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DOMENICA DELLE PALME

 

Antifona d'Ingresso

Sei giorni prima della solenne celebrazione della Pasqua, quando il Signore entrò in Gerusalemme, gli andarono incontro i fanciulli: portavano in mano rami di palma, e acclamavano a gran voce: Osanna nell'alto dei cieli: Gloria a te che vieni, pieno di bontà e di misericordia. Sollevate, porte, i vostri frontali, alzatevi, porte antiche, ed entri il re della gloria. Chi è questo re della gloria? Il Signore degli eserciti è il re della gloria. Osanna nell'alto dei cieli: Gloria a te che vieni, pieno di bontà e di misericordia.

 

 

Colletta

Dio onnipotente ed eterno, che hai dato come modello agli uomini il Cristo tuo Figlio, nostro Salvatore, fatto uomo e umiliato fino alla morte di croce, fa che abbiamo sempre presente il grande insegnamento della sua passione, per partecipare alla gloria della risurrezione. Egli è Dio...

 

 

1^ Lettura Is 50, 4-7

Dal libro del profeta Isaia

Il Signore Dio mi ha dato una lingua da iniziati, perché io sappia indirizzare allo sfiduciato una parola. Ogni mattina fa attento il mio orecchio perché io ascolti come gli iniziati. Il Signore Dio mi ha aperto l'orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro. Ho presentato il dorso ai flagellatori, la guancia a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto confuso, per questo rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare deluso. Parola di Dio

 

 

Salmo Sal 21 " Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?"

Mi scherniscono quelli che mi vedono, storcono le labbra, scuotono il capo:

“ Si è affidato al Signore, lui lo scampi; lo liberi, se è suo amico". R

 

Un branco di cani mi circonda, mi assedia una banda di malvagi;

hanno forato le mie mani e i miei piedi, posso contare tutte le mie ossa. R

 

Si dividono le mie vesti, sul mio vestito gettano la sorte.

Ma tu, Signore, non stare lontano, mia forza, accorri in mio aiuto. R

 

Annunzierò il tuo nome ai miei fratelli, ti loderò in mezzo all'assemblea.

Lodate il Signore, voi che lo temete, gli dia gloria la stirpe di Giacobbe, lo tema tutta la stirpe di Israele. R

 

 

2^ Lettura Fil 2, 6-11

Dalla lettera di San Paolo ai Filippesi

Cristo Gesù, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l'ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre.

 

 

Canto al Vangelo

Gloria e lode a te, o Cristo!

Per noi Cristo si è fatto obbediente fino alla morte, e alla morte di croce. Per questo Dio l'ha esaltato

e gli ha dato il nome che è sopra ogni altro nome.

Gloria e lode a te, o Cristo!

 

 

