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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI
DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

 

FEBBRAIO 2007

 

 

GIOVEDI’ 1 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, TU MI HAI FATTO RESPONSABILE DEL FRATELLO.

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Orso di Aosta; Santa Anna Michelotti; Santa Brigida di Cell Dara.

Hanno detto: Non dire: non so cosa fare. Ascolta la tua coscienza nel silenzio e lo saprai. (C. Carretto)

Saggezza popolare: Un amico è qualcuno che conosce la melodia del tuo cuore e te la canta quando tu ti sei dimenticato le parole. (Proverbio nigeriano)

Un aneddoto: Un cane e un cavallo si erano legati in una solida amicizia. Cercavano perciò in tutti i modi di scambiarsi dei segni di affetto. Il cane portava al cavallo i migliori ossi che riusciva a trovare, mentre il cavallo lasciava al cane le sue razioni di fieno. Si volevano così bene che morirono di fame. (Bruno Ferrero)

Parola di Dio: Eb. 12,18-19.21-24; Sal. 47; Mc. 6,7-13

 

 

Vangelo Mc 6, 7-13

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, Gesù chiamò i Dodici, ed incominciò a mandarli a due a due e diede loro potere sugli spiriti immondi. E ordinò loro che, oltre al bastone, non prendessero nulla per il viaggio: né pane, né bisaccia, né denaro nella borsa; ma, calzati solo i sandali, non indossassero due tuniche. E diceva loro: "Entrati in una casa, rimanetevi fino a che ve ne andiate da quel luogo. Se in qualche luogo non vi riceveranno e non vi ascolteranno, andandovene, scuotete la polvere di sotto ai vostri piedi, a testimonianza per loro". E partiti, predicavano che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano di olio molti infermi e li guarivano. Parola del Signore

  

“GESU’ CHIAMO’ I DODICI, ED INCOMINCIO’ A MANDARLI…”. (Mc. 6-7)

Nella nostra vita quotidiana e quindi anche nella manifestazione della nostra fede, noi spesso viviamo dando per scontate cose che non lo sono affatto. Faccio due esempi partendo proprio dal Vangelo dove Gesù manda in missione i suoi discepoli. Noi quando pensiamo alla missione ci immaginiamo subito degli uomini e delle donne coraggiose che, lasciando tutto, se ne partono per andare a dire a popoli che non conoscono Gesù che Lui è il Salvatore del mondo. Probabilmente ammiriamo queste persone e sotto sotto siamo anche loro grati perché fanno qualcosa che “noi non potremmo fare”. Dunque missione per molti è qualcosa di lontano, che riguarda qualcuno in particolare e che al massimo ci coinvolge per qualche aiuto a chi opera nel mondo a nome di Gesù. Altro luogo comune è che missione è là in mezzo ai pagani perché qui noi siamo cristiani! Ma siamo sicuri di questo? Proviamo a pensare anche solo ai nostri familiari e amici più cari: sono tutti cristiani? Conoscono tutti la propria fede? Danno tutti testimonianza di fede? Incontriamo ancora persone convinte che l'Italia sia un paese cristiano. Se con ciò intendiamo un paese con radici e cultura ispirata al cristianesimo, d'accordo, ma la nostra gente è, nella maggioranza, ben lontana dal vivere il vangelo!

Allora proviamo a capire che cosa vorrebbe Gesù da noi se vogliamo essere come i suoi discepoli. Egli ha fiducia in noi e ci manda perché noi portiamo la sua buona novella, perché noi combattiamo il male in tutte le sue forme. La missione dunque riguarda anche me che non parto per terre lontane, ma che sono chiamato a far vedere, magari a mio figlio o mia figlia, o al mio vicino di casa o al compagno di lavoro, che per me Gesù Cristo è importante. E dobbiamo fare attenzione anche qui: convertire non è volere a tutti i costi che l’altro la pensi come me ma fargli capire chi è Gesù per me è testimoniargli che le scelte della mia vita partono da Lui. Ma è proprio così? Forse per diventare missionario, il primo oggetto della missione deve essere proprio io.

 

 

 

 

VENERDI’ 2 FEBBRAIO: PRESENTAZIONE DEL SIGNORE

Una scheggia di preghiera:

 

FA’, SIGNORE, CHE SAPPIA ANCORA MERAVIGLIARMI DEL TUO AMORE,

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Caterina De Ricci; San Cornelio, centurione.

Hanno detto: Riuscire a trovare la gioia nella gioia altrui: questo è il segreto della felicità! (Bernanos)

Saggezza popolare: Chi smette di essere amico, non lo è mai stato. (Proverbio greco)

Un aneddoto: IL MIRACOLO

“Tu credi ai miracoli?”. “Sì” . “Ma ne hai mai visto uno?”. “Sì”. “Quale?”. “Tu”. “Io? Un miracolo?”. “Certo”. “Come?”. “Tu respiri. Hai una pelle morbida e calda. Il cuore pulsa. Puoi vedere. Puoi udire. Corri. Mangi. Canti. Pensi. Ridi. Ami….”. “Aaah… Tutto qui?”

Parola di Dio: Ml. 3,1-4; Sal. 23; Eb. 2,14-18; Lc. 2,22-40

 

 

Vangelo Lc 2, 22-40

Dal Vangelo secondo Luca

Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, come è scritto nella Legge del Signore: ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore; e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la Legge del Signore. Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d'Israele; lo Spirito Santo che era sopra di lui, gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore. Mosso dunque dallo Spirito, si recò al tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge, lo prese tra le braccia e benedisse Dio: "Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele". Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: "Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima". C'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto col marito sette anni dal tempo in cui era ragazza, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazareth. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui. Parola del Signore

 

“ORA LASCIA, O SIGNORE, CHE IL TUO SERVO VADA IN PACE SECONDO LA TUA PAROLA; PERCHE’ I MIEI OCCHI HANNO VISTO LA TUA SALVEZZA…” (Lc. 2,29s.)

Maria e Giuseppe nel presentare Gesù al Tempio anticipando l’offerta di Gesù che offrirà a Dio tutto se se stesso nella sua passione, morte e risurrezione, incontrano un santo vecchio che sa vedere lontano. Simeone aveva certo la vista stanca, essendo ormai avanti negli anni; eppure  riesce  vedere nel piccolo figlio di Maria e Giuseppe un segno di speranza.

Era soltanto un bambino quello che Simeone stringeva tra le braccia, ma proprio grazie alla tenerezza suscitata da quel bambino Simeone sa riconoscere in Lui la salvezza di Dio. A questo riguardo dobbiamo ammettere che oggi la nostra vista è decisamente più spenta: noi fatichiamo a vedere la salvezza di Dio. Ogni giorno passano davanti ai nostri occhi tante immagini, e i moderni mezzi di comunicazione hanno senza dubbio ampliato la nostra possibilità di vedere: grazie alla tecnologia, infatti, possiamo avere davanti agli occhi immagini provenienti da tutte le parti del mondo. Eppure attraverso queste numerose immagini fatichiamo a vedere la salvezza di Dio: il nostro sguardo appare disincantato; faccio un esempio: quando siamo testimoni di un suggestivo spettacolo della natura un tramonto, un temporale, una montagna o soltanto un fiore subito ricorriamo alla macchina fotografica; e se non l’abbiamo a disposizione, ci rammarichiamo dell’occasione persa: ma quasi ci dimentichiamo di ammirare quello spettacolo inatteso. Così, a furia di voler vedere, rischiamo di avere sempre gli occhi annebbiati. Il Vecchi Simeone si era allenato tutta la vita ad alzare gli occhi: e in tal modo li aveva custoditi vivaci e penetranti. Proviamo allora a riaprire i nostri occhi guardando in alto e allora anche un “telegiornale dei morti” può diventare ‘segno’ della salvezza di Dio

 

 

 

 

SABATO 3 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI, SIGNORE, OCCHI PER VEDERE E CUORE PER CONDIVIDERE

 

Tra i santi ricordati oggi: San Biagio, Vescovo e Martire; Sant’Ansgario (Oscar), Vescovo.

Hanno detto: Tuo primo dovere è di far felice te stesso. Se sei felice, fai felici anche gli altri.
Il felice vuol solo vedersi altri felici attorno.
(L. A. Feuerbach)

Saggezza popolare: Dopo, aver girato il mondo cercando la felicità, ti accorgi che essa stava alla porta di casa. (Proverbio Africano)

Un aneddoto: Si sa che il demonio è “padre della menzogna”; ma qualche volta è stato costretto dagli esorcisti a dire la verità. Un giorno il Bresciano D. Faustino Negrini (deceduto da qualche anno) gli chiese, mentre faceva un esorcismo, perché aveva tanto terrore della Vergine Maria. Rispose, suo malgrado: “Poiché quella è la creatura più umile, io sono il suo superbo; è la più ubbidiente, io sono il più ribelle; è la più pura, io sono il più sozzo”.

Parola di Dio: Eb. 13,15-17.20-21; Sal. 22; Mc. 6,30-34

 

 

Vangelo Mc 6, 30-34

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e insegnato. Ed egli disse loro: "Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un po' ". Era infatti molta la folla che andava e veniva e non avevano più neanche il tempo di mangiare.  Allora partirono sulla barca verso un luogo solitario, in disparte.  Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città cominciarono ad accorrere là a piedi e li precedettero.  Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.  Parola del  Signore

 

“VIDE MOLTA FOLLA E SI COMMOSSE PER LORO, PERCHE’ ERANO COME PECORE SENZA PASTORE, E SI MISE AD INSEGNARE LORO MOLTE COSE. (Mc. 6,34)

Ieri parlavamo di occhi rivolti in alto per imparare a vedere con lo sguardo di Dio. Oggi Gesù ci da un esempio concreto. Gli apostoli sono tornati dal viaggio missionario e raccontano entusiasti i successi che hanno avuto. Gli occhi di Gesù si posano con amore sui suoi amici, ma subito diventano occhi attenti a far sì che un troppo facile entusiasmo non porti i suoi amici a pensare che la missione sia una conquista, un successo personale, un qualcosa di gratificante in senso egoistico. Poi gli occhi di Gesù si posano sulla folla e sanno cogliere in essa non le esteriorità che essa manifesta, ma il desiderio profondo di salvezza che vede in ciascuno di essi.

Spesso noi giudichiamo le cose in “successo” o in “fallimento” a seconda se queste corrispondono o meno alle nostre aspettative. Gesù guarda più lontano: le cose hanno davvero successo se sono nella volontà di Dio, allora anche un fallimento può essere un successo se tu hai cercato di fare tutto per Lui, con Lui e anche se magari il risultato non è stato quello che ti aspettavi. La gente poi la puoi vedere in tanti modi: per quello che ti serve, per massa anonima, per concorrenti… Gesù invece avendo compassione e mettendosi ad insegnare la via della salvezza ci fa capire che il nostro prossimo è un fratello alla ricerca di Dio.

Che ne diresti se io e te, oggi cominciassimo a guardare le persone che incontreremo con questo tipo di sguardo?

 

 

 

 

DOMENICA 4 FEBBRAIO:  5^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, AVVICINATI A ME, PERCHE’ SONO UN PECCATORE.

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Andrea Corsini, vescovo; San Federico, abate.

Hanno detto: Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell'avere nuovi occhi. (Marcel Proust)

Saggezza popolare: L'uomo che perdona è simile al legno del sandalo, che profuma l'accetta mentre lo colpisce. (Proverbio indiano)

Un aneddoto: Un vicino trovò Nasruddin in ginocchio intento a cercare qualcosa. “Che cosa stai cercando?” “La mia chiave, l’ho persa”. E i due uomini si inginocchiarono per cercare la chiave perduta. Dopo un po’ il vicino disse: “Dove l’hai persa?”. “A casa”. “Ma perché allora la cerchi qui?”. “Perché qui c’è più luce”. A cosa serve che io cerchi Dio in posti sacri, se l’ho perso nel mio cuore? (Antony de Mello)

Parola di Dio: Is. 6,1-8; Sal. 137; 1Cor. 15,1-11; Lc. 5,1-11

 

 

Vangelo Lc 5, 1-11

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre, levato in piedi, stava presso il lago di Genèzaret e la folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio, vide due barche ormeggiate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedutosi, si mise ad ammaestrare le folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: “Prendi il largo e calate le reti per la pesca”. Simone rispose: “Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti”. E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell'altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche al punto che quasi affondavano. Al veder questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: “Signore, allontanati da me che sono un peccatore”. Grande stupore infatti aveva preso lui e tutti quelli che erano insieme con lui per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: “Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini”. Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono. Parola del Signore

 

QUANDO EBBE FINITO DI PARLARE, GESU’ DISSE A SIMONE: PRENDI IL LARGO E CALATE LE RETI PER LA PESCA”. (Lc. 5,4)

Vi offro oggi una riflessione semplice, lineare, pensata da una monaca di clausura per dei bambini che abbiano ascoltato il vangelo di oggi: Immagina un po’ di trovarti sulla riva di un lago. Sei stato sveglio tutta la notte, hai faticato per pescare e non hai preso niente di niente. Come ti senti? Male.  E irritato. Arriva un uomo che ti chiede di salire sulla barca e parla alla gente che è lì. Poi ti chiede di prendere il largo e di gettare le reti. Ti viene da dirgli: Ma sei matto? Torno ora. Però le parole che diceva prima alla gente ti risuonano dentro e alla fine concludi: È vero, da solo non ho preso nulla. Ma voglio fidarmi di quelle parole. E vai e getti le reti… avviene allora il miracolo. Le reti non riescono a tenere la quantità enorme di pesci e hai bisogno di chiedere aiuto ai compagni dell’altra barca, e si riempiono le barche al punto quasi di affondare. Cosa ti resta da fare di fronte a un evento così straordinario? Gettarti a terra, stringere le ginocchia di quell’uomo e riconoscere che non è un semplice uomo, ma è Dio. Non lo lascerai più, anzi lascerai la barca, la spiaggia, tutto ciò che hai per stare sempre con Lui. È la storia di ognuno di noi, quando si fida di Dio. Anche noi spesso fatichiamo tanto e non concludiamo nulla. Quando ci lasciamo coinvolgere dalla Parola del vangelo, la nostra vita cambia, diventa piena e tutto si trasforma. Sia il Vangelo la nostra barca con cui navigare nelle acque dell’amore e pescare i fratelli con le reti della preghiera per condurli alla vita vera.

