno sulla propria organizzazione e sulle proprie strutture, rendersi disponibile, umile, semplice, senza pretese, fiduciosa e deve avere verso i piccoli gli atteggiamenti di Dio: soccorrere in ogni modo i bisognosi, preservare dal male bambini e fanciulli, mostrare comprensione, bontà, sollecitudine di ricupero verso i peccatori.

 

 

MERCOLEDI' 12  AGOSTO

"Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro". (Mt. 18,20)

 

Nella Chiesa, con il succedersi dei secoli sono stati codificati e indicati sette sacramenti come segni di presenza, grazia, perdono, amore, partecipazione di Dio alla nostra vita. Ma Dio è grande e segni e sacramenti della sua presenza sono molti. Ad esempio il gesto che facevano Francesco e alcuni altri santi di inginocchiarsi davanti ai poveri o il gesto che fanno ad esempio oggi certe suore di inginocchiarsi a lavare certe piaghe fetide come se le lavassero a Cristo sono il riconoscere il sacramento della presenza di Gesù nel povero, nel sofferente, nel malato e nel carcerato (vedi Mt. 25) Anche nella parola di oggi abbiamo un “sacramento”: quando si è riuniti nel nome di Gesù lì lui c’è. Ma attenzione! Bisogna essere riuniti nel suo nome non nel nome dell’abitudine, non nell’individualismo e nell’anonimato. Quando vediamo un gruppo di cristiani unito che prega nel nome di Gesù e poi nel nome di Gesù agisce, possiamo inginocchiarci come davanti all’Eucaristia perché là c’è Gesù.

 

 

GIOVEDI' 13  AGOSTO

"Non ti dico di perdonare fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette". (Mt. 18,22)

 

“Padre, mi dica quello che vuole, ma questa volta, dopo tutto quello che ha fatto non posso perdonarlo un’altra volta!” Conoscendo la triste storia di quella signora che mi parlava, umanamente non sapevo darle torto. Umanamente c'é un limite a tutto! Ma il Vangelo non è solo umano! Parte dalla nostra umanità ma vuol portarci a pensare e ad agire come Dio. Certo, magari non tutto d’un colpo, ma è lì che dobbiamo mirare. Nel duro cammino dell’imparare la strada del perdono e della misericordia c’è una cosa sola che ci aiuta profondamente: guardare a come Dio perdona a noi. Se dopo tanti anni di peccati, di recidività Dio mi vuole ancora bene, è ancora misericordia, disponibilità nei miei confronti come posso io dichiararmi indisponibile a camminare verso il perdono e l’amore del fratello anche se più volte mi ha offeso e anche se dubito che nella sua debolezza mi offenderà ancora?

 

 

VENERDI' 14  AGOSTO

"Per la durezza del vostro cuore Mosè ha permesso di ripudiare la propria moglie, ma da principio non fu così". (Mt. 19,8)

 

Come ai tempi di Gesù, anche oggi ritorna la stessa domanda: in campo di etica e morale sessuale familiare bisogna essere lassisti, permissivisti o rigoristi? Si può chiedere a una persona di vivere tutta una vita sacrificata per salvare un principio? Ma il buon Dio che cosa vorrà in realtà da noi? Gesù non aveva presente ancora tutte le difficoltà e problematiche di oggi, anzi viveva in una società con mentalità e ordinamenti diversi (pensate che il giudeo non impotente era obbligato a sposarsi), ma da dei principi che possono essere validi per ogni tipo di scelta.

Per chi ama davvero ogni legge è superata: “Ama e fa ciò che vuoi”.

 

 

SABATO  15  AGOSTO  -  ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE     

"Benedetta  tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo". (Lc. 1,42)

 

Da ragazzo ricordo di aver sentito un sacerdote dire nella festa dell’Assunta: “Gesù ha voluto talmente bene a sua madre, che se l’è portata subito in cielo anche con il suo corpo” E dentro di me pensavo a Gesù quasi con invidia: “Lui può farle certe cose, io no!” Poi poco per volta ho capito che la vera beatitudine di Maria tra le altre donne e le altre mamme non è quella di aver ricevuto dei doni particolari da suo Figlio che “può” ma è quella di indicare a tutti noi che cosa ci succede se sappiamo portare il Frutto, cioè Gesù. Gesù oggi si serve di noi per essere portato al mondo; se io, come Maria, lo porto, sparisco per fargli posto, mi sforzo di testimoniarlo, chiedo il suo Spirito, divento anch’io “beato”, “benedetto” e allora sono anch’io associato alla sorta di Maria e posso guardare in alto nella certezza che “chi ha portato Gesù” non verrà abbandonato alla sorte della polvere ma rinascerà alla luce per l’eternità.

