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Dibattito n.9
ancora sul newsgroup it.scienza.matematica
[ Penso che i nostri antenati utilizzavano i simboli numerici (lettere, geroglifici, bastoncini) solo per rappresentare delle quantità di oggetti, ma non per far di conto.
Per far di conto si affidavono alle dita o ai sassi, e nella sostanza usando mentalmente un sistema di numerazione posizionale su base decimale, ben prima che questo venisse proposto con i simboli e le implementazioni aritmetiche che tutti noi conosciamo.
Ed infatti gli antichi Romani, anche se con notazione numerica scrivevano LXXVII, non dicevano nè scrivevano quinquaginta-decem-decem-quinque-unum-unum, ma dicevano e scrivevano: SEPTAGINTA-SEPTEM. ]

( dal 9°/settembre/2001 al 10°/settembre/2001 )



----- Original Message ----- From: "giofra" giofra@freemail.it Newsgroups: it.scienza.matematica Sent: Sunday, September 09, 2001 10:29 PM Subject: Re: Numeri romani > > "Elena Sala" ha scritto nel messaggio > > news:7tMm7.154465$TS4.1236421@news2.tin.it > > Come facevano i Romani a fare le 4 > > operazioni? Mettevano i loro simboli > > in colonna? Che procedimento usavano? > > Io penso che gli Antichi, e per esempio > gli antichi Romani, usassero le lettere > X, C, V, e così via, solo per rappresentare > numericamente delle quantità, e non > per far di conto. > > Credo che per far di conto essi sostanzialmente > si affidavano alle dita delle mani o ai sassi, > e ciò sia per contare che per conteggiare. > > Trovare dei sistemi di calcolo impiegando > le dita, non è impossibile, e tu stesso puoi > cimentarti nella cosa, basta che ti dimentichi > dei numeri e del modo con cui li usiamo attualmente. > > Per conteggiare il tempo è addirittura più > semplice l'impiego delle dita che dei numeri. > > Sul sito con l'url: > http://members.xoom.it/ultimus > (leggi anche solo l'introduzione, inserita ieri) > spiego come Dionigi impiegherebbe solo 3 > dita per verificare che dall'inizio della sua > cronologia sono trascorsi 2001 anni, e non > 2000 anni......e se lo dice Dionigi il Piccolo..:-) > > Ciao da Giovanni.
----- Original Message ----- From: "giofra" giofra@freemail.it Newsgroups: it.scienza.matematica Sent: Monday, September 10, 2001 3:04 PM Subject: Re: Numeri romani > > "Nemesis" ha scritto nel messaggio > > news:3B9BE4FC.630A07C7@no.address > > Tempo addietro avevo già fatto notare che 77 si scriveva LXXVII, > > ma non si leggeva "quinquaginta-decem-decem-quinque-unum-unum", > > bensì molto più posizionalmente "septaginta-septem". > > > > "giofra" giofra@freemail.it ha risposto con il messaggio: > > > news:sQSm7.20245$ul3.713640@news.infostrada.it > > > Io penso perchè per capire quanto > > > era numeroso un gregge (C), ottenuto > > > componendone due (A e B), > > > rispettivamente, ad esempio, di > > > 65 e 12 pecore, gli Antichi si > > > servissero di 6 sassi grandi e di 5 > > > sassi piccoli per rappresentare il > > > gregge A, e di 1 sasso grande e > > > 2 sassi piccoli per rappresentare > > > il gregge B. > > > Per conoscere la numerosità del > > > gregge C, mischiavano tutti i sassi, > > > ottenendo 7 sassi grandi e 7 sassi > > > piccoli, e quindi 77 pecore, ovvero > > > SETTANTASETTE pecore, ovvero > > > LXXVII pecore. > > > Come ho già detto in un altro punto > > > di questo thread, il trucco per capire > > > la mente matematica dei nostri antenati > > > consiste nell' abbandonarsi alla nostra mente > > > primitiva e, nella fattispecie, dimenticarsi > > > dell'impiego moderno dei numeri, che > > > gli Antichi penso non usasassero per > > > effettuare dei calcoli, ma solo per > > > rappresentare delle quantità. > > > E cosi nel caso di specie avrebbe scritto > > > che il gregge C si