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Storia |
E' difficile immaginare
un territorio amministrativo più composito di quello che costituisce
la Regione Friuli-Venezia Giulia.
Previsto dalla Costituzione quale Regione a Statuto
Speciale assieme ad altre quattro regioni italiane, il
Friuli-Venezia Giulia ottenne l'autonomia amministrativa e lo
Statuto speciale solo nel 1963. Le ragioni di questo "ritardo
costituzionale" si intrecciano con i problemi che compongono lo
scenario internazionale del secondo dopoguerra e con quelli derivati
dalle "diversità", storiche, etniche, linguistiche, che
caratterizzano queste terre.
Da un lato il Friuli, erede del
patriarcato di
Aquileia e della veneziana Patria del Friuli, che dal Livenza arriva
all'Isonzo, comprendendo le province di
Pordenone, di
Udine e parte di quella di
Gorizia, dall'altro i territori di
Trieste e
Gorizia - la Venezi a Giulia dopo i ridimensionamenti territoriali
conseguenti alla Seconda Guerra Mondiale -, che all'impronta asburgica affiancano un passato di forti autonomie amministrative ed
economiche.
Le tracce di una comune "radice romana" sono ben
visibili su tutto il territorio e l'elemento unificante delle due
realtà è rappresentato dalla X Regio Venetia et Histria, con
capitale
Aquileia
in epoca augustea. A partire dall'insediamento dei longobardi (sec.
VI) le vicende storiche si diversificano e divengono peculiari:
Cividale
del Friuli - la romana Forum Julii ( da cui il toponimo Friuli )
- diviene capitale del primo Ducato Longobardo in Italia; i Franchi, arrivati un paio di secoli
dopo, favoriscono la crescita della chiesa di
Aquileia:
lo Stato feudale patriarcale, sorto nel 1077, accanto a quello
religioso detiene anche il potere temporale e si estende
temporaneamente anche ad oriente, ma già nel sec. XII
Gorizia
di fatto si rese indipendente e
Trieste,
con altri comuni costieri, si organizzò in libero comune. E' proprio
la Patria del Friuli, nel 1420, ad entrare a far parte del
territorio della Serenissima, mentre
Trieste
e
Gorizia
rimangono sotto l'influenza austriaca. Pordenone è stata un "corpus
separatum" in mano alla Casa d'Austria fino al 1515, quando passa a
far parte anch'essa del governo della Serenissima. Con la pace di
Campoformido del 1797, si concluse il dominio veneziano e il Friuli
viene ceduto all'Austria. Dopo il periodo di dominazione
napoleonica, che toccò anche
Trieste
e
Gorizia,
passò nuovamente all'Austria e venne inserito nel Regno
Lombardo-Veneto, mentre
Gorizia converge nel Regno illirico e
Trieste, con l 'Istria, nel Litorale austriaco. La politica illuminata dell'Austria-Ungheria favorì, tra
il settecento e la fine dell'ottocento, una straordinaria floridezza
economica facendo di
Trieste
il porto dell'impero. L'esito fortunato della guerra di indipendenza
consentì nel 1866 il passaggio all'Italia del solo
Friuli.
Dopo il primo conflitto mondiale, che vide la regione
teatro principale della guerra e causò gravissimi danni e perdite
umane, i destini di queste terre si accomunarono pur vivendo, in
particolare la Venezia Giulia, dolorose vicende legate
all'esplosione delle contraddizioni sulla questione dei
confini.
Il secondo conflitto mondiale, ancora una volta
pagato a caro prezzo, portò all'Amministrazione anglo-americana
della zona di
Trieste
fino alla fissazione del confine con il Memorandum di Londra del
1954. Il riunirsi di Trieste all'Italia consentì finalmente la
costituzione della Regione Autonoma Friuli-Venezia
Giulia. |
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Morfologia |
Il
territorio
Dal mare ai monti, da Est a Ovest le distanze, in linea
d'aria, non superano i cento chilometri e una moderna rete autostradale le
rende facilmente percorribili.
In uno spazio ristretto, il
Friuli-Venezia Giulia racchiude ambienti, paesaggi, storia, arte e cultura
diversificati, che concorrono a formare una realtà varia, articolata e
complessa.
Dall'anfiteatro montano, sezione terminale dell'arco
alpino, si scende all'ampia fascia pedemontana e collinare
morenica.
Agli interessanti e svariati aspetti geologici si accompagna
la dolcezza del paesaggio punteggiato da numerosi castelli che
costituivano, a partire dall'Alto Medio Evo, la linea difensiva di
quest'area che, per la sua posizione naturale, era terra di passaggio e
spesso di conquista.
L'alta pianura, specie nel Friuli occidentale,
è caratterizzata da terreni aridi e permeabili detti magredi, o terre
magre, dove anche i fiumi scompaiono e corrono sotto terra per riaffiorare
più a valle, in quella che è nota come la linea delle risorgive. Gli aridi magredi sono oggi resi fertili da un
imponente sistema di irrigazione e la rigogliosa zona delle risorgive, con
la sua fiorente agricoltura, è caratterizzata dal verde naturale lungo i
fiumi e da boschi planiziali.
