ASCENSIONE DEL SIGNORE
Antifona
d'Ingresso
"Uomini
di Galilea,
Colletta
Esulti
di santa gioia la tua Chiesa, o Padre, per il mistero che celebra in questa
liturgia di lode, poiché nel tuo Figlio asceso al cielo la nostra umanità è
innalzata accanto a te, e noi, membra del suo corpo, viviamo nella speranza di
raggiungere Cristo, nostro capo, nella gloria. Egli è Dio...
1^
Lettura
Dagli
Atti degli Apostoli
Nel
mio primo libro ho gia trattato, o Teòfilo, di tutto quello che Gesù fece e
insegnò dal principio fino al giorno in cui, dopo aver dato istruzioni agli
apostoli che si era scelti nello Spirito Santo, egli fu assunto in cielo.
Salmo
Applaudite,
popoli tutti,
perché
terribile è il Signore, l'Altissimo,
Ascende
Dio tra le acclamazioni,
Cantate
inni a Dio, cantate inni;
Dio
è re di tutta la terra,
Dio
regna sui popoli,
2^
Lettura
Dalla
lettera agli Ebrei
Cristo
non è entrato in un santuario fatto da mani d'uomo, figura di quello vero, ma
nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore, e non
per offrire se stesso più volte, come il sommo sacerdote che entra nel
santuario ogni anno con sangue altrui. In questo caso, infatti, avrebbe dovuto
soffrire più volte dalla fondazione del mondo. Ora invece una volta sola, alla
pienezza dei tempi, è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio
di se stesso.
Canto
al Vangelo
Alleluia,
alleluia.
Andate
e ammaestrate tutte le nazioni,
Alleluia.
Vangelo Lc 24, 46-53
Dal
Vangelo secondo Luca
In
quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Così sta scritto: il Cristo dovrà
patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati
a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da
Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni.
RIFLESSIONE
La festa dell’Ascensione di Gesù al cielo può suscitare in noi sentimenti diversi, da quello della gioia perché uno di noi, il Dio pienamente uomo, ha raggiunto il cielo, cioè il senso completo della vita, al sentimento della nostalgia di non avere più qui tra noi, in carne ed ossa, il Figlio di Dio incarnato. Proviamo allora, invocando su di noi il dono dello Spirito Santo che oggi Gesù promette agli apostoli, a chiederci che cosa l’ascensione significhi per Gesù, per gli Apostoli e per ciascuno di noi, oggi. Per Gesù "salire al cielo" non è andarsene abbandonando la terra, ma è portare a compimento la sua missione, è ricevere conferma dal Padre circa la bontà di quanto ha operato, è "sedere alla destra del Padre", nella ‘attesa del compimento definitivo, cioè del suo ritorno "per giudicare i vivi e i morti". Detto in altre parole: Gesù ha compiuto la volontà del Padre e ci ha amati fino a dare la sua vita per noi. Noi, avendo nel suo sangue la possibilità di essere perdonati, con Lui siamo chiamati a vivere pienamente la nostra avventura terrena, nella certezza che Cristo è andato "a prepararci un posto" nel grembo del Padre misericordioso. Gesù, lo abbiamo sentito "entra nella nube", quella stessa nube che lo aveva glorificato nel giorno della sua trasfigurazione e che oggi lo rapisce materialmente allo sguardo degli apostoli, ma che lo pone in una dimensione nuova e definitiva sia riguardo a Dio che riguardo a noi. E gli apostoli? Essi avevano fatto tanta fatica nella loro vita a riconoscere il vero volto di Gesù ma Egli, pazientemente, li aveva guidati fino a che essi erano arrivati alla fede il Lui, Figlio di Dio; poi avevano subito la prova della passione e morte di Gesù, nel dolore e nella delusione avevano sigillato con una pietra il suo corpo in quella tomba. La gioia era poi esplosa nel loro cuore quando lo avevano rivisto vivo, quando avevano, come Tommaso, potuto toccare i segni delle sue ferite, quando avevano mangiato con Lui, quando di nuovo avevano sentito le sue parole di incoraggiamento e di perdono, ed ora "restano a becco in su" a guardare quella nube gloriosa, ma misteriosa che ha tolto il suo corpo alla loro vista. Delusione? Paura? Certamente quando si accompagna una persona cara al treno o all’aeroporto e la si vede partire sapendo che forse per anni non la rivedremo più, nel cuore rimane la nostalgia, ma questi apostoli riescono, come ci riferisce san Luca, incoraggiati dagli angeli e dalle stesse parole di Gesù, ad essere gioiosi. Sanno che se Gesù se ne è andato verrà lo Spirito Santo di Gesù che li guiderà alla verità tutta intera. Sanno che se non vedranno più con i propri occhi il volto del Maestro Egli ha promesso in tanti modi di essere presente in mezzo a loro: "Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro"; "Qualunque cosa avrete fatto al più piccolo dei miei fratelli, l’avrete fatta a me", " Io sono con