CAMMINO QUARESIMALE ANNO B - 1^ PARTE
MERCOLEDI’
DELLE CENERI INIZIO DEL CAMMINO QUARESIMALE
Mercoledì
di questa settimana iniziamo la Quaresima. Qualcuno dice: “Quaresima, digiuno,
penitenza, ceneri.., cose da medioevo: andavano bene una volta per tenere buona
la gente, per far nascere paure e sensi di colpa…
LE
PAROLE
Quaresima: Il
dizionario dà questa definizione: tempo di 40 giorni che precedono la Pasqua
dei Cristiani.
La liturgia ne spiega il significato: dal prefazio della 1^ Domenica:
“Ogni anno tu doni ai tuoi
fedeli di prepararsi con gioia, purificati nello spirito, alla celebrazione
della Pasqua perché assidui nella preghiera e nella carità operosa partecipino
ai misteri della Redenzione e raggiungano la pienezza della vita nuova in Cristo
tuo Figlio.”
Penitenza: Dal
dizionario: il primo significato è contrizione o pentimento del male commesso e
il secondo è privazione, mortificazione che ci si impone o che viene imposta
come pratica di pietà e ad espiazione dei peccati.
Ceneri: La
cenere nel dizionario è considerata residuo della combustione. La cenere ci
ricorda quindi la fine delle cose materiali e la loro vanità. Imporsi le ceneri
sul capo ha dunque un primo significato nel riconoscere la finitezza della
nostra vita: “Ricordati uomo che sei polvere e in polvere ritornerai”, e poi
è un invito ad affidare la nostra nullità a Colui che è venuto a salvarci:
“Convertiti e credi al Vangelo”
Riflessione: Quando
si ha una meta, si cerca la strada, ci si prepara con tutto il necessario per il
viaggio, si parte gioiosi e con il coraggio di affrontare ogni difficoltà pur
di arrivare. Nel cammino quaresimale la meta è la salvezza meritataci da Gesù
con la sua morte e risurrezione, la strada passa attraverso i fatti della nostra
vita: ci sono rettilinei tra alberi ombrosi e ci sono deserti; ci sono incontri
piacevoli e sgraditi, il necessario per il viaggio è la fede, la speranza,
l’amore.
ALCUNI
ESEMPI
IL
VALORE DELL'INTERIORITA'
Nel
consegnare il libro sacro al giovane discepolo, il maestro gli suggerì di
leggerlo tre volte.
PREGARE
O AGIRE
Un
giorno un novizio si recò dal suo superiore e gli comunicò la sua decisione di
lasciare il monastero: “Ho
deciso gli disse che la via della contemplazione non è quella giusta. Ho
visto troppa miseria e troppa infelicità per le strade del paese. Mi dedicherò,
d’ora innanzi, a sollevare le pene degli altri. La mia vita sarà tutta e solo
attiva. Il
superiore sorrise.
1^
DOMENICA DI QUARESIMA
La
parola di Dio che leggiamo in questa 1^ Domenica
di Quaresima ci richiama alcuni temi:
L’Alleanza di Dio
manifestata a Noè (Gn. 9,8-15)
La lotta tra il bene e il male (Mc. 1,12-13)
L’annuncio della buona novella (Mc. 1,14-15)
LE PAROLE
Alleanza: E’
la parola chiave di tutto l’Antico Testamento. E’ un giuramento, un
contratto con il quale l’uomo e Dio si impegnano l’uno nei confronti
dell’altro, con il quale si rendono solidali. Nell’Antico Testamento si
rilevano quattro alleanze: quella con Adamo, subito dopo il peccato dove viene
promesso il Messia, quella con Noè che è un’alleanza di perdono e di
misericordia, quella con Abramo e quella con Mosè, sancita con il dono della
Legge. Ma l’ultima e definitiva Alleanza è quella che si realizza con Gesù,
è Lui colui che unisce il cielo alla terra e colui che porta la terra al cielo.
