IL
MOMENTO DELLA CATECHESI: IL CREDO 30
CREDO LA CHIESA, UNA SANTA, CATTOLICA APOSTOLICA
Nel
libro degli Atti è descritta la chiesa primitiva: “Erano
assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nell’unione
fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere. Un senso di timore era in
tutti e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. Tutti coloro che
erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune; chi
aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il
bisogno di ciascuno. Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e
spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore,
lodando Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo. Intanto il Signore ogni
giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati. ( At 2,42-47) In
questo sommario, come negli altri due che seguono a ruota (At. 4,32-35;
5,12-16), Luca presenta un quadro idilliaco della prima comunità cristiana di
Gerusalemme. Più che descriverne la realtà egli traccia un programma di vita,
presenta il progetto divino della comunità cristiana ideale, al quale i
credenti e le comunità sono chiamati ad ispirarsi e a verificarsi. Il
centro propulsore è l’Eucaristia e l’ascolto della parola: l’Eucaristia
è il culmine e la fonte della vita della comunità e della Chiesa. La
condivisione dei beni materiali e spirituali qualifica la comunità di
Gerusalemme. Nella comunità, nata dal sangue di Cristo e dall’effusione dello
Spirito Santo non ci sono privilegiati o emarginati; vige la vera fraternità
che ha per fondamento lo stesso battesimo e il comune destino eterno. La
Chiesa di Gerusalemme non è chiusa in se stessa, ma pone gesti concreti di
attenzione verso coloro che vivono fuori di essa: la gente è meravigliata e
giunge alla fede vedendo “come i cristiani si amano” e come amano. Tuttavia
gli Atti degli Apostoli, le lettere di Paolo ai cristiani di Corinto, le dure
parole di Giacomo ai ricchi, mettono in evidenza le distanze e i ritardi delle
comunità cristiane rispetto al progetto di Dio. La chiesa nascente è santa e
nello stesso tempo peccatrice, si trova spesso lacerata da profonde divisioni (1Cor.
11,17). Le difficoltà, le incomprensioni e le persecuzioni a volte imprimono
maggior slancio missionario, altre volte lacerano il tessuto comunitario e
causano defezioni. Ecco allora perché Paolo a più riprese richiama all’unità
pur nell’uso diverso dei doni che Dio ha dato. Come infatti il corpo, pur
essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo
solo, così anche Cristo. E in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un
solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e
tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito. Ora il corpo non risulta di un
membro solo, ma di molte membra. Se il piede dicesse: “Poiché io non sono
mano, non appartengo al corpo”, non per questo non farebbe più parte del
corpo. E se l’orecchio dicesse: “Poiché io non sono occhio, non appartengo
al corpo”, non per questo non farebbe più parte del corpo. Se il corpo fosse
tutto occhio, dove sarebbe l’udito? Se fosse tutto udito, dove l’odorato?
Ora, invece, Dio ha disposto le membra in modo distinto nel corpo, come egli ha
voluto. Se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo? Invece molte
sono le membra, ma uno solo è il corpo. Non può l’occhio dire alla mano:
“Non ho bisogno di te”; né la testa ai piedi: “Non ho bisogno di voi”.
Anzi quelle membra del corpo che sembrano più deboli sono più necessarie; e
quelle parti del corpo che riteniamo meno onorevoli le circondiamo di maggior
rispetto, e quelle indecorose sono trattate con maggior decenza, mentre quelle
decenti non ne hanno bisogno. Ma Dio ha composto il corpo, conferendo maggior
onore a ciò che ne mancava, perché non vi fosse disunione nel corpo, ma anzi
le varie membra avessero cura le une delle altre. Quindi se un membro soffre,
tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra
gioiscono con lui. Ora voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la
sua parte. (1Cor. 12,4-27) San
Paolo dunque dice che la Chiesa è formata da tutti i battezzati che hanno
ricevuto doni diversi (carismi) dallo Spirito Santo, ma questi doni non devono
essere usati egoisticamente a proprio vantaggio, ma come segno della presenza di
Dio e strumenti di partecipazione e comunione. I cristiani di Corinto (come
molti ancora oggi) si mostravano propensi ad apprezzare solo i doni più
spettacolari e appariscenti, come il dono delle lingue, quello delle guarigioni,
il potere di fare miracoli. Paolo reagisce sottolineando che essi sono dati per
il bene della comunità e non possono essere motivo di rivalità e occasione di
spettacolo. Più avanti, nel capitolo 13 egli afferma che l’amore li sorpassa
tutti e dichiara solennemente nel capitolo 14 che l’unico criterio per
stabilire una gerarchia tra i vari doni dello Spirito è il bene comune.