 

 

 

 

LUNEDI’ 5 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

GRANDI SONO LE TUE OPERE, SIGNORE.

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Agata, martire; Sant’Isidoro, martire.

Hanno detto: Non si mercanteggia col buon Dio: bisogna arrenderglisi senza condizioni. Dategli tutto, egli vi renderà assai di più. (Bernanos Georges)

Saggezza popolare: La gelosia è la sorella dell'amore, come il diavolo fratello degli angeli. (Proverbio Francese)

Un aneddoto: CERCA TU IL SIGNIFICATO

Un discepolo una volta si lamentava con il maestro: “Ci racconti delle storie, ma non ci sveli mai il loro significato”. Il maestro disse: “Che cosa ne diresti se qualcuno ti offrisse un frutto e lo masticasse prima di dartelo?”

Parola di Dio: Gen. 1,1-19; Sal. 103; Mc. 6,53-56

 

 

1^ Lettura Gen 1, 1-19

Dal libro delle Genesi

In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e deserta e le  tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.  Dio disse: "Sia la luce!". E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e  separò la luce dalle tenebre e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e  fu mattina: primo giorno.  Dio disse: "Sia il firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle  acque". Dio fece il firmamento e separò le acque, che sono sotto il firmamento,  dalle acque, che son sopra il firmamento. E così avvenne. Dio chiamò il  firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno.  Dio disse: "Le acque che sono sotto il cielo, si raccolgano in un solo luogo e  appaia l'asciutto". E così avvenne. Dio chiamò l'asciutto terra e la massa delle  acque mare. E Dio vide che era cosa buona. E Dio disse: "La terra produca  germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che facciano sulla terra  frutto con il seme, ciascuno secondo la sua specie". E così avvenne: la terra  produsse germogli, erbe che producono seme, ciascuna secondo la propria specie e  alberi che fanno ciascuno frutto con il seme, secondo la propria specie. Dio vide  che era cosa buona. E fu sera e fu mattina: terzo giorno.  Dio disse: "Ci siano luci nel firmamento del cielo, per distinguere il giorno  dalla notte; servano da segni per le stagioni, per i giorni e per gli anni e servano  da luci nel firmamento del cielo per illuminare la terra". E così avvenne: Dio fece  le due luci grandi, la luce maggiore per regolare il giorno e la luce minore per  regolare la notte, e le stelle. Dio le pose nel firmamento del cielo per illuminare la  terra e per regolare giorno e notte e per separare la luce dalle tenebre. E Dio vide  che era cosa buona. E fu sera e fu mattina: quarto giorno. Parola di Dio

 

“E DIO VIDE CHE ERA COSA BUONA…” (Gen. 1,11)

Tutte le volte che rileggo la prima pagina della Bibbia con il suo racconto della creazione non posso non sentire in me un senso di meraviglia e di lode per Colui che dal nulla ha fatto tutto e in un modo così grande che ancor oggi, con tutta la nostra scienza noi non conosciamo che una minuzia del creato. Sappiamo che la Bibbia non pretende di spiegare in modo scientifico come fu creato il mondo; è una storia religiosa che parla di tutte le creature, che dice che tutte le creature vengono da Dio, dalla parola di Dio che le ha create. Ed è bene per noi ritornare a questa ammirazione davanti alle opere di Dio, non soltanto davanti alle grandi meraviglie dell'universo, ma anche davanti a quelle piccole, che sono così belle. Nel racconto biblico c'è una espressione ritornante: “E Dio vide che era cosa buona”. Un cristiano ha una visione ottimista della creazione, non si fissa sulle cose negative che pur ci sono nel mondo, non si lamenta in continuazione del male: vede l'insieme che è creato da Dio e che è cosa buona. Tante cose sono buone, belle, splendide e ci riempiono di riconoscenza, perché Dio le ha create, perché noi siamo circondati di meraviglie fatte da Dio.

La rivelazione è una rivelazione di luce: “Dio è luce”, tutte le sue opere sono belle. Sappiamo che il peccato ha rovinato l'opera di Dio, ma fondamentalmente essa rimane buona, e dobbiamo ricordarcelo. Ringraziamo sovente Dio per l'opera della creazione e sentiamoci pieni di riconoscenza e di orgoglio perché siamo il capolavoro delle sue mani.

 

 

 

 

MARTEDI’ 6 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

COME E’ BELLO POTER ALZARE GLI OCCHI E DIRE: PADRE!

 

Tra i santi ricordati oggi: an Paolo Miki e compagni, martiri; San Gastone, Vescovo, Santa Dorotea, martire.

Hanno detto: Beato chi è pronto a donare il proprio tempo, anche quando non ne ha. (Adalbert Balling)

Saggezza popolare: Se lo stomaco è pieno è facile proporsi di digiunare.

Un aneddoto: S. Paolino da Nola riferisce che ai suoi tempi il tabernacolo era diviso in due scomparti: uno per le specie Eucaristiche e l’altro per i volumi della S. Scrittura. Si concretava così il pensiero di S. Agostino: Cristo è presente tra noi con la sua Carne e la sua Parola.

Parola di Dio: Gen. 1,20-2,4; Sal. 8; Mc. 7,1-13

 

 

1^ Lettura Gen 1, 20 - 2,4

Dal libro delle Genesi

Dio disse: "Le acque brulichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra,  davanti al firmamento del cielo". Dio creò i grandi mostri marini e tutti gli esseri  viventi che guizzano e brulicano nelle acque, secondo la loro specie, e tutti gli  uccelli alati secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona. Dio li  benedisse: "Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari; gli uccelli si  moltiplichino sulla terra". E fu sera e fu mattina: quinto giorno.  Dio disse: "La terra produca esseri viventi secondo la loro specie: bestiame,  rettili e bestie selvatiche secondo la loro specie". E così avvenne: Dio fece le  bestie selvatiche secondo la loro specie e il bestiame secondo la propria specie e  tutti i rettili del suolo secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona. E  Dio disse: "Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini  sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche  e su tutti i rettili che strisciano sulla terra".  Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò.  Dio li benedisse e disse loro: "Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra".   Poi Dio disse: "Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la  terra e ogni albero in cui è il frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo. A  tutte le bestie selvatiche, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano  sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde". E così avvenne.  Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu  mattina: sesto giorno. Così furono portati a compimento il cielo e la terra e tutte le loro schiere.  Allora Dio, nel settimo giorno portò a termine il lavoro che aveva fatto e  cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro. Dio benedisse il settimo giorno e lo  consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli creando aveva fatto.  Queste le origini del cielo e della terra, quando vennero creati. Parola di Dio

 

“DIO CREO' L’UOMO A SUA IMMAGINE; A IMMAGINE DI DIO LO CREO'”.(Gen. 1,27)

Si è sorriso e scherzato sovente su questa frase della bibbia. Qualcuno avendo una visione molto pessimistica dell’uomo e ha detto invertendo i termini che se Dio è la somiglianza e l’immagine dell’uomo è ben poca cosa. Eppure la nostra somiglianza con Dio c’è, e c’è tutta: non c’è forse dentro di noi un desiderio di infinito, di bello, di giusto, di santo? Il guaio è che questi desideri sono spesso soffocati da materialismo, egoismo, lotte. Quando guardo un uomo posso vedere in lui solo un ammasso pur meraviglioso di cellule, posso vedere se a mio parere sia bello o brutto, buono o cattivo, ma se lo guardassi con lo sguardo di suo Padre?  Quando uno scultore si trova a progettare un’opera sceglie un pezzo di marmo. Per noi è una pietra, Lui vede aldilà della pietra e comincia con colpi ora decisi, ora lievi a far emergere l’immagine che si è prefissata. L’immagine di Dio in noi è spesso ancora prigioniera ma Dio ha il suo progetto. I colpi di scalpello, che fanno male, ci liberano. Se ne abbiamo paura resteremo pietra, se ci lasciamo lavorare da Lui la sua immagine emergerà da noi splendida come Lui l’aveva pensata.

 

 

 

 

MERCOLEDI’ 7 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, ACCOGLI IL BENE E PERDONA IL MALE

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Egidio Maria da Taranto, religioso; Sant’Adautto, martire.

Hanno detto: L'uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o, se ascolta i maestri, lo fa perché sono dei testimoni. (Papa Paolo VI)

Saggezza popolare: Senza volontà non c'è lavoro vantaggioso. (Proverbio polacco)

Un aneddoto: Un ebreo salvò la vita del faraone che stava per essere morso da un serpente velenoso. Il faraone, grato, permise allo schiavo di esprimere un desiderio. Invece di chiedere libertà per se stesso o per i suoi parenti o doni materiali, l'ebreo fece una richiesta incomprensibile per il faraone: chiese che tutti i giovani ebrei avessero ogni giorno due ore libere per pregare, studiare, imparare. “Un popolo che rivolge il suo pensiero al Signore disse ai giovani non sarà mai un popolo di schiavi, perché si può rendere schiavo il corpo, mai lo spirito!”

Parola di Dio: Gen. 2,4-9.15-17; Sal. 103; Mc. 7,14-23

 

 

1^ Lettura Gen 2,4-9.15-17

Dal libro delle Genesi

Quando il Signore Dio fece la terra e il cielo, nessun cespuglio campestre era  sulla terra, nessuna erba campestre era spuntata  perché il Signore Dio non  aveva fatto piovere sulla terra e nessuno lavorava il suolo e faceva salire dalla  terra l'acqua dei canali per irrigare tutto il suolo ; allora il Signore Dio plasmò  l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo  divenne un essere vivente. Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l'uomo che  aveva plasmato. Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi  graditi alla vista e buoni da mangiare, tra cui l'albero della vita in mezzo al  giardino e l'albero della conoscenza del bene e del male. Il Signore Dio prese l'uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse  e lo custodisse. Il Signore Dio diede questo comando all'uomo: "Tu potrai mangiare di tutti gli  alberi del giardino, ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non devi  mangiare, perché, quando tu ne mangiassi, certamente moriresti". Parola di Dio

 

“MA DELL’ALBERO DELLA CONOSCENZA DEL BENE E DEL MALE NON DEVI MANGIARE”. (Gen. 2,17)

Quanta sapienza in questo racconto della Bibbia che qualcuno definisce raccontino per bambini, e quanto è riduttivo e sciocco metterci a discutere se quest’albero fosse di mele o di melograni: qui non si tratta di definire se il lupo di Cappuccetto rosso poteva mangiare in solo boccone la nonna e mantenerla viva nella sua pancia ma si tratta di qualcosa di ben più profondo che ci riguarda da vicino non solo per la storia del peccato originale, ma per la mia storia di oggi e di sempre. Conoscere il bene e il male vuol dire diventare arbitri di essi, vuol dire mettersi al posto di Dio, vuol dire non considerarsi più creature ma sentirsi superiori al Creatore, vuol dire giudicare addirittura Lui. E questa è la tentazione continua anche per noi. L’uomo potrebbe essere contento se si fidasse di Dio, invece giudica, vuol mettersi al di sopra, vuol conoscere più in là delle sue capacità, diventa geloso, possessivo.., perde la pace, perde il “paradiso”. Il comando di Dio non è una proibizione, non è voler privare l’uomo di qualcosa, è voler la felicità dell’uomo. Una mamma quando cerca di allontanare il suo bambino dal recipiente dell’acqua bollente non vuoi privare suo figlio da una possibilità di gioco o di conoscenza, vuole la sua salute, la sua felicità.

 

 

 

 

GIOVEDI’ 8 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, INSEGNACI A VEDERE IL BENE

 

Tra i santi ricordati oggi: San Girolamo Emiliani, fondatore; Santa Giuseppina Bakita; San Giovanni di Matha, fondatore.

Hanno detto: Se dividi il tuo pane con timore, senza fiducia, senza audacia, il tuo pane ti mancherà... Prova a dividerlo senza calcolo, senza risparmio come figlio del padrone di tutte le messi del mondo... (Helder Camara)

Saggezza popolare: Chi vuole accendere un fuoco, trova facilmente un fiammifero.

Un aneddoto: Quel sant’uomo di Giovanni Calabria con sincera umiltà era solito esclamare: Sono zero e miseria!

Una notte in sogno gli rispose S. Giovanni Bosco: Buone condizioni! Buone condizioni, anzi ottime per essere salvato e per fare del bene nel regno di Colui che sceglie le cose umili per confondere le grandi, le cose deboli per confondere le forti!

Parola di Dio: Gen 2,18-25; Sal. 127; Mc. 7,24-30

 

 

1^ Lettura Gen 2, 18-25

Dal libro della Genesi

Il Signore Dio disse: "Non è bene che l'uomo sia solo: gli voglio fare un  aiuto che gli sia simile". Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di  bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all'uomo, per vedere come  li avrebbe chiamati: in qualunque modo l'uomo avesse chiamato ognuno degli  esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. Così l'uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutte le bestie selvatiche, ma l'uomo non  trovò un aiuto che gli fosse simile. Allora il Signore Dio fece scendere un torpore  sull'uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo  posto. Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all'uomo, una donna  e la condusse all'uomo.  Allora l'uomo disse: "Questa volta essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa. La si chiamerà donna perché dall'uomo è stata tolta". Per questo l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e  i due saranno una sola carne. Ora tutti e due erano nudi, l'uomo e sua moglie, ma  non ne provavano vergogna.  Parola di Dio

 

E DIO DISSE: “NON È BENE CHE L’UOMO SIA SOLO”.(Gen. 2,18)

La creazione sembra incompleta: Dio ha fatto tutte le cose, ha dato il via al cammino dell’universo,ha creato l’uomo a sua immagine, ma l’uomo non è ancora perfetto. Dio è preoccupato della solitudine dell’uomo. All’uomo non basta neppure la felicità dei giardino dell’Eden. Non può esserci vera felicità quando si è soli. D’altra parte anche Dio non è solo: è Padre, Figlio e Spirito, è relazione che porta alla creazione; anche l’uomo, dunque, trova la propria felicità unicamente nella relazione con un altro essere. Ed ecco la creazione della donna non come succube dell’uomo ma come relazione, complementarietà. Venendo a noi oggi scopriamo che fin da questa prima pagine della Bibbia il progetto di Dio a riguardo del matrimonio è un progetto di amore, di vita, armonia, equilibrio, parità, lu­ce, unità, e la coppia diventa indissolubile non attraverso norme esterne, ma per una specie di necessità che gli è propria.

