LA STAMPA

La stampa a caratteri mobili era nota nel mondo orientale secoli prima rispetto alla sua diffusione in Europa. In Corea i caratteri in metallo venivano usati già dal 1234, mentre Gutenberg inventò la prima stampante in Germania nel 1455, stampando 180 copie della “Vulgata” (versione latina della Bibbia). Non si sa se effettivamente Gutenberg fosse a conoscenza delle tecniche usate in oriente o e se le conoscenze della stampa si siano trasmesse attraverso vie commerciali.

Tuttavia il procedimento non era propriamente così semplice: si trattava di forgiare un punzone, un parallelepipedo di metallo (solitamente acciaio) in modo tale che su un’estremità fosse inciso e in rilievo il carattere. I punzoni venivano usati per incidere le matrici (tavolette di rame), dove sarebbe stati fusi in piombo i caratteri. La matrice e i caratteri sarebbero stati compressi sui fogli impressi d’inchiostri oleosi.

La stampa ebbe un impatto a breve e a lungo termine fortissimo sulla società, fu un vero e proprio punto di svolta. Impedì che l’occultamento delle opere scritte attuato durante il medioevo si fosse potuto ripetere, e permise alle idee umanistiche di durare nel tempo e formare tutte le generazioni successive di studiosi e letterati. La maggior circolazione di libri favorì l’alfabetizzazione e il confronto d’idee e mentalità e permise alla cultura di evolvere più rapidamente nel tempo. Nel tempo la lettura che era stata principalmente un’attività pubblica divenne sempre più personale, favorendo dunque l’individualismo e dando potenzialmente una formazione di pensieri e idee molto più indipendenti e libere dal controllo di Istituzioni.

Quest’aspetto venne visto come un pericolo da diverse entità politiche e soprattutto religiose, che ben presto formarono veri e propri organi di censura nei confronti della stampa, e cercarono di plagiare la produzione letteraria per favorire la diffusione delle proprie ideologie.