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Il Friuli-Venezia Giulia, pur
essendo una delle più piccole regioni d'Italia, offre emozionanti incontri
non solo con le cento e cento bellezze paesaggistiche dei suoi vari ambienti
naturali, ma anche con prestigiosi monumenti di storia e arte. Tutte le epoche vi sono ben rappresentate, da quella romana e paleocristiana, che ha i suoi maggiori centri in Aquileia e Grado, Zuglio e Trieste, a quella altomedievale (Cividale del Friuli), con le eccezionali testimonianze di oreficeria e scultura lasciate dai Longobardi. Da quella medievale con i tanti castelli, a quella moderna, con la presenza esaltante del Tiepolo in Udine, fino alla contemporanea che vede la prima nascita della grande Trieste e poi, più di recente, soprattutto dopo il terremoto del 1976, la trasformazione del tessuto urbano di tanti paesi del Friuli che edifici 'firmati' da architetti di fama spesso qualificano. Pur se lontana dai centri di maggiore cultura, l'arte in Friuli-Venezia Giulia assume caratteri italiani e, dopo il Trecento, veneti in particolare, anche se talora non mancano accenti nordici o presenze slave, a testimoniare come quanta regione sia stata e sia tutt'oggi punto d'incontro di popoli diversi, crocevia di civiltà. Un'arte dunque che che va cercata non solo nei luoghi deputati alla cultura, musei o grandi chiese o abbazie, ma anche nei centri minori: può essere una scoperta personale ed è comunque il modo migliore per appropriarsi dei momenti più veri e meno ufficiali della bimillenaria storia artistica di questa regione. |
Aquileia (Udine) |
CAP: 33051
Lontane nel
tempo sono le origini di Aquileia. Nel luogo dove, già in
epoca protostorica, si commerciava ambra del Nord
scambiandola con oggetti che, via mare, arrivavano dal
Mediterraneo e dagli scali del vicino Oriente, i Romani, nel
181 a.C., fondano una colonia di diritto latino. Da
avamposto militare a capitale della X Regio della Venetia et
Histria, la città si sviluppa rapidamente per esclusive
ragioni militari relative alle mire espansionistiche
dell'impero romano verso le regioni centro-europee e
balcaniche. Aquileia divenne fiorente e prospera grazie al
vasto commercio che arrivava e partiva dalla città per mezzo
di una funzionale e capillare rete stradale. Era dotata di
possenti mura difensive e di enormi edifici quali il circo,
l'anfiteatro, il teatro, le terme, il foro all'incrocio tra
il cardo ed il decumano. Raggiunse il suo apice sotto
l'impero di Cesare Augusto: con una popolazione stabile di
oltre 200.000 abitanti, divenne una delle maggiori e più
ricche città di tutto l'impero. Fu residenza di parecchi
imperatori, con un palazzo assai frequentato, fino a
Costantino il Grande e oltre. Con la distruzione attilana
della metà del V secolo d.C. si ebbe il definitivo collasso
economico e sociale che perdurò sino all'epoca medievale.
Aquileia rimane un centro politico culturale cui si fa capo,
anche durante le invasioni degli Ungari (X sec. d.C.),
nonostante fosse una zona problematica dell'impero, punto di
incontro della civiltà latina, g ermanica e slava. Il
Patriarca di Aquileia rimase sempre vicino e alleato al
potere politico anche quando questo era ormai diventato
germanico e nel 1077 l'imperatore Enrico IV concesse a
Sigeardo Patriarca l'investitura feudale con titolo ducale
sulla Contea dando origine allo Stato della Patria del
Friuli.
