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UNA PAROLA AL GIORNO

RIFLESSIONI  QUOTIDIANE  SULLA

PAROLA  DI  DIO

a cura di don Franco LOCCI

 

 

FEBBRAIO 1987

 

 

 

DOMENICA 1 FEBBRAIO

“Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti”.  (1Cor.1,27)

 

Sembra quasi che Dio ci trovi gusto a cambiar le carte in tavola e a lasciarci perplessi, imbarazzati. Le Beatitudini che   controsenso! Dio si serve dei deboli: ma se il mondo è dei forti, dei furbi, se nel mondo i deboli al massimo servono da scalino per gli altri! Eppure questa parola si è realizzata e si realizza tante volte: il crocifisso della Palestina ha cambiato il mondo; un gruppo di pescatori e poveracci, neanche troppo forti nella fede hanno fatto cambiare un impero romano; una Madre Teresa continua a mettere in crisi la calma delle nostre coscienze e senza tante parole ci insegna cosa vuol dire amare. Ma perché? Non perché il debole da solo riesca a sconfiggere il forte, ma perché lo Spirito Santo si serve della disponibilità del debole per operare le scelte di Dio: e Dio, che è sempre più forte del più potente e superbo, sta con coloro che essendo deboli sentono di avere bisogno di Lui.

 

 

LUNEDI' 2  FEBBRAIO

"Ora lascia che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza". (Lc. 2,29-30)

 

Un uomo di fede, anziano: ha ricercato per tutta la sua vita la verità, ha sperato sulla parola di vedere il Messia, ma questa speranza come per Abramo ha tardato, è stata messa alla prova, eppure egli ha continuato a pregare ed ora tutto si realizza: incontra l’atteso, ha Dio tra le braccia; che senso di pace, di pienezza, anche la vita può andarsene perché ora c'é “Tutto!”

Mi piacerebbe terminare la vita così: dopo la ricerca, la lotta, le cadute, le speranze... trovare Dio e in Lui la pace! Ma questa non è utopia o romanticismo, è questa la salvezza che Cristo ci ha portato: Dio è stato ed è fedele alle sue promesse e allora in qualunque modo e momento il Signore mi chiamerà che anch’io possa dire: “Ti ho incontrato sulla terra, nella lotta, nelle prove, nei fratelli.., ora sto con Te per sempre nella tua pace.”

 

 

MARTEDI' 3  FEBBRAIO

"Pensate attentamente a Colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità di peccatori (Gesù) perché non vi stanchiate perdendovi d’animo". (Ebr. 12,3)

 

Uno dei miei difetti fondamentali è quello di partire in quarta ma di trovarmi presto con il fiato corto: una iniziativa buona è sempre allettante: facciamo, organizziamo, partiamo! ma poi... ci si stanca. E’ successo anche al Cristianesimo: in cento anni, senza aerei, senza macchine, arrivano in tutto il mondo, hanno il coraggio di dare la vita e poi, poco per volta, ci si siede e oggi i popoli occidentali, quelli che si dicono nazioni cristiane sono quelle che maggiormente "dormono". L’unico modo per risvegliarci è guardare a Cristo, lasciarci scuotere dalla sua persona e dal suo Vangelo: è ora di smetterla di annacquare la sua parola; lasciamo che il suo fuoco bruci! e riviviamo l’avventura del cristianesimo!

 

 

MERCOLEDI' 4   FEBBRAIO

"Un profeta non è disprezzato che nella sua patria e in casa"... e si meravigliava della loro incredulità. (Mc. 6,4.6)

 

Gesù si meraviglia dell’incredulità. L’incredulità davanti all’evidenza, la durezza di cuore meravigliano sempre perfino un Dio che nella storia di amore verso il suo popolo, tante volte si è sentito rispondere con grettezza, con tracotanza e superbia. Ma ancora oggi succede o può succedere la stessa cosa: un Roul Follerau che chiedeva all’Unione Sovietica e all’America un bombardiere in meno per salvare i lebbrosi del mondo ha avuto risposta? E le nostre comunità sono disposte ad accogliere parole e gesti profetici in mezzo a loro oppure il “buon senso” il “sano vivere”, il “non dar fastidio” che spesso è il non venir infastiditi hanno il sopravvento?