Vangelo Mt 26, 14 - 27, 66  

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdoti e disse: “Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni? “. E quelli gli fissarono trenta monete d'argento. Da quel momento cercava l'occasione propizia per consegnarlo. Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: “Dove vuoi che ti prepariamo, per mangiare la Pasqua?”. Ed egli rispose: “Andate in città, da un tale, e ditegli: Il Maestro ti manda a dire: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”. I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua. Venuta la sera, si mise a mensa con i Dodici. Mentre mangiavano disse: “In verità io vi dico, uno di voi mi tradirà”. Ed essi, addolorati profondamente, incominciarono ciascuno a domandargli: “Sono forse io, Signore?”. Ed egli rispose: “Colui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradirà. Il Figlio dell'uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a colui dal quale il Figlio dell'uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!”. Giuda, il traditore, disse: “Rabbì, sono forse io?”. Gli rispose: “Tu l'hai detto”. Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: “Prendete e mangiate; questo è il mio corpo”. Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo: “Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell'alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati. Io vi dico che da ora non berrò più di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio”. E dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. Allora Gesù disse loro: “Voi tutti vi scandalizzerete per causa mia in questa notte. Sta scritto infatti: Percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore del gregge, ma dopo la mia risurrezione, vi precederò in Galilea”. E Pietro gli disse: “Anche se tutti si scandalizzassero di te, io non mi scandalizzerò mai”. Gli disse Gesù: “In verità ti dico: questa notte stessa, prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte”. E Pietro gli rispose: “Anche se dovessi morire con te, non ti rinnegherò”. Lo stesso dissero tutti gli altri discepoli. Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getzèmani, e disse ai discepoli: “Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare”. E presi con sé Pietro e i due figli di Zebedeo, cominciò a provare tristezza e angoscia. Disse loro: “La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me”. E avanzatosi un poco, si prostrò con la faccia a terra e pregava dicendo: “Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!”. Poi tornò dai discepoli e li trovò che dormivano. E disse a Pietro: “Così non siete stati capaci di vegliare un'ora sola con me? Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole”. E di nuovo, allontanatosi, pregava dicendo: “Padre mio, se questo calice non può passare da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà”. E tornato di nuovo trovò i suoi che dormivano, perché gli occhi loro si erano appesantiti. E lasciatili, si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse parole. Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro: “Dormite ormai e riposate! Ecco, è giunta l'ora nella quale il Figlio dell'uomo sarà consegnato in mano ai peccatori. Alzatevi, andiamo; ecco, colui che mi tradisce si avvicina”. Mentre parlava ancora, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una gran folla con spade e bastoni, mandata dai sommi sacerdoti e dagli anziani del popolo. Il traditore aveva dato loro questo segnale dicendo: “Quello che bacerò, è lui; arrestatelo!”. E subito si avvicinò a Gesù e disse: “Salve, Rabbì!”. E lo baciò. E Gesù gli disse: “Amico, per questo sei qui!”. Allora si fecero avanti e misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono. Ed ecco, uno di quelli che erano con Gesù, messa mano alla spada, la estrasse e colpì il servo del sommo sacerdote staccandogli un orecchio. Allora Gesù gli disse: “Rimetti la spada nel fodero, perché tutti quelli che mettono mano alla spada periranno di spada. Pensi forse che io non possa pregare il Padre mio, che mi darebbe subito più di dodici legioni di angeli? Ma come allora si adempirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire?”