sei sul sito di Giovanni Fraterno
Il leggendario re Romolo, che regnò dalla fondazione di Roma fino al 38 A.U.C., per i primi quattro mesi, scelse dei nomi descrittivi, ovvero: Martis, Aprilis, Maius e Junius.
Mentre, i successivi mesi, semplicemente li chiamò: quinto, sesto, settimo, ottavo, nono e decimo, e quindi con i nomi latini: Quintilis (poi chiamato Julius), Sextilis (poi chiamato Augustus), September, October, November e December.
Ogni mese, poi, era diviso in base ad alcuni giorni fondamentali che cadevano all'inizio, al quinto (ma a volte anche il settimo), e alla metà del mese stesso.
Giorni che avevano rispettivamente i nomi: kalendal, nonae e idus.
La maggior parte degli altri giorni, non aveva un nome preciso, ma semplicemente li si etichettava in modo che si capisse quanto fossero distanti dalle calende, dalle none, e dalle idi.
Di seguito un esempio della struttura del calendario romano per la prima metà (ovvero i primi 15 giorni) del mese di marzo (che era il primo mese):
Calende di Marzo VI ante Nonas Martiis V ante Nonas Martiis IV ante Nonas Martiis III ante Nonas Martiis Pridie Nonas Martias Nonis Martiis VIII ante Idus Martias VII ante Idus Martias VI ante Idus Martias V ante Idus Martias IV ante Idus Martias III ante Idus Martias Pridie Idus Martias Idibus Martiis
Data la complessità di questo sistema, è sorprendente che esso sia durato per circa 2000 anni, fungendo come schema di datazione in Europa, sino a Rinascimento inoltrato.
Il calendario di 304 giorni di Romolo, ebbe breve durata, dato che era del tutto inutilizzabile, ai fini della possibilità di poter prevedere l'inizio del susseguirsi delle stagioni.
Attorno al 50 A.U.C., così, il successore di Romolo, re Numa, che regnò dal 38 A.U.C. al 82 A.U.C., aggiunse due mesi al calendario: Januarius e Februarius.
Si giunse così ad un calendario lunare di 354 giorni, cui Numa aggiunse, un ulteriore giorno supplementare, a causa della superstizione romana nei confronti dei numeri pari.
Ma anche tale calendario ben presto non funzionò più bene.
I Romani, comprendendo che il loro calendario anticipava la durata effettiva dell'anno solare, adottarono una versione del calendario greco che inseriva dei mesi supplementari ogni otto anni.
Ne conseguì un calendario grosso modo fatto di 365 giorni, ma talmente complesso, che i sacerdoti, spesso e volentieri, dimenticavano di inserire i mesi supplementari al momento giusto.