Il colle del Castello di Udine si formò
dall'accumulo dei detriti spostati verso valle nel corso delle
glaciazioni.
La sua posizione lo colloca, del tutto isolato, tra l'anfiteatro
morenico più a settentrione (Fagagna Colloredo, Tricesimo etc.) e la
fila di alture più a sud (Buttrio). In qualche modo corrisponde al colle
di Variano, in parte di origine naturale. Per una ragione topografica il
colle fu sempre punto di riferimento per la viabilità del medio Friuli
ed accolse insediamenti stabili almeno dalletà del bronzo, come hanno
dimostrato recenti scavi archeologici.
Udine, il castelliere
più ampio della pianura friulana
A partire dalla metà del II millennio
a. C. il colle e gran parte dell'attuale centro storico di Udine,
ovvero la parte compresa tra le rogge che sono attestate nei documenti a
partire dal periodo medievale, costituirono ununità inscindibile. Il
circuito fortificato, costituito in parte da un rialzo di terra (=
aggere) a ridosso di avvallamenti che occasionalmente potevano riempirsi
d'acqua o di corsi d'acqua stabili, occupava fin dalla preistoria
un'area (comprensiva peraltro di spazi lasciati a pascolo e destinati
alle colture) che fu eguagliata solo nel corso dell'avanzato Duecento.
Minori informazioni possediamo per la prima età del ferro, in cui
esistevano tuttavia all'interno del vecchio castelliere (nome che indica
il complesso della zona abitata cinta da una fortificazione artificiale)
forse più nuclei organizzati, tra cui uno specializzato nella produzione
ceramica presso la chiesa di S. Francesco.
Udine in epoca romana
e altomedievale
Dopo labili tracce della prima fase
della romanizzazione (databili nel corso del I sec. a. C.) si ha la
prova di un insediamento duraturo sul colle del Castello, con
costruzioni in pietra legata con malta, a partire dalla fine del II sec.
d. C. Esso ebbe una certa fioritura nel periodo tardo antico (IV sec. e
oltre): in quest'epoca aveva un aspetto rurale e comprendeva animali di
allevamento (maiali, ovini, galline). Gli abitanti praticavano la
lavorazione del ferro e del corno, macinavano in casa i cereali, forse
da loro coltivati e si nutrivano, tra l'altro, di castagne. Nel V o
forse del VI fu costruita la prima chiesa cristiana, sul luogo
dell'attuale S. Maria, ma si hanno prove archeologiche tuttavia soltanto
a partire dal periodo tardobizantino e longobardo. Alla prima metà dell'VIII
sec., al tempo del re Liutprando, risale una notevole opera di
abbellimento interno, documentata da un'epigrafe altomedievale.
La storia scritta: il
castrum
A partire dal 983 si possono
raccogliere le prime informazioni, tratte dai documenti, sulla storia
della città. Essa nel X secolo è un semplice castrum, ovvero un
insediamento con funzione prevalentemente militare, il quale viene
donato al Patriarca di Aquileia dal Sacro Romano Imperatore. Si deve
credere che le fortificazioni di quel tempo, come nel resto d'Europa,
fossero in legno e terra. Nell'XI e XII sec. la documentazione è ancora
molto scarsa, ma si possono indovinare le tappe che molto lentamente
portarono al sorgere della città in linea con un fenomeno europeo che
specialmente nell'Italia settentrionale si dimostrava molto vivace. A
partire dal Cinquecento gli eruditi locali hanno spesso disegnato,
talvolta in maniera favolosa, la storia dell'insediamento, inventando
per ragioni di nobiltà un precedente insediamento romano (che tuttavia
esistette) e descrivendo ed enumerando le varie cinte di mura, di cui la
prima è solo frutto di fantasia. In effetti possiamo ritenere che fin
dall'inizio esistesse un triplice circuito che nel suo nucleo più
interno chiudeva la zona militare o di stretto dominio patriarcale; un
secondo che si estendeva sui versanti del colle e fu progressivamente
occupato dagli habitatores (chiamati a difendere il luogo, in cambio del
diritto di abitanza, da cui avrebbero poi tratto dignità nobiliare) e
infine un terzo che includeva i borghesi, ovvero i mercanti e gli
artigiani, i quali nel corso dei secoli si allargarono nel piano,
costringendo a dilatare sempre più la cinta muraria, fino agli
interventi più tardi conclusi nel corso del XV secolo e poi rinforzati
nel secolo successivo, dinanzi alla diffusione delle artiglierie.
