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UNA PAROLA AL GIORNO

RIFLESSIONI  QUOTIDIANE  SULLA

PAROLA  DI  DIO

a cura di don Franco LOCCI

 

 

MARZO 1987

 

 

 

DOMENICA 1 MARZO

“Si dimentica forse una donna del suo bambino, anche se vi fosse una donna che si dimenticasse io invece non ti dimenticherò mai! (Is. 49,14-15)

 

E’ venuto un povero: era un quarantenne, drogato, sporco, puzzolente, voleva un po’ di soldi... forse per un altro buco! Ha gridato, ha bestemmiato: perfino quell’altro barbone che aspettava le mille lire ha detto: “E’ un disperato, e abbandonato da tutti... non lo vogliamo neanche noi" Eppure anche lui e "come un bimbo svezzato", amato teneramente da Dio suo Padre. Nessuno lo vuole, lui stesso si odia ma Dio lo ama, lo cerca, lo rincorre. In qualunque  situazione tu ti trovi, anche se abbandonato, nel peccato ricorda che Dio ti cerca e come una madre vuoI porre la sua guancia sulla tua per rassicurarti l’amore.

 

 

LUNEDI' 2  MARZO

“Va, vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi”. (Mc. 10,21)

 

Il nostro è un Dio privo di “Buon senso”. Uno che ha “buon senso” pensa al domani! E’ facile fare dei bei gesti, lasciarsi prendere dall’euforia della carità, dell’amore; ma poi, quando avrò bisogno io? Gesù non è senza “buon senso”, non se ne fa niente di gesti sconsiderati, manifestativi Gesù dice di vendere tutto ma... per seguirlo. S. Francesco ha fatto piazza pulita per seguirlo: ma chi era più felice di lui? Non era forse lui a parlare a frate Leone di “perfetta letizia?” Che allora la gioia vera non sia nell’abbandonare nel vendere per dare, ma nel liberarsi di ogni peso per seguire chi può darti tutto se tu non hai niente?

 

 

MARTEDI' 3  MARZO

"E molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi". (Mc. 10,31)

 

Se guardi la quotidianità al 90% questa frase non è vera: i primi, i furbi, i dritti, normalmente se la cavano e continuano a primeggiare! D'accordo ci vogliono buoni peli sullo stomaco ma normalmente è vero che continua sempre a piovere sul bagnato; come purtroppo è altrettanto vero che il povero, l’ultimo, continua ad essere sempre il più bastonato. Gesù non è venuto a soppiantare con un colpo di bacchetta magica un ordine instaurato dall’egoismo e dal peccato dell’uomo ma è venuto a dirti che per Dio i valori non sono così e che le cose possono cominciare a cambiare anche per te se tu cominci a pensarla come lui. Se cominci a stare con gli ultimi, a farti ultimo insieme a Cristo: stai tranquillo soffrirai, morirai, come Lui non sarai capito, dovrai tacere davanti ai potenti, la tua preghiera diventerà grido, ma proprio per questo avrai gia vinto con Lui.

 

 

MERCOLEDI' 4  MARZO

"Ecco il momento favorevole: ecco ora il giorno della salvezza". (2 Cor. 6,1)

"Convertitevi e credete al Vangelo". (Mc. 1,15)

 

Oggi nel livellamento generale non si sente,non si nota quasi più, ma ricordo che da bambino questo primo giorno di quaresima cambiava molte cose: finito il carnevale, si facevano dei propositi, si faceva una serie di “fioretti” messi in una scatola per pescarne uno al giorno. Forse non si capiva il senso profondo della quaresima come preparazione alla Pasqua, forse si sottolineava un po’ troppo il clima penitenziale ma si viveva questo tempo favorevole alla conversione. Quaranta giorni, ricordo di quarant’anni del popolo nel deserto, ricordi duri, di purificazione; ricordo di quaranta giorni di Gesù prima della vita pubblica per prepararsi nella preghiera ad affrontare la prova. Non sai se ti sarà dato ancora un tempo così favorevole. Approfittane, convertiti ora:"C’è più gioia in cielo per un peccatore che si converte che per novantanove giusti che perseverano". (Lc.15,7—10)

 

 

GIOVEDI' 5  MARZO

lo ti ho posto davanti la vita e la morte; la benedizione e la maledizione: scegli dunque la vita! (Dt. 30,19)

 

