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UNA PAROLA AL GIORNO

RIFLESSIONI  QUOTIDIANE  SULLA

PAROLA  DI  DIO

a cura di don Franco LOCCI

 

 

APRILE 1987

 

MERCOLEDI' 1   APRILE 1987

Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato. (Gv. 5,23)

 

Nel mondo molti battezzati sono credenti ma molti non sono cristiani. “Se mi complica ancora un po’ la vita mi faccio mussulmana”, mi diceva una signorina alla quale dicevo che se voleva sposarsi in Chiesa, per non fare una cerimonia farsa, bisogna confrontarsi con il Cristo. Gesù ci sta bene, ha detto belle cose (“alcune bisogna prenderle con le pinze, con un po’ di buon senso!”), aveva anche doti particolari... Ma Gesù è il Figlio di Dio? Magari hai 30 — 40 — 70 anni ma questa domanda, da solo, a tu per tu con te stesso, te la sei già posta? Hai voglia di chiedertelo ancora una volta? Dalla risposta o dalla tua ricerca, anche se sei un battezzato da lunga data, può cambiare la tua vita.

 

 

GIOVEDI' 2  APRILE

"Giovanni era una lampada che arde e risplende e voi avete voluto solo per un momento rallegrarvi della sua luce". (Gv. 5,35)

 

Gesù parla di Giovanni il Battista e rimprovera i suoi uditori perché non hanno saputo accogliere il dono della sua presenza. Man mano che gli anni della mia vita si snodano mi ritrovo spesso a pensare alle tante persone “lampade” che il buon Dio ha messo sul mio cammino. Non facciamo i poeti: è vero che abbiamo incontrato tanto male e molta malvagità, ma quante persone a volte piccole e umili che ci hanno insegnato a sorridere, a sopportare, a riflettere, che ci sono state esempio di perdono, di preghiera, di sofferenza vissuta con amore! Grazie, Signore, per quanti mi hanno dato; in questo momento, sia qui sulla terra che nel Paradiso ringraziali tu per me; e perdonami, Signore, se i miei occhi troppe volte sono stati foderati; perdonami per quando ho saputo vedere solo il male e non ho voluto rallegrarmi del bene che tu hai seminato in mille persone passate al mio fianco.

 

 

VENERDI' 3  APRILE

Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito, egli salva gli spiriti affranti. (Salmo 33,19)

 

Quando stai bene, vai a fare un giretto in qualche ospedale, quando hai la pancia piena guarda quel poveraccio in tutti i sensi che rovista nel bidone dei rifiuti! Prova ad aprire le orecchie, entra nelle famiglie con tutti i loro problemi, visita un ospizio... e questo né per sentirti in colpa, né per diventare pessimista. E’ Gesù che realizza il versetto di questo salmo: è Lui che ha un cuore talmente grande da accogliere i nostri cuori, sia nella gioia che nel dolore, è Lui che si fa “tutto a tutti”, è Lui che diventa tenerezza fino a dire: “Venite un po’ in disparte con me e riposatevi”, è Lui che “scoppiò in pianto” davanti alla morte di Lazzaro e al dolore delle sue sorelle. E’ ancora Lui che compatisce, cioè patisce, il dolore altrui e se lo assume fino ad inchiodano sulla croce con se stesso. Tu ti chiami “cristiano”, va e fa come Cristo!

 

 

SABATO 4  APRILE

“Studia e vedrai che non sorge profeta dalla Galilea!”. (Gv. 7,52)

 

Ci sono alcune categorie di persone che sono proprio difficili da digerire. Una di queste è quella dei saccenti, di coloro che si sentono talmente in gamba che si permettono di giudicarti e di mandarti a quel paese! Li trovi ovunque: in ufficio: “Ma come, non sai ancora come si fa!” nei negozi: Ma si figuri, signora, quella mia vicina in parrocchia: Noi, nel nostro gruppo sì che siamo forti... Noi abbiamo fatto. E si fermassero qui, ma per di più ti giudicano: “Quello è un ignorante, quell’altro è privo di savoirfaire, il terzo è un cristiano di seconda categoria perché non sa che cosa sia “escatologia” o “teologia della liberazione”.

