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CAMMINO QUARESIMALE ANNO B  - 1^ PARTE

 

MERCOLEDI’ DELLE CENERI INIZIO DEL CAMMINO QUARESIMALE

 

Mercoledì di questa settimana iniziamo la Quaresima. Qualcuno dice: “Quaresima, digiuno, penitenza, ceneri.., cose da medioevo: andavano bene una volta per tenere buona la gente, per far nascere paure e sensi di colpa…  Partiamo nella nostra riflessione e nel nostro cammino partendo dalla conoscenza delle parole.

 

 

LE PAROLE

 

Quaresima: Il dizionario dà questa definizione: tempo di 40 giorni che precedono la Pasqua dei Cristiani. Nella Bibbia il più chiaro riferimento è proprio nei 40 anni in cui il popolo ebraico attraversò il deserto dopo la liberazione dalla prigionia egiziana camminando verso la terra promessa. Anche Gesù, prima di iniziare la sua vita pubblica passò 40 giorni nel deserto in preghiera e digiuno.  

 

La liturgia ne spiega il significato: dal prefazio della 1^ Domenica:

“Ogni anno tu doni ai tuoi fedeli di prepararsi con gioia, purificati nello spirito, alla celebrazione della Pasqua perché assidui nella preghiera e nella carità operosa partecipino ai misteri della Redenzione e raggiungano la pienezza della vita nuova in Cristo tuo Figlio.”

 

Penitenza: Dal dizionario: il primo significato è contrizione o pentimento del male commesso e il secondo è privazione, mortificazione che ci si impone o che viene imposta come pratica di pietà e ad espiazione dei peccati. Da sempre, “fare penitenza” ha significato riconoscere i propri peccati e chiedere perdono attraverso atti che manifestino il riconoscere sia Colui che può perdonarci, sia il nostro desiderio di ravvedimento. Gesù, sulla scia dei profeti ci invita a pentirci dei nostri peccati e a convertirci per entrare nel Regno dei Cieli. in quanto agli atti di penitenza, Gesù, come già avevano fatto  i profeti, invita soprattutto alla penitenza del cuore non fatta solo di esteriorità ma di vero desiderio di conversione.

 

Ceneri: La cenere nel dizionario è considerata residuo della combustione. La cenere ci ricorda quindi la fine delle cose materiali e la loro vanità. Imporsi le ceneri sul capo ha dunque un primo significato nel riconoscere la finitezza della nostra vita: “Ricordati uomo che sei polvere e in polvere ritornerai”, e poi è un invito ad affidare la nostra nullità a Colui che è venuto a salvarci: “Convertiti e credi al Vangelo”

 

Riflessione: Quando si ha una meta, si cerca la strada, ci si prepara con tutto il necessario per il viaggio, si parte gioiosi e con il coraggio di affrontare ogni difficoltà pur di arrivare. Nel cammino quaresimale la meta è la salvezza meritataci da Gesù con la sua morte e risurrezione, la strada passa attraverso i fatti della nostra vita: ci sono rettilinei tra alberi ombrosi e ci sono deserti; ci sono incontri piacevoli e sgraditi, il necessario per il viaggio è la fede, la speranza, l’amore. E’ un’occasione la Quaresima: può lasciarti indifferente, puoi far scorrere i giorni come tutti gli altri o puoi riscoprirli nuovi illuminati dalla morte e risurrezione di Cristo, puoi tirare dritto nel cammino della vita o puoi fermarti per trovare te stesso, i fratelli, Dio compagno del tuo cammino.

 

 

ALCUNI ESEMPI

 

IL VALORE DELL'INTERIORITA'

Nel consegnare il libro sacro al giovane discepolo, il maestro gli suggerì di leggerlo tre volte. “Una prima volta spiegò per aprire gli occhi della mente; una seconda volta per aprire gli occhi del cuore...”. “E la terza?”, lo interruppe, impaziente, il discepolo. “La terza volta per chiudere gli occhi della mente e del cuore”. “Non capisco!”, ribatté il giovane. “Prova e vedrai!”  Il discepolo si ritirò in meditazione col suo libro e seguì i consigli del maestro. Quando giunse alla terza lettura, dopo aver assaporato tutta la profonda bellezza dell’insegnamento divino, sentì una luce di grazia accendersi in lui: gli si stavano aprendo gli occhi dell’anima.