componeva di LXXVII > > > pecore, ovvero di SETTANTASETTE > > > pecore, con l'impiego dei numeri che dunque > > > si limitava alla semplicemente rappresentazione > > > di quantità, e non certo per usarli per fare > > > dei conti. > > > "Nemesis" di rimando scrive nel messaggio: > > news:3B9C0F5A.8FB4CC1C@no.address > > Scusa, eh... se indicavano 65 con 6 sassi grandi e 5 piccoli, > > perché non lo scivevano, preferendo invece scrivere LXV, > > che sta per 50+10+5 ? > > Semplicemente perchè non furono in grado di farlo. > > Se gli antichi Romani fossero stati capaci di scrivere > "sessantacinque" usando i loro simboli numerici > messi in forma di notazione decimale posizionale, > oggi useremmo quei simboli e non i simboli arabi. > > Quello che voglio ribadire con questo messaggio > è la mia idea che ho proposto nel messaggio > di cui sopra, e che forse non ho esposto in modo > sufficientemente chiaro. > > Con altre parole in pratica ho detto che, secondo > me, i nostri antenati utilizzavano i simboli numerici > (lettere, geroglifici, bastoncini e così via) solo per > rappresentare delle quantità di oggetti, ma non > per far di conto. > > Per far di conto si affidavono alle dita o ai sassi e > nella sostanza usando mentalmente un sistema di > numerazione posizionale su base decimale, ben > prima che questo venisse proposto con i simboli > e le implementazioni aritmetiche che tutti noi > conosciamo. > > Il fatto che gli antichi Romani scrivessero e dicessero > "SEPTAGINTA-SEPTEM" pecore, ovvero "SETTANTASETTE" > pecore, è la prova del fatto che usassero i sassi ed > in modo mentalmente posizionale e decimale > quando, per esempio (come ho spiegato in precedenza), > per capire la numerosità del gregge C, unione del > gregge A composto di "SESSANTACINQUE" pecore, e > del gregge B composto di "DODICI" pecore, mischiavano > i sassi, i "SEI" grandi e "CINQUE" piccoli rappresentativi > del gregge A, e l' "UNO" grande e "DUE" piccoli rappresentativi > del gregge B. > > Ed appunto ottenendo "SETTE" sassi grandi e "SETTE" > sassi piccoli, e quindi "SETTANTASETTE" pecore, ovvero > "SEPTAGINTA-SEPTEM" pecore. > > Il fatto che scrivessero e dicessero "SEPTAGINTA-SEPTEM" pecore, > denota insomma l'impiego mentale di un sistema di numerazione > posizionale e decimale nei loro calcoli primitivi, appunto attuati > con i sassi o con le dita. > > Il problema che nessun popolo dell'antichità è stato in grado di > risolvere, è inventarsi un formalismo simbolico coerente con > il sistema mentale di calcolo coadiuvato dai sassi, sistema > di calcolo che all'epoca reputo già fosse senz'altro posizionale > e decimale. > > > > > "Nemesis" scrive anche e sempre nel messaggio: > > news:3B9C0F5A.8FB4CC1C@no.address > > ...........................la scrittura dei numeri tramite > > simboli anziché con i loro nomi per esteso era utilizzata > > solo per inventari di magazzino e per tener conto di somme > > di denaro. Plausibilmente i contenitori di vino e di granaglie > > erano da 1, 5, 10, 50, 100 unità di capacità, e così pure > > le monete erano da 1, 5, 10, 50, 100 unità di valuta (come noi > > che abbiamo monete da 1, 2, 5, 10, 20, 50 cent e 1 e 2 euro). > > Pertanto i simboli I, V, X, L, C erano riferiti alle suddivisioni > > commerciali correnti. > > Ed è quello che penso anch'io, con ciò aggirando > la loro incapacità ad inventarsi appunto un formalismo simbolico > coerente con il sistema mentale di calcolo coadiuvato dai sassi, > sistema di calcolo che all'epoca reputo già fosse senz'altro > posizionale e decimale. > > E quindi dicevano e scrivevano "SEPTAGINTA-SEPTEM" pecore, > ma poi con notazione numerica (e solo per denotare la quantità) > scrivevano "LXXVII" pecore. > > Ciao da Giovanni.