Tutti nella vita abbiamo dei momenti di pessimismo. E in quel momento tutto il nero che vediamo sembra realtà:”Perché vivo? per morire!” Ogni momento che passa non torna più quindi è morte! Ogni momento futuro rischia di non divenire perché la morte può cancellarlo per sempre! Si può scegliere di vivere per lei: la morte! O si può scegliere di vivere per Lui: il Dio della vita. Con Lui il tuo morire quotidiano diventa atto di fede nella vita. Con Lui la tua lotta quotidiana contro il male, la morte, il peccato diventa vittoria sicura, perché Lui è il Vivente, il Risorto! Nel nostro battesimo siamo ‘"annegati" con Cristo; scegliendo Lui nella nostra vita spesso incontreremo opposizioni e persecuzioni, spesso bisognerà rinunciare al proprio io, al desiderio dei piaceri.., sembrerà di aver scelto la strada della morte: ma morire con Lui significa vivere per sempre!

 

 

VENERDI' 6  MARZO

Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami... dividere il pane con l’affamato, introdurre in casa i miseri, vestire gli ignudi.  (Is. 58,6—7)

 

Quando si parla di digiuno possono venire in mente tante cose: il digiuno o la fame che qualcuno più anziano ha conosciuto al tempo della guerra; certe rinunce fatte in tempo di Quaresima, certe diete terribili a cui sottoporsi a causa di adipe e trigliceridi certe mode politiche (e qualche volta religiose) per ridestare, richiamare l’attenzione. Da sempre il digiuno è segno di rinuncia. Ma perché rinunciare? Non è bello rinunciare! Se io però rinuncio ad una cosa per dire ad un altro: “Ti voglio bene!” tutto  diventa  bello perché diventa amore! il digiuno, la rinuncia della nostra quaresima se vuole avere un senso deve essere amore. Amore per Dio:riconosco di avere bisogno solo di te e di null’altro. Amore per gli uomini: la mia piccola rinuncia può diventare vita, carità, pagnotta, medicina per te... e allora sono felice.

 

 

SABATO 7  MARZO

Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. (Lc. 5,32)

 

Un mio amico, grande benefattore dei poveri, che sempre potevi trovare disponibile per gli altri mi diceva una cosa che tutti noi prima o poi abbiamo sperimentato: “I poveri più poveri non sono quelli che chiedono: devi andarli a cercare tu!” E un altro amico medico diceva: “Passo sovente ore e ore di ambulatorio tra falsi malati che più che di un medico hanno bisogno di qualcuno che li coccoli, li blandisca, li assecondi, e a volte scopro che i veri malati stentano a farsi riconoscere e ancor di più a farsi aiutare”. E nella fede chi ha realmente bisogno di Dio? Penso tutti! Tutti siamo poveri, peccatori, bisognosi davanti a Lui. Ma bisogna riconoscerlo. Dio viene a cercarci, ma se tu ti ritieni “a posto” o se tu sfuggi come potrà aiutarti? Se un bambino vuole attraversare la strada ma non si lascia prendere per mano o non dà la mano a suo padre, come andrà a finire?

 

 

DOMENICA 8  MARZO

“Vattene Satana!” Sta scritto:“Adora il Signore Dio tuo e a Lui solo rendi culto”. (Mt. 4,10)

 

“Via, reverendo, non mi dica, lei, così moderno, crede ancora al diavolo, a queste cose da medioevo! Sono proiezioni delle nostre paure!” Ho risposto a questo signore incontrato per via: “Vorrei poterci non credere, vorrei che fosse una fantasia: come sarebbe bello che tutti andassero d’accordo, che nel mondo non ci fosse la tentazione, l’egoismo il male... “Ma il male e l’egoismo siamo noi: l’uomo può vincerlo!”. In quel momento passava una mamma con una carrozzina; in essa c’era un bambino di sei o sette anni, sformato, mongoloide... Abbiamo guardato il bimbo, la mamma. Siamo stati zitti per un po’. Poi non abbiamo più discusso. Abbiamo camminato ancora. Poi quasi senza accorgercene abbiamo cominciato a dire il “Padre nostro” e vi assicuro che mai come  allora è suonata sincera  la frase: “ma liberaci dal male!”.