 

PREGARE O AGIRE

Un giorno un novizio si recò dal suo superiore e gli comunicò la sua decisione di lasciare il monastero: “Ho deciso gli disse che la via della contemplazione non è quella giusta. Ho visto troppa miseria e troppa infelicità per le strade del paese. Mi dedicherò, d’ora innanzi, a sollevare le pene degli altri. La mia vita sarà tutta e solo attiva. Il superiore sorrise. “Perché sorridi?”, gli chiese il novizio. “Mi è venuto in mente un episodio cui assistetti anni addietro. Un mio vicino accompagnava la moglie in visita presso certi suoi parenti. Cammin facendo, vista una ragazza giovane e bella accanto a un pozzo, si mise a chiacchierare con lei. Ma quando si rivolse di nuovo alla moglie, s’accorse che un tale l’aveva abbordata. Ecco perché sorrido. E poiché il giovane pareva non capire, aggiunse: “Se sguarnisci le frontiere da una parte, aspettati un attacco dall’altra”.

 

 

1^ DOMENICA DI QUARESIMA

 

La parola di Dio che leggiamo in questa 1^  Domenica di Quaresima ci richiama alcuni temi:

 

L’Alleanza di Dio manifestata a Noè (Gn. 9,8-15)

La lotta tra il bene e il male (Mc. 1,12-13)

L’annuncio della buona novella (Mc. 1,14-15)

 

 

LE PAROLE

 

Alleanza: E’ la parola chiave di tutto l’Antico Testamento. E’ un giuramento, un contratto con il quale l’uomo e Dio si impegnano l’uno nei confronti dell’altro, con il quale si rendono solidali. Nell’Antico Testamento si rilevano quattro alleanze: quella con Adamo, subito dopo il peccato dove viene promesso il Messia, quella con Noè che è un’alleanza di perdono e di misericordia, quella con Abramo e quella con Mosè, sancita con il dono della Legge. Ma l’ultima e definitiva Alleanza è quella che si realizza con Gesù, è Lui colui che unisce il cielo alla terra e colui che porta la terra al cielo.

 

Satana: Mentre Matteo e Luca indicano il tentatore con la parola “demonio”, Marco lo chiama Satana. In Ebraico, Satana significa “avversario”. E’ un nome comune che designa ogni potenza malvagia opposta a Dio. Talvolta è personificato e prende nomi svariati: accusatore, avversario, Beelzebul (principe dei demoni), diavolo, drago, mentitore, principe di questo mondo... E’ sempre colui che tenta di far fallire l’opera di Dio. Gesù, salvezza assoluta e segno di contraddizione, scatena queste forze del male. ll male si è già servito della perfidia di Erode alla sua nascita, lo tenta ora prima dell’inizio della sua missione pubblica, ritornerà sovente nella sua vita ma soprattutto lo tenterà nella sua passione. Ma proprio nel momento in cui Satana sembrerà vincitore avendo Cristo morto in croce, sarà sconfitto proprio dall’amore crocifisso.

 

Buona Novella: Quando noi diciamo “Vangelo” diciamo proprio “buona notizia”, “gioioso annuncio”. E’ l’annuncio della fedeltà di Dio alle sue promesse, è la gioia di avere in Gesù il Salvatore. Anche se il Vangelo richiede un cammino difficile di conversione, non può non essere gioia: è la vera liberazione dell’uomo dall’egoismo.

 

 

Riflessione: “Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?” ci ricorda S. Paolo in una delle sue lettere: se so di essere alleato di Dio, se ho Gesù Cristo dalla mia parte, se ho la forza dello Spirito Santo, che cosa può farmi paura? Le tribolazioni, le prove, Satana, la morte? Sono già vinte in Cristo. Non può che rimanere la gioia, il ringraziamento, la speranza. Ecco perché il Vangelo non può essere tristezza o peggio ancora non può lasciarci indifferenti. E’ vero che costa sacrificio essere fedeli al Vangelo, ma questo è per la mia piena realizzazione, per la mia gioia vera. E il Vangelo, allora, non è un bel libro di tempi passati ma è un gioioso annuncio che io mi devo gloriare di poter manifestare oggi perché la sua gioia possa giungere anche a tante altre persone.

 

UN PENSIERO DI E.  MONIER

“L’azione di alcuni mira al successo; l’azione dì altri mira alla testimonianza. i primi si affannano dietro le loro impazienze e le loro miopi tattiche; i secondi confidano nel tempo e nella loro fede. I primi hanno paura della solitudine e dell’oscurità; i secondi temono le diffusioni troppo rapide. I primi sono perentori, i secondi modesti. i primi sono i padroni della causa, i secondi sono i testimoni di qualcosa che li supera.”

 

QUARESIMA DI FRATERNITA’

La Quaresima ci invita alla purificazione, a fare qualche rinuncia. Ma queste hanno significato se diventano condivisione. Ecco perché nella nostra Diocesi, ormai da tanti anni si svolge l’iniziativa della “Quaresima di Fraternità” con il terzo mondo. La busta della Quaresima della fraternità può diventare un richiamo nel cammino di questi 40 giorni, raccolga proprio il frutto dei sacrifici delle nostre famiglie: qualche cibo in meno, la rinuncia ad un film o ad uno spettacolo, una spesa a volte superflua in meno... tutto può diventare solidarietà con i tanti che hanno meno di noi.