Satana: Mentre
Matteo e Luca indicano il tentatore con la parola “demonio”, Marco lo chiama
Satana. In Ebraico, Satana significa “avversario”. E’ un nome comune che
designa ogni potenza malvagia opposta a Dio. Talvolta è personificato e prende
nomi svariati: accusatore, avversario, Beelzebul (principe dei demoni), diavolo,
drago, mentitore, principe di questo mondo... E’ sempre colui che tenta di far
fallire l’opera di Dio. Gesù, salvezza assoluta e segno di contraddizione,
scatena queste forze del male. ll male si è già servito della perfidia di
Erode alla sua nascita, lo tenta ora prima dell’inizio della sua missione
pubblica, ritornerà sovente nella sua vita ma soprattutto lo tenterà nella sua
passione. Ma proprio nel momento in cui Satana sembrerà vincitore avendo Cristo
morto in croce, sarà sconfitto proprio dall’amore crocifisso.
Buona Novella: Quando
noi diciamo “Vangelo” diciamo proprio “buona notizia”, “gioioso
annuncio”. E’ l’annuncio della fedeltà di Dio alle sue promesse, è la
gioia di avere in Gesù il Salvatore. Anche se il Vangelo richiede un cammino
difficile di conversione, non può non essere gioia: è la vera liberazione
dell’uomo dall’egoismo.
R
UN
PENSIERO DI E.
MONIER
“L’azione
di alcuni mira al successo; l’azione dì altri mira alla testimonianza. i
primi si affannano dietro le loro impazienze e le loro miopi tattiche; i secondi
confidano nel tempo e nella loro fede. I primi hanno paura della solitudine e
dell’oscurità; i secondi temono le diffusioni troppo rapide. I primi sono
perentori, i secondi modesti. i primi sono i padroni della causa, i secondi sono
i testimoni di qualcosa che li supera.”
QUARESIMA
DI FRATERNITA’
La
Quaresima ci invita alla purificazione, a fare qualche rinuncia. Ma queste hanno
significato se diventano condivisione. Ecco perché nella nostra Diocesi, ormai
da tanti anni si svolge l’iniziativa della “Quaresima di Fraternità” con
il terzo mondo. La busta della Quaresima della fraternità può diventare un
richiamo nel cammino di questi 40 giorni, raccolga proprio il frutto dei
sacrifici delle nostre famiglie: qualche cibo in meno, la rinuncia ad un film o
ad uno spettacolo, una spesa a volte superflua in meno... tutto può diventare
solidarietà con i tanti che hanno meno di noi.
UN ESEMPIO
QUARESIMA,
TEMPO DI COGLIERE LE OCCASIONI
Una
nobile fanciulla, orfana di genitori, abitava in un castello. Era una giovane
scorbutica e altezzosa, e teneva molto alla dignità del proprio rango.
2^
DOMENICA DI QUARESIMA
LE
PAROLE
Monte: Nella
Bibbia si parla sovente di monte come luogo privilegiato dell’incontro con
Dio; solo ad esemplificazione: il monte Sinai dove Dio dà a Mosè la Legge; il
“monte delle beatitudini” dove Gesù fa il discorso della montagna, la nuova
legge; il “monte Calvario” dove Gesù verrà crocifisso. Il monte è il
luogo della preghiera e dei sacrifici ed è il luogo della manifestazione di
Dio, è quasi visivamente il posto più vicino dove l’uomo può avvicinarsi
maggiormente alla trascendenza di Dio.
Mosè ed
Elia: Secondo
la tradizione giudaica occorrono sempre due testimoni per attestare la verità
di un avvenimento. I due testimoni, nella Trasfigurazione rappresentano tutto
l’Antico Testamento: Mosè la Legge, l’inizio ed Elia i profeti, la fine. La
loro presenza attesta così che Gesù è veramente il Messia atteso.
Tre tende: Pietro,
meravigliato e gioioso per quanto accade, parla di voler fare “tre tende”.
