1996 - l'anno magico


Ligabue si impunta e gioca forte sul 1996, il suo anno magico. Comincia a fari spenti, a inizio primavera, con qualche data che serve a ritrovare il tono, riprendendo con naturalezza il discorso degli ultimi mesi. Poi accende tutto e con l’estate si accorge di avere sotto mano una macchina musicale forte e precisa come non gli era mai capitata. Altri Palasport, spazi all’aperto sempre più grandi. La gente risponde, si diverte, c’è. Bisogna immortalare quel trionfo e il modo classico è un disco dal vivo.
"Erano anni che la gente mi chiedeva quando sarebbe uscito un disco dal vivo; e io facevo resistenza, non ero convinto. Continuo tuttora a ritenere che l’esperienza del concerto ha senso solo lì, sul posto, perché va vissuta con tutti e cinque i sensi. Con il volume adeguato, le luci, l’odore, con la gente attorno, con un coinvolgimento emotivo di un certo tipo. Fai conto poi che gli album dal vivo in quel periodo proprio non si vendevano in Italia, ed erano dischi tutti disinfettati, capivi che erano dischi fatti in studio dove sentivi l’applauso dell’inizio e l’applauso della fine.
Allora pensammo che, se volevamo fare un live, doveva essere proprio come veniva fuori dai nastri; così forse avrebbe avuto un senso. Io voglio che si senta la gente allo stesso livello in cui la sentivo io sul palco. Non facciamo altro che restituire quello che abbiamo ricevuto. Uno specchio di quel che è successo.
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"Su e giù da un palco" fotografa il concerto-tipo. Il cd raccoglie così per la prima volta tutte le più belle canzoni di Liga, con l'aggiunta di tre canzoni inedite: "Il giorno di dolore che uno ha", legato a una forte esperienza personale dovuta alla perdita di un caro amico (un grande giornalista musicale scomparso l'anno prima, Stefano Ronzani), "Tra palco e realtà" ed "Ultimo tango a Memphis", cover di "Suspicious mind" di Elvis Presley.
Ma il 1996 è anno mirabile anche per qualche esibizione un po’ speciale. La prima è un mini-show in Eurovisione a Torino, in cui Liga accoglie nella sua band per la prima volta Mick Taylor (l’ex arcangioletto biondo dei Rolling Stones). Taylor ha cinquant’anni, ha perso molte piume dalle ali, ma suona sempre la chitarra nella stratosfera. Ligabue va in giuggiole, ma più di lui forse "Rigo", che tutto emozionato si fa autografare il suo vinile di "Sticky Fingers", e "Capitan Fede", che centra un ambo da sogno: con Taylor c’è infatti Max Middleton (ex tastierista del formidabile Jeff Beck) e la somma di due rock heroes gli dà alla testa. Altro evento speciale è, qualche settimana dopo, la partecipazione a "Pavarotti Internetional". Naturalmente la band non suona da sola ma, secondo la regola, si accompagna al Maestro e all’orchestra. Imprevedibile, per quanto uno cerchi di immaginarselo. A novembre c’è il Premio Tenco e a Luciano viene consegnato un riconoscimento per "Certe notti", giudicata la miglior canzone dell’anno. Il 1996 sembra non finire mai. C’è ancora tempo per due concerti finali, entrambi a Modena. Il primo è quello dedicato al Fan Club, il 29 dicembre, al Palazzetto dello Sport; l’altro cade due giorni dopo, proprio la notte di San Silvestro. Bella idea. Solo che Liga ha scelto di organizzare lo spettacolo all’aperto, in una piazza, e per tutta risposta il dio del rock gli manda una nevicata imponente. L’esito è drammatico e grandioso. La gente è sconvolta e infreddolita, l’urlo del rock rimbalza contro muri ovattati, la copertura del palco scricchiola e cede; e Liga stoicamente mangia fiocchi a palate mentre canta un’appropriatissima "A che ora è la fine del mondo?". Quel che si dice un evento speciale. Fine di un anno fantastico.
Ligabue non lo sa, ma il consumo energetico sarà notevole anche nel ’97.