In questa pagina di Vangelo i farisei si permettono di mandare Nicodemo a studiare perché: “non sorge profeta dalla Galilea”. E guarda un po’: il Figlio di Dio, quasi a farlo apposta, viene proprio di là.

 

 

DOMENICA 5 APRILE

"Farò entrare il mio spirito in voi e rivivrete". (Ezechiele 37,14)

 

Tutte le volte che percorro la linea ferroviaria Torino Ceva, su uno dei cimiteri dei paesi del percorso campeggia una scritta che mi ha sempre colpito: “Resurrecturi”. Mi sembra di vedere tutte quelle povere ossa in attesa ansiosa di uscire di lì, pronte a ritornare in vita. Un giorno un amico mi diceva: “Parla pure di risurrezione. Sono stato alla riesumazione di mio nonno: 25 anni, un mucchietto di ossa in una scatoletta”. “i morti sono scomodi, facciamoli sparire in fretta anche perché con la loro presenza e il loro cattivo odore fanno tremare anche chi crede alla risurrezione aggiungeva un altro. Umanamente è impossibile a crederci. Ma “porrò il mio spirito e rivivrete” e il suo spirito era quello che aleggiava sulle acque della creazione, era quel soffio che divenne alito di vita per Adamo, è quel grido che fa uscire Lazzaro dalla tomba, è quel fuoco che cambia 12 fifoni in testimoni che cambiano il mondo: non potrà quello spirito ridare la vita a delle ossa? Non dite?

 

 

LUNEDI' 6  APRILE

"Noi li abbiamo sorpresi insieme" (leggi la storia di Susanna Dan.13,1—62)

"Gli conducono una donna sorpresa in adulterio". (Gv. 8,1—11)

 

Quando ero giovane questa era una giornata “no”. Si celebravano volentieri messe votive per evitare di leggere questi due brani così scabrosi. In un’epoca in cui in seminario veniva sequestrata la Bibbia ad un ragazzo di 15 anni perché certi racconti potevano turbare, anche la storia della casta Susanna poteva “scandalizzare”.

Da quando sono prete mi sono preso la rivincita e nel quinto lunedì di quaresima leggo, e nella forma lunga, la storia di Susanna e dei due vecchioni pervertiti, ma non per gusto morboso quanto piuttosto per aver capito che la Bibbia è lo specchio della vita. Essa non è un pio libro edificante ma contiene di tutto, un po’ come la vita di ciascuno di noi che ha pagine gloriose ma anche oscuri anfratti, e nella Bibbia, come nella vita, il personaggio principale non è tanto l’uomo che è sempre un “pover uomo” ma è Dio che nonostante il “pover uomo” continua ad amarlo in qualunque situazione si trovi.

 

 

MARTEDI' 7  APRILE

"Fatti un serpente e mettilo sopra un’asta: chiunque dopo essere stato morso lo guarderà resterà in vita". (Nm. 21,8)

 

Quando cammini, corri, lavori, vai, vieni, neppure te ne accorgi del segno del crocifisso appeso nella stanza. Quando mi toccò rimanere più mesi in una stanzetta d’ospedale dove tutto aveva tempo a diventare familiare nei minimi particolari, quel crocifisso di plastica da pochi soldi è diventato un amico, un compagno, una forza, un rifugio e ti accorgi allora che anche un’immagine così povera al di là di diventare un feticcio quasi magico, diventa un rapporto. Quanti, lungo la storia, hanno guardato al Crocifisso e quanti crocifissi ha guardato quel Crocifisso! E quegli sguardi pieni di domande, angosce, paure, fiducie, risentimenti si sono incontrate con quello sguardo doloroso,pietoso, attento, compassionevole. Forse non sempre tra questi sguardi è nato l’amore vicendevole, la sopportazione del male, l’offerta; ma certamente il Suo sguardo non si è posato invano su chi pur nella sofferenza si è rivolto a Lui.