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Cividale del Friuli (Udine) |
CAP: 33043 Altitudine (s.l.m.): 135 m Superficie: 50,57 Kmq N° di abitanti: 11190 Sito Web: www.comune.cividale-del-friuli.ud.it
Arroccata sulle rive del fiume Natisone, Cividale
del Friuli ha sviluppato e mantenuto intatta nei secoli un'impronta
nobile e austera, degna di una capitale dalla grande importanza
strategica, segnata e arricchita dal passaggio di popoli stranieri. La
scelta del luogo per la costruzione di un "Castrum" fu motivata da
ragioni strategiche: si trovava sul percorso che fin dalla preistoria,
snodandosi lungo la sponda sinistra del Natisone, congiungeva i
territori alpini e transalpini alla pianura. la basilica di Santa Maria Assunta, con facciata gotico-rinascimentale; il Palazzo Comunale; la piazza Paolo Diacono, circondata da edifici antichi ed interessanti; la chiesa di San Pietro ai Volti che conserva una splendida pala di Palma il Giovane; la chiesa di San Silvestro e San Valentino; la chiesa di San Francesco; il famosissimo tempietto Longobardo eretto probabilmente attorno alla metà del secolo VIII; il Ponte del Diavolo da cui si gode una splendida vi sta sul Natisone; il Museo Archeologico Nazionale che trova sede nel Palazzo dei Provveditori Veneti, |
Gorizia |
CAP: 34170 Altitudine (s.l.m.): 84 m Superficie: 40,85 Kmq N° di abitanti: 37999 Sito Web: www.comune.gorizia.it/ Piccolo villaggio vicino ai guadi dell'Isonzo, non lontano dalla direttrice principale dei traffici tra Aquileia e Emona (Lubiana), fu l'antica sede di un castelliere preistorico. Venne citata per la prima volta in un documento datato 28 aprile 1001 ,"quae sclavonica lingua vocatur Goritia" con cui l'imperatore Ottone III donava metà castello e metà territorio di Salcano (con la villa di Gorizia) al patriarca Giovanni II e l'altra metà al conte Verihen del Friuli. Fin dall'XI secolo la città si sviluppò urbanisticamente in due distinti ambiti: il borgo castellano o terra superiore, con un ruolo politico-amministrativo, e la villa o terra inferiore, con caratteri agricolo-commerciali. Con una fisionomia urbana sopravvissuta fino ad oggi la città, contea principesca che nel '500 passò tra i domini ereditari di casa d'Austria, si allargò ai piedi del castello diventando, nella seconda metà del XVIII secolo, sede arcivescovile metropolitana con giurisdizione sulle diocesi di Trieste, Trento, Como e Pedena. Attorno alla Cattedrale barocca dove venne trasferito gran parte del Tesoro della Basilica di Aquileia, si sviluppò un nuovo centro storico di impronta settecentesca che ospitava anche una sinagoga ebraica a testimonianza dell'incontro di popoli e religioni diverse. Le due guerre mondiali danneggiarono gravemente la città, e mentre dopo il 1918 la ricostruzione lasciò sostanzialmente inalterata la fisionomia del centro, con il trattato di pace del 1947 il suo territorio venne notevolmente ridotto e la città fu divisa in due parti dal confine italo-jugoslavo. Cosa vedere: Interessanti attrattive turistiche della città sono:
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Palmanova (Udine) |
CAP: 33057 Altitudine (s.l.m.): 27 m Superficie: 13,32 Kmq N° di abitanti: 5344
Il 7 ottobre
1593, ormai perduta dai Veneziani l'importante piazzaforte
di Gradisca, nel vicino castello di Strassoldo, fu firmato
l'atto di fondazione della fortezza di Palmanova. Roccaforte
ideata dal friulano Giulio Savorgnan a forma di stella a
nove punte, cinta da bastioni possenti e con ampi fossati,
può essere considerata un felice esercizio attuativo di
quanto espresso dalla trattatistica rinascimentale in
relazione alle tematiche della città ideale, oltre che punto
strategico per la difesa al confine orientale della
Serenissima contro le eventuali invasioni da Est (Imperiali
o Turchi). Purtroppo ciò fu compiuto quando ormai gravi
danni erano già stati portati nel Basso Friuli dai Turchi
nella seconda metà del XV secolo: a questi attacchi Venezia
non seppe ovviare in alcun modo. Il nome Palmanova ricorda
la vecchia denominazione del villaggio che lì sorgeva,
Palmada. Nel 1797 Palmanova fu occupata dai francesi e
ribattezzata "Palma la Nuova" da Napoleone che ingrandì
ulteriormente le difese; l'accesso fu mantenuto attraverso
le tre porte attribuite a Vincenzo Scamozzi: porta Aquileia
(un tempo chiamata Marittima), porta Udine e porta Cividale.