. In quello stesso momento Gesù disse alla folla: “Siete usciti come contro un brigante, con spade e bastoni, per catturarmi. Ogni giorno stavo seduto nel tempio ad insegnare, e non mi avete arrestato. Ma tutto questo è avvenuto perché si adempissero le Scritture dei profeti”. Allora tutti i discepoli, abbandonatolo, fuggirono. Or quelli che avevano arrestato Gesù, lo condussero dal sommo sacerdote Caifa, presso il quale gia si erano riuniti gli scribi e gli anziani. Pietro intanto lo aveva seguito da lontano fino al palazzo del sommo sacerdote; ed entrato anche lui, si pose a sedere tra i servi, per vedere la conclusione. I sommi sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano qualche falsa testimonianza contro Gesù, per condannarlo a morte; ma non riuscirono a trovarne alcuna, pur essendosi fatti avanti molti falsi testimoni. Finalmente se ne presentarono due, che affermarono:“Costui ha dichiarato: Posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni”. Alzatosi il sommo sacerdote gli disse: “Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?”. Ma Gesù taceva. Allora il sommo sacerdote gli disse: “Ti scongiuro, per il Dio vivente, perché ci dica se tu sei il Cristo, il Figlio di Dio”. “Tu l'hai detto, gli rispose Gesù, anzi io vi dico: d'ora innanzi vedrete il Figlio dell'uomo seduto alla destra di Dio, e venire sulle nubi del cielo”. Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: “Ha bestemmiato! Perché abbiamo ancora bisogno di testimoni? Ecco, ora avete udito la bestemmia; che ve ne pare?”. E quelli risposero: “E` reo di morte!”. Allora gli sputarono in faccia e lo schiaffeggiarono; altri lo bastonavano, dicendo: “Indovina, Cristo! Chi è che ti ha percosso?”. Pietro intanto se ne stava seduto fuori, nel cortile. Una serva gli si avvicinò e disse: “Anche tu eri con Gesù, il Galileo!”. Ed egli negò davanti a tutti: “Non capisco che cosa tu voglia dire”. Mentre usciva verso l'atrio, lo vide un'altra serva e disse ai presenti: “Costui era con Gesù, il Nazareno”. Ma egli negò di nuovo giurando: “Non conosco quell'uomo”. Dopo un poco, i presenti gli si accostarono e dissero a Pietro: “Certo anche tu sei di quelli; la tua parlata ti tradisce!”. Allora egli cominciò a imprecare e a giurare: “Non conosco quell'uomo!”. E subito un gallo cantò. E Pietro si ricordò delle parole dette da Gesù: “Prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte”. E uscito all'aperto, pianse amaramente. Venuto il mattino, tutti i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio contro Gesù, per farlo morire. Poi, messolo in catene, lo condussero e consegnarono al governatore Pilato. Allora Giuda, il traditore, vedendo che Gesù era stato condannato, si pentì e riportò le trenta monete d'argento ai sommi sacerdoti e agli anziani dicendo: “Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente”. Ma quelli dissero: “Che ci riguarda? Veditela tu!”. Ed egli, gettate le monete d'argento nel tempio, si allontanò e andò ad impiccarsi. Ma i sommi sacerdoti, raccolto quel denaro, dissero: “Non è lecito metterlo nel tesoro, perché è prezzo di sangue”. E tenuto consiglio, comprarono con esso il Campo del vasaio per la sepoltura degli stranieri. Perciò quel campo fu denominato "Campo di sangue” fino al giorno d'oggi. Allora si adempì quanto era stato detto dal profeta Geremia: E presero trenta denari d'argento, il prezzo del venduto, che i figli di Israele avevano mercanteggiato, e li diedero per il campo del vasaio, come mi aveva ordinato il Signore. Gesù intanto comparve davanti al governatore, e il governatore l'interrogò dicendo: “Sei tu il re dei Giudei?”. Gesù rispose “Tu lo dici”. E mentre lo accusavano i sommi sacerdoti e gli anziani, non rispondeva nulla. Allora Pilato gli disse: “Non senti quante cose attestano contro di te?”. Ma Gesù non gli rispose neanche una parola, con grande meraviglia del governatore. Il governatore era solito, per ciascuna festa di Pasqua, rilasciare al popolo un prigioniero, a loro scelta. Avevano in quel tempo un prigioniero famoso, detto Barabba. Mentre quindi si trovavano riuniti, Pilato disse loro: “Chi volete che vi rilasci: Barabba o Gesù chiamato il Cristo?”. Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia. Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: “Non avere a che fare con quel giusto; perché oggi fui molto turbata in sogno, per causa sua”. Ma i sommi sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a richiedere Barabba e a far morire Gesù. Allora il governatore domandò: “Chi dei due volete che vi rilasci?”