Come mai allora tante coppie si dividono? Il Vangelo di Gesù raccoglierà tutte le motivazioni in una sola: la durezza del cuore, la sclerosi del cuore, che colpisce una o entrambi le parti della coppia e che fa vedere solo il proprio egoismo ed impedisce di capire l’ampiezza e vivere le esigenze del progetto divino. Mi convinco sempre più che una delle cause fondamentali della divisione delle coppie che pur ebbero tanti morivi per unirsi è la mancanza di umiltà. Si mettono in evidenza “i miei diritti” e ci si dimentica che si hanno dei doveri, si comincia col vedere le “mancanze dell’altro” e non ci si ricorda più del bene che abbiamo visto nell’altro e che indubbiamente c’è ancora, si pensa da soli e non più in coppia, si ingigantiscono talmente i problemi che una mosca diventa un elefante e che un po’ di polvere diventa una montagna. L’umiltà non è cedere, diventare succubi, è capire e ricercare quali siano i veri valori della coppia ed aiutare l’altro con pazienza a fare la stessa cosa. Quando incontro coppie di anziani che festeggiano magari i 40 o i 50,o i 60 anni di matrimonio e chiedo loro: “Non avete mai bisticciato? Non avete mai pensato a dividervi?” Mi guardano come se venissi dalla luna: “Certo che abbiamo bisticciato: per i nostri caratteri, il nostro modo diverso di educazione, per i parenti, per gli amici… Tante volte in momenti di rabbia abbiamo anche pensato che sarebbe stato meglio essere stati soli, ma poi l’amore fatto di pazienza, di tentativi di comprensione, il ricordo e il bisogno delle cose belle vicendevoli…”

 

 

 

 

VENERDI’ 9 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

SOCCORRICI NELLA TENTAZIONE, E LIBERACI DAL MALE E DAL MALIGNO

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Apollonia, vergine e martire; San Rinaldo, vescovo

Hanno detto: Per molto tempo il mio corpo mi ha fatto sentire a disagio, poi ho fatto di lui un amico e adesso c'intendiamo bene. A ogni modo, le carte sono queste, le accetto senza cercare di guardare il gioco degli altri. (Gerard Depardieu)

Saggezza popolare: La cornacchia si bagna ma non diventa bianca. (Proverbio tedesco)

Un aneddoto: Una volta camminavo sul marciapiede mentre infuriava un temporale e il vento soffiava così forte da portarmi via il cappello: davanti a me, a un metro di distanza, cadde improvvisamente dal balcone di un terzo piano, sfracellandosi a terra, un grosso vaso di fiori. Un attimo di smarrimento; ma poi mi resi conto che potevo, dovevo continuare a camminare. Si deve vivere sempre come se ogni momento, vaso o no, temporale o no, malattia o no, fosse l'ultimo della vita. L'ultimo attimo può essere il primo: il primo e l'ultimo attimo di una vita coincidono. È bene, allora, vivere ogni momento come se fosse il primo, l'ultimo, l'unico della vita.

Parola di Dio: Gen. 3,1-8; Sal. 31; Mc. 7,31-37

 

 

1^ Lettura Gen 3, 1-8

Dal libro della Genesi

Il serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche fatte dal Signore Dio.  Egli disse alla donna: "E' vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di  nessun albero del giardino?". Rispose la donna al serpente: "Dei frutti degli alberi  del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell'albero che sta in mezzo al  giardino Dio ha detto: Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti  morirete". Ma il serpente disse alla donna: "Non morirete affatto! Anzi, Dio sa  che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come  Dio, conoscendo il bene e il male". Allora la donna vide che l'albero era buono da  mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo  frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch'egli ne  mangiò. Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi;  intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture. Poi udirono il Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno e  l'uomo con sua moglie si nascosero dal Signore Dio, in mezzo agli alberi del  giardino. Parola di Dio

 

“MA IL SERPENTE DISSE ALLA DONNA: NON MORIRETE AFFATTO!  ANZI, DIO SA CHE QUANDO VOI NE MANGIASTE, SI APRIREBBERO I VOSTRI OCCHI E DIVENTERESTE COME DIO”. (Gen. 3,4-5)

Ogni tentazione è prima di tutto il tentativo di farci vedere Dio diverso da come è. Il serpente, il tentatore, dà una falsa idea di Dio, la suggerisce abilmente: Dio è geloso, è nemico della libertà, è nemico della conoscenza. Insinua già che Dio limita il nostro bene più che può. E poi va ancora oltre: Dio è geloso, non vuole che l'uomo diventi simile a lui.

La verità è tutto il contrario, perché Dio ha creato l'uomo a sua immagine e vuole che egli gli assomigli quanto più è possibile.

Anche per noi la tentazione viene dall'accettare una falsa idea di Dio, dubitare di Dio. Quando si incomincia a dubitare delle intenzioni di Dio e a crearsi un Dio a nostra immagine: geloso, invidioso, che non desidera il nostro bene ma il nostro male, si è pronti a soccombere a tutte le tentazioni, che sono sempre tentazioni di egoi­smo: mettersi al centro di tutto, cercare il nostro bene invece di cercare il bene. E la tentazione comincia proprio da alcune domande che in sé sembrano inoffensive:“Ma Dio avrà proprio detto così?” “Ma che male faccio?”... Non c’è bisogno di vedere il diavolo in tutti gli angoli, ma la tentazione è sempre pronta a travisare la realtà e a giocare sulle nostre piccole crepe. Eppure la tentazione può essere vinta se noi ritorniamo alle motivazioni ori­ginali, alla legge di Dio non come imposizione ma come amore per noi, alla gioia di poter essere in comunione con Dio.

 

 

 

 

SABATO 10 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, FA’ CHE OGGI NON MANCHI IL MIO APPUNTAMENTO CON TE.

 

Tra i santi ricordati oggi: Santa Scolastica, vergine; San Guglielmo di Malavalle, eremita.

Hanno detto: Se non hai un amico che ti corregga, paga un nemico perché ti renda questo servizio. (Pitagora)

Saggezza popolare: Vizio non punito, cresce all'infinito.

Un aneddoto: Un maestro stava viaggiando con i suoi discepoli, quando notò che stavano discutendo tra loro su chi fosse il migliore. "Ho praticato la meditazione per quindici anni", disse uno. "Sono stato caritatevole fin da quando ho lasciato la casa dei miei genitori", disse un altro. A mezzogiorno, si fermarono sotto un melo per riposarsi. I rami dell'albero raggiungevano il terreno. Disse il maestro: "Quando un albero è carico di frutti, i suoi rami si piegano fino a toccare il terreno. Il vero saggio è colui che è umile. Gli stupidi credono sempre di essere migliori degli altri". (Pablo Coelho)

Parola di Dio: Gen. 3,9-24; Sal. 89; Mc. 8,1-10

 

 

1^ Lettura Gen 3, 9-24

Dal libro della Genesi

Il Signore Dio chiamò l'uomo e gli disse: "Dove sei?". Rispose:"Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono  nascosto".  Riprese: "Chi ti ha fatto sapere che eri nudo? Hai forse mangiato dell'albero di  cui ti avevo comandato di non mangiare?".  Rispose l'uomo: "La donna che tu mi hai posta accanto mi ha dato dell'albero e  io ne ho mangiato".  Il Signore Dio disse alla donna:"Che hai fatto?". Rispose la  donna: "Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato".  Allora il Signore Dio disse al serpente:  "Poiché tu hai fatto questo, sii tu maledetto più di tutto il bestiame e più di tutte le bestie selvatiche; sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita.  Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno".  Alla donna disse: "Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà".  All'uomo disse: "Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato  dell'albero, di cui ti avevo comandato: Non ne devi mangiare, maledetto sia il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita. Spine e cardi produrrà per te e mangerai l'erba campestre. Con il sudore del tuo volto mangerai il pane; finché tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai!". L'uomo chiamò la moglie Eva, perché essa fu la madre di tutti i viventi. Il Signore Dio fece all'uomo e alla donna tuniche di pelli e le vestì. Il Signore Dio disse allora: "Ecco l'uomo è diventato come uno di noi, per la  conoscenza del bene e del male. Ora, egli non stenda più la mano e non prenda  anche dell'albero della vita, ne mangi e viva sempre!". Il Signore Dio lo scacciò  dal giardino di Eden, perché lavorasse il suolo da dove era stato tratto. Scacciò  l'uomo e pose ad oriente del giardino di Eden i cherubini e la fiamma della spada  folgorante, per custodire la via all'albero della vita. Parola di Dio

 

“IL  SIGNORE DIO CHIAMO' L’UOMO E GLI DISSE: DOVE SEI?” (Gen. 3,9)

Nella narrazione della Genesi vediamo le vere con­seguenze del peccato. Il peccato non ci separa soltan­to da Dio, ma mette separazione ovunque. L’uomo che prima era familiare di Dio, che passeggiava con Lui nel giardino, dopo il peccato si nasconde, fugge Dio, non si fa trovare. L'uomo dà la colpa alla donna: “La donna che tu mi hai posto ac­canto mi ha dato dell'albero...”. Non sono più uniti. E la donna a sua volta cerca qualcuno da accusare: “Il serpente mi ha ingannato e io ho man­giato”. E sempre un altro che ha peccato. E’ un comportamento infantile, ma se riflettiamo bene, anche noi facciamo così, troviamo sempre che la responsabilità è di qualcun altro e cercando di nasconderci a Dio manchiamo continuamente i nostri appuntamenti con Dio. Dio stava dando la legge a Mosè e il popolo sì costruiva il vitello d’oro. Gesù nasce sulla terra e gli, uomini continuano a fare i loro affari. Gesù ci convoca alla Messa della domenica per donarci se stesso e noi abbiamo tante cose da fare. Gesù bussa alla porta di casa nostra nei panni di un vicino che ha bisogno e noi non abbiamo tempo... Manchiamo un mucchio di appuntamenti! Ce ne è uno solo appuntamento che non potremo mancare: quello della nostra morte! Ma non sarebbe meglio farsi trovare prima?

 

 

 

 

DOMENICA 11 FEBBRAIO:  6^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI, SIGNORE DI SCEGLIERE SEMPRE TE.

 

Tra i santi ricordati oggi: Ricorrenza della Madonna di Lourdes; Santa Eloisa; San Dativo, martire.

Hanno detto: L’ora di fare il bene è subito. (Santa Caterina da Siena)

Saggezza popolare: Non manchi la volontà, che luogo e tempo non mancherà.

Un aneddoto: Nella sue storie di santi, Attar racconta di quando il grande sufi Habib Aiami si recò un giorno a fare il bagno nel fiume lasciando la sua giacca incustodita sulla riva. Passò di lì, per caso, Hasan di Basra, vide la giacca e, pensando che fosse stata dimenticata da qualche sbadato, decise di farvi la guardia finché non fosse arrivato il proprietario. Quando Habib venne a cercare la sua giacca, Hasan gli disse:"A chi hai affidato la tua giacca mentre facevi il bagno nel fiume? Avrebbero potuto rubarla?" Habib rispose:"L'ho affidata a colui che ti ha incaricato di farle la guardia".

Parola di Dio: Ger. 17.5-8; Sal. 1; 1Cor, 15,12.16-20; Lc. 6,17.20-26

 

 

Vangelo Lc 6, 17. 20-26

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Gesù, disceso con i Dodici, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone, Alzati gli occhi verso i suoi discepoli, Gesù diceva: “Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi che ora piangete, perché riderete. Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v'insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell'uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti. Ma guai a voi, ricchi, perché avete gia la vostra consolazione. Guai a voi che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi che ora ridete, perché sarete afflitti e piangerete. Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti”. Parola del Signore

 

“BEATI VOI… MA GUAI A VOI…” (Lc. 6,20-26)

Una spiegazione semplice della beatitudini che una suora di clausura ha scritto per dei bambini:

Oggi Gesù indica quattro montagne da salire e quattro burroni da evitare. Prima montagna: Beati voi poveri. Primo burrone: Guai a voi ricchi. Scegli: Se sei povero sali, se sei ricco, addio! Seconda montagna: Beati voi che ora avete fame. Secondo burrone: Guai a voi che ora siete sazi. Scegli: Se sei affamato, sali. Se sei sazio, povero te, giù! Terza montagna: beati voi che ora piangete. Terzo burrone: Guai a voi che ora ridete. Scegli: Se hai gli occhi pieni di lacrime, sali. Se pensi solo a ridere, per te è la fine. Quarta montagna: Beati voi quando gli uomini vi odieranno. Quarto burrone: Guai a voi quando tutti diranno bene di voi. Scegli: Se ti odiano, sali, sei come Gesù. Se tutti parlano bene di te, attento, il precipizio è pronto per te. Ma è proprio così netta la vita? Sì, dipende dalla scelta che fai. Se tu ridi sempre, vuol dire che le lacrime degli altri non ti toccano. Questo non è un precipizio? Vuol dire che l’amore in te è finito nel burrone, non c’è più. E tu gli vai dietro. Se tu hai fame, aspetti, sei attento, lavori. Se tu sei sazio, butti via la roba che non ti piace, spendi e spandi. Sei un burrone riempito. Una volta digerito, cadi nel burrone perché tu sei diventato un burrone. Se tu sei povero, vuoi bene a tutti perché capisci che hai bisogno di tutti. Se tu sei ricco, non ti importa di nessuno. Hai il vuoto dentro. Se tutti ti odiano, è perché la tua vita li rimprovera. E allora sei degno figlio di Dio. Se tutti parlano bene di te, e tu non sei buono, l’abisso di menzogna ti risucchia, e tu non sei più. Scegli!