voi per sempre", "Fate questo in memoria di me"… Essi hanno ricevuto da Lui un incarico, quello di essergli testimoni fino ai confini della terra: Gesù si è fidato di loro, nonostante le tante debolezze, i tradimenti, le incomprensioni ha chiesto loro di essere testimoni del suo amore, della sua passione e risurrezione perché gli uomini si convertano e sperimentino la gioia del perdono nella forza del suo Spirito. Ecco perché se gli apostoli, da una parte sono ancora timorosi per quanto potrà loro accadere, d’altra parte essi sono gioiosamente presenti ogni giorno alla preghiera di lode al tempio. E per noi, che cosa vuol dire l’Ascensione di Gesù? Non possiamo di certo fermarci a ipotetiche nostalgie: "Come sarebbe bello se Gesù fosse ancora in mezzo a noi con la sua presenza materiale! Come sarebbe bello poter andare da Lui ogni volta che abbiamo un problema concreto per sentire che cosa ne pensa, come ci indirizza, come ci incoraggia…" Noi viviamo l’ora della Chiesa. Noi vorremmo nasconderci dietro l’ombra di Dio ed è invece Dio che si nasconde dietro l’ombra dell’uomo: perché Cristo ci vuole adulti, Cristo ci vuole coraggiosi, Cristo ci vuole collaboratori. Ma come potremmo essere apostoli di Cristo? Come potremo annunciare la Buona Notizia? Solo seguendo il Maestro, cioè cercando di vivere come il Maestro. Noi saremo degni della chiamata di Gesù non tanto per quello che sapremo dire agli altri, ma per quello che saremo, che faremo nel suo nome. Questo Regno che Gesù ci ha affidato non è solo questione di parole, di predicazione, occorre essere in questo Regno, vivere i valori su cui questo Regno è fondato. Non basta predicare la povertà, fare trattati su di essa, occorre essere poveri. E’ troppo facile dire al mondo il desiderio della pace, bisogna essere uomini di pace; non posso accontentarmi di predicare la giustizia, devo essere giusto; non basta dire che Gesù ci ha insegnato a perdonare settanta volte sette, bisogna essere capaci di gesti concreto di perdono; non posso soltanto dire parole di speranza, ma devo vivere personalmente di speranza. Il mondo deve potere scoprire la presenza di Gesù nella nostra vita di cristiani. Diceva il cardinal Suenes: "Finché il cristiano è umanamente spiegabile, non meraviglia nessuno, non turba le regole di gioco né il conformismo dell’ambiente. Ma appena vive la sua fede comincia a diventare un problema: stupisce per gli interrogativi che fa sorgere intorno a sé" Sì, perché se noi, come gli apostoli, non dobbiamo fermarci a guardare il cielo dove Cristo è salito, siamo anche gli uomini che il cielo siamo chiamati a portare sulla terra. Il cristiano non è un alienato, uno che, dimentico della realtà della terra, finalizza tutto ad un futuro paradiso, è uno che valorizza la realtà del creato, del tempo che gli viene donato, degli incontri umani di cui ha possibilità per viverli in pienezza. E’ però uno che è consapevole che non tutto finisce qui, nella materialità. L’ascensione al cielo di Gesù è dunque anche un richiamo a guardare in alto, a guardare aldilà delle cose. Oggi spesso questo viene dimenticato. Rischiamo di pensare che tutto dipenda da noi, anche nell’apostolato, e che tutto finisca con la fine delle cose. Noi crediamo nel Dio che ci accompagna nella vita ma che verrà a portare a compimento. Noi crediamo che la morte non è l’ultima e definitiva parola della vita. Noi crediamo che il giudizio finale si sta già compiendo nelle scelte concrete di ogni giorno, quindi il nostro impegno di essere collaboratori di Gesù, la nostra povertà scelta con gioia e con amore, la nostra carità hanno senso come avvisi di eternità, come annuncio di un mondo nuovo. Ciascuno di noi, sicuro che Cristo non ci lascia soli, aperto al dono del suo Spirito rinnovatore, dovrebbe diventare per se stesso e per gli altri, presenza di Cristo, testimonianza concreta del suo amore e delle sue parole, valorizzazione dell’uomo in tutte le sue forme, annuncio concreto della dimensione di eternità che con Cristo è entrata nel nostro mondo e che ci chiama a camminare con i piedi ben fissi sulla terra ma con il cuore che troverà il suo compimento solo nell’eternità e in Dio stesso.
Sulle
Offerte
Accogli,
Signore, il sacrificio che ti offriamo nella mirabile ascensione del tuo Figlio,
e per questo santo scambio di doni fa che il nostro spirito si innalzi alla
gioia del cielo. Per Cristo nostro Signore.
Dopo
la Comunione
Dio
onnipotente e misericordioso, che alla tua Chiesa pellegrina sulla terra fai
gustare i divini misteri, suscita in noi il desiderio della patria eterna, dove
hai innalzato l'uomo accanto a te nella gloria. Per Cristo nostro Signore.