La tenda è la casa del nomade e chiaramente richiama il popolo ebraico in cammino
nell’Esodo; anche Dio aveva la sua tenda in mezzo al popolo. Anche noi siamo
ancora un popolo in cammino e Gesù, il Figlio di Dio, “ha posto la sua tenda
in mezzo a noi”.
Il silenzio: Gesù
proibisce ai suoi amici di parlare di questa visione. Si trova spesso nei
vangeli questa proibizione dopo un tale genere di rivelazioni. Si tratta di
“serbare tutte queste cose nel proprio cuore”, nell’attesa degli
avvenimenti che permetteranno di capire meglio.
Fede di Abramo: La
fede dì Abramo è sottoposta a dura prova: come può aver egli fiducia nella
promessa di Dio, poiché gli chiede di immolare il figlio della promessa? La
risposta di Abramo: “Eccomi”, è essenziale, decisiva. Questa parola esprime
lo straordinario passaggio dalla prova della fede alla fede nella prova.
Pensiamo anche ad altri due decisi “Eccomi”, quello della Madonna e quello
di Gesù.
R
ALCUN I ESEMPI
"TRASFIGURAZIONE
DI SE"
Sedevo
in rispettosa ammirazione mentre l’anziano monaco rispondeva alle nostre
domande. io sono timido di natura, ma quella volta mi sentivo così a mio agio
in sua presenza che mi ritrovai ad alzare la mano.
Ebbe
una lunga riflessione:
LA
FEDE SI CURA OGNI GIORNO
Anni
fa una contadina, essendo il marito ammalato gravemente, fece voto di accendere
ogni giorno, per un intero anno, un cero dinanzi all’effigie della Santa
Vergine.
3^
DOMENICA DI QUARESIMA
PAROLE
Decalogo: Il
termine significa “dieci parole”. Queste sono parole che Dio affida agli
uomini perché essi siano felici conoscendo e facendo la sua volontà. Noi
spesso pensiamo a queste leggi come un’imposizione, come a un qualcosa di
gravoso da sopportare e da eseguire, invece la Legge di Dio è un dono: è Lui
che si fida di noi, nonostante tutto, ed è Lui che ci indica la strada per una
giusta convivenza umana e un giusto rapporto con Lui.
Tempio: Gesù,
nel Vangelo che abbiamo letto in questa domenica, parla del Tempio, sia di
quello di Gerusalemme, sia del Tempio del suo corpo. Per gli Ebrei, il Tempio
era importantissimo, era il centro e il culmine della vita di Israele, segno
della presenza di Dio in mezzo al popolo. Lì si andava a pregare ogni giorno e
al Tempio, da tutto il paese, i pii Israeliti accorrevano in pellegrinaggio per
la Pasqua. Gesù ama il Tempio. Era abituato ad andarci fin da piccolo almeno
una volta l’anno. Desidera che il Tempio sia rispettato e pur affermando che
Dio lo “si adora in Spirito e Verità”, dicendo che “la salvezza viene dai
Giudei” dà al Tempio il compito di essere segno concreto del rapporto tra
uomo e Dio. Ma Gesù parla anche del suo corpo: esso è il tempio di Dio, è lo
strumento della sua presenza in mezzo agli uomini, è il mezzo attraverso cui il
Dio sofferente libererà gli uomini dal male.
Corruzione della religione: La religione dovrebbe essere il rapporto tra l’uomo e Dio. Ma, ieri e oggi c’è il rischio che la religione troppo attenta solo a Dio faccia dimenticare l’uomo o troppo attenta all’uomo riduca il suo rapporto con Dio ad un semplice materialismo, ad un mercato. Gesù frusta i venditori del tempio perché usano Dio per i loro affari, perché si pensa di poter comprare Dio a base di pecore e buoi, di preghiere, di messe tariffate, di santini, di acque benedette. Si è perso il significato vero di queste cose che dovrebbero portare a riconoscere Dio nel suo mistero e le si è fatte diventare fine per tacitare la coscienza o peggio ancora, per fare affari.