 

 

 

 

LUNEDI’ 12 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

AIUTAMI, SIGNORE, A VINCERE L’INDIFFERENZA PER L’ALTRO.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Benedetto di Aniane, monaco; Santa Eulalia, vergine e martire.

Hanno detto: Se avessimo novantanove ragioni per giudicare male il prossimo e una sola per ritenerlo in buona fede, dovremmo scegliere quest'ultima per non contravvenire alla carità. (San Francesco di Sales)

Saggezza popolare: I vizi son come i puzzi, chi li ha non li sente.

Un aneddoto: Un giorno un tale domandò a Galileo: Quanti anni ha vossignoria?

Otto o dieci, rispose Galileo, in evidente contraddizione con la sua lunga barba bianca. Ma poi spiegò: Io ho infatti gli anni che ancora spero mi rimangono di vita; quelli passati non li ho più, come non si hanno più denari quando si sono spesi.

Parola di Dio: Gen. 4,1-15.25; Sal. 49; Mc. 8,11-13

 

 

1^ Lettura Gen 4, 1-15. 25

Dal libro delle Genesi

Adamo si unì a Eva sua moglie, la quale concepì e partorì Caino e disse: "Ho  acquistato un uomo dal Signore". Poi partorì ancora suo fratello Abele. Ora  Abele era pastore di greggi e Caino lavoratore del suolo. Dopo un certo tempo, Caino offrì frutti del suolo in sacrificio al Signore; anche  Abele offrì primogeniti del suo gregge e il loro grasso. Il Signore gradì Abele e la  sua offerta, ma non gradì Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato e il suo  volto era abbattuto. Il Signore disse allora a Caino: "Perché sei irritato e perché è  abbattuto il tuo volto? Se agisci bene, non dovrai forse tenerlo alto? Ma se non  agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, ma  tu dominalo". Caino disse al fratello Abele: "Andiamo in campagna!". Mentre  erano in campagna, Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise. Allora  il Signore disse a Caino: "Dov'è Abele, tuo fratello?". Egli rispose: "Non lo so.  Sono forse il guardiano di mio fratello?". Riprese: "Che hai fatto? La voce del  sangue di tuo fratello grida a me dal suolo! Ora sii maledetto lungi da quel suolo  che per opera della tua mano ha bevuto il sangue di tuo fratello. Quando  lavorerai il suolo, esso non ti darà più i suoi prodotti: ramingo e fuggiasco sarai  sulla terra". Disse Caino al Signore: "Troppo grande è la mia colpa per ottenere  perdono? Ecco, tu mi scacci oggi da questo suolo e io mi dovrò nascondere  lontano da te; io sarò ramingo e fuggiasco sulla terra e chiunque mi incontrerà mi  potrà uccidere". Ma il Signore gli disse: "Però chiunque ucciderà Caino subirà la  vendetta sette volte!". Il Signore impose a Caino un segno, perché non lo colpisse  chiunque l'avesse incontrato. Adamo si unì di nuovo alla moglie, che partorì un figlio e lo chiamò Set.  "Perché  disse  Dio mi ha concesso un'altra discendenza al posto di Abele,  poiché Caino l'ha ucciso". Parola di Dio

 

“ALLORA IL SIGNORE DISSE A CAINO: DOV’E’ ABELE, TUO FRATELLO? EGLI RISPOSE: NON LO SO. SONO FORSE IL GUARDIANO DI MIO FRATELLO”. (Gen. 4,8-9)

Vi ripropongo una riflessione già fatta in altre occasioni ma che è sempre attuale fino a quando non ci convertiremo.

La risposta che Caino dà a Dio che gli chiede di suo fratello è la risposta che spesso noi e la nostra società diamo davanti alle necessità del nostro prossimo.

Milioni di miei fratelli muoiono di fame: “E che cosa posso farci, io?”.

C’è la guerra, le armi continuano a parlare nel mondo lasciando profonde tracce di morte: “E io che ci posso fare?”.

I barboni della mia città in questo inverno muoiono di freddo mentre io sono al caldo in casa mia: “E che, posso ospitarli tutti da me?”.

Noi spesso dimentichiamo che invece siamo legati con tutto il mondo, che ogni uomo è necessariamente solidale con tutti gli altri.

Nessuno è fine a se stesso. Dipendiamo in tutto gli uni dagli altri: la casa, il vitto, gli abiti, il lavoro sono legati a milioni di persone che operano in diverse parti del mondo.

La tazzina del caffè che sto assaporando è frutto della fatica dei contadini nelle immense piantagioni del Brasile e forse è anche frutto del loro sfruttamento.

Ma non solo sul piano economico, materiale, sociale, siamo strettamente legati gli uni agli altri ma anche in campo spirituale.

Ogni mia parola, ogni mia azione, piccola o grande, visibile o nascosta, si ripercuote sulla intera umanità. Ognuno di noi, dall’attimo del suo esistere, migliora o peggiora tutti gli uomini, li rende più liberi, più buoni, più ricchi o li rende meno uomini e più schiavi.

Nel nostro corpo anche la disfunzione di un piccolo membro reca danno a tutti gli altri membri; una spina conficcata nel piede, un mal di denti, creano uno stato di dolore che si ripercuote in tutto il corpo. Anche un semplice granello di polvere penetrato negli ingranaggi di un orologio può arrestarne tutto il complicato meccanismo; la stonatura di un solo strumento può compromettere l’esito di un intero concerto.

Forse pensiamo troppo poco alla solidarietà che ci lega nel bene e nel male, a tutti gli altri uomini.

Sul piano religioso, poi, siamo tutti uniti strettamente al Cristo ed Egli è presente in ogni parte della sua Chiesa e dell’umanità per cui il bene che operiamo in forza della comunione dei santi è un dono di amore offerto a tutti i fratelli. Allo stesso modo per questa misteriosa realtà, noi riceviamo continuamente tesori di inestimabile valore dai fratelli operanti nel mondo o anche da coloro che sono già davanti a Dio.

Nessuno di noi può dire: “Che mi importa del fratello” perché sia io che Lui siamo figli dello stesso Padre, viviamo nella stessa casa sulla terra e siamo destinati alla stessa patria nei cieli.

 

 

 

 

MARTEDI' 13 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

NELLA TUA MISERICORDIA, NON ABBANDONARCI, O SIGNORE

 

Tra i santi ricordati oggi: San Benigno da Todi, martire; Sante Fosca e Maura, martiri.

Hanno detto: L'amore è un frutto che matura in ogni stagione ed è sempre alla portata di ogni mano. (Madre Teresa di Calcutta)

Saggezza popolare: L'aver vinto se stesso è molto più glorioso di aver vinto un nemico. (Proverbio latino)

Un aneddoto: Durante la visita ai monasteri della sua diocesi, san Basilio chiese all'abate di uno di questi monasteri se nella sua comunità c'era qualche fratello che desse chiari segni di essere un predestinato. L'abate gliene presentò uno di grande semplicità e il santo vescovo gli comandò di andare a prendere dell'acqua.

Quando il fratello fece ritorno gli comandò di sedersi e si mise a lavargli i piedi: Il fratello non diede alcun segno di meraviglia nel vedere il grande Basilio compiere verso di lui un tale gesto di umiltà, ma lo lasciò fare con semplicità. Allora il santo si rallegrò con l'abate di avere tra i suoi monaci un uomo così morto alla propria volontà e al proprio giudizio, e il giorno dopo, avendolo trovato nella sacrestia della chiesa, senza indugio lo ordinò sacerdote.

Parola di Dio: Gen 6,5-8; 7,1-5.10; Sal. 28; Mc. 8,14-21

 

 

1^ Lettura Gen 6,5-8; 7,1-5.10

Dal libro delle Genesi

Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni  disegno concepito dal loro cuore non era altro che male. E il Signore si pentì di  aver fatto l'uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo. Il Signore disse:  "Sterminerò dalla terra l'uomo che ho creato: con l'uomo anche il bestiame e i  rettili e gli uccelli del cielo, perché sono pentito d'averli fatti". Ma Noè trovò  grazia agli occhi del Signore. Il Signore disse a Noè: "Entra nell'arca tu con tutta la tua famiglia, perché ti  ho visto giusto dinanzi a me in questa generazione. Di ogni animale mondo  prendine con te sette paia, il maschio e la sua femmina; degli animali che non sono  mondi un paio, il maschio e la sua femmina. Anche degli uccelli mondi del cielo,  sette paia, maschio e femmina, per conservarne in vita la razza su tutta la terra.  [4]Perché tra sette giorni farò piovere sulla terra per quaranta giorni e quaranta  notti; sterminerò dalla terra ogni essere che ho fatto". Noè fece quanto il Signore  gli aveva comandato. Dopo sette giorni, le acque del diluvio furono sopra la terra. Parola di Dio

 

“IL SIGNORE VIDE CHE LA MALVAGITA’ DEGLI UOMINI ERA GRANDE SULLA TERRA… E SE NE ADDOLORO’ IN CUOR SUO” (Gen. 6,5-6)

Oggi la liturgia ci fa leggere l'inizio del racconto del diluvio. Dio di fronte alla malvagità degli uomini. è talmente addolorato che pensa di sterminare dalla terra l'uomo che egli stesso ha creato. Ma il suo amore per la sua creatura lo porta a pensare al rimedio: “Noè trovò grazia agli occhi del Signore”, e Dio incarica Noè di costruire l'arca, l'arca della salvezza. Quante volte nella Bibbia è avvenuto questo: Dio riparte da capo, Dio sceglie l’estremamente piccolo per cominciare nuovamente a tessere la sua tela di amore per l’uomo. Avverrà per il piccolo popolo di Israele: fra tutte le grandi nazioni Dio sceglie un piccolo popolo, che all'inizio non è neppure costituito, e da esso verrà la salvezza del mondo. Anche questa nazione diventa malvagia e il Signore l'abbandona, ma preserva una piccola parte, il regno di Giuda. Anch'esso travia e Dio deve punirlo abbandonandolo, lasciandolo condurre in schiavitù dai suoi nemici. Anche tra di loro però Dio trova dei giusti ed essi saranno l'inizio di un popolo nuovo, umile, culla della salvezza: tra queste poche persone rimaste fedeli a Dio egli fa nascere il suo Figlio. E la stessa tattica continua fino all'estremo, perché si può dire che nella passione di Gesù tutto è diventato malvagio e Gesù stesso è come sommerso dal peccato universale, poiché si è caricato del peccato del mondo e deve scontarlo con la morte. Ma il cuore di Gesù rimane e con questo “piccolo resto” Dio salva tutti e la salvezza si manifesta con la risurrezione di Cristo: Gesù, il solo uomo giusto, salva tutto il mondo. Così Dio agisce e continua ad agire anche con noi ripartendo sempre da capo purché gliene diamo l’occasione.

 

 

 

 

MERCOLEDI’ 14 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

IL TUO AMORE POSSA RAGGIUNGERE IL CUORE DI OGNI UOMO SULLA TERRA.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Cirillo e Metodio, patroni d’Europa; San Valentino, martire.

Hanno detto: I santi sono l’ultima parte della vita di Gesù, che durerà sino alla fine dei secoli. (Nouet Jacques)

Saggezza popolare: Grande vittoria è quella che si ottiene senza sangue.

Un aneddoto: Era il giovedì della settimana santa. La Beata Angela da Foligno voleva meditare profondamente sulla morte di Gesù. Perciò si sforzava di liberare la sua mente da ogni altro pensiero inutile, per raccogliersi tutta di fronte a Gesù Crocifisso. Fu allora che sentì una voce, che per tutta la vita le si impresse nel cuore: Era Gesù che morendo le diceva: "Non ti ho amato per scherzo".

Parola di Dio: Nella festa di san Cirillo e Metodio: Is. 52,7-10; Sal. 95; Mc. 16,15-20

 

 

Vangelo Mc 16, 15-20

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù apparve agli Undici e disse loro: "Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno". Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano. Parola del Signore

 

“ANDATE IN TUTTO IL MONDO E PREDICATE IL VANGELO AD OGNI CREATURA”.  (Mc. 16,15)

Gesù non dice queste parole solo ai Dodici, non le ha detto solo ai santo Cirillo e Metodio, primi evangelizzatori dell’Europa e di essa patroni, ma le dice a ciascuno di noi. Quante obiezioni però possiamo fare al Signore: la non voglia, la paura, la delusione di tentativi precedenti non riusciti, il giudicare coloro a cui si dovrebbe andare evidenziando il negativo; il ridurre la parola di Dio per renderla più attraente, il pensare di non essere all’altezza del compito affidatoci... Sono tutte scuse per mascherare la nostra poca fede.

Se è Cristo che ci manda è Lui stesso che ci dà la sua forza. E’ Cristo che passa, guarda, chiama, manda, sostiene. Se i risultati non saranno quelli che aspettiamo noi, saranno certamente quelli che si aspetta Lui. L’importante è non deludere la chiamata del Signore, anzi sentircene gioiosamente orgogliosi.

 

 

 

 

GIOVEDI’ 15 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI IL CRISTO, IL FIGLIO DEL DIO VIVENTE

 

Tra i santi ricordati oggi: San Sigfrido, vescovo; Sant’Euseo di Serravalle Sesia.

Hanno detto: La speranza vede la spiga quando i miei occhi di carne non vedono che il seme che marcisce. (Don Primo Mazzolari)

Saggezza popolare: Ogni Abele ha il suo Caino.

Un aneddoto: Nel secolo scorso un ragazzo ventenne, di nome Luigi, si presentò al convento Grand Saint Bernard nelle Alpi francesi. Chiese al superiore di entrare nella congregazione. Il superiore, dopo aver conosciuto meglio il carattere e le capacità del ragazzo, disse: “Dovresti scegliere un’altra strada nella vita”.