----- Original Message ----- From: "giofra" giofra@freemail.it Newsgroups: it.scienza.matematica Sent: Monday, September 10, 2001 7:57 PM Subject: Re: Numeri romani > > "Nemesis" scrisse nel messaggio > > news:3B9BE4FC.630A07C7@no.address > > Tempo addietro avevo già fatto notare che 77 si scriveva LXXVII > > ma non si leggeva "quinquaginta-decem-decem-quinque-unum-unum", > > bensì molto più posizionalmente "septaginta-septem". > > > > "rez" rispose con il messaggio > > > news:9nh830$hql$2@lacerta.tiscalinet.it > > > Non c'entra una mazza;-)) ..va be': IMHO:-)) > > > -Settanta-sette e` addizione. La lettura posizionale dovrebbe > > > essere: > > > sette-dieci-sette-uno-->sette-sette, per soppressione dell'ordine. > > > "Nemesis" di rimando scrisse nel messaggio > > news:3B9CB98B.859D7C47@no.address > > C'entra eccome. > > I nomi dei numeri sono in notazione > > semiposizionale: pronunciare 7777 > > "sette_mila sette_cento sett_anta sette" > > significa esprimerlo come: > > 7*10^3 + 7*10^2 + 7*10 + 7 > > E quel che più conta penso che gli antichi > Romani dicano a noi moderni: > > "Ragazzi guardate che noi, ben prima di voi > e forse da sempre, abbiamo fatto i conti > impiegando un sistema di calcolo mentale > posizionale e decimale che, coaudiuvato > dai sassi, ci consentiva infatti di dire e scrivere > "SEPTAGINTA-SEPTEM" pecore, anche > se numericamente scrivevamo > "LXXVII" pecore. > > I nostri simboli numerici romani li abbiamo > usato solo per rappresentare in forma > numerica compatta delle quantità, e non > certo per far di conto. > > Ed, infatti, pur scrivendo: > "LXXVII" pecore, > di certo non dicevamo nè scrivevamo: > "quinquaginta-decem-decem-quinque-unum-unum" pecore." > > > > > "Nemesis" ha anche scritto e sempre nel messaggio > > news:3B9CB98B.859D7C47@no.address > > Dato il mancato uso dello zero, un numero > > come 7007 veniva pronunciato come > > "sette_mila sette" > > Esattamente nel modo come lo pronunciamo > ancora noi adesso, pur avendo un simbolo > per il nulla, il numero 0. > > > anziché > > "sette_mila nullo_cento null_anta sette". > > Dire e scrivere: > "sette_mila sette" > e dire implicitamente e ovviamente > che sono nulle le decine e le centinaia. > > E la cosa avviene ancora oggi quando > pronunciamo il numero 7007, espresso > nella notazione araba posizionale decimale. > > Del numero zero gli Antichi semplicemente > non sapevano che farsene, ed in realtà il > simbolo per il nulla loro l'avevano, era > la mancanza di simbolo. > > Perfino il formalismo simbolo arabo posizionale > e decimale, al suo apparire, per il nulla, prevedeva > un non-simbolo, ovvero un "vuoto fra le cifre" del > numero. > > L'introduzione del simbolo 0 sembra sia nato > dalla necessità di evitare che quel "vuoto fra le cifre" > venisse scambiato per lo spazio fra due numeri. > > Ciao da Giovanni.