 

 

DOMENICA  16  AGOSTO

“Condurrò gli stranieri sul mio monte santo”. (Is. 56,7)

 

C’è una tentazione che è sempre stata presente nella storia della salvezza e che e ancora presente nella storia della Chiesa: è la tentazione dell’esclusiva: “Noi abbiamo Dio in esclusiva”. E’ vero che Dio ha scelto un popolo per manifestarsi, ma lo ha fatto perché questo popolo “manifesti alle nazioni la grandezza di Dio”. Nella Chiesa primitiva si fa difficoltà ad accettare i pagani. Nella Chiesa diventata potere anche terreno si fa difficoltà ad accettare i diversi e con la scusa di difendersi si infierisce su non credenti ed ebrei. E nella Chiesa di oggi? La tolleranza, la ricerca comune, l’ecumenismo vanno davvero avanti al di là delle parole? Nelle nostre comunità tutti sono accettati alla stessa maniera? Il Signore ci ricorda che Lui e il Dio di tutti: ama ciascuno in modo particolare ma vuole la salvezza di tutti. Dio non si lascia accalappiare con l’esclusiva neppure dalla sua Chiesa che ama e a cui ha dato il suo Spirito!

 

 

LUNEDI' 17  AGOSTO

“Il giovane se ne andò triste,poiché aveva molte ricchezze”. (Mt. 19,22)

 

Un altro di quegli assurdi strani che trovi nel Vangelo. E’ normale che, chi sta bene, sia felice; il mondo grida, urla: “Beato se ti vanno bene le cose, se stai bene, se ti diverti”. E questo giovane, tra l’altro anche osservante, buono, se ne va triste perché ha troppi soldi mentre se “fosse andato e avesse venduto tutto e dato ai poveri “sarebbe stato felice perché avrebbe avuto “un tesoro in cielo” e avrebbe potuto seguire Gesù. E’ un assurdo, ma per la mentalità degli uomini, non per lo spirito dell’uomo. Infatti, l’uomo nel suo intimo sa benissimo che nulla di materiale potrà colmargli la fame di infinito a cui anela il suo cuore. Sa anche che le cose materia li troppo spesso lo deviano da quelle che sono le sue aspirazioni e lo legano a tal punto da non lasciargli più respiro. Proviamo a pensare a qualche idolo di questi giorni? Le vacanze: se sono state l’ideale in cui abbiamo speso, bruciato tutto noi stessi secondo le mode, finite lasciano l’amaro in bocca se sonno servite per ricreare il nostro corpo e il nostro spirito ci lasciano gioiosi e pronti a ricominciare con spirito nuovo.

 

 

MARTEDI'  18  AGOSTO

“Chi si potrà dunque salvare?”. (Mt. 19,25)

 

Signore, è proprio vero che sei un Dio misterioso. Tu sei terribilmente esigente con l’uomo: pretendi da lui delle risposte decise non tentennanti, chi sceglie te non può scegliere altri, deve amarti più del padre, della madre, del marito, della moglie, deve lasciare tutte le sue ricchezze, le sue sicurezze umane, deve essere pronto a seguirti, ad essere ingiuriato nel tuo nome, cacciato dalle sinagoghe e dalle chiese (e per di più dovrebbe anche gioire e rallegrarsi), deve essere disposto a salire con te sulla croce. E ti par poco? “Chi si potrà salvare?” Eppure tu scegli gente comune, con tanti problemi, apostoli che discutono su chi è il più grande, su chi deve sedere alla destra o alla sinistra, gente che ti tradisce, ti rinnega, o taglia la corda al momento decisivo. Tu sei esigente ma misericordioso ed è proprio a questa tua misericordia che io mi appello perché man mano che invecchio sempre più mi rendo conto che da solo non combino che pasticci.

 

 

MERCOLEDI' 19  AGOSTO

"Sei invidioso perché io sono buono?"  (Mt. 20,1—6)

 

La chiave di interpretazione della parabola del padrone che manda ad ore diverse i lavoratori nella sua vigna si trova proprio in queste parole. infatti se noi diamo un giudizio solo umano all’operato di questo padrone diremo che privilegia qualcuno nei confronti di altri, ma chi siamo noi per sindacare sull’operato di Dio. L’uomo non può vantare nessun diritto su Dio. La ricompensa che Dio dà all’uomo sarà sempre pura grazia. L’uomo non ha mai diritto di presentare a Dio la fattura. Il risentimento per la bontà e la generosità di qualcuno verso altri è un atteggiamento tutt’altro che infrequente anche nella Chiesa: a volte vorremmo l’intervento di Dio per punire chi giudichiamo peccatore, altre volte la nostra invidia non ci permette di vedere  il bene negli altri. Dio invece va sempre in cerca di tutti, chiama tutti ad ogni ora, e accoglie chi trova. La sua chiamata accomuna nel lavoro, la sua generosità tocca tutti. Non solo non dovremmo essere invidiosi ma felici di avere un Dio così generoso.