 

 

GIOVEDI' 5  FEBBRAIO

Gesù chiamati i dodici cominciò a mandarli a due a due... e ordinò loro che oltre al bastone non prendessero nulla per il viaggio: né pane, né bisaccia, né denaro nella borsa... (Mc. 6,7—9)

 

Tutte le volte che devo fare un viaggio ci casco: questo è necessario, quella maglia di scorta può essere utile, quella guida turistica, quel libro.., e poi bisogna appoggiarsi sulla valigia per chiuderla. Al ritorno poi ti accorgi di aver faticato non poco per far fare una passeggiata a cose che non solo non hai usato ma addirittura ti sono state di ingombro. Così succede a volte alla Chiesa e al cristiano: quante volte riteniamo indispensabili cose che poi tolgono il fiato, sviano dalla meta. Gesù chiedendo povertà, semplicità ai suoi discepoli voleva dirci di fidarci unicamente di lui e anche di sentirci talmente liberi dalle cose da aver sempre possibilità nuove per inventare i modi di trasmettere agli altri la gioia di sapersi salvati.

 

 

VENERDI' 6  FEBBRAIO

Perseverate nell’amore fraterno; non dimenticate l’ospitalità; alcuni praticandola hanno accolto degli angeli senza saperlo.

(Ebr. 13,1—2)

 

Nei nostri palazzi le porte sono blindate; nella tenda dei beduini l’ospitalità è sacra. E’ bello ripensare ad Abramo che accoglie i 3 personaggi misteriosi (Gn. 18,2). Eppure Cristo bussa ancora alla tua porta. “Noi incontriamo Dio, diceva Madre Teresa di Calcutta — nei bambini abbandonati che raccogliamo talvolta nell'immondizia delle strade, negli orfani, handicappati, nelle migliaia di fratelli lebbrosi che nessuno vuole e nessuno ama. Quanto più questi relitti umani sono ripugnanti tanto meglio vedremo risplendere in essi il volto di Dio.” E tu riesci a vedere il volto di Dio in quell'anziano che per la ventesima volta ti racconta la storia successagli durante la guerra? Sei disposto a dare un po’ del tuo tempo per far compagnia a Cristo steso in quel letto? E’ facile incontrare Dio, presente in ogni persona che incrocia i sentieri della tua vita. Occorre solo la fede!

 

 

SABATO 7  FEBBRAIO

“Venite in disparte, in un luogo solitario e riposatevi un po'". (Mc. 6,31)

 

Mi piace molto l’umanità e il realismo di Gesù che invita gli apostoli di ritorno dalla missione e oberati dalla folla, a riposarsi.  Mi   hanno sempre fatto paura quei predicatori, quei moralisti, o quei cristiani che esagerano anche nel bene. Gesù chiede tutto è vero; essere cristiani non significa starsene in pantofole ma non rispettare i ritmi e i bisogni della nostra umanità porta spesso a perdere il limite e non c’è peggior male che la fissazione religiosa. E’ bello invece sapersi riposare con il Signore: non significa dimenticarsi dei propri doveri, del prossimo, della preghiera, ma viverla con serenità, con fiducia, significa ritemprarsi le forze in Lui per lasciare più spazio a Lui e meno a noi. Seguire il Signore, amarlo e servirlo non è far diventare tutto problema, slambiccandosi il cervello, fare mille riunioni, vedere solo e sempre tutto ciò che “bisogna fare” ma significa rifugiarsi in Lui, e in Lui trovare la pace profonda che poi,con serenità, permette di testimoniarlo.

 

 

DOMENICA 8  FEBBRAIO

“Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli”. (Mt. 5,16)

 

Devo essere luce: ma se guardo dentro mi accorgo del gran buio che c'é in me e allora mi rendo conto che devo essere luce riflessa. Allora io non sono luce perché sono più bravo di altri, ma devo diventare luce perché con la mia vita devo far riflettere la luce di Cristo. A questo punto mi domando:

gli altri, vedendo il mio modo di agire quale volto di Cristo vedono? La mia carità, la mia accoglienza del prossimo, il mio amore alla giustizia e alla verità, il mio perdonare... sono quelli di Cristo?