 

 

LUNEDI' 9  MARZO

“Siate santi, perché io, il Signore, Dio vostro, sono santo”. (Lv. 19,2)

 

Essere santi non è il privilegio di qualcuno. Essere santi non significa essere saliti su un piedestallo, essere onorati, fare grazie... Essere santi è merce comune dell’uomo: siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio; Lui è il Santo; la santità è qualcosa a nostra portata, e qualcosa di realizzabile. Ogni volta che tu nei tuoi gesti compi le opere di Dio, manifesti la sua santità. Ogni volta che dai vita, speranza, gioia, partecipi e manifesti la santità del Dio creatore che dà la vita a pie ne mani. Ogni volta che ti chini con dolcezza su una sofferenza, è la santità della paternità di Dio che si manifesta. Ogni volta che riesci a donare il perdono è la santità della misericordia di Dio che si fa reale... Non nascondere la santità di Dio!

 

 

MARTEDI' 10  MARZO

“La parola  uscita  dalla  mia bocca dice  il Signore non ritornerà a me senza effetto”. (Is. 55,11)

 

Un libro vecchio, quello della Parola di Dio! Un libro che, magari illustrato dal Dorà, qualche volta fa bella figura di sé nelle nostre biblioteche, un libro sul quale però molte volte si ammucchia la polvere. E Gesù, Lui parola di Dio incarnata, è anche Lui una bella storia che si rispolvera solo a Natale e Pasqua? No! La parola dì Dio è viva. Dio non è andato in pensione dopo la venuta di Gesù anzi, se la Chiesa c’è ancora non è certo merito di compromessi o interessi umani; c’è perché lo Spirito continua ad operare! La parola attraverso Gesù, ti interpella oggi: è come una spada a due tagli che dove penetra ferisce; certo se trova la roccia invece di un cuore non può far niente. Sapete perché mi piace il Padre nostro? Perché è Parola che viene da Dio, detta dalla Parola Gesù caricata delle nostre povertà che risuona attraverso lo Spirito alle orecchie di un Dio che è Padre che non fa mancare nulla ai suoi figli.

 

 

MERCOLEDI' 11 MARZO

"Ritornate a me con tutto il cuore dice il Signore perché io sono buono e misericordioso".(Gioele 2,12—13)

 

Convertire una cosa in un’altra significa "cambiare" . Convertire il senso di marcia significa "tornare indietro". Come mai i cristiani non sentono il bisogno di convertirsi? Primo perché si sentono “a posto”, secondo perché per sentirsi “a posto” si misurano solo sulle proprie idee e convinzioni e non su un Dio buono e misericordioso con chi ritorna a Lui. Ed ecco allora che il “Confesso” della messa è una preghiera come le altre da “dire” insieme, ed ecco allora che la confessione sacramento scompare perché “non ho peccati” “non so che cosa dire”. E’ capace di conversione solo un cuore che ama sul serio. Chi ama cerca tutte le strade per tornare dall’amato e sa anche che l’amato sta cercando tutte le strade per giungere a Lui.

 

 

GIOVEDI' 12  MARZO

“Chiedete ‘e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto, perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova e a chi bussa sarà “aperto”. (Mt.7,7-8)

 

“Non è vero affatto! Nella malattia di mio marito ho cercato tante volte Dio, gli ho chiesto la guarigione, poi gli ho chiesto che non soffrisse, alla fine gli ho chiesto che gli desse il conforto della fede.., ed ora eccomi qui sola, con due figlie, con negli occhi il volto rabbioso, sofferente e disperato di mio marito.” Quante volte in questi anni di sacerdozio ho sentito racconti come questo e quante volte ho sperimentato io stesso di aver chiesto e di non aver ottenuto. E allora perché Gesù dice: “Chiedete, bussate... ?“ Forse bisogna partire al contrario: prima sapere che “il Padre vostro darà cose buone a quanti gliele domandano” (Mt. 7,11). Chi sono io per sapere quali sono le cose buone? Ma Lui si che lo sa. Ecco allora perché chiedo e poi... cerco di fidarmi, perché anche se non ottengo ciò che ho chiesto può forse il Padre mio che mi ama “dare una serpe al figlio che gli chiede un pesce?” (Mt. 7,10)

 

 

VENERDI' 13 

“Se presenti la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono e va prima a riconciliarti con tuo fratello”. (Mt. 5,23—24)

 

Noi spesso ci lamentiamo che c’è poca gente che partecipa all’Eucaristia domenicale, ma se questa parola fosse presa alla lettera, almeno in un primo momento non dovrebbe esserci nessuno prete compreso. Sono pochi infatti quelli che possono dire di non avercela con qualcuno, ancora meno quelli che possono dire che qualcun’altro non ce l’abbia con lui. Gesù però vuole principalmente insegnarci una cosa: non essere ipocrita! non nasconderti dietro la tua falsa giustizia, il tuo perbenismo, il tuo formalismo: le bugie puoi raccontarle al prossimo e facilmente ci érede; puoi raccontarle a te stesso e qualche volta ti illudi di crederci, ma al buon Dio proprio no! Colui che “ti scruta e ti conosce” sa il tuo bene e il tuo male, vede la realtà del tuo sforzo; con lui è meglio giocare a carte scoperte: qualche volta, invece che nascondersi e falsificare, è meglio dirgli sinceramente: “Signore non c'é la faccio, aiutami!”.