 

 

GIOVEDI'  20  AGOSTO

"Tutto è pronto: venite alle nozze . Ma costoro non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari...".

(Mt. 22,1—14)

 

Purtroppo nella vita è terribilmente facile perdere di vista la meta. Se noi chiedessimo a qualunque persona che cosa desidera di più, penso che chiunque, con un minimo di riflessione dovrebbe rispondere: “avere per sempre una vita gioiosa”. Eppure molti rispondono anche oggi con termini di cose passeggere: “La salute, il denaro, il successo, una bella moglie....” Quando facciamo così siamo come quegli invitati alle nozze: abbiamo l’opportunità gratuita di poter realizzare il fine della nostra vita e preferiamo interessarci a cose che oggi ci sono, domani passano e ci lasciano solo preoccupazioni. Dimentichiamo i doni di Dio e pensiamo di essere autosufficienti. Gesù, il figlio del Re per cui è stato preparato il banchetto ci ha invitati per primi, in che modo accogliamo questo invito? Gesù ci invita all’Eucaristia: ci andiamo e in che modo?

 

 

VENERDI' 21  AGOSTO

"Qual è il comandamento più grande della legge?". (Mt. 22,36)

 

Una legge fatta di tante prescrizioni, un Dio ben codificato, delle norme precise sul fare e non fare: è la tentazione di sempre inscatolare Dio, avere delle ricette per la salvezza... E Gesù risponde anche Lui con una ricetta? A prima vista sembra di sì, ma l’aver unito due precetti: l’amore di Dio e l’amore del prossimo che nella Legge erano separati va ben più in là di una formula facile per comprare Dio e il paradiso e ci dà la chiave di interpretazione e di svolgimento della nostra vita. Ci vuole tutta una vita per comprendere quanto Dio ci ama e se Lui ama noi, noi non possiamo separare Dio e gli uomini: il vero amore di Dio si esprime in amore per gli uomini e il vero amore per gli uomini è amore di Dio. Ecco allora che solo se tutta la legge è amore di Dio e degli uomini sarà una legge che porta gioia e salvezza.

 

 

SABATO  22 AGOSTO

"Quanto vi dicono fatelo ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno". (Mt. 23,3)

 

“Bel colpo Signore: gli sta proprio bene, l’hai detta giusta contro quei farisei di allora e di oggi, contro tutti quelli che credono di essere importanti, contro quelli che sdottrinano standosene tranquillamente seduti nei dicasteri di Santa Romana Chiesa...” Poi mi sono fermato ed ho pensato: “ma queste parole di Gesù riguardano solo gli altri e non vengono a mordere anche e soprattutto la mia coscienza?” Oggi è di moda contestare gli altri, ma ogni cristiano può rendersi colpevole di ciò che Gesù qui denuncia. E allora sono proprio sempre coerente con ciò che annuncio? Uso per giudicare me stesso lo stesso metro con cui giudico gli altri? Quanto di esteriorità, di voler apparire c’è nella scelta dei gesti, delle parole che uso? Quanto rispetto umano nei miei silenzi o nei miei sorrisi accattivanti o maliziosi?

 

 

DOMENICA  23  AGOSTO

“Voi chi dite che io sia?”. (Mt. 16,15)

 

Ecco la domanda fondamentale. Una domanda rivolta a Pietro, agli apostoli ma soprattutto a noi; e non basta andare a rispolverare qualche risposta imparata a memoria nel catechismo; riconoscere Gesù come un grand’uomo, o come un profeta, o come il Cristo, il Figlio di Dio nostro fratello e Salvatore cambia la vita. Per rispondere bisogna averlo incontrato, aver fatto esperienza personale con Lui. Ma gli apostoli lo hanno visto, hanno camminato con Lui, sono stati testimoni dei suoi miracoli, io come posso fare esperienza di Cristo? La sua presenza nei fratelli, i suoi sacramenti, la sua parola, la sua Chiesa sono tutti segni attraverso i quali possiamo fare esperienza di Cristo e attraverso cui anche noi possiamo giungere come Pietro a dare la nostra risposta fatta di un atto di fede che dalle parole deve poi passare alla vita per diventare noi, a nostra volta, testimoni del Cristo, Figlio di Dio, Salvatore.