Infine il salto verso il mare: le
ampie lagune di
Marano
e di
Grado
e la foce dell'Isonzo disegnano la bassa costa occidentale; a Est la costa
diviene alta e rocciosa, con le insenature come quelle di
Duino e Sistiana, sino a
Trieste
e
Muggia.
Il
clima
Il
Friuli-Venezia Giulia ha un clima temperato umido, notevolmente
diversificato a seconda delle particolari condizioni delle singole aree.
Il sistema alpino ripara dal diretto afflusso dei rigidi venti
settentrionali, ma la regione, aperta verso la pianura padana, è soggetta
alla circolazione generale delle masse d'aria da Ovest a Est. Lungo questa
direttrice si evolvono e si spostano i centri
depressionari, i quali, specie in estate - ma anche con anticipi
primaverili e posticipi autunnali - portano perturbazioni atmosferiche
caratterizzate da temporali e grandinate. Per l'apertura all'alto Mare
Adriatico sul territorio affluiscono anche venti sciroccali che
determinano un'alta piovosità. L'altopiano carsico è caratterizzato da
particolari situazioni meteoriche e climatiche: le masse d'aria fredda
provenienti da Est scavalcano le basse Alpi Giulie e la zona è investita
dai venti dell'area danubiana. La bora, vento di Nord-Est, raggiunge la
sua massima intensità su
Trieste e il suo Golfo con raffiche che possono anche superare i 150
Km/h.
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Tradizioni |
Il Friuli ha sviluppato nei secoli una radicata
cultura autonoma, che si estrinseca nell'uso diffuso di una lingua - il
friulano - di ceppo ladino, nella attenta valorizzazione delle numerose
tradizioni locali e nella partecipazione ai numerosi riti e
manifestazioni, il cui significato va ben oltre l'aspetto folcloristico.
L'Epifania porta con sé i falò (pignarûl
nell'Udinese, pan e vin nel Pordenonese, secondo le dizioni più diffuse)
per propiziare la fecondità della terra. A
Cividale
del Friuli, sempre per l'Epifania, si celebra la "Messa dello
Spadone", per ricordare
l'investitura che il patriarca riceveva dall'imperatore: durante la messa
il diacono saluta la folla con la spada - del 1366, che fu del patriarca
di
Aquileia Marquardo di Randeck; a
Gemona
si celebra la "Messa del Tallero", in cui durante l'offertorio il sindaco
dona al celebrante un tallero coniato nel 1780 sotto il regno di Maria
Teresa d'Austria. A metà Quaresima a
Pordenone ( ma la tradizione è stata recentemente ripresa anche in altri centri ) si
celebra il Processo e rogo de la Vecia, anche questo legato al rito
purificatore del fuoco, dove il simulacro della "Vecia" rappresenta i mali
dell'anno trascorso. In Carnia i riti del fuoco coincidono con la festa
del patrono o di qualche santo in prossimità del solstizio d'estate: il
lancio di lis cidulis, rotelle infuocate, viene accompagnato dall'augurio
di prosperità.
Sono quasi scomparsi - assieme alla civiltà
contadina - riti religiosi quali le Rogazioni, mentre sopravvivono alcune
processioni: per il Corpus Domini, le feste della Madonna e dei Santi.
Significativa la processione, il Bacio delle Croci, che si svolge per
l'Ascensione nella pieve di
Zuglio,
in Carnia: vi convengono le Croci astili, adornate a festa, di tutte le
pievi "figlie", che si inchinano, in atto di omaggio, a quella "matrice".
Processioni marine a
Marano per la festa dei Santi Vito, Modesto e Crescenzio, e a
Grado
per il Perdòn di Barbana (la statua della Vergine viene portata da
Grado
al santuario dell'isoletta di Barbana, accompagnata da una processione di
barche).![](Storia_file/tradiz4.jpg)
Si sta
sempre più diffondendo l'usanza delle sacre rappresentazioni del Venerdì
Santo. Di origine medioevale, sono un misto di rito sacro e di teatro. In
Friuli la più antica e la più nota è quella di
Erto
e Casso, nell'Alta Valcellina, alla cui realizzazione concorre tutto
il paese.
Molto più laica,
ma antichissima, la Sagra dei osei, che in agosto richiama a
Sacile un grande pubblico per assistere all'alba al canto degli uccelli e alle
gare di canto fra i pennuti e i chioccolatori, a ricordo del diritto
concesso alla città nel 1351 dal patriarca di Aquileia di tenere mercato
degli uccelli catturati nei boschi del vicino
Cansiglio.
Molte delle tradizioni antiche, intese come modi o necessità
di vita, si ritrovano, oltre che nelle feste, anche in lavorazioni
artigianali di tessuti e mobili in Carnia, di oggetti di legno in
Valcellina ( i sedòns che le donne, le sedonère, vendevano in Italia e
all'estero ), di oggetti e di attrezzi in ferro battuto e
rame.![](Storia_file/tradiz6.jpg)
Per quanto riguarda la provincia
di
Trieste,
sul Carso rivive ogni anno il rito del Matrimonio Carsico, celebrato
secondo le usanze di un tempo.
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