 

 UN ESEMPIO

 

QUARESIMA, TEMPO DI COGLIERE LE OCCASIONI

Una nobile fanciulla, orfana di genitori, abitava in un castello. Era una giovane scorbutica e altezzosa, e teneva molto alla dignità del proprio rango. Un giorno corse da lei la figlia di un giovane muratore, tutta affannata: “Signoria illustrissima, mio padre sta per morire. Vi prego di venire subito da lui, perché ha da dirvi una cosa molto importante!” “Cosa avrà mai da dirmi quello zoticone di un operaio?”, rispose superba. E si rifiutò di andare. Non era passata un’ora che la figlia del muratore tornò, ancora più trafelata: “Vostra Signoria, Vi supplico, venite in fretta! Vostra madre, quando era in punto di morte, fece murare molto oro e argento: un vero tesoro! Mio padre aveva ricevuto ordine di rivelarlo a Vostra Signoria solo quando fosse stata maggiorenne; ma poiché sta per morire, ha intenzione di svelarvelo ora!” Questa volta la giovane corse più veloce che poté, ma quando arrivò alla casetta del muratore, il povero uomo era appena spirato. La fanciulla piena di sé sì incaponì e fece rompere i muri del castello in diversi punti. Troppo tardi! Non ci fu modo di recuperare il tesoro! E il castello rimase pieno di buchi come una groviera.

 

 

2^  DOMENICA DI QUARESIMA

 

 

LE PAROLE

 

Monte: Nella Bibbia si parla sovente di monte come luogo privilegiato dell’incontro con Dio; solo ad esemplificazione: il monte Sinai dove Dio dà a Mosè la Legge; il “monte delle beatitudini” dove Gesù fa il discorso della montagna, la nuova legge; il “monte Calvario” dove Gesù verrà crocifisso. Il monte è il luogo della preghiera e dei sacrifici ed è il luogo della manifestazione di Dio, è quasi visivamente il posto più vicino dove l’uomo può avvicinarsi maggiormente alla trascendenza di Dio.

 

Mosè ed Elia: Secondo la tradizione giudaica occorrono sempre due testimoni per attestare la verità di un avvenimento. I due testimoni, nella Trasfigurazione rappresentano tutto l’Antico Testamento: Mosè la Legge, l’inizio ed Elia i profeti, la fine. La loro presenza attesta così che Gesù è veramente il Messia atteso.

 

Tre tende: Pietro, meravigliato e gioioso per quanto accade, parla di voler fare “tre tende”. La tenda è la casa del nomade e chiaramente richiama il popolo ebraico in cammino nell’Esodo; anche Dio aveva la sua tenda in mezzo al popolo. Anche noi siamo ancora un popolo in cammino e Gesù, il Figlio di Dio, “ha posto la sua tenda in mezzo a noi”.

 

Il silenzio: Gesù proibisce ai suoi amici di parlare di questa visione. Si trova spesso nei vangeli questa proibizione dopo un tale genere di rivelazioni. Si tratta di “serbare tutte queste cose nel proprio cuore”, nell’attesa degli avvenimenti che permetteranno di capire meglio.

 

Fede di Abramo: La fede dì Abramo è sottoposta a dura prova: come può aver egli fiducia nella promessa di Dio, poiché gli chiede di immolare il figlio della promessa? La risposta di Abramo: “Eccomi”, è essenziale, decisiva. Questa parola esprime lo straordinario passaggio dalla prova della fede alla fede nella prova. Pensiamo anche ad altri due decisi “Eccomi”, quello della Madonna e quello di Gesù.

 

Riflessione: Lo scopo della Trasfigurazione è di far scoprire chi è Gesù. il Messia che aldilà della morte, brillerà della luce della risurrezione. Egli è il “Figlio prediletto nel quale mi sono compiaciuto”: l’unione tra il Padre e il Figlio è strettissima. E’ quindi necessario ascoltare Gesù. Vedere e ascoltare sono due parole chiave della fede. Qual è il tempo della contemplazione e dell’ascolto nella nostra vita?

 

ALCUN I ESEMPI

 

"TRASFIGURAZIONE DI SE"

Sedevo in rispettosa ammirazione mentre l’anziano monaco rispondeva alle nostre domande. io sono timido di natura, ma quella volta mi sentivo così a mio agio in sua presenza che mi ritrovai ad alzare la mano. “Padre, parlaci di te stesso”. “Di me stesso?”

Ebbe una lunga riflessione: “Il mio nome... era... io... Ma ora... è... tu”.

