"A che ora è la fine del mondo?"


Siamo alla fine del 1994: Ligabue pubblica il suo quarto album, trainato dal singolo "A che ora è la fine del mondo?", cover di una canzone dei REM. L'album contiene pezzi inediti ma non nuovi: si tratta infatti di canzoni scritte dallo stesso Liga negli anni precedenti ma mai pubblicate. Timoroso di scatenare equivoci, che a quel punto lo abbatterebbero, Luciano lo fodera con tutta una serie di air-bags e cartelli indicatori: "Questo non è il mio disco nuovo!", scrive subito in nota, bello grande e in neretto, e commissiona a Gigi Cavalli Cocchi una serie di illustrazioni a fumetti centrate su un buffo e fantozziano personaggio, Gino, perché sia chiaro da subito che sia un gioco e poco più.
Nell'LP, infine, anche una versione live di "Urlando contro il cielo", un pezzo scritto in collaborazione con i Negrita ("L'han detto anche gli Stones") ed uno con i Rats ("Fuoritempo"). L'album, venduto a prezzo speciale, riscuote molto meno successo dei precedenti, ma per l’album nuovo, per la grande rivincita, non bisognerà aspettare molto.
""A che ora è la fine del mondo?" fu un mini album di schegge sparse, lo chiamammo così, in cui mi divertivo a fare degli esperimenti (volli provare a vedere se era ancora possibile fare qualcosa con il gruppo). Il singolo "A che ora è la fine del mondo?" era una cover, e io non ho mai bazzicato troppo le covers, intendo pubblicamente; e poi c’erano un paio di brani suonati non con il mio gruppo, una rarità per me; e ancora "Cercami il cuore", l’unica canzone che io abbia mai scritto con un altro, in questo caso Gianfranco Fornaciari. Volevo vedere che effetto faceva scrivere a quattro mani.
La prima versione di "A che ora è", quella con i ClanDestino, era loffia. Non è l’unica cosa molle del disco, a essere sinceri. Lì, secondo me, si rivelò che non c’era futuro con i miei ragazzi; erano ormai presi dal progetto ClanDestino, che li vedeva protagonisti con un album tutto loro. Presi atto della cosa e usai appunto il disco per provare nuove strade. Registrai quindi un pezzo con i Negrita e, soprattutto, riregistrai "A che ora è la fine del mondo?" con dei professionisti, perché a quel pezzo ci tenevo.
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Nel frattempo, Liga si prende una pausa e prova a divertirsi. Va in studio e si inventa produttore, curando il disco di Stefano Belluzzi. Ligabue si appassiona, ma fatica a "starci dentro". In breve la cosa diventa più grande di lui e prende anche una piega diversa, "più imprenditoriale, non solo artistica". Alla fine, Luciano molla e torna a guardare da lontano quella nuova scena italiana che, da quando lui ha cominciato, è cresciuta di parecchio.