I Santi sono coloro che maggiormente hanno manifestato la luce di Cristo. Essi ci aiutano a toccare con mano la presenza di un Dio Amore in una società che decreta la sua morte, additano sentieri di luce, di giustizia, di libertà ai tanti prigionieri della colpa e dell’egoismo; turbano i mediocri, scuotono gli indifferenti, svegliano i dormienti, condannano i disertori, gridano agli uomini di ogni tempo che solo l’amore è la sorgente vera della gioia e della vita.

 

 

LUNEDI' 9  FEBBRAIO

Appena scesi dalla barca, la gente lo riconobbe, e accorrendo da tutta quella regione cominciarono a portargli sui lettucci gli

ammalati. (Mc. 6,54—55)

 

Tutti corrono da Gesù e gli portano i malati. Gesù è commosso dalla malattia, è partecipe della sofferenza e quindi guarisce, ma non parla. Persiste infatti l’equivoco su di Lui: Lui è il Salvatore, colui che annunzia la buona novella di Dio; le folle invece cercano un guaritore, un santone, facilmente dimenticano la conversione del cuore, l’adesione alla sua persona. Anche oggi molta gente, (forse anche noi), va da Gesù per ottenere delle salvezze esteriori. Quasi si vorrebbe poter comprare Gesù con una preghiera, una novena, una candela. Gesù è venuto invece a portare una guarigione più profonda: quella del cuore. Le altre guarigioni sono soltanto segni della volontà di Cristo di donarci la vera salvezza, quella totale.

 

 

MARTEDI' 10  FEBBRAIO

Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. (Gen. 1,31)

 

In questo racconto così semplice della creazione è bello vedere Dio che dopo aver fatto e fatto bene ogni cosa quasi si compiace con se stesso e “vide che era cosa buona”.

Dio crea, crea tutto per amore e tutto è buono e manifesta la sua grandezza. Ma Dio è ancora più contento quando dopo aver fatto l’uomo a sua immagine e somiglianza gli può affidare l’universo. E’ un gesto di amore ancora più grande perché affida tutto ciò che è veramente buono all’uomo che è “buono” ma che può con un atto di superbia, di orgoglio, di autosufficienza riuscire a danneggiare tutto. Se avessi gli occhi di Dio, se mi lasciassi guidare dalla sua intelligenza e paternità, se non volessi essere autonomo scoprirei anch’io, in tutto, che le cose sono buone in sé; se mi fidassi unicamente di Lui riuscirei anche a capire e a offrire il male perché anche il male nelle mani di Dio può diventare “buona cosa.

 

 

MERCOLEDI' 11  FEBBRAIO

“Ciò che esce dall’uomo, contamina l’uomo. Dal cuore degli uomini escono le cattive intenzioni: fornicazioni, furti, adulteri, omicidi, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza.”  (Mc. 7,20—21)

 

La nostra epoca cerca in tutti i modi di esorcizzare il male: il male non esiste, la coscienza è un’invenzione dei preti per tenerci buoni e creare sensi di paura. Se esiste qualche colpa (perché pur con tutta la buona volontà di nasconderlo il male è evidente) non è in noi ma “è fatale” che sia così, “è destino”. Gesù invece ci dà tutta la nostra umanità: il bene e il male ci sono e sono al centro dell’uomo: nel suo cuore. E’ inutile scaricare il male altrove: il male è in me ma “se vuoi come aveva detto Dio a Caino tu puoi vincerlo”. Oltretutto, noi abbiamo un’arma segreta potentissima. Qualcuno che il male l’ha già crocifisso in sé e l’ha portato nella tomba per vincerlo definitivamente con la sua risurrezione.