 

LA FEDE SI CURA OGNI GIORNO

Anni fa una contadina, essendo il marito ammalato gravemente, fece voto di accendere ogni giorno, per un intero anno, un cero dinanzi all’effigie della Santa Vergine. Tutte le mattine, di buon’ora, correva fino alla piazza principale del paese dove si ergeva la chiesa parrocchiale e, recitato un Pater, Ave e Gloria, offriva la sua candela alla Madonna. Poi se ne tornava velocemente a casa per assistere il marito infermo. Dopo nove giorni, l’uomo si alzò dal letto guarito. il decimo giorno, la donna, avendo da lavare tutta la biancheria accumulatasi durante la malattia del marito, disse tra sé: “Oggi ho troppo lavoro da sbrigare. Vorrà dire che andrò in chiesa domani e accenderò due ceri”. L’indomani pioveva grosso un dito, perciò la donna si disse: “Oggi c’è troppa pioggia. Se uscissi, m’inzupperei tutta. Vorrà dire che andrò domani e accenderò tre ceri”. Di giorno in giorno, trovava sempre una scusa buona per non andarci. Però la brava donna si faceva premura di tenere il conto delle candele che avrebbe dovuto accendere. E così un bel dì si accorse che erano già cinquanta. “Cinquanta candele!? Ma se io, adesso, vado in chiesa ad accendere cinquanta candele mi prenderanno certamente per matta!” Perciò decise di lasciar stare.

 

 

3^ DOMENICA DI QUARESIMA

 

PAROLE

 

Decalogo: Il termine significa “dieci parole”. Queste sono parole che Dio affida agli uomini perché essi siano felici conoscendo e facendo la sua volontà. Noi spesso pensiamo a queste leggi come un’imposizione, come a un qualcosa di gravoso da sopportare e da eseguire, invece la Legge di Dio è un dono: è Lui che si fida di noi, nonostante tutto, ed è Lui che ci indica la strada per una giusta convivenza umana e un giusto rapporto con Lui.

 

Tempio: Gesù, nel Vangelo che abbiamo letto in questa domenica, parla del Tempio, sia di quello di Gerusalemme, sia del Tempio del suo corpo. Per gli Ebrei, il Tempio era importantissimo, era il centro e il culmine della vita di Israele, segno della presenza di Dio in mezzo al popolo. Lì si andava a pregare ogni giorno e al Tempio, da tutto il paese, i pii Israeliti accorrevano in pellegrinaggio per la Pasqua. Gesù ama il Tempio. Era abituato ad andarci fin da piccolo almeno una volta l’anno. Desidera che il Tempio sia rispettato e pur affermando che Dio lo “si adora in Spirito e Verità”, dicendo che “la salvezza viene dai Giudei” dà al Tempio il compito di essere segno concreto del rapporto tra uomo e Dio. Ma Gesù parla anche del suo corpo: esso è il tempio di Dio, è lo strumento della sua presenza in mezzo agli uomini, è il mezzo attraverso cui il Dio sofferente libererà gli uomini dal male.

 

Corruzione della religione: La religione dovrebbe essere il rapporto tra l’uomo e Dio. Ma, ieri e oggi c’è il rischio che la religione troppo attenta solo a Dio faccia dimenticare l’uomo o troppo attenta all’uomo riduca il suo rapporto con Dio ad un semplice materialismo, ad un mercato. Gesù frusta i venditori del tempio perché usano Dio per i loro affari, perché si pensa di poter comprare Dio a base di pecore e buoi, di preghiere, di messe tariffate, di santini, di acque benedette. Si è perso il significato vero di queste cose che dovrebbero portare a riconoscere Dio nel suo mistero e le si è fatte diventare fine per tacitare la coscienza o peggio ancora, per fare affari.

 

RIPENSANDO AL DECALOGO, UN PO’ DI ESAMI SU ALCUNI IDOLI OGGI

1. Michael Jackson era già famoso a 11 anni, a 25 batteva il primato dei dischi venduti in tutto il mondo, a 35 è accusato di pedofilia. Viene definito “un bambino”, un immaturo: “Anche oggi, quando scendo dal palcoscenico, divento triste e solitario” (Famiglia cristiana, n. 48/1993, p. 81). Sono questi i maestri dei giovani?

 

2. Jennifer Capriati, la bambina prodigio del tennis americano, da due miliardi l’anno, è stata portata in carcere a Tampa, in Florida, per aver rubato due anelli in una gioielleria. Ha detto un impiegata: “Avrebbe potuto comprarsi il contenuto delle nostre vetrine, senza intaccare di molto il suo conto in banca. Che bisogno aveva di compiere un gesto simile? E’ una cosa che ci ha lasciato desolati, stupiti. Una persona così in vista, così illustre” (la Repubblica, 11 dic. 1993, p. 31). Non basta dunque né lo sport né il successo né la ricchezza a fare di un adolescente un riferimento per altri ragazzi e ragazze... La fede rende molto più maturi!