 

 

LUNEDI' 24  AGOSTO

"Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico". (Gv. 1,48)

 

Questa rivelazione che porta Bartolomeo ad un atto di fede in Gesù, Figlio di Dio, ha fatto sbizzarrire gli esegeti e i “fantasisti del Vangelo”. Che cosa avrà mai fatto Bartolomeo sotto quel fico: dormiva? peccava? pregava? A noi importa poco che cosa facesse Bartolomeo, importa invece che Gesù tocca nel vivo una persona e aiuta la sua fede, li. cammino verso la fede di Bartolomeo è fatto di tre passi:

 

MARTEDI'  25  AGOSTO

"Come Dio ci ha trovati degni di affidarci il Vangelo, così lo predichiamo". (1Ts. 2,4)

 

E’ una frase che ci consola perché se noi guardiamo solo alle nostre capacità, alla nostra fede e alla testimonianza di cui siamo capaci ci viene voglia non solo di non predicare il Vangelo, ma addirittura di stare zitti. Ci sembra tante volte poi di essere come il seminatore della parabola del Vangelo che butta, sembra quasi con indifferenza, il suo seme sulle pietre, tra i rovi e nel terreno buono. lI Signore si è proprio fidato di noi, nonostante le nostre debolezze, dobbiamo allora lasciarci convertire a Cristo e vivere nelle relazioni fraterne e nel servizio al prossimo, la novità del Vangelo. Dio ci ha scelto e mandato, ma solo chi vive nell’amore di Dio è capace di creare attorno a sé degli spazi di testimonianza, di misericordia e di speranza.

 

 

MERCOLEDI' 26  AGOSTO

"Guai a voi scribi e farisei ipocriti".  (Mt. 23,27)

 

Qualcuno, dopo aver letto questi piccoli commenti alla parola di Dio fatti un po’ così, nella semplicità e nel “correre quotidiano”, mi diceva: “E’ troppo pessimista, vede sempre il male”. E’ vero, purtroppo, è un po’ un difetto di fabbricazione il mio ed è più facile vedere il male che non il bene. Bisogna però anche non perdere di vista la nostra realtà. il male c’è ed è dentro di noi: Gesù non ha perso l’occasione di ricordarcelo ed è un male che attraverso l’ipocrisia tende a mascherarsi. Se avessimo gli occhi di Dio e potessimo vedere la realtà delle persone, quanti sorrisi e salamelecchi diventerebbero gesti di sopportazione, quanta preghiera diventerebbe distrazione, quanto perbenismo diventerebbe tagliare i colletti agli altri. Gesù mette in evidenza il nostro male non per il gusto di far vedere il male ma perché sa che solo da una profonda conversione interiore può nascere la conoscenza vera di Dio che supera ogni falsa ipocrisia.

 

 

GIOVEDI' 27 AGOSTO

"Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore verrà". (Mt. 24,42)

 

Capisce bene che cosa significa vegliare chi ha fatto l’esperienza di passare qualche notte di veglia ad un ammalato. Significa stare attenti, essere disponibili, essere pronti, saper cogliere dai segni le necessità dell’altro, saper prevenire, mettersi a servizio con molta pazienza e umiltà. Gesù ci dice di vegliare nell’attesa della sua venuta non per metterci addosso la paura ma proprio per essere attenti al regno che sta venendo. il regno è in mezzo a noi, Gesù presente nei fratelli, i suoi sacramenti agiscono nella comunità cristiana, la storia ha bisogno di riscoprire la presenza di Cristo, il mondo ha sete di speranza. Ecco alcuni segni per cui vale la pena di vegliare, di pregare e di agire. Non aspettiamo una troppo facile fine del mondo fatta di tuoni e lampi ma aspettiamo colui che essendo già venuto sta operando in mille modi per salvare l’uomo: a noi il riconoscerlo e il metterci a sua disposizione.