 

 

GIOVEDI' 12  FEBBRAIO

“Il Signore Dio disse: “Non è bene che l’uomo sia solo gli voglio fare un aiuto che gli sia simile”. (Gn. 2,18)

 

A Dio non piace star da solo. La stessa Trinità ce lo ricorda, e così a Dio non piace che la sua creatura, l’uomo, sia solitario. Al di là di questo racconto delle origini, incontriamo, dunque, ancora una volta l’uomo fatto a immagine e somiglianza di Dio, quindi spirituale al di sopra degli animali; e, come Dio creatore, egli ha bisogno di qualcuno “osso delle mie ossa” che lo completi. Ed è Dio stesso che provvede a questo per l’uomo. Ti ringraziamo, o Signore, per il dono reciproco dell’uomo e della donna, fa che sempre rispecchi il segno del tuo amore. Ti preghiamo anche per chi è solo, fa che non rinsecchisca e intristisca in se stesso, ma sappia con occhi limpidi aprirsi agli altri per  riconoscere in loro il tuo volto, Dio amante della compagnia e della festa.

 

 

VENERDI' 13  FEBBRAIO

Il serpente disse alla donna:"Non morirete affatto, anzi Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male". (Gn. 3,4—5)

 

Prima di tutto: un serpente che parla! Questo ci dice subito che non siamo davanti ad una cronaca ma ad un racconto pieno di significati. Il male che parla, che tenta è una realtà. Come Dio non è muto così anche il male parla e mette cose allettanti davanti all’uomo, gli dà una possibilità di grandezza. Se la tentazione non fosse appetibile che razza di tentazione sarebbe? “Non so dove sia il male e dove il bene”. E’ vero, tante volte ambedue hanno dei richiami forti e il male a volte ha delle confezioni di lusso ben più adocchiabili e desiderabili del bene. Adamo ed Eva, come noi d’altronde, avrebbero potuto risolvere il problema: “Dov’è la verità, il bene?” Solo attraverso un atto di fiducia: “Non capisco, però preferisco fidarmi di Dio, il Padre creatore, piuttosto che di un serpente seppur parlante!”

 

 

SABATO 14   FEBBRAIO

“Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura”. (Mc. 16,15)

 

“Andate in tutto il mondo” non: “Se per caso vuoi. Se è un tuo carisma o pallino” no: “Andate” è un imperativo! E questo vale per me, per te, per la chiesa. Troppe volte la nostra Chiesa ha perso il senso della missione: ci accontentiamo di un po’ di preghiera, di qualche (rara perché “mica ho tante possibilità”) opera di bene, di una giornata mondiale missionaria all’anno, di qualche discussione dotta sui problemi tipo “il sesso degli angeli” e poi ci rintaniamo in casa o al massimo in qualche sacrestia. Eppure la missione è vicina a te, è in casa tua, nel tuo palazzo di illustri sconosciuti, nel tuo ufficio di qualunquisti religiosi, nella tua parrocchia in cui molti sono i benpensanti senza Dio. Agli Apostoli però Gesù dice di andare dopo che ha fatto far loro l’esperienza di stare con Lui. Allora come cristiano comprendo che il mondo è la mia patria ma che io porterò qualcosa agli altri solo se prima avrò fatto io l’esperienza di incontrare e stare con Gesù.

 

 

DOMENICA 15  FEBBRAIO

“Non pensate che io sia venuto ad abolire la legge e i profeti; non sono venuto per abolire, ma per dare compimento”.

(Mt. 5,17)

 

Due sono i pericoli:

 

LUNEDI' 16  FEBBRAIO

“Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise”. (Gn. 4,8)

 

Siamo davanti ad un fatto, un terribile fatto di cronaca. Ma questa storia che ci sembra così lontana e così truculenta è purtroppo la storia che ogni giorno leggiamo nelle pagine di cronaca dei nostri giornali ed è anche la storia di tante uccisioni più silenziose ma ancora più terribili perché perpetrate su qualcuno che non ha neppure il diritto di difendersi e di parlare (e sto parlando degli aborti nascosti o legalizzati che siano).

Alzar la mano sul fratello, approfittare della propria forza, della propria cultura per sopraffare l’altro non è un atto di forza ma di debolezza, non è una vittoria dell’uomo ma la sconfitta dell’umanità. Ritornano in mente le parole di Gesù: “Beati i miti perché possederanno la terra”.