 

3. Maria Cristina Luinetti, la giovane crocerossina uccisa a Mogadisco nell’ambulatorio italiano, aveva voluto partire a tutti i costi per portare il suo contributo ad un Paese in difficoltà. Aveva già fatto il suo testamento, in caso di non ritorno: ha chiesto un funerale in forma privata, semplice e sobrio. Ragazza profondamente cristiana, ha dato la sua vita per gli altri. Dice il testamento di questa ragazza di Saronno: “Desidero una cerimonia religiosa semplice, rigorosamente senza fiori (che i soldi vengano impegnati in messe di suffragio e in opere di bene). Che siano evitate marce funebri o simili; che la bara e gli arredi siano il più semplice possibile. Ultimo, ma più importante, ricordatevi della mia anima con messe di suffragio e preghiere” (la Repubblica, 10 dic. ‘93).

 

PER RIFLETTERE

 

Non sarà forse il caso di cominciare a pensare alla confessione di Pasqua e alla conversione del cuore?

Un mercante molto ricco, noto a tutti per la sua arroganza, aveva ucciso un uomo in un duello per una questione di denaro. Era la prima volta che commetteva un omicidio e, dopo l’accaduto, fu assalito da un cocente rimorso. La notte non poteva dormire, poiché tornava continuamente a rivivere l’orrendo delitto. Il giorno era tormentato da un’agitazione convulsa, mista a una spossatezza incontrollabile che gli impediva di concentrarsi su qualsiasi attività. Non riusciva più a trovare né la quiete né la pace interiore. Decise allora di andare da un sacerdote che, dopo avergli parlato del Vangelo e della conversione di tanti peccatori, gli consigliò di fare penitenza. Il mercante decise di vendere tutti i propri averi e di distribuire il ricavato ai poveri. Poi si ritirò in una grotta, ai piedi di una montagna, deciso a trascorrere il resto della propria vita da eremita penitente. Passava le notti in preghiera e mortificava il proprio corpo con durissimi digiuni. Quando il dolore e il rimorso per la colpa commessa diventavano insopportabili, si percuoteva il petto con un sasso. Contrariamente a quanto gli aveva detto il sacerdote la conversione e la penitenza non gli avevano procurato alcun sollievo. La pace del cuore che aveva sperato di ritrovare sembrava irraggiungibile. In una notte di veglia gli apparve il Signore: “Figlio mio, hai ancora qualcosa di tuo da donarmi”. Pieno di timore il mercante rispose: “Signore, cosa vuoi da me ancora? Ti ho dato tutto: case, campi, ricchezze, amori, piaceri. Ti ho dato la mia vita, ritirandomi in questo luogo sperduto. Ti ho dato le mie penitenze, le mie veglie, i miei digiuni. Se ho ancora qualcosa da offrirti per avere il tuo perdono, dimmelo e te lo darò. Ma tu sai che non ho più nulla da donarti. Mi sono ridotto povero e nudo come te”. Il Signore, mosso a compassione da quell’anima affranta, rispose: “Lo so, figlio, lo so. Ma hai ancora qualcosa di veramente tuo da donarmi. Dammi i tuoi peccati! Li voglio tutti! Se continui a tenerli per te come potrò purificarli e concederti la gioia del mio perdono?”

 

4^  DOMENICA DI QUARESIMA

 

 

PAROLE

 

Bibbia e Storia: La Bibbia è la storia di Dio e del suo popolo. Dio si fa conoscere attraverso la storia concreta del suo popolo. I fatti non sono solo avvenimenti dovuti al caso o alla politica degli uomini. Tutta la storia di allora e di oggi è un lungo progetto di amore e di salvezza di Dio. Sta all’uomo saper leggere e interpretare i fatti nella visuale di Dio. Ogni fatto è una sua parola. Anche gli avvenimenti belli o brutti della mia vita sono dei segni di Dio da leggersi attraverso Gesù, parola definitiva della storia.

 

Ciro: E’ un re della Persia, un pagano, spinto da Dio si impegna a ricostruire il tempio di Gerusalemme e fa tornare il popolo di Israele dall’esilio (1^lettura). Il progetto di Dio si attua attraverso un pagano. Dio non fa distinzioni di persone, di razze, di religioni: su tutti vuole riversare la sua misericordia e chiede a tutti di collaborare al suo piano di salvezza. Chiediamoci se noi, con i nostri schemi sociali e religiosi, non siamo qualche volta di ostacolo al libero agire di Dio.