Qualche anno più tardi, sempre in Francia, una giovane di nome Zelia Maria venne al convento delle Suore della Carità e chiese di poter entrare nella congregazione. Dopo un lungo colloquio la superiora, anche se aveva di fronte una ragazza buona e religiosa, le diede una risposta negativa: “Il tuo posto non è qui. La tua vocazione è quella di mettere su una buona famiglia cristiana”. Passò qualche anno. Luigi, che non era stato ammesso alla congregazione, conobbe Zelia Maria, s’innamorò di lei e la sposò. Ebbero cinque figlie che educarono con cura. Tutte e cinque divennero brave suore, e una anche santa: Teresina di Gesù Bambino.

Parola di Dio: Gen. 9,1-13; Sal. 10; Mc. 8,27-33

 

 

Vangelo Mc 8, 27-33

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo; e per via interrogava i suoi discepoli dicendo: "Chi dice la gente che io sia?". Ed essi gli risposero: "Giovanni il Battista, altri poi Elia e altri uno dei profeti". Ma egli replicò: "E voi chi dite che io sia?". Pietro gli rispose: "Tu sei il Cristo". E impose loro severamente di non parlare di lui a nessuno. E cominciò a insegnar loro che il Figlio dell'uomo doveva molto soffrire, ed essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare. Gesù faceva questo discorso apertamente. Allora Pietro lo prese in disparte, e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i discepoli, rimproverò Pietro e gli disse: "Lungi da me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini". Parola del Signore

 

“E VOI, CHI DITE CHE IO SIA? PIETRO GLI RISPOSTE: TU SEI IL CRISTO”. (Mc. 8, 29)

Questa domanda è la provocazione permanente che Cristo fa a noi. Gli uomini hanno sempre delle risposte prefabbricate da applicare a Gesù. Pensiamo già di sapere tutto su Lui, e applichiamo le nostre risposte da manuale catechistico.

Ma Gesù con la sua umanità e divinità misteriosa continua a provocarci, a non lasciarci tranquilli.

E' una risposta che va cercata ogni giorno, con molta umiltà. Gesù è colui che svela Dio ma è anche sempre un mistero, è la luce che illumina il nostro cammino ma come la luce non si può inscatolare.

Dare una risposta a quella domanda non significa essere lo scolaro più bravo, fare bella figura, meritare una medaglia premio o un diploma di ortodossia, significa giocare la propria vita in qualcosa che non sempre è allettante, in qualcosa che non ci piace: la croce.

 

 

 

 

VENERDI’ 16 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

INSEGNACI, SIGNORE, IL LINGUAGGIO DELL’AMORE

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Onesto; Santa Lucilia, martire.

Hanno detto: Il silenzio è l'elemento in cui prendono forma le grandi cose. (Thomas Carlyle)

Saggezza popolare: Non basta essere sulla buona strada, se infatti ve ne starete seduti ai margini non vi porterà mai alla meta. (Proverbio russo)

Un aneddoto: Passando da Somasca a Vercurago, paesi vicino a Lecco, Girolamo Emiliani è attirato dalle urla di due uomini, che stavano litigando. Ed erano fratelli! La loro collera non si sfogava soltanto in imprecazioni ed ingiurie, sembravano trovar sollievo bestemmiando orrenda­mente contro Dio e la Santa Vergine. Disgustato, Girolamo si ferma e grida: Ah! Cattivi cristiani, avete tanto ricevuto da Dio, come potete fargli così grande oltraggio?

Ma quei due miserabili continuavano a vomitare le loro orribili bestemmie. Allora il santo si prostra a terra, raccoglie fango a piene mani e si mette a masticarlo. I fratelli si fermano stupiti e dicono: Padre, voi siete matto!

Il  santo dà loro una spiegazione: Faccio penitenza! Non cesserò di castigare la mia bocca, mangiando questa immondizia, finché non smetterete di offendere Dio con le vostre parole d’inferno!

La lotta finisce. I fratelli si riconciliano. Accompagnano il santo al suo rifugio, dove tanti bambini orfani l’attendono.

Parola di Dio: Gen. 11,1-9; Sal. 32; Mc. 8,34-9,1

 

 

1^ Lettura Gen 11, 1-9

Dal libro della Genesi

Tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole. Emigrando  dall'oriente gli uomini capitarono in una pianura nel paese di Sennaar e vi si  stabilirono. Si dissero l'un l'altro: "Venite, facciamoci mattoni e cuociamoli al fuoco". Il mattone servì loro da pietra e il bitume da cemento. Poi dissero:  "Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci  un nome, per non disperderci su tutta la terra". Ma il Signore scese a vedere la  città e la torre che gli uomini stavano costruendo. Il Signore disse: "Ecco, essi  sono un solo popolo e hanno tutti una lingua sola; questo è l'inizio della loro opera  e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile. Scendiamo  dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l'uno la lingua  dell'altro". Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono di costruire  la città. Per questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di  tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra. Parola di Dio

 

“POI DISSERO: VENITE, COSTRUIAMOCI UNA CITTA’ E UNA TORRE LA CUI CIMA TOCCHI IL CIELO E FACCIAMOCI UN NOME”. (Gen. 11,4)

“Costruiamoci una storia tutta nostra indipendente dalle ideologie, dalle religioni. Costruiamoci una scienza che risponda a tutti i nostri interrogativi. Costruiamoci una cultura che faccia a meno di Dio…”. Non è soltanto la storia della Babele biblica, essa diventa un segno delle mille altri Babeli del nostro mondo città, torri costruite solo tra noi, solo per noi, solo da noi. Dio sembra essere divenuto un intruso di cui non abbiamo bisogno, anzi un qualcuno che ci impedisce di agire liberamente, che è nemico della scienza e del progresso. Vogliamo essere indipendenti, tenere stretta nelle nostre mani la consapevolezza dei nostri valori, delle nostre capacità. Si pensa che la fede  disturbi, possa deformare, derubare l’uomo della sua libertà. Ma proprio quando vogliamo fare a meno di Dio, quando vogliamo fare da soli, non solo appaiono le nostre qualità, ma anche i nostri limiti, difetti, peccati. Da soli non riusciamo a liberarcene e allora la città che abbiamo costruito ne risente, porta i segni del male che è in noi. Ci saranno bellissime strutture, palazzi, metropolitane, ospedali, scuole, teatri, strade, negozi, musei… ma vi ritroveremo anche l’impronta dell’orgoglio, dell’avarizia, dell’egoismo, della violenza, dell’omicidio, della falsità, dell’invidia. La pace sarà sempre inquieta, la gioia un qualcosa da sempre inseguire ma che sfugge. Rapine, aborti, prepotenze, imbrogli, ingiustizie, vendette, tradimenti… sono questi che denunciano l’assenza di Dio dalla nostra città, dal nostro cuore. E non basta neppure impiantarvi una chiesa in questa città, bisogna che Dio faccia dell’uomo la sua stabile dimora, e questo dipende da noi. “Costruiamoci una torre la cui cima tocchi il cielo”.

Il cielo lo si tocca con Dio, senza di lui è solo un folle gesto di orgoglio umano.

Senza Dio le lingue si mischiano,  ognuno ha la sua verità, una diversa dall’altra.  Ognuno intende a modo suo la parola pace.

Anche sulla giustizia non ci si intende: non c’è governo, non c’è ceto sociale, non c’è persona che non abbia questa parola nel suo programma eppure il mondo è pieno di ingiustizia. La stessa libertà trova ugualmente divisi gli uomini; se ne danno definizioni contrastanti: chi la invoca per il rispetto dei suoi diritti, delle sue scelte, chi la usa per fare i propri comodi, chi la rivendica per la propria autonomia, chi la vuole per la propria dignità.

Anche sull’amore non ci si intende: per alcuni è sensualità, passione, piacere fisico, per altri è dono, spiritualità, affetto, servizio, comunione.

Lontani da Dio si vive nella confusione perché senza di Lui i nostri occhi faticano a penetrare la vera essenza delle cose. Le “lingue diverse” distruggono l’unità familiare, l’intesa tra marito e moglie, tra genitori e figli; non ci si capisce più, non ci si sente amati. Ognuno si chiude in se stesso, si ignora l’altro, si è stranieri anche sotto lo stesso tetto, si finisce col non parlare… Le “lingue diverse” distruggono anche gli accordi sociali. Non si cerca più il bene comune ma l’interesse personale. E allora scopriamo che Dio non è il concorrente dell’uomo, della sua libertà, Dio non è un qualcosa o un qualcuno da aggiungere come ultimo ingrediente alla somma delle cose che noi uomini sappiamo o desideriamo fare, Dio diventa il nostro tutto.

Con Dio non c’è bisogno di costruire la torre che tocchi il cielo perché il cielo stesso sarà dentro la città, dentro di noi.

 

 

 

 

SABATO 17 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

MOSTRACI IL TUO VOLTO, SIGNORE, E SAREMO SALVI.

 

Tra i santi ricordati oggi: Santi sette fondatori dell’ordine dei Servi di Maria; San Fuldrado.

Hanno detto: Non c’è deformazione più avvilente di una Chiesa che si isola a contemplare, soddisfatta, o difendere, allarmata, i talenti ricevuti.

(Pronzato Alessandro)

Saggezza popolare: Bisogna nascere per essere festeggiati, sposarsi per essere criticati e morire per essere lodati. (Proverbio piemontese)

Un aneddoto: Un canonico domandò a Bernadette Soubirous, la veggente di Lourdes, in quale negozio Iddio si serviva per rivestire la sua bella Signora di una stoffa così preziosa come quella che lei aveva descritta. Il canonico si ebbe la sua risposta: “Monsignore, se Dio è così ricco da aver creato l’universo non gli mancheranno due spanne di stoffa per rivestire sua Madre”.

Parola di Dio: Eb. 11,1-7; Sal. 144; Mc. 9,2-13

 

 

Vangelo Mc 9, 1-12

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò sopra un monte alto, in un luogo appartato, loro soli. Si trasfigurò davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e discorrevano con Gesù. Prendendo allora la parola, Pietro disse a Gesù: "Maestro, è bello per noi stare qui; facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia!". Non sapeva infatti che cosa dire, poiché erano stati presi dallo spavento. Poi si formò una nube che li avvolse nell'ombra e uscì una voce dalla nube: "Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!". E subito guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo con loro. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risuscitato dai morti. Ed essi tennero per sé la cosa, domandandosi però che cosa volesse dire risuscitare dai morti. E lo interrogarono: "Perché gli scribi dicono che prima deve venire Elia?". Egli rispose loro: "Sì, prima viene Elia e ristabilisce ogni cosa; ma come sta scritto del Figlio dell'uomo? Che deve soffrire molto ed essere disprezzato. Orbene, io vi dico che Elia è gia venuto, ma hanno fatto di lui quello che hanno voluto, come sta scritto di lui". Parola del Signore

 

“E GESU’ SI TRASFIGURO’ DAVANTI A LORO”. (Mc. 9,2)

Mi sono chiesto tante volte che cosa significhi per Gesù la trasfigurazione. Lui è Dio che incarnandosi ha trasfigurato il suo volto eterno in un volto umano; oggi sul monte il Padre, attraverso la trasfigurazione gloriosa, ci ricorda la divinità di suo Figlio; sulla croce, attraverso la sofferenza, il volto di Gesù sarà trasfigurato nel volto dell’uomo dei dolori; nella ri­surrezione il volto di Cristo sarà trasfigurato in colui che per primo ha fatto il grande passaggio ed è entrato nella vita. Ma l’incarnazione e la trasfigurazione di Gesù continuano anche oggi: Gesù è trasfigurato nel volto dei testimoni gioiosi della sua parola, nel volto dei poveri, dei miti, dei puri di cuore, dei malati... nel volto di ogni uomo.

Sono trasfigurazione sia l’ora di dolore che l’ora della gioia, perché Lui è tutto in tutti, perché ogni cosa è sua, perché ci unisce intimamente a Lui.

Ma la Trasfigurazione sul Tabor e anche la meta a cui siamo chiamati. Guai se non fosse così! Troppi pensano al cristianesimo come alla religione della penitenza e della mortificazione! Troppi si avvicinano a Dio nella sofferenza e fermano il loro sguardo alla croce. No: non c’è salvezza nella croce se non dopo la Resurrezione. E il cristianesimo è anzitutto la religione del Tabor che ci permette di salire sul Golgota. La sofferenza nella vita c’è, e lo sappiamo. Vorremmo ignorarla o toglierla. Dio fa di più: la trasfigura, la feconda, la vivifica. Il Vangelo di oggi ci dice che credere può essere splendido. Varrebbe al pena ricuperare dentro di noi questo senso dello stupore e della bellezza, questo ascolto dell’interiorità che ci porta in alto, sul monte, a fissare lo sguardo su Cristo. Certo: la vita non è sempre Tabor e alle volte si fatica, e tanto. Ma, ricordate che la nostra patria è altrove?

 

 

 

 

DOMENICA 18 FEBBRAIO:  7^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, IN TE SIAMO TUTTI FRATELLI

 

Tra i santi ricordati oggi: San Claudio, martire; Santa Costanza di Vercelli.

Hanno detto: Piegare le ginocchia davanti a Dio significa rifiutare di piegarle davanti agli uomini. Riconoscere lui come Signore comporta la negazione di ogni pretesa signoria umana sulle persone. (Barbaglio Giuseppe)

Saggezza popolare: "Se c'è rimedio perché te la prendi? E se non c'è rimedio perché te la prendi?." (Proverbio orientale)

Un aneddoto: Per consolare un giovane monaco afflitto dalla sua bruttezza, un anziano gli disse: Consolati. La bruttezza rispetto alla bellezza ha questo grande vantaggio: dura!