 

 

MERCOLEDI' 8  APRILE

 

"Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli: conoscerete la verità e la verità vi farà liberi".(Gv. 8,31-32)

 

Tutti abbiamo sognato o sognamo la libertà e ciascuno dà alla libertà dei sensi diversi. Oggi il modo più abituale di intenderla è: “Posso fare ciò che voglio”. Per Gesù non è così: la vera libertà per Lui è fare la volontà del Padre anche quando è difficile: “Padre se possibile allontana da me questo calice, ma non la mia, ma la tua volontà sia fatta” perché la volontà del Padre è l’unica verità. E allora anche la mia libertà è quel lento cammino di liberazione da me stesso, dal mio egoismo che solo può avvenire da un confronto continuo e sincero con quella Parola che rivelandoci il Padre ci apre alla fiducia illimitata in Lui e ci permette di sintonizzarci sull’unico vero programma dell’uomo.

                                                   

 

GIOVEDI' 9  APRILE

"Chi pretendi di essere?" (Gv. 8,53)

 

Un poi di anni fa era impossibile mettere in discussione “cose di religione così bisogna crederci!”, poi, passato il vento contestatario della dissacrazione tutto è diventato dubbio e anche noi qualche volta nella gran confidenza che abbiamo con Dio gli abbiamo gridato: “Ma chi pretendi di essere? non ti sembra di chiedere un po’ troppo in sofferenza, in dolore? non ti sembra di essere un po’ troppo esclusivista, di avere troppe pretese... e poi per che cosa? per delle promesse che uno vede solo nella fede!” E tu chi pretendi di essere piccolo uomo? risponde il Signore. Pretendi di capire tutto? Sei forse tu Dio? Signore, devo ritrovare il mio posto e devo trovare il tuo posto! Se è umano che mi faccia tante domande è anche vero che Tu sei Dio e, pur nella mia povertà io faccio il mio atto di fede in te.

 

 

VENERDI' 10  APRILE

“Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre mio; per quale di esse mi volete lapidare?” (Gv. 10,32)

 

Tante volte ho sentito il grido angoscioso: “Ho sempre cercato di fare il bene, mi sono fatto in quattro per quella persona, eppure. Ho cercato di mettere una buona parola e proprio quella parola è stata interpretata male e tutto si è rivoltato contro di me... Ma allora è meglio non interessarsi, lasciare che ciascuno cuocia nel suo brodo...” E’ il mistero dell’incomprensione, è il male che sembra sempre avere il sopravvento sul bene. Se Dio, dopo i primi tentativi di dire all’uomo “ti voglio bene”, vedendo che l’uomo usava addirittura della sua bontà per rivoltarsi contro di lui, si fosse stancato Dio non si è stancato, Gesù non si è stancato; lo Spirito Santo non si stanca! e tu, per una incomprensione, per una risposta negativa vuoi negare un po’ di perdono e un po’ d’amore?

 

 

SABATO 11  APRILE

"Non verrà egli alla festa?"  (Gv. 11,56)

 

E’ una domanda che si fanno i contemporanei di Gesù. Vogliono sapere, vedere come andrà a finire, come reagiranno i capi... Gesù andrà a quella festa. E’ la Pasqua, tutto è pronto, manca solo l’Agnello e Gesù andrà alla festa sapendo di essere Lui l’Agnello che verserà il. suo sangue per la salvezza di molti. Gesù sa che c e un legno che attende il suo corpo, un tradimento da consumare, l’odio dei potenti... Gesù piangerà su Gerusalemme ma andrà alla festa di coloro che vogliono fargli la festa. Non può mancare a questo appuntamento di dolore e di Amore perché è Lui la FESTA, perché “per questo sono venuto”. E tu andrai alla festa quest’anno? Come spettatore? Come curioso? come autosufficiente? come abitudinario? come muto contemplatore? come amante desideroso? Saprai commuoverti e accogliere la FESTA di chi dà la vita per te?