 

Nicodemo: Il Vangelo di questa settimana ci riferisce una parte del dialogo tra Gesù e Nicodemo. Questo anziano, saggio Israelita, va a cercare Gesù di notte. Vuoi vederci chiaro: è attratto da Gesù per la sua parola, per i suoi gesti, ma ha anche dei dubbi, non tutto in Gesù sembra corrispondere con la religiosità ufficiale ebraica. Mi piace questa figura perché davanti al buio del dubbio non si nasconde, ma anche se è notte va a cercare la luce. Nicodemo sembra dirmi: non spaventarti dei dubbi, delle paure, cerca la luce! Proprio quando è più buio cerca Gesù, la luce che illumina ogni uomo.

 

Il serpente di bronzo: Gesù nel Vangelo dice che dovrà essere innalzato sulla croce, che “attirerà tutti a sé”, che coloro che guarderanno a Lui saranno salvati, e per sottolineare questo si rifà ad un episodio dell’Antico Testamento. Durante l’Esodo dall’Egitto verso la terra promessa gli Ebrei erano incappati in una zona infestata da serpenti velenosi. Molti morivano avvelenati. Mosè, per ordine di Dio, fece fondere un serpente di bronzo, lo fece infiggere su un’asta e coloro che, morsi da un serpente, guardavano al serpente di bronzo, venivano guariti. Il male uccide l’uomo con il suo veleno. La croce di Gesù, segno della cattiveria e crudeltà umana, ma anche segno dell’amore redentivo di Dio diventa il vero antidoto al male. Solo Gesù può salvarci, liberarci, renderci nuovi.

 

Riflessione: “Chiunque fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere, ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio” . Oggi sembra che questa frase di Gesù sia completamente ribaltata: c’è un mucchio di gente che compie porcherie assortite, si abbandona ad ogni sorta di malvagità, si specializza nelle mascalzonate più disgustose, compie atrocità agghiaccianti, eppure esibisce il tutto in piena luce, richiamando addirittura l’attenzione del pubblico. Mai come oggi il male viene esibito, pubblicizzato, reclamizzato, addirittura esaltato, onorato. E anche la seconda parte della frase di Gesù sembra manifestarsi oggi al contrario. Il pudore, la vergogna sembra si siano trasferiti nel campo del bene, dell’onestà, della fedeltà, della generosità. Sembra che il buio, il silenzio non la luce accolgano i guizzi di verità, di bontà e di pulizia che pure non scarseggiano in questo nostro mondo. Gesù viene a rimettere le cose al posto giusto. La luce di Cristo ci fa capire che cosa è il bene e che cosa è il male. Se prendiamo Gesù sul serio, scopriamo la nostra povertà, il nostro peccato, ma anche la forza del bene che viene da Lui.

 

ALCUNI ESEMPI

 

ATTRAZIONE DIVINA

Sulla tomba di Chateaubriand, a Saint-Malo, sul lido atlantico, non v’è nome, né data, né iscrizione, nulla. Vi si innalza solo una croce. Il grande pensatore l’aveva chiesto al sindaco di Saint-Malo in una lettera del 1831: “La croce dirà che l’uomo riposante ai suoi piedi era un suddito di Cristo: questo sarà sufficiente al mio ricordo”. Sul Calvario infatti siamo stati tutti riconquistati da quel Gesù che continua ad attrarre dall’alto con il suo amore.

 

 

A PROPOSITO DI QUARESIMA DI FRATERNITA’

Un giorno un mendicante bussò alla porta d’un casolare. Gli aprì un uomo buono e onesto che gli diede in elemosina un pane che si trovava sul tavolo della cucina. Subito comparve la moglie, che stizzita lo rimprovero: “Ma come! Dai via al primo straccione che passa il pane che avevo destinato al cane?” L’uomo allora richiamò subito il mendicante e disse: “Perdonami, fratello! Quello che ti ho dato prima era pane raffermo... per il cane! Questo invece e gli tese una grande pagnotta fresca è per te!

 

 

5^DOMENICA DI QUARESIMA

 

 

PAROLE

 

Nuova Alleanza: Anche in questa domenica, nella lettura di Geremia, si parla di alleanza, anzi, di nuova alleanza. L’alleanza, l’antica come la nuova, si riassume in queste parole: “Io sarò il loro Dio ed essi il mio popolo”. E’ un impegno tra Dio e il suo popolo ed entrambi si impegnano a vicenda. E’ la stessa alleanza che si stabilisce tra un uomo e una donna. Dov’è allora la novità di questa alleanza? “Porrò la mia legge nel loro animo, la scriverà nel loro cuore”. La novità di questa alleanza sta nel fatto che l’uomo non vedrà più la volontà di Dio come qualcosa di esteriore a se stesso. C’è una comunione profonda tra Dio e l’uomo, perché Dio, perdonando, dà all’uomo il potere di tornare a Lui con tutto il cuore. In ultima analisi, il fondamento di questa nuova alleanza è il perdono. Gesù, per mezzo del quale si compie la “nuova alleanza”, è Colui per mezzo del quale e nel quale Dio perdona a tutta l’umanità.