 

 

SABATO 14  MARZO

“Siate figli del vostro Padre celeste che fa sorgere il suo sole sopra i  malvagi e sopra i buoni, fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. (Mt. 5,45)

 

Dio fa piovere sui giusti e sugli ingiusti, ma a noi non sta mica troppo be ne questo! Vedere l’ingiusto trionfare, il violento spadroneggiare impunito, il giusto soffrire e morire.. .Noi tante volte vorremmo (sempre per quanto riguarda gli altri) che il nostro Dio fosse fatto a modello degli dèi dell’antichità che magari portavano pazienza per un bel po’ ma prima della fine saltavano fuori a base di fulmini e saette per punire i cattivi e con premi per coronare gli umili. Ma il nostro Dio non è così e per di più dice anche a noi di non essere così. Chi più di Gesù può gridare al Padre l’ingiustizia di dover morire su una croce, Lui che “passò beneficando e facendo bene ogni cosa”. Eppure Gesù muore proprio per offrire la sua vita e sulla croce chiede ancora al Padre di perdonare quelli che lo avevano crocifisso. D'accordo, lui è il Figlio di Dio!... Ma, dal giorno del battesimo non lo siamo anche noi?

 

 

DOMENICA 15 MARZO

“Signore è bello per noi stare qui”. (Mt.17,4)

 

Ricordo ancora come fosse oggi (e sono passati già quasi vent’anni), la prima volta che superai i 4.000 metri in montagna. Quell’alba che ogni istante cambiava, affondare i piedi nella neve, sudare per la fatica, un gioire di quell’aria pura che ti entrava fino in fondo ai polmoni e soprattutto quella gioia profonda quasi inspiegabile. Pensa a quel Pietro, lui umile pescatore trovarsi davanti a Mosè, il legislatore e ad Elia il profeta: lui, poterli conoscere, sentire, parlare con loro: “E’ troppo bello star qui!” Quella bella ora di preghiera, aver scoperto la tua parola come un qualcosa di vivo, aver avuto la sensazione di toccare Dio con le mani e soprattutto con il cuore! “Signore come è bello!” Ma viene anche l’ora di scendere dal monte e la banalità della pianura è estremamente stancante. La preghiera quotidiana non è più come quel giorno! Signore, grazie per avermi fatto provare certe gioie ma aiutami ad incontrarti nella banalità quotidiana; fammi entusiasta dell’incontro “sul monte” ma dammi buone gambe per camminare in pianura.

 

 

LUNEDI' 16  MARZO

“Non giudicate e non sarete giudicati.”  (Lc. 6,37)

 

Uno dei tanti amici che trovandosi in difficoltà bussano alla porta della parrocchia mi diceva un giorno del suo primo processo: “E’ terribile sentirsi in balia di un altro. Certo hai sbagliato ma sapere che 5 o 6 anni della tua vita, e forse tutto il suo seguito sono in mano di una persona.. .studiare il suo volto per capire se interpreterà strettamente o ampiamente la legge. Ma quante volte anche noi abbiamo fatto l’esperienza di sentirci giudicati giustamente o ingiustamente: è terribile, ti blocca, ti dà fastidio, dici: “Come può un altro entrare fino in fondo dentro di me, capire le motivazioni, il dolore, la rabbia, il perché. Eppure quante  volte siamo giudici e giudici terribili: giudice di tuo marito, di tua moglie, di tua nuora, del parroco, del venditore ambulante... e con quanta facilità tranciamo giudizi senza possibilità di appello anche senza conoscere cause, motivi... Prova a pensare a Dio che conosce tutto.. .Ma Dio, Colui il cui giudizio ha veramente motivo ci dice che userà lo stesso metro che useremo noi: Lui sarà misericordia se noi saremo misericordiosi.