 

 

DOMENICA 12  APRILE

"Gli condussero l’asina, vi misero i mantelli ed egli vi si pose a sedere".  (Mt. 21,8)

 

Sono io, l’asina di cui parla il Vangelo di oggi. Quante volte ho sentito il mio nome legato alla stupidità degli uomini, alla loro  ignoranza, o testa dura, ma io sono un’asina sopporto e anche se qualche volta mi viene voglia di ricordare all’uomo che gli sono servita in molte occasioni e che addirittura la Bibbia in Esodo 23,5 dice: “Aiuta l’asino del tuo nemico, accasciato sotto il carico” questa volta mi sento davvero utile, importante: porto il re dell’universo come aveva profetizzato Zaccaria (9,9). E’ l’umile che dà la rivincita agli umili: oggi mi sento beata perché povera, umile, ultima simile a voi uomini poveri, umili, ultimi che però in silenzio portate il vostro peso e nel vostro peso il Salvatore del mondo. Grazie Signore, che hai scelto un asino per entrare nella tua Gerusalemme e che apri la tua “Gerusalemme” definitiva a tanti di quelli che i sapienti considerano solo asini.

 

 

LUNEDI' 13  APRILE

"Non griderà né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce, non spegnerà lo stoppino dalla fiamma smorta". (Is. 42,3)

 

Leggevo in uno di quei tanti opuscoli che le sette moderne fanno circolare la descrizione dettagliata della fine del mondo: imitando malamente il genere letterario apocalittico si parlava di grandi frastuoni, di trombe, di tuoni, di parole così nette che sembravano blocchi di marmo. Gesù è venuto ma non è stato così: un paesino sperso ai confini dell’impero romano, un gruppetto di dodici che pure scappano alle prime avvisaglie di repressione, un Messia che parla più al cuore che agli altoparlanti di comizi preparati, anzi davanti ai grandi “tace” e offre lo spettacolo di un re incoronato di spine, completamente nudo sulla croce. No! Gesù non grida in piazza, non conquista discepoli a base di comizi, non impone a nessuno neppure l’amor di Dio. Quanto abbiamo da imparare come persone e come chiesa davanti alla nostra intransigenza religiosa, davanti al nostro voler a tutti i costi che gli altri la pensino religiosamente come noi “altrimenti... poveretti loro!”.

 

 

MARTEDI' 14  APRILE

"Uno di voi mi tradirà". (Gv.13,21)

"Ed era notte". (Gv.13,30)

 

E’ vero, per Gesù la delusione è grande: uno dei suoi, di quei dodici che ha amato, seguito, scelto.., ma non mi sento di puntare il dito contro Giuda: come diceva don Primo Mazzolari:

Giuda è troppo mio fratello, per giudicarlo, ha troppe caratteristiche simili alle mie per cui non mi sento talmente sicuro di non fare come ha fatto lui Anzi è meglio che giudichi di più me stesso: quante volte ho detto: “Signore ti amo con tutto il cuore” e poi per un po' di denaro, per un po’ di gloria, per un gradino in più nel mio posto di lavoro. “Non tradirò mai un fratello: sono fedele” e poi quante volte cambiando l’aria sono cambiate le amicizie, le “fedeltà” agli ideali e alle persone... Caro Giuda non mi piace per niente quello che hai fatto e mi spiace specialmente per la delusione e l’amarezza che Gesù ne ha provato, ma non mi piaccio neppure io con i miei mille tradimenti e con le mie risposte negative a chi mi ha tanto amato; prego solo che per me non diventi notte, ma ci sia sempre un lumicino di speranza.

 

 

MERCOLEDI' 15  APRILE

"Rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare deluso". (Is. 50,7)

 

Era un uomo alto, doveva essere stato robusto; dalle mani si capiva che il lavoro non gli aveva mai fatto paura. Ora giaceva nel letto, scheletrito, intubato. In un momento di lucidità, fatti allontanare i suoi mi raccontò la sua malattia e la sua fede, una di quelle fedi spesse, come dovevano essere stati spessi i suoi muscoli: “Quando stavo bene era tutto semplice, facile. Dio c’è, mi dà certe cose, mene chiede altre... Il giorno che mi hanno detto che avevo un cancro, mi sono detto: “E’ la tua ora, quello che hai fatto l’hai fatto bene per i tuoi, per Dio; affronta da forte la morte che poi intanto c’è l’aldilà ma poi è arrivata questa lunga sofferenza, il deperimento fisico non sono più io quanti perché in questi mesi di letto... Mi aiuti Padre a fare come Gesù, a rendere la mia faccia dura come pietra anche davanti al male che non perda mai la speranza sapendo di non rimanere deluso”.