 

Vogliamo vedere Gesù: Il verbo “vedere” nel brano biblico di oggi non significa “voler visitare o incontrare Gesù ma insinua la disponibilità a credere in Lui; ha un po’ lo stesso significato biblico di “conoscere”. Lo sposo conosce la sua sposa e i due diventano una cosa sola nel corpo e nello spirito. Com’è il nostro voler vedere Gesù? Semplice desiderio di conoscenza intellettiva o entrare in rapporto, profondamente, con Lui, abbandonare la nostra vita in Lui?

 

 

L’ora di Gesù: Ritorna con insistenza il richiamo ad un’ora speciale per Gesù: talvolta è detto che l’ora non è ancora venuta; ripetutamente è annunziato l’arrivo imminente di quest’ora speciale, altre volte è detto che quest’ora è arrivata. Chiaramente, quest’ora speciale di Gesù indica il tempo del suo ritorno al Padre, passando per la morte e risurrezione; ma essa indica anche il tempo (non determinato) in cui i credenti in Lui raccoglieranno i frutti della sua glorificazione.

 

Sacrificio: Questa parola ha due significati: quello liturgico di offerta a Dio e quello di rinunciare a qualcosa per qualcos’altro o qualcun altro di più importante. Anticamente si offrivano a Dio sacrifici di animali o di primizie della terra per manifestare a Lui il suo potere su tutte le cose. Ora il sacrificio è Gesù stesso che per noi ha offerto la sua vita, passione e morte e risurrezione, sacrificio avvenuto una volta per sempre che noi offriamo ogni volta che celebriamo la Messa. Ma “sacrificio” nel senso di rinuncia è una parola che il nostro mondo vuol cancellare: dalla vita si vuole solo gioia, si pensa solo a se stessi, sacrificarsi non ha senso, e una forma di masochismo... e crescono così intere generazioni non abituate al sacrificio che, davanti alle prove e ai sacrifici inevitabili della vita, si ribellano, si arrendono. Educare ed educarci al sacrificio non è intristire la vita, è riscoprire i veri valori importanti della vita.

 

 

ALCUNI ESEMPI

Racconta G. Pezzuoli

Ho letto una volta una testimonianza che diceva pressappoco così: “Ho visto a Lourdes con i miei occhi, anni fa, il tumulto della folla per un miracolo ed ho pianto anch’io. Ma sempre a Lourdes nessuno ha pianto, nemmeno io, per quell’uomo che si rialzava davanti a me dopo essere stato, in nome di Dio, perdonato dai suoi peccati. Eppure era cosa altrettanto divina”.

 

Raccontava Madre Teresa di Calcutta

Alcune settimane fa venni a sapere che una famiglia una famiglia indù non mangiava da alcuni giorni, così presi un po’ di riso e andai a trovarla. Non avevo ancora fatto a tempo a rendermi conto di dove ero, che la madre di quella famiglia aveva già diviso il riso in due parti e ne aveva portato una metà alla famiglia accanto, che era musulmana. Allora le domandai: “Quanto ne avrete a testa? Siete in dieci à dividere quel poco di riso”. Ma ella mi rispose: “Neppure loro hanno da mangiare”.

 

PICCOLA STORIA DI DUE CHICCHI DI GRANO

C’erano una volta due chicchi di grano. Un giorno furono mietuti con tante altre spighe. Uno di essi finì in un sacco che fu messo da parte per la semina e, quando venne il momento adatto, fu gettato fra i solchi arati; al tepore della terra, morì come chicco, divenne seme, perse le sue vecchie caratteristiche, si aprì e diede luogo ad un piccolo germoglio che timidamente fece capolino, spuntò sotto l’azzurro del cielo e, pian piano, senza fare rumore, crebbe e divenne una spiga con tanti chicchi dorati. Fecondità di vita! L’altro chicco fu portato al mulino, macinato, frantumato, annullato in una polvere fine e bianca, la farina, e, così ridotto si trovò un bel giorno in un convento di clausura dove le monache, impastandolo con acqua pura, lo trasformarono in una candida ostia. Anche quel chicco, insieme ad altri, perse le sue caratteristiche per assumerne altre: diventò una particola che, in una parrocchia, come tante ce ne sono, ad una S. Messa, diventò Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Gesù Cristo e trasmise la Sua nuova vita santa e feconda di bene ad un uomo che... a sua volta sentì l’importanza di “morire” proprio come un piccolo chicco di grano per produrre molto frutto, con opere di carità.