 

 

MARTEDI' 17  MARZO

“Il più grande tra voi sia il vostro servo”.(Mt. 23,11)

 

Alcuni anni fa mi trovai quasi per caso in una associazione caritativa cristiana a livello cittadino dove i membri salutandosi con deferenza si chiamavano “dottore” “avvocato” ... e dove le cariche erano distribuite per meriti di “onore” e di portafoglio. Il mio primo impulso fu quello di andarmene dicendo con una certa ripicca che non ero neanche laureato in teologia per poter fare l’assistente spirituale a tanta intelligenza e nobiltà. Quello che mi trattenne fu un uomo semplice che pur avendo un gran posto nella società, pur vivendo di certe abitudini provenienti dalla sua origine nobiliare, era sempre il primo non a prendere cariche onorifiche ma a offrirsi quando c’era bisogno di andare da qualche persona estremamente difficile, sempre disponibile a prevenire le necessità di chiunque anche aprendo il proprio portafoglio, sempre disposto a sorriderti per darti coraggio: mi ha insegnato che per diventare servi non è necessario diventare “pezzenti” è solo necessario scoprire la strada dell’umiltà e la disponibilità agli altri.

 

 

MERCOLEDI' 18  MARZO

“Il Figlio dell’uomo è venuto per servire e dare la sua vita in riscatto per molti”. (Mt. 20,28)

 

L’abitudine, i luoghi comuni del nostro parlare, uccidono la contemplazione, la meraviglia. Scoprire che c’erano dei santi che contemplando la passione di Gesù la rivivevano fino a soffrirla nella propria carne ci lascia stupiti. Ma prova a contemplare un momento questa parola del Vangelo e lasciati meravigliare. “il Figlio di Dio”, la Parola della creazione, colui per il quale tutto è stato creato, il Signore è venuto”: basta un re, un primo ministro in visita per far muovere eserciti, bande musicali, folle; basta un cantante rock per mandare in visibilio folle di ragazzine. Eppure Lui è venuto e “i suoi” non lo accolsero ed era venuto non per ricevere onore, gloria, ma “per servire”. Ed è stato talmente fedele a questo servizio che resta nudo appeso ad una croce, che si fa inchiodare le braccia su quel legno per non chiudere mai la sua accoglienza misericordiosa. Grazie Signore!

 

 

GIOVEDI' 19  MARZO - Dalla liturgia del giorno

"Se non ascoltano Mosè e i profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti sarebbero persuasi".(Lc . 16,31)

 

La conclusione di questa parabola mi colpisce particolarmente in questi anni nei quali l’uomo dei computer, sempre più razionale e freddo, si butta invece in braccio a maghi e pseudo-stregoni che nascono come funghi e che ben sanno approfittare di questa fame di irrazionale. E che dirne poi di formule magico religiose che contrabbandate in ogni epoca della storia, oggi riattecchiscono sul vuoto del cuore dell’uomo. Hai bisogno di guardare gli astri, di fare il gioco delle carte, di avere lo stregone personale per sapere (ma che cosa?); devi rispettare certe “congiunture astrali” evitare certi incontri, spedire catene di Sant’Antonio per salvarti? “Maledetto l’uomo che confida nell’uomo” dice la prima lettura di oggi. Ricordo un amico che scherzando diceva: “Un Dio mi basta ed avanza! perché mai riuscirò a fare tutto quello che mi chiede e poi, perché Lui mi ama da Dio!”.

 

Festa di San Giuseppe 

“Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’Angelo”. (Mt. 1,24)

 

Non per niente lo chiamano “l’uomo della fede”: ci vuole un bel coraggio a fidarsi dei sogni e Giuseppe con semplicità, con fede, ma anche per gran de amore verso Maria sua sposa lo fa. Ed ecco il premio: lui umile uomo diventa segno privilegiato della paternità di Dio, custode e amministratore del mistero della salvezza. Ma un’altra caratteristica che mi piace particolarmente di quest’uomo è che pur essendo l’ultimo dei patriarchi è un personaggio che sta zitto. Zaccaria, il padre del Battista, diventa muto per la sua incredulità; Giuseppe, l’uomo di fede tace ma agisce: prende Maria con sé, l’accompagna a Betlemme, fugge con la sacra famiglia in Egitto, è il buon padre ebreo che accompagna Gesù al tempio a 12 anni... Ringraziamo Dio per ché in questo mondo dove sembrano contare gli strombazzamenti, dove a volte anche all’interno della Chiesa conta di più chi fa più riunioni, ci sono ancora persone che nel silenzio amano e agiscono di conseguenza e poi, in punta di piedi, per non disturbare, se ne vanno.