 

 

GIOVEDI' 16  APRILE

"Se io ho lavato i vostri piedi anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri".  (Gv. 13,14)

 

Due gesti di Gesù oggi: lavare i piedi e diventare pane spezzato, masticato, digerito. Come molti preti in questo giorno mi chinerò a lavare simbolicamente i piedi già precedentemente lavati di un gruppo di bambinetti per ricordare il gesto di Gesù e poi spezzerò il suo pane, ma al di là dei segni penserò a Madre Teresa che raccoglie un bambino dall’immondizie e lo lava, lo bacia, lo alleva o alla lunga fila di affamati che al mattino, di nascosto dalle autorità, ricevono una pagnotta da Padre Maschio in India. Ma con senso di rimprovero ed anche di proposito penserò al barbone puzzolente di unto e di vino, a quell’appartamento della “vecchia pazza” dove si cammina su giornali e bucce di patate, al bambino che ha gli orari per stare nella comunità alloggio, dagli zii, col papà, con la mamma.

E’ bello coccolarsi l’Eucaristia nel cuore e certamente dobbiamo amare chi si è donato per noi, ma è anche ora di cominciare a lavare piedi sporchi sul serio anche a rischio del senso di schifo e dello sporcarsi le mani.

 

 

VENERDI' 17 APRILE

"Stavano presso la croce di Gesù sua madre, Maria di Cleofa, Maria di Magdala e il discepolo che Egli amava". (Gv.19,25)

 

Poco per volta si è fatto il vuoto: i miracolati, ricevuta la grazia sono andati a casa; i curiosi ormai hanno visto come è andata a finire, gli Apostoli si sono rintanati e dispersi per paura: restano la Madre, la sorella della madre, una peccatrice perdonata e un discepolo ancor ragazzo.

E’ la solitudine appena lenita da chi veramente sa amare perché quei quattro sanno amare veramente e ti ringrazio, Signore, perché insieme a tua Madre, tra chi sa amare sul serio hai voluto una peccatrice. Amare come tua Madre non sono capace, insegnami almeno ad amare come la Maddalena.

 

 

SABATO 18  APRILE

"Non abbiate paura, non è qui". (Mt. 28 , 5—6)

 

Una giornata intera di silenzio: in chiesa fino a sera non ci sono funzioni, non c’è la messa, sembra di entrare ed uscire da una chiesa che non è più tale. E’ la morte che ha il sopravvento: quella croce sembra aver vinto tutto. Ma nella notte a chi si avvicina ancora a quel “sepolcro” una voce dice: “Non è qui!” Se cerchi il Cristo in mezzo a “quei sepolcri imbiancati” coperti di marmi e di “stanze dei bottoni” che sono i palazzi dei ricchi: Cristo non è qui. Se cerchi il Cristo nella tomba del cuore incapace di amare: “Cristo non è qui” Se cerchi Cristo in mezzo agli arsenali di guerra o in mezzo alle scartoffie del potere: “Cristo non è qui”. Cristo non è tra i morti: la notte buia s'illumina di luce, la paura lascia il posto alla gioia, la morte perde il suo pungiglione di terrore, l’eternità non è più un baratro del nulla ma diventa braccia di misericordia che con Cristo risorto accolgono anche la tua speranza.

 

 

DOMENICA 19  APRILE

"Correvano tutti e due". (Gv. 20,4)

 

Un po’ scherzando mi è sempre piaciuto definire questi vangeli di Pasqua come i Vangeli delle corse”. Tutto è morto infiacchito prima dalla notte del giovedì santo, ma ora comincia a muoversi qualcosa: prima sono solo voci che si rincorrono, poi sono persone che mèttono nelle loro gambe quella speranza che sembrava essere morta nel cuore e vanno a cercare conferma in quella tomba vuota, in quei sudari piegati. Da allora la Chiesa non dovrebbe più aver smesso di correre. Correre per il mondo a testimoniare e dire che Cristo è vivo, correre a portare gioia e speranza, correre a lenire ferite e a portare croci sapendo che non sono l’ultimo passaggio della vita. Quando mi accorgo che i cristiani si fermano, pensano solo a se stessi, discutono, parlano di mille cose ma non corrono più, non si danno da fare con gioia per dimostrare con i fatti che Cristo è vivo, mi prende paura perché la Chiesa mi sembra invecchiata, senza speranza, con un Cristo diventato sempre più soprammobile, mentre invece la grande gioia del cuore non la si può tenere dentro, bisogna correre per gridarla agli altri.