Nel 1883 perse definitivamente l'amministrazione militare
come piazzaforte, passò ad una normale amministrazione
civile, conservando però fino a pochi anni fa diverse
caserme. le tre porte murarie seicentesche (Porta Udine, Porta Cividale, Porta Aquileia), alcuni passaggi sotterranei e tratti delle fortificazioni veneziane e francesi in un percorso tra bastioni, logge, rampe di sortita, rivellini, camminamenti sotterranei e vecchie caserme; nell'esagonale piazza grande, un tempo denominata Piazza d'armi, i palazzi del Provveditore Generale (ora sede del Municipio), del Governatore alle armi, del Monte di Pietà, le Logge e il Duomo, principale monumento della città, progettato nel 1594. |
Pordenone |
CAP: 33170 Altitudine (s.l.m.): m. 14 Superficie: Kmq. 38.23 N° di abitanti: 49.746 Sito Web: www.comune.pordenone.it
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Trieste |
CAP: 34100 Altitudine (s.l.m.): 2 m Superficie: 84.46 Kmq N° di abitanti: 241.635 Sede di un Castelliere preistorico e crocevia di popolazioni venete, istre, carniche e gallo-celtiche, l'antica Tergeste fu, sin dall'antichità, un' importante centro di scambi commerciali. Dopo aspre lotte, nelle quali il popolo degli Istri fu sconfitto dalle legioni romane, la città entrò a far parte della "X Regio Venetia et Istria" e nel 56 a. C., ai tempi di Cesare, venne elevata a Colonia romana. Nel 33 a.C., per volere del Console Ottaviano, fu cinta da solide mura, di cui rimane soltanto la porta meridionale, il cosiddetto Arco di Riccardo. Durante il periodo traianeo e fino alla caduta dell'Impero Romano visse un lungo periodo di prosperità; fu data sistemazione alla zona del foro, fuori delle mura, in prossimità del mare, sorse il teatro e lungo la riviera numerose ville mentre ben tre acquedotti la rifornivano d'acqua. Il Cristianesimo, che penetrò discretamente nella società dal II sec. d. C., ebbe molti martiri anche a Trieste tra i quali Giusto, eletto patrono della città. Nel Medioevo fu assoggettata da Goti, Longobardi, Bizantini e Franchi e nel X secolo Lotario III la rese feudo vescovile. La città riscattò la sua libertà solo nel XII e XIII sec., quando si costituì libero comune. Tra i sec. XIII e XIV dovette subire frequenti atti di sottomissione alla Repubblica Veneta (terribile fu l'assedio - saccheggio del 1368); negatogli l'aiuto dei signori italici, nel 1382 cercò la protezione di Leopoldo III d'Asburgo, evento che segnò il destino politico di Trieste per oltre cinquecento anni. Nel 1719 per merito della lungimirante politica di Carlo VI fu dichiarata porto franco, istituto che conferì alla città un ruolo economico e culturale di grande importanza. Tale situazione di benessere fu ulteriormente sviluppata da Maria Teresa d'Austria che, concedendo immunità e franchigie, richiamò mercanti ed imprenditori da tutta Europa. Dopo l'invasione dei francesi tornò all'Impero austriaco che potenziò ulteriormente il porto, le industrie e le società di navigazione. In seguito al lento ed irreversibile declino dell'impero asburgico, il 3 novembre del 1918 Trieste passò all'Italia. Dopo l'armistizio del 1943, Trieste e la Venezia Giulia costituirono provincia a sé stante ma amministrata dal governo germanico. Dopo la liberazione dalle truppe tedesche, la città subì l'occupazione delle truppe Titine, per quaranta terribili giorni, finchè non passo sotto il controllo degli alleati. Tornò finalmente Italiana solo il 26 ottobre 1954. Nel 1977 il trattato di Osimo segnò definitivamente i confini con la Jugoslavia (Slovenia e Croazia). Oggi Trieste è al contempo il capoluogo della provincia meno estesa d' Italia ed anche capoluogo della Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia. Molti furono i fattori che, nel corso dei secoli, concorsero a donarle quell'atmosfera così particolare e tanto cara ad alcuni tra i massimi nomi della cultura internazionale come James Joyce, Sigmund Freud, Rainer Maria Rilke, Giovanni Winckelmann, per non parlare dei suoi Umberto Saba, Scipio Slataper, Italo Svevo.
la meravigliosa
Piazza Unità con il Palazzo Comunale e i due Palazzi della
Prefettura e del Lloyd opera degli architetti viennesi
Artmann e Ferstel; Piazza della Borsa con l'imponente
Palazzo della Borsa, Canal Grande (1756) costruito per
scaricare le merci fin dentro la città, il Castello di San
Giusto e la Cattedrale di San Giusto; il Castello di
Miramare solo per citarne alcuni.
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