 

 

VENERDI' 20  MARZO

"E per venti Sicli d'argento vendettero Giuseppe agli lsmaeliti. Così Giuseppe fu condotto in Egitto. (Genesi 37,28)

 

La storia di Giuseppe è emblematica. La gelosia, l’invidia, il voler stare comodi porta il fratello ad alzare la mano contro il fratello. Giuseppe l’ebreo è figura di Gesù: tutti gli battono le mani fino a quando la sua presenza non scomoda, non toglie sicurezze, non viene a molestare il perbenismo economico e religioso: poi bisogna farlo fuori. Ed è anche una storia che si ripete continuamente oggi: pensiamo nei nostri posti di lavoro, quante persone cercano di far fuori, di togliere di mezzo altri perché hanno più doti, perché disturbano la carriera, perché con la loro vita onesta dicono che l’onestà è possibile... Su questo si potrebbero fare tante riflessioni ma a me colpisce particolarmente: “Così Giuseppe fu condotto in Egitto”. Vita dura per questo povero Giuseppe: sarà schiavo, lontano dai suoi.. .Ma Dio si serve proprio di lui per incominciare a tessere, pur in mezzo a sofferenze e dolori la sua più grande storia della salvezza.

 

 

SABATO 21  MARZO

Bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita. (Lc. 15,32)

 

Una delle cose difficili da trangugiare è vedere la grettezza di qualcuno che diventa invidioso per il bene che è successo ad un altro. Eppure nel piccolo e nel grande succede anche a noi! Non è forse vero che qualche volta diciamo: “Beato lui!” “Ma sempre agli altri che debba andar bene e a me mai!” E anche nella comunità, quando arriva qualche “nuovo” lo si comincia a guardare con un certo sospetto o per lo meno non ci spostiamo un briciolo per accoglierlo perché sembra quasi che porti via qualcosa di nostro: il nostro egoismo ci porta via da ciò che è più importante: “Tuo fratello era morto ed è tornato in vita!”. Signore, poche volte ti dico grazie, di solito chiedo, ma aiutami qualche volta a dire grazie non per i doni che hai fatto a me, ma per quelli che fai agli altri.

 

 

DOMENICA 22  MARZO

Mentre noi eravamo peccatori, Cristo morì per gli empi nel tempo stabilito. (Rom. 5,6)

 

Noi dividiamo il mondo in buoni e cattivi, in giustificati e peccatori. I peccatori, di solito, sono quelli sui quali puntiamo il dito e diciamo: “Brutti e cattivi, siete la rovina del mondo.., fate piangere Dio...” “I cattivi vanno segregati!” E qualche volta anche la Chiesa (e non solo per motivi pedagogici e correttivi) ha fatto così. Gesù ancora una volta la pensa diverso. Muore non perché siamo bravi, ma mentre siamo peccatori; va’ a mangiare dai pubblici peccatori rendendosi anche lui impuro davanti alla legge, ma perché li ama; dà la Comunione proprio mentre Giuda ha già architettato il tradimento, mentre gli apostoli cercano il colpevole, mentre mangiando forse hanno un po’ esagerato con il vino, tanto da aver sonno. Allora le barriere, il dito puntato, l’Eucaristia premio dei buoni, le scomuniche vicendevoli all’interno della comunità... Ripensiamoci prima di sentirci talmente buoni da giudicare i peccatori e da voler vanificare l’opera di Dio: perché lui “è morto per gli empi”.

 

 

LUNEDI' 23  MARZO

“In verità vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria.”  (Lc. 4,24)

 

Chi è il profeta: troppe volte abbiamo pensato ad una specie di mago che sa il futuro. Profeta nella bibbia è invece colui che amando Dio e lasciandosi amare da Lui parla a suo nome, qualche volta anche contro se stesso. i profeti sono scomodi, ti distruggono le sicurezze, generalmente quelle false sicurezze religiose che ti fanno sentire più buono degli altri e che sembrano quasi giustificarti nel. tuo giudicare gli altri; sono quelli che ti scandalizzano perché il loro modo di comportarsi non indulge alla mentalità comune, perché sono un po’ “matti” e allora la società “perbene”, per “la pace della comunità”, li zittisce, li emargina. Questo succedeva ai profeti dell’Antico Testamento, è successo a Gesù. Qualche volta non succede ancora nella Chiesa?... e nella nostra comunità?...