. Quelli risposero: “Barabba!”. Disse loro Pilato: “Che farò dunque di Gesù chiamato il Cristo?”. Tutti gli risposero: “Sia crocifisso!”. Ed egli aggiunse: “Ma che male ha fatto?”. Essi allora urlarono: “Sia crocifisso!”. Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto cresceva sempre più, presa dell'acqua, si lavò le mani davanti alla folla: “Non sono responsabile, disse, di questo sangue; vedetevela voi!”. E tutto il popolo rispose: “Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli”. Allora rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò ai soldati perché fosse crocifisso. Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la coorte. Spogliatolo, gli misero addosso un manto scarlatto e, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo, con una canna nella destra; poi mentre gli si inginocchiavano davanti, lo schernivano: “Salve, re dei Giudei!”. E sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. Dopo averlo così schernito, lo spogliarono del mantello, gli fecero indossare i suoi vestiti e lo portarono via per crocifiggerlo. Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a prender su la croce di lui. Giunti a un luogo detto Gòlgota, che significa luogo del cranio, gli diedero da bere vino mescolato con fiele; ma egli, assaggiatolo, non ne volle bere. Dopo averlo quindi crocifisso, si spartirono le sue vesti tirandole a sorte. E sedutisi, gli facevano la guardia. Al di sopra del suo capo, posero la motivazione scritta della sua condanna: “Questi è Gesù, il re dei Giudei”. Insieme con lui furono crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra. E quelli che passavano di là lo insultavano scuotendo il capo e dicendo: “Tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso! Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce!”. Anche i sommi sacerdoti con gli scribi e gli anziani lo schernivano: “Ha salvato gli altri, non può salvare se stesso. E' il re d'Israele, scenda ora dalla croce e gli crederemo. Ha confidato in Dio; lo liberi lui ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: Sono Figlio di Dio!”. Anche i ladroni crocifissi con lui lo oltraggiavano allo stesso modo. La morte di Gesù. Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta la terra. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: “Elì, Elì, lemà sabactàni?”, che significa: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: “Costui chiama Elia”. E subito uno di loro corse a prendere una spugna e, imbevutala di aceto, la fissò su una canna e così gli dava da bere. Gli altri dicevano: “Lascia, vediamo se viene Elia a salvarlo!”. E Gesù, emesso un alto grido, spirò. Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra si scosse, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi morti risuscitarono. E uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti. Il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, sentito il terremoto e visto quel che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: “Davvero costui era Figlio di Dio!”. C'erano anche là molte donne che stavano a osservare da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo. Tra costoro Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedèo. Venuta la sera giunse un uomo ricco di Arimatèa, chiamato Giuseppe, il quale era diventato anche lui discepolo di Gesù. Egli andò da Pilato e gli chiese il corpo di Gesù. Allora Pilato ordinò che gli fosse consegnato. Giuseppe, preso il corpo di Gesù, lo avvolse in un candido lenzuolo e lo depose nella sua tomba nuova, che si era fatta scavare nella roccia; rotolata poi una gran pietra sulla porta del sepolcro, se ne andò. Erano lì, davanti al sepolcro, Maria di Màgdala e l'altra Maria. Il giorno seguente, quello dopo la Parasceve, si riunirono presso Pilato i sommi sacerdoti e i farisei, dicendo: “Signore, ci siamo ricordati che quell'impostore disse mentre era vivo: Dopo tre giorni risorgerò. Ordina dunque che sia vigilato il sepolcro fino al terzo giorno, perché non vengano i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: E' risuscitato dai morti. Così quest'ultima impostura sarebbe peggiore della prima!”. Pilato disse loro: “Avete la vostra guardia, andate e assicuratevi come credete”. Ed essi andarono e assicurarono il sepolcro, sigillando la pietra e mettendovi la guardia. Parola del Signore