 

 

VENERDI' 28 AGOSTO

"Dio è amore: chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio in lui". (1Gv. 4,16)

 

Siamo talmente abituati a frasi di questo tipo che qualche volta sembrano lasciarci indifferenti. Che cosa vuol dire che Dio è amore per quello che noi possiamo conoscere di Lui? Vuol dire che ogni manifestazione di Dio nel la nostra storia (creazione elezione provvidenza storia) è una manifestazione che indica quanto Lui ci vuole bene fino al punto da mandare suo Figlio Gesù che accetta di morire in croce per noi. Quindi questo amore che c’è tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo e che li fa uno, si è manifestato in atti concreti per noi. Se noi dunque vogliamo essere uno con Lui e in Lui dobbiamo essere altrettanto concreti nei nostri atti. Non basta riempirci la bocca della parola amore o pensare ad essa come qualcosa di esclusivamente sentimentale: amore è voler il vero bene dell’altro sul serio. Un esempio forse ci aiuta a capire: una mamma ama il suo bambino quando lo ricopre di baci, quando lo cura, quando lo sgrida, quando gioisce per lui, quando piange con lui, quando deve dargli uno scopaccione...

 

 

SABATO  29 AGOSTO

Giovanni diceva ad Erode: “Non Ti è lecito!” (Mc. 6,18)

 

La figura di Giovanni ci apre uno squarcio sulla figura del testimone. Il testimone non è la verità, ma colui che l’attesta. E’ la coscienza critica dell’umanità e per questo è sempre estremamente scomodo. Egli non tace di fronte al male, non se ne fa complice, prende la difesa del bene, della giustizia, dei piccoli oppressi, smaschera I ‘ipocrisia. Questo suo impegno per la verità, per la causa di Dio gli garantisce una brutta fine. Diventa un provocatore per l’ordine pubblico, bisogna premunirsi contro di lui. “E’ meglio che muoia un uomo solo piuttosto che tutto il popolo”. Ed è per questo che la passione e morte del testimone passato, presente e futuro è annuncio o rinnovamento della passione di Gesù. Anche la Chiesa e noi dobbiamo essere dei testimoni. Dobbiamo avere il desiderio della pace e della giustizia. Alcuni anni fa uno slogan elettorale diceva: “Noi abbiamo le mani pulite”. Guai se per un cristiano “aver le mani pulite” significasse non aver fatto delle scelte concrete per i poveri, i sofferenti, per la giustizia.

 

 

DOMENICA  30  AGOSTO

"Non conformatevi alla mentalità di questo secolo".  (Rom. 12,2)

 

Tra le tante parole che nella domenica odierna potevano guidare la nostra riflessione ho preferito fermarmi su una piccola cosa ma che spesso diventa per gli uomini vera e propria idolatria che allontana da Dio: la moda. Non sembra ma quasi tutti ci lasciamo condizionare da essa: qualcuno dalla moda del vestire o dell’arredare (“se non sono firmati non li compro”), alla moda del consumismo (bisogna per forza cambiare, è superato), alla moda del parlare (la lingua italiana si è talmente impoverita che persino la domestica della pubblicità per dire che nel fustino c'é una carabattola sveglia dice pomposamente: “Una sveglia by Trussardi”), alle mode religiose (ad esempio c'é un tale consumo di canti liturgici (!?) che non fai in tempo a impararli che sono da buttar via. Oppure “vado a sentire il prete tale perché le sue messe sono così belle che emozionano”). Qualche volta anche l’andare controcorrente diventa moda. E’ possibile che non riusciamo a costruire noi stessi senza facciate false che sono come il trucco che sporca il volto di una donna e che alla prima goccia stinge e lascia dei disastri maggiori della realtà?

 

 

LUNEDI' 31  AGOSTO

"Non vogliamo lasciarvi nell’ignoranza, circa quelli che sono morti".  (1Tess. 4,13)

 

Potrà sembrare strano ma in una recente inchiesta molte persone che si erano definite ad una prima domanda “cristiane ad una seconda domanda “credete all’al di là” rispondevano negativamente e una percentuale che superava il 40% dei “cristiani” affermava di non credere alla risurrezione dei nostri corpi. Abbiamo allora bisogno di riaprire vangelo e catechismo: la morte è retaggio di tutti. Tutti ci dobbiamo passare. Gesù è passato attraverso la morte. Ma Gesù è risorto anche con il suo corpo. Per un cristiano la morte non è separazione da Dio e tanto meno da Cristo. Noi risorgeremo. Saremo per sempre con Cristo, Il cristiano quindi soffre per la morte del fratello e per la sua morte ma non è un triste, un perdente, è uno che porta la festa della risurrezione e allora come dice il prefazio della messa dei defunti: “Se ci rattrista la certezza di dover morire ci consoli la promessa dell'immortalità futura. Mentre viene distrutta la dimora di questo esilio terreno, viene preparata un’abitazione futura nei cieli.

     
     
 

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