 

 

MARTEDI' 17  FEBBRAIO

“Perchè discutete che non avete pane? Non intendete e non capite ancora? Avete il cuore indurito?”. (Mc. 8,17)

 

Gesù rimane colpito, addolorato dall’incredulità ma soprattutto da quella dei suoi amici, i discepoli. “Ci fossimo stati noi al posto dei discepoli!” Non so, se sempre noi possiamo dire di “aver capito” la Parola di Dio che con tanta abbondanza ci parla dalla Sacra Scrittura, dalla predicazione, dal magistero della Chiesa. Chi sa se sempre con entusiasmo l’abbiamo ricercata, meditata, vissuta e testimoniata? In che modo poi siamo attenti ai “segni dei tempi” attraverso i quali si manifesta il provvidenziale disegno di Dio? Facendo questo esame di coscienza passa la voglia di puntare il dito sulle incredulità degli apostoli e viene invece un senso di stupore nei confronti della pazienza che Gesù ha con noi e con la nostra difficoltà e incapacità di credere.

 

 

MERCOLEDI' 18  FEBBRAIO

...E Gesù dopo avergli messo la saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: “Vedi qualcosa?”. (Mc. 8,23)

 

Noi cristiani siamo chiamati a rispondere a questa domanda del Signore: “Vedi qualcosa?” Dobbiamo riconoscere col cieco che, pur avendo una certa fede, non riusciamo a darle un contenuto visibile ben preciso. Ancor meno siamo in grado di darne una testimonianza agli altri. Spesso non vediamo proprio nulla, come il cieco che viene condotto da Gesù, oppure come il cieco guarito solo a metà, la nostra fede e ancora tanto confusa da scambiare gli uomini per alberi e facendo in questo modo cosifichiamo gli uomini e ci serviamo di loro strumentalizzandoli per i nostri fini e siamo incapaci di amarli, di considerarli come fratelli e di spezzare con loro il pane dei figli che Dio ci ha dato in Gesù. Bisogna che la luce del Vangelo ci illumini più profondamente e faccia cadere dai nostri occhi le bende del potere e della legge in modo da vedere quel cammino di libertà e di povertà che Gesù ci indica.

 

 

GIOVEDI' 19  FEBBRAIO

"E voi chi dite che io sia?". (Mc. 8,29)

 

Questa domanda è la provocazione permanente che Cristo fa a noi. Gli uomini hanno sempre delle risposte prefabbricate da applicare a Gesù. Pensiamo già di sapere tutto su Lui, e applichiamo le nostre risposte da manuale catechistico. Ma Gesù con la sua umanità e divinità misteriosa continua a provocarci, a non lasciarci tranquilli. E’ una risposta che va cercata ogni giorno, con molta umiltà. Gesù è colui che svela Dio ma è anche sempre un mistero, è la luce che illumina il nostro cammino ma come la luce non si può inscatolare. Mostrami il tuo volto, o Signore, ma donami anche la capacità di vederti e di vederti nuovo ogni giorno, ogni momento.

 

 

VENERDI' 20  FEBBRAIO

Chi vorrà salvare la propria vita la perderà; ma chi perdérà la propria vita per causa mia e del Vangelo la salverà. (Mc. 8,35)

 

Mi hanno sempre dato fastidio coloro che per principio fanno il “Bastian Contrario”; “chi perderà la vita la salverà..” Un Dio che ama, che crea e poi ti chiede di perdere, di morire...! Però, davanti a Gesù, “Bastian Contrario” è meglio stare zitti e imparare: infatti quello che lui dice a noi lo ha sperimentato prima lui, sulla sua pelle. La sorte del Maestro è la via per i discepoli! Dovranno anch’essi “prendere la croce” e “seguirlo” e “perdere la propria vita” per salvarla. La salvezza non verrà dal successo ma dal sacrificio di sé offerto per amore e accettato e riconosciuto dal Padre, che saprà Lui ridonare la vita.