RIPENSANDO
AL DECALOGO, UN PO’ DI ESAMI SU ALCUNI IDOLI OGGI
1.
Michael Jackson era già famoso a 11 anni, a 25 batteva il primato dei dischi
venduti in tutto il mondo, a 35 è accusato di pedofilia. Viene definito “un
bambino”, un immaturo: “Anche oggi, quando scendo dal palcoscenico, divento
triste e solitario” (Famiglia cristiana, n. 48/1993, p. 81). Sono questi i
maestri dei giovani?
2.
Jennifer Capriati, la bambina prodigio del tennis americano, da due miliardi
l’anno, è stata portata in carcere a Tampa, in Florida, per aver rubato due
anelli in una gioielleria. Ha detto un impiegata: “Avrebbe potuto comprarsi il
contenuto delle nostre vetrine, senza intaccare di molto il suo conto in banca.
Che bisogno aveva di compiere un gesto simile? E’ una cosa che ci ha lasciato
desolati, stupiti. Una persona così in vista, così illustre” (la Repubblica,
11 dic. 1993, p. 31). Non basta dunque né lo sport né il successo né la
ricchezza a fare di un adolescente un riferimento per altri ragazzi e ragazze...
La fede rende molto più maturi!
3.
Maria Cristina Luinetti, la giovane crocerossina uccisa a Mogadisco
nell’ambulatorio italiano, aveva voluto partire a tutti i costi per portare il
suo contributo ad un Paese in difficoltà. Aveva già fatto il suo testamento,
in caso di non ritorno: ha chiesto un funerale in forma privata, semplice e
sobrio. Ragazza profondamente cristiana, ha dato la sua vita per gli altri. Dice
il testamento di questa ragazza di Saronno: “Desidero una cerimonia religiosa
semplice, rigorosamente senza fiori (che i soldi vengano impegnati in messe di
suffragio e in opere di bene). Che siano evitate marce funebri o simili; che la
bara e gli arredi siano il più semplice possibile. Ultimo, ma più importante,
ricordatevi della mia anima con messe di suffragio e preghiere” (la
Repubblica, 10 dic. ‘93).
PER RIFLETTERE
Non
sarà forse il caso di cominciare a pensare alla confessione di Pasqua e alla
conversione del cuore?
Un
mercante molto ricco, noto a tutti per la sua arroganza, aveva ucciso un uomo in
un duello per una questione di denaro. Era la prima volta che commetteva un
omicidio e, dopo l’accaduto, fu assalito da un cocente rimorso. La notte non
poteva dormire, poiché tornava continuamente a rivivere l’orrendo delitto. Il
giorno era tormentato da un’agitazione convulsa, mista a una spossatezza
incontrollabile che gli impediva di concentrarsi su qualsiasi attività.
4^
DOMENICA DI QUARESIMA
PAROLE
Bibbia e Storia: La
Bibbia è la storia di Dio e del suo popolo. Dio si fa conoscere attraverso la
storia concreta del suo popolo. I fatti non sono solo avvenimenti dovuti al caso
o alla politica degli uomini. Tutta la storia di allora e di oggi è un lungo
progetto di amore e di salvezza di Dio. Sta all’uomo saper leggere e
interpretare i fatti nella visuale di Dio. Ogni fatto è una sua parola. Anche
gli avvenimenti belli o brutti della mia vita sono dei segni di Dio da leggersi
attraverso Gesù, parola definitiva della storia.
Ciro: E’
un re della Persia, un pagano, spinto da Dio si impegna a ricostruire il tempio
di Gerusalemme e fa tornare il popolo di Israele dall’esilio (1^lettura). Il
progetto di Dio si attua attraverso un pagano. Dio non fa distinzioni di
persone, di razze, di religioni: su tutti vuole riversare la sua misericordia e
chiede a tutti di collaborare al suo piano di salvezza. Chiediamoci se noi, con
i nostri schemi sociali e religiosi, non siamo qualche volta di ostacolo al
libero agire di Dio.