 

 

LUNEDI' 20  APRILE

"Deliberarono di dare una buona somma di denaro ai soldati dicendo: ‘Dichiarate: i suoi discepoli sono venuti e l’hanno rubato".

(Mt. 28,12—13)

 

La tomba è vuota, Gesù è apparso a più persone: tutto sembra chiaro. Ma anche davanti all’evidenza c’è chi non crede ancora e fa di tutto per distruggere la fede degli altri, cerca di salvare la propria faccia mascherando la verità. E’ il mistero di Cristo lungo tutti i tempi. E’ proprio vero che non ci sarà mai una prova definitiva e totale della risurrezione di Gesù: rimane ancora e sempre una sola cosa, la fede. Anche davanti a prove come la Sindone, le apparizioni, sempre possono esserci dubbi: Gesù non fa violenza a nessuno ma vuole che io pur nel buio sappia affidarmi unicamente a Lui per giungere, attraverso Lui al mistero insondabile di Dio suo Padre.

 

 

MARTEDI' 21  APRILE

"Le disse Gesù: donna perché piangi? Chi cerchi?" (Gv. 20,15)

 

Maria Maddalena piange. Ha pianto ai piedi della croce con Maria, la mamma di Gesù. Ha pianto quando hanno deposto il corpo di Gesù in una tomba. Piange ora, ancor di più, perché le sembra che sia stato fatto l’ultimo disprezzo a quell’uomo buono che ha capito il suo amore. E queste lacrime le riempiono talmente gli occhi che non riesce a vedere e scoprire il Cristo vivo davanti a lei. Ma Gesù la chiamerà per nome e allora riconoscerà il “Maestro buono”.

Qualche volta i nostri occhi sono talmente pieni di lacrime, di desolazione, di dolore, di sofferenze fisiche e morali che la speranza sembra morte. Ancora i nostri piedi vagano alla ricerca di un qualcosa che non vuoi morire ma i nostri occhi a volte non ci permettono di vedere. Occorre essere chiamati per nome. E Dio, il Padre buono, il tuo nome lo conosce da sempre. E’ scritto nel suo cuore ed egli lo pronuncia per chiamarti alla fede, per asciugare le tue lacrime, per riempire il tuo cuore di gioia.

 

 

MERCOLEDI' 22  APRILE

Pietro gli disse: “Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo cammina!” (At. 3,6)

 

Quante volte, nella mia vita di prete ho sentito battere alla mia porta ed ho visto e sentito persone che avevano bisogno di tante cose: chi aveva necessità di aiuto materiale, chi aveva il volto rigato di lacrime, chi cercava speranza, chi veniva dal prete per chiedere un perdono più grande del prete stesso. Tutte le volte che ho cercato da solo di dare una mano, o ponendo mano al portafoglio, dando indirizzi, coinvolgendo amici, responsabilizzando, intervenendo presso familiari, so di aver aiutato, ma tante volte so anche di aver deluso: la povertà è tanta, le incapacità pure, le sostanze anche. Le volte invece in cui ho visto rinascere speranza e gioia sono state quelle in cui al di là delle “mie” cose ho potuto dire e manifestare la parola di misericordia del Signore, la parola della sua speranza che andava al di là della mia povera speranza, la parola del perdono: “Nel nome di Cristo va in pace”. La gioia più grande di un prete è sapere che Dio si serve di lui per donare misericordia e amore.