La città del Duecento
Nella prima metà del Duecento Udine fu
sede di un mercato e si avviava a diventare più importante, tanto da
accogliere sempre più spesso il Patriarca di Aquileia, che prima
soggiornava per lo più a Cividale. Il Castello, formato da diversi corpi
di fabbrica e in parte ricostruito sotto Raimondo della Torre dalla fine
del Duecento, divenne la sua sede stabile. Nella prima metà del Duecento
fu nominato gastaldo del Patriarca Federico di Colmalisio, il fondatore
della dinastia dei Savorgnan. Egli acquistò una vasta zona, da via
Savorgnana al largo dell'Ospedale vecchio, fino alla roggia, quasi
dinanzi al nuovo Duomo che in quegli anni si andava costruendo ove fece
costruire la sua casa in cui si amministrano le faccende civili della
città e si ospitava l'archivio cittadino. Poco o nulla ci è rimasto del
Castello di quell'epoca. Allora la città si arricchiva di palazzi (
molte case del centro avevano una torre) come di chiese, tra cui quella
di S. Francesco e quella di S. Domenico. La più antica decorazione
pittorica della chiesa di S. Maria si data a quest'epoca, cui
appartengono forse le strutture al di sotto della attuale Casa della
Confraternita. Allora esisteva già il muro che chiude a sud il porticato
del Lippomano. La Torre dell'Orologio, che oggi vediamo nel suo aspetto
rinascimentale, era solamente il fulcro della difesa del principale
accesso al Castello. Nondimeno la città andava progressivamente
affrancandosi, anche urbanisticamente, dal Castello. Probabilmente già
quell'epoca esisteva la più antica loggia cittadina, all'inizio di via
Manin (presso la "canipa" o magazzino patriarcale).
Il Trecento e il
Quattrocento.
Importante momento di abbellimento
della città fu il Trecento, epoca di cui quasi nulla ci è rimasto in
Castello, salvo alcune decorazioni ancora nella chiesa di S. Maria. Lo
stesso dicasi per il Quattrocento. La mancanza di strutture databili a
questi periodi si deve soprattutto alle distruzioni causate dal
terremoto del 1511, che diede occasione per abbattere tutto quanto era
considerato troppo vecchio o troppo brutto, sicché l'attuale Castello,
come larga parte del centro urbano, venne poi ad assumere un aspetto
sostanziamente rinascimentale, su cui le successive modificazioni sette
e ottocentesche intervenirono senza alterarne i caratteri. Nel 1420
Udine e il Friuli entrarono a far parte della Repubblica veneta e il
Castello fu requisito per farne la residenza del Luogotenente del Doge.
In seguito la trasformazione più evidente fu l'aggiunta di un porticato
al vecchio circuito murario, per creare un collegamento coperto tra la
piazza della Libertà e il Castello stesso. In quell'epoca il colle del
Castello continuò a essere stabilmente abitato ed ebbe anche una propria
vita economica. Esisteva anche una piccola fornace che produceva
ceramica graffita e si lavorava l'osso per ricavarne, tra l'altro,
bottoni.
Dal Cinquecento al
periodo napoleonico
Dopo il terremoto del 1511 si avviò
dal 1517 la ricostruzione del Castello, destinato a essere sede non solo
del Luogotenente, ma anche dell'amministrazione civile della provincia.