 

 

MARTEDI' 24  MARZO

“Signore, quante volte dovrò perdonare? Fino a sette volte?” E Gesù rispose: “Non ti dico fino a sette ma fino a settanta volte sette.”  (Mt. 18,21—22)

 

Nella misericordia di Dio e di Gesù le tabelline matematiche fanno una brutta fine! Oggi si vive di matematica: ogni cosa ha il suo prezzo, anche i valori vengono venduti, sponsorizzati, si vorrebbe dare un prezzo anche a Dio: “Signore ti ho pregato, ho acceso dieci candele, adesso tu sei in debito con me!” Anche il perdono spesso ha un prezzo: “Mi hai offeso; sono disposto a perdonarti! però tu devi darmi questo o quello: in fondo mi sei creditore del perdono!”. Se un bel giorno il buon Dio si mettesse con noi a fare i conti cosi, che cosa succederebbe? Il buon Dio non ha nessuna intenzione di diventare un contabile bancario se non lo costringiamo noi con la nostra grettezza e il nostro voler calcolare tutto ad ogni costo.

 

 

MERCOLEDI' 25  MARZO

“Allora Maria disse all’Angelo: Come è possibile?”. (Lc. 1,34)

 

All’annuncio dell’angelo Maria dice di si: e pronta, disponibile, gioca la sua vita su Dio ma a me piace molto questa domanda umile, discreta, profondamente umana: “Com'è possibile?”

Tu, Signore, mi chiedi di convertirmi. Io mi conosco: com'è possibile? Tu mi chiedi di perdonare quell’uomo che ha infangato il mio onore e la mia rispettabilità: com'é possibile? Signore ho dei dubbi su quello che mi indichi come strada da seguire. Com'è possibile che io con le mie poche forze, con il mio soffrire silenzioso riesca ad aiutare quel mio figlio che si sta allontanando sempre più dalla fede, dai valori? Maria dice di sì ma chiede anche lei e come a Lei anche a noi Dio risponde dicendo: “Nulla è impossibile a Dio”. (Lc. 1,37)

 

 

GIOVEDI' 26  MARZO

Ma alcuni  dissero: “E’  in nome  di  Beelzebul, capo dei demoni, che egli scaccia i demoni.” (Lc. 11,15)

 

In una di quelle favole moderne a cartoni animati che la televisione propone ai ragazzi c'é la figura del “Puffo brontolone”: è uno che non è mai contento, non gliene va una bene, ha sempre qualcosa da dire, anche quando tutto funziona riesce a trovare il pelo nell’uovo. Al tempo di Gesù ce n’era parecchia gente di questo tipo: Gesù scaccia i demoni, guarisce una persona e invece di gioire ecco: “E’ in nome del diavolo che scaccia il diavolo”. Quante volte anche oggi si incontra vivo e vegeto il “Puffo brontolone”. Potrà forse essere anche un po’ carattere ma è la persona più antievangelica che ci sia. Come si può non vedere il bene quando il nostro Dio cambia addirittura il male in bene; come si può essere tristi e musoni quando il Signore risorto ti dice che la vita non finirà?

 

 

VENERDI' 27  MARZO

Non chiameremo più “Dio nostro” l’opera delle nostre mani. (Osea 14,4)

 

Quando capita di vedere qualche film che ci presenta uomini antichi o “primitivi” che adorano statue e idoli, ci sentiamo abbastanza superiori: noi con il nostro razionalismo non abbiamo più idoli di pietra o di legno!... Poi mi chiedo: quante ore dedico ogni giorno alla preghiera e quante alla televisione? Se abbiamo litigato con quel parente per quell’eredità era poi proprio solo questione di principio o il denaro ha avuto il sopravvento sulla parentela, sull’amicizia? Nel mio posto di lavoro rispetto e amo tutti allo stesso modo o qualche salamelecco in più non guasta con il “dottore” che può farmi avanzare? E allora riscopro gli idoli: quando per il lavoro sacrifico la famiglia, quando per essere alla moda sacrifico i poveri... Il parco idoli aumenta! “Torna al tuo Dio” ci guida con tutta forza il profeta Osea e Dio nei suoi comandamenti ci ricorda una frase che dovrebbe essere sempre nel nostro cuore: “lo sono il Signore, tuo Dio, non avrai altro Dio all’infuori di me!”.