Parola di Dio: 1Sam.26,2.7-9.12-13.22-23; Sal. 102; 1Cor. 15,45-49; Lc. 6,27-38

 

 

Vangelo Lc 6, 27-38

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “A voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano.  A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. Da  a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo. Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro. Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo; perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio”. Parola del Signore

 

“AMATE I VOSTRI NEMICI”. (Lc. 6,27)

Nel corso dei secoli, si sono realizzate numerose rivoluzioni: politiche, per esempio il passaggio dall'impero romano all'impero dei "barbari"; sociali, come l'abolizione della schiavitù; economiche, come il passaggio dalla rivoluzione industriale alla rivoluzione elettronica; religiose, culturali, artistiche, ecc. Ogni rivoluzione porta con sé un cambiamento di paradigma, di modello nei modi di vita e nei comportamenti degli uomini. Al di sopra di tutte queste rivoluzioni effimere, divorate lentamente o rapidamente dal tempo, sussiste e persiste nella storia una rivoluzione permanente, che è quella cristiana. Nella sua essenza, è una rivoluzione autentica e non superabile, perché si è realizzata e continua a realizzarsi con l'Amore, vero motore della storia ed ultimo destino dell'umana esistenza. Con essa si dovrebbe addirittura arrivare al fatto che per il cristiano non ci sono più nemici, ma solo fratelli. La legge vigente nel cristianesimo è la legge della fraternità. Tutti siamo fratelli, nell'ordine della creazione, perché tutti abbiamo un medesimo Creatore e Signore, che ci ha fatto a sua immagine e somiglianza. Tutti siamo fratelli nell'ordine della Redenzione, perché Gesù Cristo ha redento tutti noi, mediante il suo sangue versato sulla croce, concedendoci la grazia di giungere ad essere figli di Dio. Da questa fraternità universale nessuno è esente, e dove c'è fraternità non può esserci inimicizia. Chi sa amare, chi non si stanca di amare, rivoluziona la sua "piccola storia" di familiari, amici, vicini, compagni di club e di lavoro... e, a partire da quella, rivoluziona la grande storia dell'umanità. Il suo nome non apparirà mai nei grandi libri di storia, nemmeno sui giornali, ma con il suo amore sta rinnovando continuamente l'uomo, sta collaborando alla "rivoluzione cristiana".

 

 

 

 

LUNEDI’ 19 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

CREDO, AIUTAMI NELLA MIA INCREDULITA'.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Corrado Gonfalonieri; San Mansueto, vescovo.

Hanno detto: Non ho paura delle parole dei violenti, ma del silenzio degli onesti. (M.L. King)

Saggezza popolare: A forza di ripetere "domani" si finisce per perdere la vita. (Proverbio medievale)

Un aneddoto: Passava la processione Eucaristica a Lourdes, si levavano le grida che accoglievano Gesù: “Signore, fa’ che io veda!”. “Signore, fa’ che io cammini!”. “Signore, colui che tu ami è ammalato!”. Mi colpì, fra gli altri malati, un ragazzo dal viso di cera e dagli occhi buoni. Fissava Gesù che lo benediceva. Terminata la processione cercai di lui. Lo trovai tutto solo, steso su un lettuccio, sotto gli alberi.

— Come ti chiami, amico?

— Elio.

— Di dove sei?

— Di Roma. Io sono ammalato da oltre tre anni. Sono lunghi tre anni, senza mai muoversi dal letto.

— Ma tu e io siamo qui per chiedere la grazia alla Madonna. L’hai chiesta la grazia di guarire a Gesù e alla Madonna?

   Il ragazzo si guardò attorno per assicurarsi che nessuno lo sentisse, e poi, lentamente, mi rispose:

— No, non l’ho chiesta, e non la chiederò. C’è altro di più importante da ottenere dalla Madonna.

— Che cosa?

— Ho chiesto queste tre grazie: che la Madonna faccia guarire quelli che soffrono più di me; che i sacerdoti siano santi e che i peccatori si convertano.

Quando tornai alla grotta dissi alla Madonna: “Grazie. Ho visto il più grande dei miracoli”.

Parola di Dio: Sir. 1,1-10; Sal.92; Mc. 9,14-29

 

 

Vangelo Mc 9, 14-29

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, Gesù sceso dal monte e giunto presso i discepoli, li vide circondati da molta folla e da scribi che discutevano con loro. Tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo. Ed egli li interrogo: "Di che cosa discutete con loro?". Gli rispose uno della folla: "Maestro, ho portato da te mio figlio, posseduto da uno spirito muto. Quando lo afferra, lo getta al suolo ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti". Egli allora in risposta, disse loro: "O generazione incredula! Fino a quando starò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me". E glielo portarono. Alla vista di Gesù lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava spumando. Gesù interrogò il padre: "Da quanto tempo gli accade questo?". Ed egli rispose: "Dall'infanzia; anzi, spesso lo ha buttato persino nel fuoco e nell'acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci". Gesù gli disse: "Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede". Il padre del fanciullo rispose ad alta voce: "Credo, aiutami nella mia incredulità". Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito immondo dicendo: "Spirito muto e sordo, io te l'ordino, esci da lui e non vi rientrare più". E gridando e scuotendolo fortemente, se ne uscì. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: "E' morto" Ma Gesù, presolo per mano, lo sollevò ed egli si alzò in piedi. Entrò poi in una casa e i discepoli gli chiesero in privato: "Perché noi non abbiamo potuto scacciarlo?". Ed egli disse loro: "Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera". Parola del Signore

 

“TUTTO E’ POSSIBILE PER CHI CREDE”. (Mc. 9,23)

Questa frase che Gesù dice al padre del ragazzo indemoniato per aiutarlo nel suo cammino di fede, mi richiama una altra frase che l’angelo Gabriele dice a Maria al termine dell’annunciazione della nascita di Gesù: “Nulla è impossibile a Dio”. Maria crede a questo e accoglie come serva del Signore l’incarico di regalare Gesù alla nostra umanità, e quello che è impensabile per noi si realizza: Dio si incarna. La fede a cui siamo chiamati non è la fede “del possibile”, non è il ragionamento che più o meno ti dà le ragioni del credere, è l’abbandonarsi con fiducia a Dio, Colui per il quale tutto è possibile.

Maria si è fidata e il suo “sì “ lo ha ripetuto tutti i giorni della sua vita, per noi risulta più difficile e allora come quel padre anche noi diciamo una cosa che a prima vista sembra assurda, ma che risulta poi il massimo della realtà: “Credo, aiutami nella mia incredulità”, “Sì, perché io credo in Te, o Dio, ma spesso mi perdo. Credo quando è facile credere, ma se mi dici di andare un po’ più in là delle mie possibilità, tentenno, ho paura di abbandonarmi. Ti chiedo determinate cose, ma dubito che possano realizzarsi, ti dico “sì” anche a piena voce ma nel concreto non riesco a vedere oltre al possibile: ho fede, ma ho bisogno di te per credere”.

 

 

 

 

MARTEDI’ 20 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

LIBERACI, SIGNORE, DALLE PAROLE INUTILI

 

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Eleuterio di Tornai; San Nemesio.

Hanno detto: Fino al giorno della sua morte, nessun uomo può essere sicuro del suo coraggio. (Jean Anouilh)

Saggezza popolare: Bisogna voler vivere e saper morire. (Proverbio francese)

Un aneddoto: Un giorno d’inverno, Girolamo Emiliani e i suoi orfanelli camminano per le campagne, vicino a Pavia. Cade la neve. Che bello! esclamano i fanciulli. E tendono le mani, per ricevere quei fiocchi impalpabili. Presto, via, cari piccoli! dice il loro padre, San Girolamo Emiliani. Ma la meraviglia è grande, troppo grande, per obbedire immediatamente. Continuano a correre beati, a buttarsi palle di neve con gioia. Sbrigatevi, ripete il santo, ormai si fa sera. Egli ha visto sulla neve fresca tracce di zampe, più lunghe di quelle dei cani. Ha sentito lontano una specie di lamento, simile al sibilo del vento del Nord. Infatti, all’improvviso grida di spavento scoppiano tra i fanciulli. Si precipitano tutti intorno al padre, s’aggrappano al suo mantello, si stringono a lui.

I lupi! I lupi!

I lupi sono usciti fuori dal bosco, spinti dalla fame. Irsuti, magri, gola aperta, occhi biechi, orecchie attente e diritte.

Se Girolamo ha un timore terribile degli uomini che bestemmiano, teme molto meno le bestie feroci. Non dice ai fanciulli di sbattere gli zoccoli l’uno contro l’altro; leva lui minacciosa la mano destra; ma la devozione e l’abitudine trasformano quel gesto in segno di Croce. E’ così che i santi allontanano satana; ma è anche così che benedicono.

I lupi guardano l’uomo amico con aria attonita. Spariscono nel bosco, come se fossero stati misteriosamente saziati da Dio.

Parola di Dio: Sir. 2,1-11; Sal. 36; Mc. 9,30-37

 

 

Vangelo Mc 9, 30-37

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, Gesù e i discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Istruiva infatti i suoi discepoli e diceva loro: "Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni, risusciterà". Essi però non comprendevano queste parole e avevano timore di chiedergli spiegazioni. Giunsero intanto a Cafarnao. E quando fu in casa, chiese loro: "Di che cosa stavate discutendo lungo la via?". Ed essi tacevano. Per la via infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande. Allora, sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: "Se uno vuol essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti". E, preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro: "Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato". Parola del Signore

 

“DI CHE COSA STAVATE DISCUTENDO LUNGO LA VIA?”.(Mc. 9,33)

Quante chiacchiere lungo il cammino della nostra vita! Se alla sera ci chiediamo quante parole inutili abbiamo detto in una giornata l’elenco di­venta lungo: le chiacchiere che hanno fatto perdere tempo a noi e agli altri, le parole false con cui abbiamo blandito persone che non stimavamo ma che erano importanti, le parole dietro le quali abbiamo nascosto il nostro orgoglio o la nostra voglia di non fare, le parole malevoli, le critiche...

E anche nella vita di una comunità quante riunioni di parole, magari a volte ammantate di perbenismo, se non addirittura di Bibbia...

“Di che cosa discutevate per la via?”: Lui andava a morire per loro e loro discutevano di meriti e di onore.

Signore, qualche volta abbiamo bisogno del miracolo della guarigione del muto per poterti testimoniare, ma altre volte abbiamo bisogno del miracolo di farci stare un po’ più zitti!

 

 

 

 

MERCOLEDI’ 21 FEBBRAIO: MERCOLEDI’ DELLE CENERI

Una scheggia di preghiera:

 

CONVERTIMI, SIGNORE, CHE IO CREDA DAVVERO AL TUO VANGELO

 

Tra i santi ricordati oggi: San Pier Damiani, Vescovo e dottore della Chiesa; Santa Eleonora, regina

Hanno detto: Per noi è più difficile crederci amati da Dio, che amare Dio. (Lochet)

Saggezza popolare: La vita è un dono di Dio, ma una vita felice è frutto di saggezza. (Proverbio Greco)

Un aneddoto: Nella vita di don Orione si racconta che egli, tornando in bicicletta da un paese vicino a Tortona, vede all’improvviso un uomo seduto sull’orlo del fosso. Scende dalla bicicletta e gli si va a sedere vicino. Si accorge che ha gli occhi molto tristi. Gli chiede: “Cos’hai?”, e quello risponde: “Per me è finita”. Don Orione lo spinge ad aprirgli il suo cuore: “Cosa c’è? c’è rimedio a tutto!”. E lui: “No, per me è finita!”. E all’improvviso esce in questa espressione: “Ci può essere perdono per uno che ha ucciso suo padre?”. E don Orione: “Se sei pentito, c’è subito il perdono!” e l’assolve lì sull’orlo del fosso.

Parola di Dio: Gl. 2,12-18; Sal. 50; 2Cor. 5,20-6,2; Mt. 6,1-6.16-18

 

 

2^ Lettura 2Cor 5, 20 - 6, 2

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi.

Fratelli, noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio. E poiché siamo suoi collaboratori, vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio. Egli dice infatti: Al momento favorevole ti ho esaudito e nel giorno della salvezza ti ho soccorso. Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza! Parola di Dio

 

“ECCO ORA IL MOMENTO FAVOREVOLE, ECCO ORA IL GIORNO DELLA SALVEZZA”. (2Cor. 6,2)

Ci sentiremo per quaranta giorni bombardati da inviti della liturgia e della chiesa alla conversione. Ci vengono proposti anche gesti concreti di conversione come il digiuno, cioè la rinuncia a qualcosa a favore degli altri (elemosine) e preghiera come momento per rientrare in noi stessi, scoprire la misericordia di Dio ed eventualmente anche partecipare al sacramento del Perdono. Ma per non cadere nell’uso vano delle parole, proviamo a chiederci che cosa significhi la parola conversione. Direi che fondamentalmente la parola indica due movimenti, quello del cambiamento e quello del puntare e camminare verso. Abbiamo bisogno di cambiare? A prima vista può anche sembrare di no: in fondo crediamo al Dio di Gesù, cerchiamo di vivere nei suoi comandamenti, grossi peccati non ne commettiamo…ma, se guardiamo bene, spesso la nostra fede è mummificata in riti e abitudini, l’osservanza dei comandamenti è fino ad un certo punto e per lo meno scopriamo un gran numero di peccati di omissione… Allora il primo movimento della conversione è quello di cambiare stile, scoprire una fede dinamica, comunitaria e personale, gioiosa, è approfittare “del momento favorevole” è riscoprire la misericordia di un Dio che mi ama, è capire che non vivo solo tra nemici e concorrenti, ma tra fratelli, a volte difficili, ma tutti figli dello stesso Padre. Se ho capito questo ecco allora il secondo movimento: convergere con i miei fratelli di fede verso una meta che per il cammino quaresimale è la Pasqua di risurrezione di Gesù e che per la vita è la continua scoperta di Gesù Figlio di Dio, senso e fine della mia vita. Quaresima dunque, tutt’altro che tempo di tristezze, di musi lunghi, ma tempo di cammino verso la gioia: Auguri a tutti!

 

 

 

 

GIOVEDI’ 22 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

FA’ DI NOI, SIGNORE, UN UNICA FAMIGLIA, LA TUA FAMIGLIA

 

Tra i santi ricordati oggi: Festa della Cattedra di Pietro; Santa Margherita da Cortona.