 

 

SABATO 21  FEBBRAIO

“Mentre scendevano dal monte ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che avevano visto se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risuscitato dai morti. (Mc. 9,9)

 

C’è sempre un monte, un Tabor, nella vita di ognuno, un momento di estasi, di gioia, a volte profonda, inaspettata... Anche nella fede ci sono momenti profondi in cui ti sembra di capire tutto di Dio, di viverlo così intensamente che lo senti, lo tocchi, ne resti inebetito e con Pietro dici: “Facciamo tre tende...” Povero Pietro: è talmente preso che ama veramente, non pensa neanche a se stesso, pensa solo a questi tre personaggi che sanno di Bibbia, di storia passata, di promesse, di futuro. Ma bisogna scendere dal monte e alla nostalgia del momento meraviglioso trascorso si unisce un altro presentimento che il prossimo monte sia diverso, difficile. Non più tre tende ma tre croci, non personaggi della Bibbia ma della cronaca; eppure anche su questo secondo monte si resterà inebetiti davanti all’Amore crocefisso che difficile da comprendere, annuncerà però un altra Ascensione, quella definitiva al cielo.

 

 

DOMENICA 22  FEBBRAIO

"Siate santi, perché io, il Signore Dio vostro, sono santo". (Levitico 19,2)

 

Quando piccolo ragazzotto mi trovai in Seminario, ricordo che il nostro “Padre Spirituale” ci consigliava di ripetere sovente delle invocazioni nei trasferimenti silenziosi che si compivano in lunghe file da un luogo all’altro di quel freddo abitato. E una di queste invocazioni era: “Signore, fateci santi”. E la santità mi sembrava una conquista eroica a cui dovermi apprestare guardando con venerazione e un po’ di paura quei grandi e lontani santi che la liturgia ogni giorno ci presentava. Forse nessuno saprà mai che cosa vuoi. dire essere santi ma oggi penso che c'é un modo solo per diventarlo: non è tanto crearsi vie spirituali, strade studiate su manuali di spiritualità ma imparare a contemplare con umiltà e profonda fiducia la santità e la perfezione di Dio. Se guardi a Lui con amore non puoi non innamorartene e come conse­guenza cominciare nel piccolo a rifletterlo in te per gli altri.

 

 

LUNEDI' 23  FEBBRAIO

“Credo, aiutami nella mia incredulità”. (Mc. 9,24)

 

Sembra una contraddizione la preghiera di questo padre che da una parte, quasi per non perdere l’occasione tanto agognata dice a Gesù di credere ma subito, rendendosi conto della sua situazione, chiede a Gesù di aiutarlo a superare la sua umana incredulità. Penso che molti di noi si ritrovino perfettamente in questa contraddizione. La fede c’è (anche perché è dono) ma c’è anche tanta incredulità. Ogni mattino dico che credo in te, e non è solo per abitudine, è vero, ma ogni sera all’esame di coscienza devo gridare: “Perdono!” Ricordo una frase semplice di mio padre che riassume bene: “Non dire mai di quel bicchiere non ne bevo, ma chiedi sempre a Dio di tenerti una mano.

 

 

MARTEDI' 24  FEBBRAIO

Se uno vuoi essere il primo sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti. (Mc. 9,35)

 

Ogni uomo considera se stesso come il centro di tutti e di tutto. Se si parte da questo principio, il criterio che regola i rapporti dell’uomo con il “resto” è quello dell’utilità e del profitto: a che cosa mi serve e che vantaggio ne traggo, in che modo mi posso innalzare e primeggiare sugli altri? in un tipo di società simile è indispensabile che ci siano divisioni e gerarchie ben precise: bisogna che ci sia l’inferiore perché ci sia il superiore, l’oppresso perché ci sia il libero, il povero perché ci sia il ricco, lo stupido perché ci sia l’intelligente in fondo, senza valli e senza abissi non ci sono  monti e cime! Il Regno di Dio è il capovolgimento di questo: l’altro non mezzo o strumento ma è fine; l’altro è un valore in sé, che io devo promuovere, servire, far crescere nel suo valore. Questo rompe i miei progetti, i miei interessi anche sacrosanti: per l’altro occorre che io sappia interrompere il viaggio, dare e perderci tempo come il Samaritano della parabola... Dare e perdere infine anche se stessi, come Cristo, accettando di mettere tutto ciò che è nostro e noi stessi ai piedi dell’altro.