Nicodemo: Il Vangelo di questa settimana ci riferisce una parte del dialogo tra Gesù e Nicodemo. Questo anziano, saggio Israelita, va a cercare Gesù di notte. Vuoi vederci chiaro: è attratto da Gesù per la sua parola, per i suoi gesti, ma ha anche dei dubbi, non tutto in Gesù sembra corrispondere con la religiosità ufficiale ebraica. Mi piace questa figura perché davanti al buio del dubbio non si nasconde, ma anche se è notte va a cercare la luce. Nicodemo sembra dirmi: non spaventarti dei dubbi, delle paure, cerca la luce! Proprio quando è più buio cerca Gesù, la luce che illumina ogni uomo.
Il
serpente di bronzo: Gesù
nel Vangelo dice che dovrà essere innalzato sulla croce, che “attirerà tutti
a sé”, che coloro che guarderanno a Lui saranno salvati, e per sottolineare
questo si rifà ad un episodio dell’Antico Testamento. Durante l’Esodo
dall’Egitto verso la terra promessa gli Ebrei erano incappati in una zona
infestata da serpenti velenosi. Molti morivano avvelenati. Mosè, per ordine di
Dio, fece fondere un serpente di bronzo, lo fece infiggere su un’asta e coloro
che, morsi da un serpente, guardavano al serpente di bronzo, venivano guariti.
Il male uccide l’uomo con il suo veleno. La croce di Gesù, segno della
cattiveria e crudeltà umana, ma anche segno dell’amore redentivo di Dio
diventa il vero antidoto al male. Solo Gesù può salvarci, liberarci, renderci
nuovi.
R
ALCUNI
ESEMPI
ATTRAZIONE
DIVINA
Sulla
tomba di Chateaubriand, a Saint-Malo, sul lido atlantico, non v’è nome, né
data, né iscrizione, nulla. Vi si innalza solo una croce. Il grande pensatore
l’aveva chiesto al sindaco di Saint-Malo in una lettera del 1831: “La croce
dirà che l’uomo riposante ai suoi piedi era un suddito di Cristo: questo sarà
sufficiente al mio ricordo”. Sul Calvario infatti siamo stati tutti
riconquistati da quel Gesù che continua ad attrarre dall’alto con il suo
amore.
A
PROPOSITO DI QUARESIMA DI FRATERNITA’
Un
giorno un mendicante bussò alla porta d’un casolare.
5^DOMENICA
DI QUARESIMA
PAROLE
Nuova
Alleanza: Anche
in questa domenica, nella lettura di Geremia, si parla di alleanza, anzi, di
nuova alleanza. L’alleanza, l’antica come la nuova, si riassume in queste
parole: “Io sarò il loro Dio ed essi il mio popolo”. E’ un impegno tra
Dio e il suo popolo ed entrambi si impegnano a vicenda. E’ la stessa alleanza
che si stabilisce tra un uomo e una donna. Dov’è allora la novità di questa
alleanza? “Porrò la mia legge nel loro animo, la scriverà nel loro cuore”.
La novità di questa alleanza sta nel fatto che l’uomo non vedrà più la
volontà di Dio come qualcosa di esteriore a se stesso. C’è una comunione
profonda tra Dio e l’uomo, perché Dio, perdonando, dà all’uomo il potere
di tornare a Lui con tutto il cuore. In ultima analisi, il fondamento di questa
nuova alleanza è il perdono. Gesù, per mezzo del quale si compie la “nuova
alleanza”, è Colui per mezzo del quale e nel quale Dio perdona a tutta
l’umanità.