Hanno detto: Se la buona novella della vostra Bibbia fosse anche scritta sul vostro volto, voi non avreste bisogno di insistere perché si ceda all’autorità della Bibbia: le vostre opere dovrebbero rendere quasi superflua la Bibbia, perché voi stessi dovreste costituire la Bibbia vera. (Nietzsche)

Saggezza popolare: Se non si può costruire una città, costruisci un cuore. (Proverbio curdo)

Un aneddoto: Ecco una leggenda della Valle d’Aosta: C’era un eremita che viveva nei Vagants. Quando venne vecchio non ce la faceva più a scendere per la Messa domenicale a Estoul. Allora si costruì un altare di pietra. Con due rami incrociati fece una croce e ve la pose sopra, poi mise i fiori della montagna sull’altare e pensava di raccogliersi davanti a questo altare proprio nell’ora in cui in paese veniva celebrata la Messa per essere in comunione con il Sacrificio Eucaristico. Ma come si inginocchiò, ecco  che gli apparve un sacerdote che celebrava tra il canto degli angeli. E questa meraviglia si compì per tanti giorni. Una volta però il vecchio ebbe una distrazione: guardando il ruscelletto che scorreva lì vicino si accorse che una pietra lo ostruiva e allungò un piede per spostarla. Quando rialzò gli occhi la visione non c’era più. Il vecchio allora volle scendere in Paese per confessarsi, stentò ad arrivarci. In chiesa non trovò il prete, ma nientemeno Dio che lo aspettava e lo accolse a braccia aperte. In quel momento le campane si misero a suonare da sole e la gente accorsa vide il vecchio morto serenamente ai piedi dell’altare.

Parola di Dio: Nella festa della cattedra di Pietro: 1Pt. 5,1-4; Sal. 22; Mt. 16,13-19

 

 

Vangelo Mt 16, 13-19

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, essendo giunto Gesù nella regione di Cesarèa di Filippo, chiese ai suoi discepoli: "La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo?". Risposero: "Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti". Disse loro: "Voi chi dite che io sia?". Rispose Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". E Gesù: "Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli". Parola del Signore

 

“TU SEI PIETRO E SU QUESTA PIETRA EDIFICHERO’ LA MIA CHIESA”. (Mt. 16,18)

Anche se abbiamo appena iniziato la Quaresima oggi, a prima vista, sembra interromperci una festa che sembra anche strana a prima vista, quella della cattedra di San Pietro. Se osserviamo e comprendiamo bene però, anche questa festa può aiutarci a guardare verso la meta della vita e della Quaresima. Se Gesù e il suo Vangelo sono la meta della mia conversione chi mi assicura e garantisce che non stia camminando verso il vuoto, che non interpreti il vangelo a modo mio?

In tutta la Chiesa cattolica, oggi, siamo chiamati a fissare lo sguardo su Pietro e il suo ministero; è un forte richiamo alla sua figura e al suo ruolo all'interno della comunità cristiana. Pietro e la sua cattedra, cioè il suo insegnamento, la sua funzione, il suo ministero. Il compito di Pietro è stato ed è proprio quello di conservare la fede, di custodirla, di preservarla da interpretazioni soggettive. Io ho la certezza che ciò che vi dico a proposito di Gesù, che ciò in cui credo, è esattamente ciò che da duemila anni la Chiesa sperimenta e annuncia nella fatica del suo limite. Pietro diventa allora scoglio a cui aggrapparsi in questo tempo di immense incertezze, riferimento umile e saldo del Vangelo vissuto e custodito in questa lunga storia di gioie e di persecuzioni. Questo oggi celebriamo: l'unità della fede custodita da Pietro, per lui oggi preghiamo e lui affidiamo al suo e nostro Maestro, che lo assista nel difficile compito di tenere sempre orientata la barca della fede verso la luce.

 

 


 

VENERDI’ 23 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

TU GRADISCI, SIGNORE, IL CUORE PENITENTE

 

Tra i santi ricordati oggi: San Policarpo, vescovo e martire; Santa Romana di Todi.

Hanno detto: Cosa vorrei sulla mia epigrafe? Data di nascita, data di morte. Punto. Le parole delle epigrafi sono tutte uguali. A leggerle uno si chiede: ma scusate, se sono tutti buoni, dov'è il cimitero dei cattivi? (Giulio Andreotti)

Saggezza popolare: Il popolo giunge a non temere la morte allorché fa troppa fatica a vivere. (Proverbio cinese)

Un aneddoto: Alcune leggende uniscono Adamo a Gesù. Ad esempio una leggenda racconta che i resti di Adamo furono salvati da Noè sull’arca e poi sepolti proprio sul Calvario che è chiamato “Luogo del teschio”. Di qui il perché ai piedi di certi crocifissi viene rappresentato un teschio che sarebbe appunto quello di Adamo. Gesù è l’uomo nuovo, il nuovo Adamo, l’inizio della nuova umanità.

Parola di Dio: Is. 58,1-9; Sal. 50; Mt. 9,14-15

 

 

1^ Lettura Is 58, 1-9  

Dal libro del profeta Isaia.

Così dice il Signore: Grida a squarciagola, non aver riguardo; come una tromba alza la voce; dichiara al mio popolo i suoi delitti, alla casa di Giacobbe i suoi peccati. Mi ricercano ogni giorno, bramano di conoscere le mie vie, come un popolo che pratichi la giustizia e non abbia abbandonato il diritto del suo Dio; mi chiedono giudizi giusti, bramano la vicinanza di Dio: "Perché digiunare, se tu non lo vedi, mortificarci, se tu non lo sai?". Ecco, nel giorno del vostro digiuno curate i vostri affari, angariate tutti i vostri operai. Ecco, voi digiunate fra litigi e alterchi e colpendo con pugni iniqui. Non digiunate più come fate oggi, così da fare udire in alto il vostro chiasso. E' forse come questo il digiuno che bramo, il giorno in cui l'uomo si mortifica? Piegare come un giunco il proprio capo, usare sacco e cenere per letto, forse questo vorresti chiamare digiuno e giorno gradito al Signore? Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo? Non consiste forse nel dividere il pane con l'affamato, nell'introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza distogliere gli occhi da quelli della tua carne? Allora la tua luce sorgerà come l'aurora, la tua ferita si rimarginerà presto. Davanti a te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà. Allora lo invocherai e il Signore ti risponderà; implorerai aiuto ed egli dirà: "Eccomi!". Parola di Dio

 

“GRIDA A SQUARCIAGOLA, NON AVER RIGUARDO; DICHIARA AL MIO POPOLO I SUOI DELITTI, ALLA CASA DI GIACOBBE I SUOI PECCATI”. (Is.58,1)

Quando a qualcuno non piace una cosa cerca di nasconderla oppure di esorcizzarla, ad esempio, a nessuno piace la morte e allora si vive come se la morte non esistesse. Così è successo per il peccato. E’ vero, c’erano state e ci sono tante esagerazioni, ma siccome il peccato fa paura perché lo ritroviamo in noi, perché ne subiamo le conseguenze,  perché se ce ne accorgiamo ci colpevolizza, perché è una fatica combatterlo, allora è più facile dire che non c’è. Provate a pensare a tante frasi, da quelle degli psicologi moderni a quelle della gente comune: “Il bene e il male fanno parte della vita”, “E chi non sbaglia?”…

L’idea giusta di peccato la si recupera solo se si ha l’idea giusta di bene.

Se vedo il bene capisco ciò che gli si oppone. Se vedo Dio vedo anche tutto ciò che gli è contrario. E se onestamente scopro ciò che si oppone a Dio e al bene, scopro l’esistenza del peccato e poco per volta posso scoprire anche la strada per vincerlo.

Avete sentito l’irruenza del brano del profeta Isaia. Dio dice: “Metti il peccato davanti al mio popolo perché capisca”. Capisca la santità di Dio, capisca che non si può ingannare Dio con l’ipocrisia, capisca, davanti al bene, che la vera penitenza non è un digiuno esteriore, ma è sciogliere i legami del male e fare il bene.

L’uomo riuscirà a cambiare solo quando riuscirà a capire il male che c’è dentro di lui e le sue radici  e quando, con la forza stessa di Dio, troverà la forza di allontanarsi da esso e di eliminarne le cause.

Il peccato non è dire una parolaccia, non è rubare la marmellata, non è avere pensieri e desideri cattivi. Il peccato è lo squilibrio tra l’amore e l’egoismo, e il peccato sia personale che sociale, lo si può vincere in un modo solo: ribaltando questo squilibrio e mettendo l’amore al posto dell’egoismo.

 

 

 

 

SABATO 24 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

TU NON AMI IL PECCATO MA AMI IL PECCATORE.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Modesto, vescovo; San Sergio, martire.

Hanno detto: Nessuna prosperità ci seduca con le sue lusinghe, perché sciocco è quel viaggiatore che durante il suo percorso si ferma a guardare i bei prati e dimentica di andare là dove aveva intenzione di arrivare. (San Gregorio Magno)

Saggezza popolare: Puoi svegliarti anche molto presto all'alba, ma il tuo destino si è svegliato mezz'ora prima di te.(Proverbio africano)

Un aneddoto: Silone in “Uscita di sicurezza” (1965) descrive il suo incontro con don Orione quando aveva 16 anni. Rimasto orfano nel terremoto del 1915 in Abruzzo, era stato messo dalla nonna in un collegio a Roma. Per una sua fuga di tre giorni il direttore non lo volle più e pensò di affidarlo alle istituzioni di don Orione. Silone fu contento di questo “castigo”, perché qualche anno prima, all’epoca del terremoto, gli era rimasta particolarmente impressa la figura del prete che si prodigava fra le macerie. Ora, per un sopravvenuto impedimento, don Orione telefonò che non sarebbe venuto a prendere il ragazzo in collegio; si sarebbero invece incontrati nell’atrio della stazione per poi partire per San Remo. Per un equivoco della memoria, Silone non riconobbe don Orione in quel piccolo e semplice prete, e credendolo un sostituto lo trattò male e si fece portare persino i bagagli con arroganza, come se quel prete fosse un facchino. Durante il viaggio, per dispetto, si fece comprare “L’Avanti”, che allora costituiva il foglio anticlericale per antonomasia. Don Orione fece tutto come un servo, e quando l’equivoco fu chiarito, di fronte alle scuse del ragazzo, don Orione disse soltanto: “Portare le valige come un asinello... La mia vocazione è un segreto che voglio rivelarti; sarebbe poter vivere come un autentico asino di Dio, come un autentico asino della Divina Provvidenza”.

Parola di Dio: Is. 58,9-14; Sal.85; Lc. 5,27-32

 

 

Vangelo Lc 5, 27-32

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Gesù vide un pubblicano di nome Levi seduto al banco delle imposte, e gli disse: "Seguimi!". Egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì. Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C'era una folla di pubblicani e d'altra gente seduta con loro a tavola. I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: "Perché mangiate e bevete con i pubblicani e i peccatori?". Gesù rispose: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori a convertirsi". Parola del Signore

 

“LEVI GLI PREPARO’ UN GRANDE BANCHETTO NELLA SUA CASA. E C’ERA UNA FOLLA DI PUBBLICANI E D’ALTRA GENTE SEDUTA CON LORO A TAVOLA”. (Lc. 5,29)

Questo piccolo brano di vangelo in cui Gesù chiama il pubblico peccatore esattore delle tasse Levi ci può aiutare a sfatare due luoghi comuni molto in voga tra i cristiani. Il primo che la chiamata, la “vocazione” sia una cosa talmente seria da esser solo una cosa dura e difficile

Gesù chiama l’esattore Levi Matteo e questi, dopo aver lasciato il tavolo del cambiavalute, imbandisce una festa per Gesù. E Gesù va a quella festa!

Sentirsi dire da Gesù "seguimi!" non è prima di tutto iniziare esami di coscienza per vedere se ne siamo degni o meno, non è farsi interrogativi sul perché e sul per come,  è l’inizio di una stupenda avventura per la quale vale la spesa imbandire un grande banchetto.

Se riscopriamo questo segreto di gioia, le nostre Eucaristie ritorneranno a essere dei momenti gioiosi e non delle tristi abitudini o dei gesti compassati.

Se riscopriremo questo far festa per una buona notizia anche i cosiddetti lontani capiranno che il Vangelo non è tristezza ma gioioso annuncio.

Un altro errore che comunemente facciamo mettendoci davanti a Gesù è quello di sottolineare troppo la distanza che c’è tra noi e Lui. Lui è Dio, noi uomini. Lui è santo, noi molto lontani dalla santità. Se questo è vero, è anche vero che Lui è venuto proprio per abolire queste distanze. Noi, poi, spesso pensiamo che solo i buoni possano avvicinarsi a Lui. Lui, invece, è venuto per la salvezza di tutti. Anche le parole di Gesù che noi ripetiamo nella consacrazione del calice, ce lo ricordano: “Questo è il mio sangue versato per voi e per tutti”. Quindi, Gesù non è imprigionato nei monasteri, non e retaggio esclusivo di coloro che pensando di essere gli unici giusti lo rifiutano perché già “occupati” da se stessi. Anzi, se qualcuno sta particolarmente a cuore a Gesù sono proprio i “lontani”, i peccatori. Gesù è il buon Pastore che va in cerca della pecora perduta.

Se dunque ti senti peccatore, indegno di Gesù, pensa che Lui ti sta cercando, che per te ha offerto la sua vita, che non ti considera una “persona persa” ma che ti sta cercando perché ti ama. L’unica cosa che devi fare è lasciarti trovare, cambiare vita, fare festa e invitare anche altri alla festa perché la misericordia di Lui possa riempirti e raggiungere anche i fratelli.

 

 

 

 

DOMENICA 25 FEBBRAIO:  1^ DOMENICA DI QUARESIMA ANNO C

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, MIO DIO, TE SOLO IO ADORO.

 

Tra i santi ricordati oggi: San Cesario; San Donato di Zara.

Hanno detto: L’amore senza sacrificio è illusione; il sacrificio senza amore è una impossibilità. (Bordeaux)

Saggezza popolare: I genitori dicono che il bambino cresce, dimenticando che invece la sua vita si accorcia. (Proverbio afgano)

Un aneddoto: Una volta, santa Caterina da Siena, da una finestrella vide un mendicante steso all'angolo della via. Mentre recitava le preghiere, l'immagine di quel poveretto esposto al freddo, non la lasciò un istante. Infine, non potendo più resistere, corse in cucina a prendere del pane per deporlo presso il dormiente.