 

 

GIOVEDI' 23  APRILE

“Di questo voi siete testimoni”. (Lc. 24,48)

 

Un ragazzo del catechismo della cresima davanti alla mia affermazione “dovete diventare testimoni di Cristo” mi diceva: “Il testimone è uno che ha visto e si rende garante per gli altri, ma io Cristo non l’ho mai visto come posso essere testimone?”. Nessuno di noi ha mai visto Cristo risorto di persona; se vogliamo la nostra testimonianza si basa su quella degli altri. Ma Gesù stesso ci ha indicato tanti modi per vederlo: “dove due o tre sono riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro”. “Questo è il mio corpo.., fate questo in memoria di me” avevo fame e mi hai dato da mangiare...” “lo sono con voi fino alla fine del mondo”. E allora non solo scopro che posso essere testimone dei fatti della storia passata ma anche testimone della presenza di Cristo risorto oggi; addirittura se compio le sue opere divento io stesso presenza di Cristo risorto oggi in mezzo agli uomini.

 

 

VENERDI' 24  APRILE

Gesù disse loro: “Venite a mangiare”. (Gv. 21,12)

 

Un Gesù risorto che si fa cuoco per dare da mangiare ai suoi amici! Ma è proprio facendo così che Gesù vuol convincere gli apostoli che la sua risurrezione non è solo un fatto straordinario, miracoloso, ma è anche la realizzazione dell’amore fraterno. Questi pescatori che per due volte sono stati pescati da Gesù (la vocazione ed ora la riconferma) sono chiamati a vedere in Gesù non solo il risorto ma anche colui, che proprio in virtù della sua risurrezione chiama alla fratellanza, alla compartecipazione, alla solidarietà. Quante volte la nostra Chiesa dovrebbe essere uno stare insieme più che un insieme di riti, di teologie, di parole. Dovremmo al di là di tutte queste cose riuscire ancora a mettere insieme un po’ di pane, un po’ di pesce intorno al fuoco preparato da Gesù.

 

 

SABATO 25  APRILE

"Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura". (Mc. 16,15)

 

E’ un comando questo e non un invito. Chi ha visto, chi ha sentito, chi ha creduto pur con tutta la debolezza delle proprie perplessità, non può starsene tranquillo, deve andare nel mondo, deve annunciare il Cristo risorto. Mi ha sempre stupito molto il fatto che in pochi anni, la fede cristiana, con i mezzi di allora, senza autostrade e automobili, radio e televisioni, computer e realizzazioni tecniche, sia riuscita ad entrare fino a Roma, il cuore dell’impero Romano. Eppure erano periodi di persecuzione, di prova; era difficile dirsi cristiani. Oggi i cosiddetti popoli cristiani, sembra non abbiano più niente da dire, anzi altre sette, altri gruppi, riescono a portare via cristiani dalla loro fede. Che cosa manca? Al di là del dono dello Spirito che viene da noi nascosto, penso manchi il coraggio di andare. Siamo cristiani seduti che discutono, che parlano, che fanno mille riunioni, ma che non hanno nel cuore la gioia di Cristo risorto e il coraggio del suo Spirito che li fa andare con fantasia per le strade del mondo.

 

 

DOMENICA 26  APRILE

Rispose Tommaso: “Mio Signore e mio Dio!”. (Gv. 20,28)

 

Lettera aperta all’amico Tommaso.

“Caro Tommaso, molti hanno ironizzato sulla tua incapacità di credere alle parole dei tuoi amici. Ci sono persino dei proverbi, delle frasi fatte: “Come Tommaso, che non ci crede finché non ci mette il naso”, ma, caro amico, io mi sento molto simile a te, specialmente nella prima parte, quando vuoi sapere, vuoi vedere, vuoi toccare; quando trovi difficile fidarti degli amici che ti dicono delle cose che vanno contro la logica, contro il buon senso. Mi trovo invece ancora distante da te nella seconda parte quando vedendo il Cristo sai buttarti ai suoi piedi riconoscendo la tua povertà e dicendo: “Mio Signore e mio Dio!”. Caro Tommaso chiedi un po’ al “tuo Signore e tuo Dio” che mi aiuti a diventare più umile per accettare la testimonianza degli altri, ma soprattutto per riconoscere, nella mia povertà, la grandezza dell’amore di Dio che, nonostante me, opera in me.