 

RIFLESSIONE

 

"Verrà Gesù alla festa?" si chiedevano chi con ansia, chi con speranza i contemporanei di Gesù. "Verrà Gesù alla festa?" si chiedevano i sacerdoti e i capi del popolo che avevano ormai decretato la morte del Signore. E Gesù, puntuale, viene alla festa, alla festa della Pasqua ebraica che ricorda le meraviglie del Signore operate nel suo popolo, alla festa del suo appuntamento con l’amore totale per Dio e per l’uomo e anche alla festa della nostra Pasqua, della nostra possibilità di risurrezione. La Settimana Santa che abbiamo iniziato oggi con la festosa accoglienza di Gesù, nel ricordo del suo ingresso in Gerusalemme, con il ramo d’ulivo segno e impegno di pace e benedizione per la nostra famiglia, e con l’ascolto della Passione di Gesù, ci aiuterà a rivivere il centro della nostra fede, la Passione, morte e Risurrezione di Cristo. Non sempre i ritmi della vita del giorno d’oggi ci permetteranno di partecipare a tutte le celebrazioni del Triduo Santo e allora, cominciamo a fermarci oggi, mettendoci davanti alla croce di Gesù. Io ho provato a farlo per me e per voi, voi fatelo facendo vostre e ampliando queste povere parole. Gesù, oggi, dopo aver ascoltato la storia della tua Passione e morte, mi metto in ginocchio davanti alla tua croce. Davvero mi sembra di essere là, sul Golgota, inginocchiato davanti all’Amore che appeso alla croce, come frutto arrossato di sangue, in mezzo alle sofferenze più atroci, dona se stesso per noi e grida misericordia al Padre non per sé e per le proprie sofferenze, ma per me e per noi. Sento il bisogno di essere in ginocchio, non per ritualismo o per falsa umiltà, ma perché davanti a un amore così grande deve parlare non solo la mia lingua ma anche il mio corpo che riconosce con il centurione che Tu sei davvero il Figlio di Dio, che io sono davvero poca cosa davanti a te, che anch’io ho partecipato e partecipo con le mie colpe alla tua continua passione di amore e di misericordia per noi. Davanti alla croce rabbrividisco. E per tanti motivi. Non mi piace la tua croce e non mi piacciono le croci. Chi ha potuto inventare un supplizio cosi sadico e cattivo? Dove’ è la giustizia umana nel far soffrire un uomo così a lungo, nell’inchiodarlo scientemente ad un legno, nel lasciarlo soffocare poco per volte a causa del proprio peso e della propria stanchezza? I Romani pensavano che tale supplizio servisse per gli schiavi, e tu ti sei fatto schiavo della Verità, dell’Amore e come schiavo che già si era inchinato davanti ai piedi sporchi dei tuoi discepoli e che si è messo a servizio dell’uomo e che è stato tradito e venduto al prezzo di trenta monete, quello dello schiavo, hai accettato questo supplizio. Si crocifiggeva perché la cosa servisse da esempio e da monito e Tu, lì appeso ci sei da esempio e da monito non per ricordarci l’ira di Dio incombente ma per indicarci il suo amore totale che supera ogni nostra fantasia. Non mi piacciono le croci! Ma guardando alla cattiveria che ha inventato un simile supplizio ripenso con dolore alle croci che noi uomini civili inventiamo ogni giorno. Le croci dell’ignoranza e del potere che tengono legati e crocifissi migliaia di bambini resi schiavi, obbligati a lavorare anche sedici o diciotto ore al giorno per poco meno di un dollaro per la loro fame e quella della loro famiglia, penso alle donne crocifisse da ciò che hanno di più bello, la loro stessa femminilità, e costrette a non contare nulla, a tacere e soffrire, penso alla presunta saggezza civile che fa marcire innocenti in prigioni o che ha inventato modi detto "meno crudeli" per giustiziare un uomo, dopo magari averlo fatto aspettare per anni nel braccio della morte. Penso alle croci che la voglia di potere e di danaro di alcuni ha messo sulle spalle di altri, alla croce dell’assuefazione alla droga, alla violenza, al sesso rubato e profanato per tante bambine povere, alla morte silenziosa per avvelenamento causata dalla incuria di altri interessati solo a far soldi. E penso anche alle croci che ho costruito io, con il mio mettermi al centro del mondo, con il pensare di essere l’unico ad aver sempre ragione su tutto, alle croci che ho fatto pesare sulle spalle dei miei compagni di lavoro, mettendo sempre e solo in evidenze le loro mancanze, alle croci di sopportazione che ho fatto subire ai miei familiari quando davanti ad un loro errore ho voluto essere giudice insindacabile che punisce.