Vogliamo
vedere Gesù: Il
verbo “vedere” nel brano biblico di oggi non significa “voler visitare o
incontrare Gesù ma insinua la disponibilità a credere in Lui; ha un po’ lo
stesso significato biblico di “conoscere”. Lo sposo conosce la sua sposa e i
due diventano una cosa sola nel corpo e nello spirito. Com’è il nostro voler
vedere Gesù? Semplice desiderio di conoscenza intellettiva o entrare in
rapporto, profondamente, con Lui, abbandonare la nostra vita in Lui?
L’ora
di Gesù:
Ritorna
con insistenza il richiamo ad un’ora speciale per Gesù: talvolta è detto che
l’ora non è ancora venuta; ripetutamente è annunziato l’arrivo
imminente di quest’ora speciale, altre volte è detto che quest’ora è
arrivata. Chiaramente, quest’ora speciale di Gesù indica il tempo del suo
ritorno al Padre, passando per la morte e risurrezione; ma essa indica anche il
tempo (non determinato) in cui i credenti in Lui raccoglieranno i frutti della
sua glorificazione.
Sacrificio:
ALCUNI
ESEMPI
Racconta
G. Pezzuoli
Ho
letto una volta una testimonianza che diceva pressappoco così: “Ho visto a
Lourdes con i miei occhi, anni fa, il tumulto della folla per un miracolo ed ho
pianto anch’io. Ma sempre a Lourdes nessuno ha pianto, nemmeno io, per quell’uomo
che si rialzava davanti a me dopo essere stato, in nome di Dio, perdonato dai
suoi peccati. Eppure era cosa altrettanto divina”.
Raccontava
Madre Teresa di Calcutta
Alcune
settimane fa venni a sapere che una famiglia una famiglia indù non
mangiava da alcuni giorni, così presi un po’ di riso e andai a trovarla. Non
avevo ancora fatto a tempo a rendermi conto di dove ero, che la madre di quella
famiglia aveva già diviso il riso in due parti e ne aveva portato una metà
alla famiglia accanto, che era musulmana. Allora le domandai: “Quanto
ne avrete a testa? Siete in dieci à dividere quel poco di riso”. Ma
ella mi rispose: “Neppure
loro hanno da mangiare”.
PICCOLA
STORIA DI DUE CHICCHI DI GRANO
C’erano
una volta due chicchi di grano. Un giorno furono mietuti con tante altre spighe.
Uno di essi finì in un sacco che fu messo da parte per la semina e, quando
venne il momento adatto, fu gettato fra i solchi arati; al tepore della terra,
morì come chicco, divenne seme, perse le sue vecchie caratteristiche, si aprì
e diede luogo ad un piccolo germoglio che timidamente fece capolino, spuntò
sotto l’azzurro del cielo e, pian piano, senza fare rumore, crebbe e divenne
una spiga con tanti chicchi dorati. Fecondità di vita!
VIVERE
LA SETTIMANA SANTA
Quanto
ci prepariamo a celebrare e rivivere in questa settimana, è
il cuore della nostra fede di cristiani, il mistero del Dio fatto uomo
che soffre, muore, risorge, è il culmine e la fonte dell’Alleanza tra Dio e
gli uomini, è la salvezza meritata e offerta a noi da Gesù Cristo. Celebrare
tutti gli anni la Pasqua, attraverso i segni della liturgia significa allora fare
memoria con gratitudine del dono della salvezza rivivendo la passione,
morte, risurrezione di Cristo, attualizzandola attraverso i segni e i
sacramenti che ci ha lasciato, attraverso la rinnovazione della nostra fede in
Lui, per un impegno di testimonianza coerente.
Proviamo
a ripercorrere i principali segni che la liturgia ci propone in questa
settimana.