 

 

LUNEDI' 27  APRILE

"Un uomo chiamato Nicodemo, andò da Gesù di notte". (Gv. 3,1-2)

 

Quest’uomo importante, un capo dei Farisei, va da Gesù di notte. Forse per non farsi vedere. Forse anche perché c’è la notte dentro di lui. Ha intravisto delle luci, ha visto Gesù, i suoi miracoli. E’ un uomo di fede, aspetta la venuta del Messia, però la sua Legge, la sua Posizione sociale, il suo mondo, gli dicono che forse Gesù può essere solo una falena notturna senza significato. Allora va a parlargli. Mi piace il temperamento di quest’uomo che, anche se è notte, va a cercare la verità. Quante volte nella nostra vita, noi intravediamo qualcosa, ma poi, forse perché è troppo notte, forse perché abbiamo troppa paura, non abbiamo il coraggio di confrontarci con essa e ci nascondiamo nelle nostre tradizioni, nelle nostre abitudini, o peggio, nel nostro star comodi. Gesù si fa trovare ad ogni ora del giorno, ma Gesù è pronto a farsi incontrare anche ad ogni ora della notte. Se lo hai sentito bussare al tuo cuore, e se pur in esso c’é ancora notte, non perdere l’occasione di incontrano: potrà diventare per te luce e forza.

 

 

MARTEDI' 28  APRILE

"Coloro che erano venuti alla fede avevano un cuor solo ed un'anima sola. Ogni cosa era tra loro comune". (At. 4,32)

 

Al di là di quella che può essere l’esaltazione del libro degli Atti degli Apostoli, questi primi cristiani erano veramente coraggiosi nel fare questi gesti comunitari. Proviamo un po’ a pensare se oggi, noi cristiani avremmo il coraggio di mettere tutto in comune. Noi cristiani abbiamo il coraggio di mettere in comune il nostro portafoglio, la nostra sudata pensione, il. nostro benessere con i fratelli dell’Africa, dell’Asia? E noi cristiani di una parrocchia, di un gruppo, abbiamo il coraggio di rinunciare a qualcosa di nostro per metterlo in comune con gli altri? E’ inutile forse vagheggiare una solidarietà da “chiesa primitiva”; ci aiuti comunque il Signore a stimolare la nostra fantasia per trovare sempre nuove forme di partecipazione e di fraternità.

 

 

MERCOLEDI' 29  APRILE

"Dateci del vostro olio perché le nostre lampade si spengono". (Mt. 25,8)

 

E’ facile che nella vita si accenda la lucetta del rosso sul carburante “fede”. Basta vivere con sufficienza o abitudinarietà per ritrovarsi in certi momenti al buio e per vedere come la fede che in altri momenti era così evidente, non ti viene in aiuto nei momenti della prova. Manca l’olio nelle lampade. La lampada c’è. La fede Dio te la regala. Ma manca la tua fede, la tua forza, il tuo rinnovamento. E qualche volta non basta neppure chiedere la fede in prestito ad altri. Occorre allora essere previdenti, fare dei buoni rifornimenti, prevedere gli eventuali scioperi. E un buon rifornimento è la Parola di Dio, la preghiera, e il vivere, giorno per giorno, ciò che la Parola e la preghiera fatta sul serio ti indicano.

 

 

GIOVEDI' 30  APRILE

"Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa". (Gv. 3,35)

 

Dio ha dato tutto a Gesù. Chi è Gesù per te? E’ il personaggio del mito religioso? è uno che è passato nella storia ed ha detto qualcosa per poi finire male? o è quel Figlio di Dio che dice dì essere?

Se incontri Gesù personaggio, può essere attraente: ha delle scene di prima grandezza: la cacciata dei venditori dal tempio, la moltiplicazione dei pani... Se incontri Gesù profeta hai delle frasi da stampare nella pietra. Se incontri Gesù mito, ti trovi davanti a miracoli simbolici...

Ma se incontri Gesù Figlio di Dio che Egli ama, allora cambia tutto: le sue non sono semplici parole; i suoi non sono semplici gesti; la sua chiamata non riguarda solo pescatori o gabellieri.., quel Gesù chiama te e come Figlio di Dio ti ricorda un Dio che al di là di essere lontano e sulle nubi è un Padre buono che non ti lascia mai solo.

     
     
 

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