Gesù, guardo alla tua croce e ti dico che non mi piacciono le croci, quelle della malattia, della solitudine, delle sofferenze, del non amore... Eppure quante ce ne sono nel mondo! Tu sei riuscito a tramutare la tua croce in amore, io spesso bestemmio solo la croce senza riuscirci. Aiutami a guardare a te! Ti hanno steso su quel letto di legno. Ti hanno inchiodato lì sopra. Avevano paura che fuggissi. E tu gridando per il dolore lo hai accettato. Gesù ti vedo inchiodato sulla croce come nel letto di quell’anziana che da tre anni non può più alzarsi e come è inchiodato suo marito che da tre anni con amore non abbandona quel letto, ti vedo sulla carrozzina, inchiodato a quelle due ruote come quel ragazzo nel pieno della sua giovinezza che sa che non potrà mai più né correre né camminare. Gesù la tua passione continua e, come ai piedi della croce leggo la tua passione negli occhi e nel cuore e nel corpo di tua madre, così la vedo continuare negli occhi, nel cuore e nel corpo di quella madre che ha portato il suo figlioletto in fin di vita all’ospedale e aspetta con ansia e tremore una risposta che si fa aspettare dai medici. Ma ti vedo anche solo, abbandonato. Dove sono le folle che solo pochi giorni fa gridavano: "Osanna"? dove sono i tuoi baldanzosi discepoli che promettevano di andare a morire con te? A parte Maria, Giovanni e quelle poche donne, ai piedi della tua croce non c’è nessuno. No, qualcuno c’è: la Chiesa dei giudei, ma sono lì solo per accertarsi che tu muoia davvero e la smetta di essere un fastidio per loro, per il loro perbenismo e per la loro religione ufficiale. Quante volte ti ho lasciato solo, quante volte davanti alla sofferenza ho preferito far finta di non vedere, nascondermi dietro i luoghi comuni, pensare che di sofferenza ce ne è già tanta nella vita senza aver bisogno di addossarsi anche quella degli altri. Signore, sei nudo su quella croce. Ti hanno voluto togliere anche la dignità di un po’ di pudore e penso ai nostri occhi indecenti che vogliono violare la dignità dell’uomo e della donna, e penso a quelle donne messe in vetrina o spogliate e violate nei giornali e nelle televisioni per soddisfare il gusto di una sessualità bacata, penso a quelle prostitute di cui noi ben pensanti ci scandalizziamo e vogliamo far piazza pulita, che venute per un sogno di libertà si sono trovate costrette a suon di botte e di violenze a questo mestiere che certamente non amano. Signore stai soffocando, il dolore, il tuo peso ti fanno mancare l’aria, ogni tuo respiro è un rantolo doloroso uguale al rantolo a volte protratto per giorni dei moribondi. Eppure tu hai ancora la forza per parlare, per dirci qualcosa. Non sono le parole dell’eroe. Tu gridi anche il tuo dolore, tu senti la sofferenza sia fisica che morale e come uomo provi anche la presunta assenza di Dio al tuo soffrire, ma le tue parole sono soprattutto di donazione, di fiducia, di misericordia. Ti hanno spogliato e tu ti spogli anche di tua Madre, per donarcela. Ti abbiamo giudicato colpevole e reo di morte e Tu chiedi a tuo Padre di perdonarci. Quasi nessuno ti ha riconosciuto ed ha accettato il tuo invito alla salvezza e Tu assicuri ad un ladro, ad un crocifisso come te, il Paradiso. Anch’io, come te, davanti alla tua croce e alle croci del mondo e della mia vita, grido: "Dio dove sei?" ma poi continuo a guardate Te crocifisso e mi sembra di capire che Dio c’è in ogni prova in ogni lotta, in ogni dolore. Tu sei il crocifisso di sempre, tu stai patendo ogni nostro patimento, Tu redimi ogni nostra sofferenza, Tu sei il figlio di Dio morto e risorto in ogni momento, sei inchiodato alle nostre sofferenze per sempre ma sei anche il risorto che ha trasformato i segni del dolore in segni di vita che dura per sempre, che ha trasformato la vendetta in perdono. E allora ritrovo il bambino che spesso ho seppellito in me, mi alzo e mi butto tra quelle braccia aperte, inchiodate sulla croce, sicuro, nonostante la mia povertà di essere accolto, nella misericordia, e, nella fede di quell’abbraccio, riesco anch’io a balbettare: "Nelle tue mani, Signore affido il mio spirito"

 

 

Sulle Offerte

Dio onnipotente, la passione del tuo unico Figlio affretti il giorno del tuo perdono; non lo meritiamo per le nostre opere, ma l'ottenga dalla tua misericordia questo unico mirabile sacrificio. Per Cristo nostro Signore.

 

 

Dopo la Comunione

O Padre, che ci hai saziati con i tuoi santi doni, e con la morte del tuo Figlio ci fai sperare nei beni in cui crediamo, fa che per la sua risurrezione possiamo giungere alla meta della nostra speranza. Per Cristo nostro Signore.

     
     

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