 

 

SABATO 28  MARZO

Il fariseo pregava così:"ti ringrazio che non Sono come gli altri". (Lc. 18,9—14)

 

Una preghiera cominciata bene e finita male quella del fariseo che va al tempio mentre vi sta andando anche il pubblicano (pubblico—peccatore). Cominciata bene perché dire “grazie” e fondamentale e sono pochi coloro che usano questa parola tra loro e con Dio, ma finita male perché non ringrazia per un qualcosa di ricevuto gratuitamente, ringrazia solo per ciò che presuntuosamente pensa di essere e ringraziando così può permettersi di puntare il dito; e il peccato più grosso penso sia proprio questo: sentirsi buoni a tal punto da giudicare gli altri. Anche tra cristiani tante volte si ragiona così: il metro di confronto non è più Dio, ma io! Eppure basterebbe pensare alla grandezza di Dio ed alla nostra precarietà, inconsistenza, fragilità per mettere le cose a posto e pregare così: “Ti ringrazio, o Dio perché ci sei e mi ami e, nonostante tutto quello che sto facendo e rifacendo di sbagliato tu mi vuoi ancora bene: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.

 

 

DOMENICA 29  MARZO

"L’uomo guarda l’apparenza, il Signore guarda il cuore". (1Sam. 16, 7)

 

Guardando certi programmi televisivi è facile rendersi conto come l’apparenza conti: un po’ di fama, quattro battute, un bel modo di apparire e sei diventato “dottore”, importante, rinomato, ricercato in tutte le passerelle della vanità. Ma è facile anche tra gente più semplice e umile, giudicare secondo le apparenze, lasciarsi convincere dalla esteriorità. Tutti poi facciamo molto bene carnevale e sappiamo nasconderci dietro a tante maschere: persino in chiesa la sfilata del perbenismo e della moda (anche liturgica) trova posto. Puoi ingannare tutti, forse anche te stesso, ma Dio no Lui ti guarda e davanti a Lui le maschere cadono, ti trovi senza onorificenze, gradi, perdi i titoli... Sei tu con la tua capacità o incapacità di amare. Ma togliersi la maschera fa bene: anche in mezzo a tante rughe riesci finalmente a ritrovare i lineamenti del tuo volto, un volto povero, forse ferito ma anche, se guardi bene, molto vicino al volto dell’uomo della Sindone.

 

 

LUNEDI' 30  MARZO

Quell’uomo credette alla parola che gli aveva detto Gesù e si mise in cammino. (Gv. 4,43-54)

 

Una figlia che sta morendo: ci si attacca a tutto e questo padre ha il coraggio di perdere anche un po’ di faccia chiedendo aiuto a Gesù, ma deve avere anche dell’altro coraggio: deve fidarsi di una parola detta a distanza e deve partire. La fede è sempre fatta di questi due verbi: credere e mettersi in cammino. Non basta né uno, né l’altro: occorrono tutti e due: se credi soltanto non vedi il risultato, se cammini solo rischi di non saper dove andare. E’ inutile fare grandi cose se non sai perché le fai ed è esteriorità riempirsi la bocca di parolone e poi non concretizzarle in un cammino. Parti anche tu sulla parola, non indugiare anche se è ancora buio, per la strada troverai un compagno che se anche stenterai a riconoscere ti porterà alla sua cena e si svelerà spezzando il suo pane con te.

 

 

MARTEDI' 31  MARZO

“Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l'acqua si agita”. (Gv. 5,7)

 

Tutte le malattie sono brutte, tutte le povertà sono terribili, ma peggio di ogni altra cosa è scoprire di “non aver nessuno”. Non aver nessuno che ti aiuti, che condivida le tue gioie, le tue sofferenze, che ti spinga, che magari ti scocci, ma che ci sia. Oggi in queste nostre grandi città che invecchiano tra paure, porte chiuse, diffidenze, la grande malattia è proprio la solitudine. E non è una malattia tipica solo dell’anziano: colpisce a tutte le età, dal bambino piccolo relegato davanti ad un televisore perché i genitori hanno molti impegni, al giovane che si stordisce in una discoteca affollata di gente e di rumore ma che non ha nessuno da poter con sincerità chiamare amico. Eppure tutto l’insegnamento di Gesù è al plurale: “Amatevi come io vi ho amato” “Siate una cosa sola” e anche il Padre non è “mio” (il possessivo dell’egoista) ma “nostro” (il possessivo della condivisione).

     
     
 

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