I lavori durarono fino al 1567. Nella fase finale intervenne l'artista
Giovanni da Udine, che in precedenza aveva trascorso lunghi anni a Roma,
alla corte papale, in stretta intimità con Raffaello. L'aspetto esterno
e specialmente la decorazione interna del Salone del Parlamento,
continuata nel Seicento e nel Settecento e oggetto di restauri
nell'Ottocento, hanno così un aspetto unitario. Contribuisce all'armonia
dell'insieme degli edifici sul colle anche la facciata della chiesa di
S. Maria, ricostruita in quest'epoca, benché su modelli lombardi.
L'aspetto esterno del palazzo del Castello ebbe interventi di minore
importanza nei secoli successivi. L'edificio venne progressivamente
assumendo funzione solo di rappresentanza. Il Salone del Parlamento,
concluso nel 1567 in occasione del cinquantenario dell'avvio dei lavori,
era la sala del trono del Luogotenente e il luogo in cui avvenivano i
principali avvenimenti politici e mondani della città. Tuttavia il
complesso del Castello acquisì dal Seicento fino al 1866 un significato
prevalentemente militare, con quel grigio aspetto di caserma che ci
comportava. Con Napoleone cambiarono i comandanti, non la destinazione
(e si interruppe allora la serie degli stemmi dei Luogotenenti che
ornavano il Salone del Parlamento).
Dall'Ottocento ai giorni
nostri
Dopo l'avventura napoleonica il Castello
fu nuovamente sede dell'amministrazione, anche giuridizionale, della città e
del territorio. Nel corso dei moti risorgimentali le carceri patriarcali
furono ampliate per accogliere i patrioti italiani, tra cui lo stesso Silvio
Pellico. Dopo la conclusione della guerra di indipendenza del 1866 il
complesso del Castello, ovvero l'insieme del colle e degli edifici ad esso
pertinenti entrò a far parte, in qualità di bottino di guerra, del Demanio
militare. Nel 1906, in occasione delle solenni celebrazioni del
quarantennale dell'unione della città di Udine e di larga parte del Friuli
all'Italia, il Castello divenne sede del Museo per accogliere i documenti
della storia e dell'arte. L'allestimento dovette essere smantellato in
occasione della prima e poi della seconda guerra mondiale e quindi per le
conseguenze del terremoto del 1976. Dal 1990 ospita nuovamente la parte più
antica e significativa delle collezioni cittadine e si propone di essere un
simbolo di identità per il popolo e la cultura del Friuli. Il Castello non è
solo sede museale, ma anche luogo di incontri, prevalentemente a carattere
culturale. La Casa della Contadinanza, al margine del Piazzale, propone le
migliori specialità gastronomiche friulane.
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Fibbia da cintura in
oro, fine VI inizio sec. VII d.c.
Fibbia ostrogota di
tipo Udine
Epigrafe con il nome di Liutprando rinvenuta all'interno della
chiesa di S. Maria di Castello. |
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Copia autentica del
1195 del diploma di Ottone II (983 d.c.), con donazione del
Castello di Udine al Patriarca di Aquileia Rodoaldo.
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Particolare della
sesta riga con il nome Udene. |
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Cristo benedicente, rilievo del sec. XII-XIII nella chiesa di S.
Maria. |
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La chiesa di S. Maria dalla Loggia del Lippomano.
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Affresco duecentesco dell'abside meridionale
della chiesa di S. Maria. |
Le absidi della
chiesa di S. Maria. |
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Veduta di Udine
"com'era nel 1548" in un disegno della Biblioteca Civica di Udine
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Lo scalone di accesso al Salone del Parlamento |
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Particolare della veduta prospettica della città di Udine e del
Castello incisa da Donato Risicotti (1598). |
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Il Castello da Porta Poscolle in una cartolina postale spedita
il 3 ottobre 1910.
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