 

 

MERCOLEDI' 25  FEBBRAIO

Chi ama la sapienza ama la vita, quanti la cercano solleciti saranno ricolmi di gioia. (Siracide 4,12)

 

Ci accorgiamo subito che quando la Bibbia parla di Sapienza non intende solo una conoscenza, una cultura o un buon senso umano. Questa Sapienza ha caratteri divini. L’avvicinarsi a questa sapienza ha la sua promessa, ma come ogni promessa ha i verbi al futuro. E’ una gioia, una gloria, una benedizione, ma il suo possesso è in gran parte soltanto un’attesa, una speranza. Non è per chi non ha nulla da aspettare. Non è facile sopportare di non avere Dio, non è facile doverlo aspettare, ma e solo a chi con perseveranza e attenzione aspetta che Dio viene e si manifesta e “se giungendo il padrone di casa troverà il servo vigilante, vi dico, si ungerà le vesti e si metterà a servirlo” (Mt. 24,42—52). Con i primi cristiani non ci resta dunque che attendere invocando: “Vieni presto, Signore Gesù!” (Apocalisse 22,20)

 

 

GIOVEDI' 26  FEBBRAIO

Se la tua mano, il tuo piede, il tuo occhio ti scandalizza taglialo. E’ meglio per te entrare nel Regno zoppo, monco, con un Occhio solo che essere gettato intero nella Geenna. (Mc. 9,43-47)

 

Il Vangelo è radicale: non ha mezze misure, non convive con lo scandalo. Eppure noi, delle molte mani che abbiamo per prendere, abbiamo amputato solo la mano della carità disinteressata. Noi abbiamo troppi piedi per percorrere infinite strade tortuose e nessun piede che ci porti a seguire Cristo. Noi abbiamo molti occhi per correre dietro agli specchietti ma non abbiamo l’occhio che ci fa vedere la verità, l’unico occhio del vero discepolo. Dobbiamo tornare al Vangelo: tagliarci le infinite mani, piedi occhi e tenere solo la mano che Soccorre l’altro, il piede che cammina verso la meta e l’occhio che la vede. Solo la nostra fede, la nostra speranza e la nostra carità in Cristo edificano e salvano noi e gli altri.

 

 

VENERDI' 27 FEBBRAIO

L’uomo dunque non separi ciò che Dio ha unito. (Mc. 10,9)

 

Molti davanti al matrimonio vedono tutto bello: per incoscienza quelli che ignorano le difficoltà; per speranza di superarle quelli che non le ignorano; ma spesso la routine quotidiana spegne gli entusiasmi, le difficoltà diventano grandi e qualche volta con l’appoggio di una società permissiva e accondiscendente si arriva a rompere il matrimonio. Diceva un amico di un gruppo giovanile parrocchiale di alcuni anni fa: “ci si trovava anche una volta al mese per il matrimonio di amici, adesso spesso si viene a sapere di separazioni, di divisioni. Non è molto allegro... tra l’altro neanche se ne fa un banchetto”. Non bastano le ragioni e le convenienze umane per fondare la fedeltà del matrimonio. Diceva Gabriel Marcel:

“Dire a uno “io ti amo” equivale a dirgli “tu non morrai”. L’amore fedele infatti vince anche la morte, perché è Dio.

 

 

SABATO 28  FEBBRAIO

"Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite perché a chi è come loro appartiene il Regno di Dio". (Mc. 10,14)

 

Una certa visione romantica ci ha fatto vedere in questo episodio l’esaltazione dei bambini. Non è così Gesù sa che i bambini in certi momenti possono anche essere difficili, petulanti indisponenti, ma Gesù li pone ad esempio perché spesso nella società non sono proprio considerati, infatti: non hanno voto, non hanno partito, non hanno sindacato, non hanno soldi né voce pubblica. Gesù prende allora le mosse, proprio da questa situazione per ricordarci che nel suo regno c’è posto solo per chi si sente piccolo, bisognoso di tutto, per chi si sente povertà assoluta e pura capacità di ricevere, per chi guida il suo enorme bisogno d’amore a un Dio che essendo amore può colmare in modo totale questa esigenza.

     
     
 

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