----- Original Message ----- From: "giofra" giofra@freemail.it Newsgroups: it.scienza.matematica Sent: Monday, September 10, 2001 8:13 PM Subject: Re: Numeri romani > > > "giofra" giofra@freemail.it > > > scrisse nel messaggio > > > news:iCSm7.20156$ul3.709181@news.infostrada.it > > > .........e, nella fattispecie, dimenticarsi > > > dell'impiego moderno dei numeri, che > > > gli Antichi penso non usasassero per > > > effettuare dei calcoli, ma solo per > > > rappresentare delle quantità. > > > "Elio Fabri" ha scritto nel messaggio > > news:3B9C6CB7.3A144612@df.unipi.it > > Ah no? E gli astronomi? Dai Babilonesi a Tolomeo... > > Penso che anche loro, come gli antichi > Romani, mentalmente impiegassero > un sistema di calcolo posizionale e decimale, > coadiuvato, non da una notazione simbolica > coerente con quest'ultimo, ma dai sassi > e dalle dita delle mani. > > Ciao da Giovanni.
----- Original Message ----- From: "giofra" giofra@freemail.it Newsgroups: it.scienza.matematica Sent: Monday, September 10, 2001 8:40 PM Subject: Re: Numeri romani > > > "giofra" giofra@freemail.it scrisse nel messaggio > > > news:sX2n7.22952$ul3.805744@news.infostrada.it > > > Il fatto che scrivessero e dicessero "SEPTAGINTA-SEPTEM" pecore, > > > denota insomma l'impiego mentale di un sistema di numerazione > > > posizionale e decimale nei loro calcoli primitivi, appunto attuati > > > con i sassi o con le dita. > > > "Nemesis" ha risposto nel messaggio > > news:3B9CC191.2DDD6E2F@no.address > > Semiposizionale, perché non usavano zeri, > > nemmeno nei nomi dei numeri. > > Posizionale e non semiposizionale. > > Infatti anche noi moderni, pur avendo lo zero, > non usiamo quest'ultimo nei nomi dei numeri. > > Del numero zero poi gli Antichi semplicemente > non sapevano che farsene, ed in realtà il > simbolo per il nulla loro l'avevano, era > la mancanza di simbolo. > > Perfino il formalismo simbolo arabo posizionale > e decimale, al suo apparire, per il nulla, prevedeva > un non-simbolo, ovvero un "vuoto fra le cifre" del > numero. > > L'introduzione del simbolo 0 sembra sia nato > dalla necessità di evitare che quel "vuoto fra le cifre" > venisse scambiato per lo spazio fra due numeri. > > > > > > "giofra" giofra@freemail.it scrisse > > > anche e sempre nel messaggio > > > news:sX2n7.22952$ul3.805744@news.infostrada.it > > > Il problema che nessun popolo dell'antichità è stato in grado di > > > risolvere, è inventarsi un formalismo simbolico coerente con > > > il sistema mentale di calcolo coadiuvato dai sassi, sistema > > > di calcolo che all'epoca reputo già fosse senz'altro posizionale > > > e decimale. > > > "Nemesis" ha risposto sempre nel messaggio > > news:3B9CC191.2DDD6E2F@no.address > > .................................... . I Romani scrivevano su > > tavolette di cera o scolpivano sulla pietra o incidevano la > > ceramica. Per questo continuavano a utilizzare i segni del tipo > > di I e V. Se avessero voluto scrivere 1111 come IIII, si sarebbero > > trovati di fronte al dilemma che tale grafia stava anche per 4 > > (si trova riportato come IIII sulle meridiane), 13 (I e III), > > 31 (III e I), 22 (II e II), 121 (I, II e I). > > Quindi prima bisognava agglutinare tali segnetti in cifre, come > > fecero gli Indiani scrivendo a inchiostro sulla pergamena: > > II -> 2, III -> 3. > > La tardiva introduzione, rispetto al sistema > mentale di calcolo decimale e posizionale, > di un formalismo notazionale simbolico dei numeri, > coerente con il sistema mentale di cui appena sopra, > non ha comunque impedito che nascessero gloriose > antiche civiltà. > > Il grande merito del sistema simbolico > arabo credo sia stato quello di aver > dotato la matematica di un potente > strumento che l'ha fatta diventare > una scienza non necessariamente concreta > (nel senso di averla svincolarla dagli > oggetti reali di questo mondo), e di > consentire tuttora calcoli precisissimi, > grazie ad un efficente sistema frazionario. > > Ciao da Giovanni.



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