 

 

VIVERE LA SETTIMANA SANTA

Quanto ci prepariamo a celebrare e rivivere in questa settimana, è il cuore della nostra fede di cristiani, il mistero del Dio fatto uomo che soffre, muore, risorge, è il culmine e la fonte dell’Alleanza tra Dio e gli uomini, è la salvezza meritata e offerta a noi da Gesù Cristo. Celebrare tutti gli anni la Pasqua, attraverso i segni della liturgia significa allora fare memoria con gratitudine del dono della salvezza rivivendo la passione, morte, risurrezione di Cristo, attualizzandola attraverso i segni e i sacramenti che ci ha lasciato, attraverso la rinnovazione della nostra fede in Lui, per un impegno di testimonianza coerente.

Proviamo a ripercorrere i principali segni che la liturgia ci propone in questa settimana.

 

IL RAMO D’ULIVO

Gesù è venuto a portare la pace. Questa scaturisce non tanto dai nostri sforzi o dai compromessi degli uomini, ma dall’Alleanza definitiva di Dio con gli uomini. Dio è la pace dell’uomo e in Dio, attraverso nostro fratello Gesù, noi riusciamo a superare nel perdono e nella solidarietà le difficoltà di rapporto tra noi uomini. Portare a casa il ramo d’ulivo non è un gesto scaramantico o tradizionale, è l’impegno a fondare la vita della famiglia e della società su Dio stesso: il nostro volerci bene non è più frutto di bonomia, di voler evitare le liti, è sentirci fratelli in Cristo; il perdono non è segno di debolezza o di compromesso, si fonda su un perdono gratuito ricevuto da Dio; la solidarietà non è “fare la carità”, essere buoni perché diamo qualcosa del nostro superfluo ma è riconoscere che i fratelli amati ugualmente da Dio, condividono quello che hanno. Tutto questo porta la benedizione di Dio, che non è allora “cacciare qualche diavolo da casa” ma impegnarci a vivere per il bene, allontanando da noi il diavolo dell‘egoismo.

 

LA CROCE

Segno del dolore e segno dell’amore. Leggeremo la Passione di Gesù e vedremo ancora una volta, inorridendo, la crudeltà degli uomini. Nel Crocifisso continueremo a vedere il volto del Salvatore sofferente e le sofferenze di migliaia di uomini. La croce ci ricorda che il male anche oggi continua ad innalzare nuove croci e che anche noi, per insipienza, per cattiveria, o per lasciarci trascinare da altri, abbiamo la terribile possibilità di essere tra quelle persone che mettono la croce sulle spalle di altri. Ma la croce ci ricorda anche la non violenza, il dare la vita per gli altri, il saper trasformare la sofferenza in amore. Specialmente in questi giorni tracciando su di noi il segno della croce, lasciamoci abbracciare dalla croce di Cristo e troviamo in Lui la forza e la capacità di abbracciare le nostre croci quotidiane.

 

IL PANE SPEZZATO PER NOI

L’Eucaristia è il testamento di Gesù: un Dio morto e risorto che si è fatto pane per la nostra fame, che offre a Dio se stesso, vittima innocente, per noi peccatori. E’ l’amore umile, spesso incompreso, è il pane della presenza e del cammino, il pane della fraternità e del servizio. Partecipando al Giovedì Santo sentiamo il desiderio anche noi di farci piccoli per accogliere il grande, di imparare a lavarci i piedi a vicenda come ha fatto Lui che è venuto non per essere servito ma per servire. Sentiamo il desiderio di riscoprire l’Eucaristia domenicale non come “obbligo per assolvere un precetto” ma come gioia di comunione al mistero di Cristo, come pane “non premio per i buoni” ma sostegno per i peccatori in cammino, come esempio e forza per una carità fraterna che non si esaurisce in qualche sporadico gesto, ma che diventa pane quotidiano.

 

LA LUCE E IL BATTESIMO

E’ il senso della Pasqua. Gesù non è l’eroe o il martire che muore per se stesso, è Colui che diventa luce e speranza per noi. E’ Colui che apre il varco: subisce la nostra morte e le nostre sofferenze per vincerle definitivamente, fora il buio di una vita destinata alla morte con la luce della vita. Quando sabato sera accenderemo le nostre candeline dal cero pasquale, pensiamo al fatto che non siamo più soli, Dio è con noi, che la paura è vinta dalla speranza fondata su Dio che non delude, che la nostra vita non è destinata a marcire in una tomba e lasciamoci illuminare da Cristo che attraverso il Battesimo che abbiamo ricevuto ci ha già fatto vincere il male, ci ha già inseriti in se stesso, ci fa parte del suo corpo, continua a darci l’acqua della vita perché le nostre radici fondate su di Lui portino l’alimento alla nostra vita per far scaturire frutti di vita eterna. Celebrando il Battesimo rivivremo questa grazia e la gioia concreta di vedere che la passione, morte e risurrezione di Cristo continuano a portare frutti e a costruire la Chiesa, comunità dei credenti.

     
     
 

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