Lo trovò invece sveglio e parecchi infreddolito: "Non avresti qualcosa per coprirmi?" - chiese. Per tutta risposta Caterina si tolse il mantello nero della penitenza e glielo diede, rammaricandosi di non poter dargli anche le vesti, per via della gente. Alla notte seguente Gesù le comparve in visione dicendole, compiaciuto: "Figlia mia, oggi hai coperto la mia nudità: Per questo io, ora, ti rivesto del mantello d'oro della carità". D'allora in poi Caterina non soffrì mai più il freddo e anche nel più crudo inverno "poteva andare in giro vestita di leggero". Il calore della Grazia la riparava sempre.

Parola di Dio: Dt. 26,4-10;Sal. 90; Rom. 10, 8-13; Lc. 4,1-13

 

 

Vangelo Lc 4, 1-13

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano e fu condotto dallo Spirito nel deserto dove, per quaranta giorni, fu tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni; ma quando furono terminati ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: “Se tu sei Figlio di Dio, dì a questa pietra che diventi pane”. Gesù gli rispose: “Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo”. Il diavolo lo condusse in alto e, mostrandogli in un istante tutti i regni della terra, gli disse: “Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni, perché è stata messa nelle mie mani e io la do a chi voglio. Se ti prostri dinanzi a me tutto sarà tuo”. Gesù gli rispose: “Sta scritto: Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai”. Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul pinnacolo del tempio e gli disse: “Se tu sei Figlio di Dio, buttati giù; sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordine per te, perché essi ti custodiscano; e anche: essi ti sosterranno con le mani, perché il tuo piede non inciampi in una pietra”. Gesù gli rispose: “E' stato detto: Non tenterai il Signore Dio tuo”. Dopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il diavolo si allontanò da lui per ritornare al tempo fissato. Parola del Signore

 

“GESU’ FU CONDOTTO DALLO SPIRITO NEL DESERTO” (Lc. 4,1)

Come tutti gli anni è Gesù stesso ad indicarci quale sia il cammino della Quaresima. E’ lo Spirito Santo a “condurre Gesù nel deserto” perché possa incontrare Dio, anticipare la tentazione e la prova, essere vincitore sul Diavolo e rendere ancora più chiara la propria vocazione di Redentore. E lo Spirito Santo per prepararci alla Pasqua di Gesù e nostra ci chiede di fare un po’ di deserto perché è solo se ritroveremo un po’ di silenzio e di riflessione che potremo aprirci ad una conoscenza più profonda di Dio. Ed è anche “nel deserto” che messi a nudo davanti a noi stessi scopriremo la tentazione, il desiderio di seguire la strada più facile, la voglia di fare a meno di Dio e scopriremo anche il tentatore che giocando sulle nostre debolezze cercherà di staccarci da Dio di deviarci dalla sua legge di amore, di non farci credere alla sua misericordia. Ma seppur tentati, avremo occhi per vedere il comportamento di Gesù, scopriremo anche che il Diavolo, il male, la tentazione non sono invincibili. Si possono facilmente vincere, non con le nostre sole forze, ma con la forza che viene da Dio quando ci si fida e ci si abbandona a Lui facendo la sua volontà.

 

 

 

 

LUNEDI’ 26 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

DALL’EGOISMO CHE CI RENDE CIECHI, SALVACI O SIGNORE

 

Tra i santi ricordati oggi: San Nestore, vescovo; San Porfirio, vescovo

Hanno detto: Tra noi e Dio si ergevano tre muri di separazione: quello della natura, quello del peccato, quello della morte. Il muro della natura è stato abbattuto nell’incarnazione, quando natura umana e natura divina si sono unite nella figura di Cristo; il muro del peccato è stato abbattuto sulla croce, e il muro della morte dalla risurrezione. (Raniero Cantalamessa)

Saggezza popolare: Una vita costa niente ma niente vale una vita.

Un aneddoto: Un giorno a Torino si presentò alla porta della Piccola Casa della Divina Provvidenza l’Arcivescovo di Vercelli. Don Giuseppe Cottolengo, avvertito, fece comunicare all’eminente visitatore, scusandosi, di non poter presentarsi a riceverlo, perché intento al gioco delle bocce con uno degli ospiti della casa: un infelice handiccappato, che si sarebbe forse offeso per l’interruzione della partita. L’arcivescovo, dinanzi a simile lezione d’umanità, restò commosso e volle avere l’onore di fare l’arbitro e contare i punti nella gara di quei due bocciofili così accaniti.

Parola di Dio: Lv. 19,1-2.11-18; Sal. 18; Mt. 25,31-46

 

 

Vangelo Mt 25, 31-46

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me. Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me. E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna". Parola del Signore

 

“VENITE BENEDETTI DEL PADRE MIO PERCHE’ IO HO AVUTO FAME E MI AVETE DATO DA MANGIARE…”. (Mt. 25, 34-35)

Qualche amico, abituato a sentirmi predicare o a leggere si è stupito ed anche un po’ scandalizzato quando mi ha sentito ripete che i sacramenti sono più dei sette codificati dalla Chiesa. Per esempio nel brano odierno del vangelo è interessante costatare come la persona del Cristo s'identifichi con le estreme debolezze degli uomini.

Tutti noi sin da bambini siamo stati educati alla fede orientata verso l'Eucaristia. Sin dalla prima Comunione abbiamo fermamente creduto che Gesù sia realmente presente nel pane consacrato, la via che egli stesso ha scelto per donarsi totalmente a noi. Non altrettanto è avvenuto nei confronti del Cristo nascosto nell'affamato, nell'assetato, nel forestiero, nell'ignudo, nel malato e nel carcerato. Eppure proprio su questa fede e su questo amore saremmo giudicati e per questo saremo premiati e introdotti nel regno di Dio o cacciati via nel regno dell'odio e della morte. Vuole insegnarci, il Signore Gesù, sin da ora, che esiste un indissolubile legame tra l'Eucaristia sacramentale e quella legata alle estreme povertà degli uomini: li unisce l'elemento essenziale del sacramento che è l'amore legato ai segni: il pane consacrato e le miserie umane. Dobbiamo guardare con pari intensità di fede le due Eucaristie. Non ci è consentito ricevere il Cristo come cibo e bevanda di salvezza e poi non dare amore concreto allo stesso Cristo nascosto nel povero che incontriamo sulle nostre strade. È lui il povero, l'assetato, il forestiero, il nudo, il malato, il carcerato. È quindi un dovere consequenziale per noi credenti, inondati gratuitamente dall'amore da Cristo, ridargli amore e gratitudine in coloro nei quali Egli s'identifica, solo così adempiremo il comandamento nuovo, che ci orienta a Dio e al nostro prossimo.

 

 

 

 

MARTEDI’ 27 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA PAROLA, SIGNORE, SALVA

 

Tra i santi ricordati oggi: San Leandro, vescovo; Santa Onorina, martire.

Hanno detto: Essere cristiani non significa inserire la resurrezione nella prospettiva della storia, bensì concepire la storia nella prospettiva della resurrezione. Di conseguenza tutti i giorni è resurrezione.  (Roger Garaudy)

Saggezza popolare: La vita senza amore non ha sapore, senza dolore non ha valore.

Un aneddoto: San Pellegrino Laziosi, da giovane, era chiamato il Lupo di Forlì per la vita tempestosa che conduceva e soprattutto per i suoi trascorsi ghibellini che lo condussero a odiare ardentemente il Papato e, nel 1283, ad affrontare sul palco di Piazza Maggiore della sua città il Legato Pontificio, venuto per ridurre all’obbedienza una città che aveva ricevuto l’interdetto. Il Legato del Papa era san Filippo Benizi, dei Servi di Maria, che voleva pacificare gli animi. Pellegrino Laziosi lo schiaffeggiò pubblicamente, tra le acclamazioni dei suoi. Ma pentitosi nella notte, sellò un cavallo e a spron battuto raggiunse sulla via Emilia il frate schiaffeggiato; gli si gettò ai piedi e gli chiese perdono. Si convertì e andò a Siena per vivere con i Serviti. Lì si santificò nella penitenza durissima e meritò che il Crocifisso staccasse la mano dai chiodi per stenderlo su una vena cancerosa che minacciava la sua esistenza. E lo schiaffeggiatore fu risanato.

Parola di Dio: Is. 55,10-11; Sal. 33; Mt. 6,7-15

 

 

1^ Lettura Is 55, 10-11

Dal libro del profeta Isaia.

Così dice il Signore: "Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme al seminatore e pane da mangiare, così sarà della parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata". Parola di Dio

 

“LA PAROLA USCITA DALLA MIA BOCCA NON TORNERA' A ME SENZA EFFETTO”. (ls. 55,11)

Dio è fedele. Quando dice una parola essa si realizza, pensate ad esempio al Creatore: “E Dio disse ‘sia la luce’. E la luce fu”; pensate alle promesse fatte ad Abramo e ai Patriarchi, e Gesù ne è il compimento.

E’ Gesù la grande parola, il Verbo, che Dio ha detto agli uomini. E Gesù ha compiuto ciò per cui Dio lo ha mandato. Gesù salvandoci attraverso la sua morte e risurrezione ha realizzato il desiderio di Dio. Noi accogliendo Gesù, la sua sal­vezza, la sua parola, permettiamo a Dio di compiere la sua opera in noi.

Pensiamo poi anche alle parole di Gesù, la Parola incarnata: esse sono verità, esse si realizzano. Gesù ha detto: “Questo è il mio corpo” e “Fate questo in memoria di me”, e noi abbiamo l’Eucaristia.

Quando allora Gesù ci dice parole come queste: “lo sono la risurrezione e la vita, chi crede in me non morirà in eterno”, sono parole reali, sono verità; quando ci dice di essere il buon Pastore venuto in cerca delle pecore perdute, significa davvero che la sua misericordia ci cerca per donarci il perdono.

Quando, dunque, leggiamo o ascoltiamo leggere la Bibbia ed in particolare il Vangelo, dobbiamo avere davvero la convinzione che quella è una Parola che si è realizzata e che ancora oggi si realizza, una parola talmente veritiera e potente che ci coinvolge, che ci salva.

 

 

 

 

MERCOLEDI’ 28 FEBBRAIO

Una scheggia di preghiera:

 

NELLA TUA GRANDE BONTA', O SIGNORE, CANCELLA IL MIO PECCATO

 

Tra i santi ricordati oggi: San Fedele, martire; San Ferruccio, martire.

Hanno detto: Tra Dio e il peccatore non esiste abisso che la misericordia non possa colmare. (Mauriac)

Saggezza popolare: Meglio in vita un complimento che dopo morto un monumento.

Un aneddoto: S. Antonio Abate ricevette un giorno una lettera dall'Imperatore Costantino, con un invito per un colloquio con il sovrano. I monaci, che ne ebbero conoscenza, ne furono assai lieti e si congratularono con il loro abate; ma smaniavano di ricevere anch'essi qualche lettera simile; o, per lo meno, di poter leggere quella che l'imperatore in persona aveva scritto al Santo. Quando S. Antonio lo seppe li ammonì: "E che è la lettera di un uomo a confronto con quella di un Dio? Il Vangelo è la lettera che Dio ci scrive: lì vi è la sua legge, lì vi è la parola di Gesù Cristo. Che cosa possono essere le piccole cose che sa dire un re paragonate alle grandi verità, insegnateci dal Salvatore?".

Parola di Dio: Gn 3,1-10; Sal. 50; Lc. 11,29-32

 

 

1^ Lettura Gn 3, 1-10

Dal libro del profeta Giona.

In quel tempo, fu rivolta a Giona la parola del Signore: "Alzati, và a Ninive la grande città e annunzia loro quanto ti dirò". Giona si alzò e andò a Ninive secondo la parola del Signore. Ninive era una città molto grande, di tre giornate di cammino. Giona cominciò a percorrere la città, per un giorno di cammino e predicava: «Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta». I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, dal più grande al più piccolo. Giunta la notizia fino al re di Ninive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere. Poi fu proclamato in Ninive questo decreto, per ordine del re e dei suoi grandi:"Uomini e animali, grandi e piccoli, non gustino nulla, non pascolino, non bevano acqua. Uomini e bestie si coprano di sacco e si invochi Dio con tutte le forze; ognuno si converta dalla sua condotta malvagia e dalla violenza che è nelle sue mani. Chi sa che Dio non cambi, si impietosisca, deponga il suo ardente sdegno sì che noi non moriamo". Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si impietosì riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece. Parola di Dio

 

“DIO VIDE CHE SI ERANO PENTITI DALLA LORO CONDOTTA MALVAGIA E SI IMPIETOSI”. (Gn 3,10)

Quando si sente parlare del “segno di Giona” come nel vangelo che abbiamo letto oggi, si pensa immediatamente al fatto della “Balena” cioè al profeta che, recalcitrante ad andare a predicare a Ninive, essendo stato sbattuto in mare da marinai superstiziosi, viene inghiottito dal pesce e portato fin là. E Gesù diventa per noi uomini come Giona che viene inghiottito dalla morte ma che dopo tre giorni viene “risputato” alla vita, cioè la morte non ha potere su di lui. Ma c’è anche un altro significato nelle parole di Gesù che prendono spunto dalla storia di questo profeta: i Niniviti non ebbero dei segni esteriori, dei miracoli grandiosi per convertirsi, ma solo la predicazione di un profeta anche abbastanza spaurito. Ora anche Gesù non ha bisogno di segni grandiosi: è lui stesso, la sua vita, la sua morte e risurrezione il segno che invita gli uomini alla conversione assicurando la misericordia di Dio. Che cosa aspettiamo per intraprendere la strada della conversione? Qualche segno grandioso? La paura del castigo di Dio o l’aver incontrato nel silenzio un Dio che ci ama fino a donare la sua vita per noi?

 
     
     
 

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