IL RAMO D’ULIVO
Gesù è venuto a portare la pace. Questa scaturisce non tanto dai nostri
sforzi o dai compromessi degli uomini, ma dall’Alleanza definitiva di Dio con
gli uomini. Dio è la pace dell’uomo e in Dio, attraverso nostro fratello Gesù,
noi riusciamo a superare nel perdono e nella solidarietà le difficoltà di
rapporto tra noi uomini. Portare a casa il ramo d’ulivo non è un gesto
scaramantico o tradizionale, è l’impegno a fondare la vita della famiglia e
della società su Dio stesso: il nostro volerci bene non è più frutto di
bonomia, di voler evitare le liti, è sentirci fratelli in Cristo; il perdono
non è segno di debolezza o di compromesso, si fonda su un perdono gratuito ricevuto
da Dio; la solidarietà non è “fare la carità”, essere buoni perché diamo
qualcosa del nostro superfluo ma è riconoscere che i fratelli amati ugualmente
da Dio, condividono quello che hanno. Tutto questo porta la benedizione di Dio,
che non è allora “cacciare qualche diavolo da casa” ma impegnarci a vivere
per il bene, allontanando da noi il diavolo dell‘egoismo.
LA CROCE
Segno del dolore e segno dell’amore. Leggeremo la Passione di Gesù e
vedremo ancora una volta, inorridendo, la crudeltà degli uomini. Nel Crocifisso
continueremo a vedere il volto del Salvatore sofferente e le sofferenze di
migliaia di uomini. La croce ci ricorda che il male anche oggi continua ad
innalzare nuove croci e che anche noi, per insipienza, per cattiveria, o per
lasciarci trascinare da altri, abbiamo la terribile possibilità di essere tra
quelle persone che mettono la croce sulle spalle di altri. Ma la croce ci
ricorda anche la non violenza, il dare la vita per gli altri, il saper
trasformare la sofferenza in amore. Specialmente in questi giorni tracciando su
di noi il segno della croce, lasciamoci abbracciare dalla croce di Cristo e troviamo
in Lui la forza e la capacità di abbracciare le nostre croci quotidiane.
IL PANE SPEZZATO PER NOI
L’Eucaristia
è il testamento di Gesù: un Dio
morto e risorto che si è fatto pane per la nostra fame, che offre a Dio se
stesso, vittima innocente, per noi peccatori. E’ l’amore umile, spesso
incompreso, è il pane della presenza e del cammino, il pane della fraternità e
del servizio. Partecipando al Giovedì Santo sentiamo il desiderio anche noi di
farci piccoli per accogliere il grande, di imparare a lavarci i piedi a vicenda
come ha fatto Lui che è venuto non per essere servito ma per servire. Sentiamo
il desiderio di riscoprire l’Eucaristia domenicale non come “obbligo per
assolvere un precetto” ma come gioia di comunione al mistero di Cristo, come
pane “non premio per i buoni” ma sostegno per i peccatori in cammino, come
esempio e forza per una carità fraterna che non si esaurisce in qualche
sporadico gesto, ma che diventa pane quotidiano.
LA LUCE E IL BATTESIMO
E’
il senso della Pasqua. Gesù non è l’eroe o il martire che muore per se
stesso, è Colui che diventa luce e speranza per noi. E’ Colui che apre il
varco: subisce la nostra morte e le nostre sofferenze per vincerle
definitivamente, fora il buio di una vita destinata alla morte con la luce della
vita. Quando sabato sera accenderemo le nostre candeline dal cero pasquale,
pensiamo al fatto che non siamo più soli, Dio è con noi, che la paura è vinta
dalla speranza fondata su Dio che non delude, che la nostra vita non è
destinata a marcire in una tomba e lasciamoci illuminare da Cristo che
attraverso il Battesimo che abbiamo ricevuto ci ha già fatto vincere il male,
ci ha già inseriti in se stesso, ci fa parte del suo corpo, continua a darci
l’acqua della vita perché le nostre radici fondate su di Lui portino
l’alimento alla nostra vita per far scaturire frutti di vita eterna.
Celebrando il Battesimo rivivremo questa grazia e la gioia concreta di vedere
che la passione, morte e risurrezione di Cristo continuano a portare frutti e a
costruire la Chiesa, comunità dei credenti.