- SPETTACOLI / MUSICA -
L'autobiografia del Liga
"Nome e cognome", il nuovo album del cantante.
"Sì, questo sono proprio io...". Luciano si racconta. L'aveva già
fatto in passato, ma questa volta è più deciso che mai. Perché, dice,
"ognuno di noi è unico".
(di Gigi VESIGNA)
Dopo l'apoteosi al Campovolo di Reggio Emilia, premiata da un'affluenza
di pubblico al limite del collasso, Luciano è in promozione con l'album,
autobiografico non solo per i riferimenti al privato, ma anche per i
pensieri e le opinioni che, come tutti quelli che credono nelle proprie
idee, non ha difficoltà a esporre. "Diagnosi corretta", commenta,
"ognuno di noi è la somma di tutti i momenti della sua vita. Quel
risultato è, nel bene e nel male, unico. Nome e cognome ha a che
fare con la difesa di quell'unicità. Si affannano a metterci tutti
dentro grandi contenitori: generazione, pubblico, audience. E poi
mettono un paio di aggettivi con cui si pretende di descriverci un po'
tutti: la generazione annoiata o sognatrice o rassegnata, e così via.
Ma se è vero che un quadro d'insieme, in qualche modo, prima o poi va
fatto, è anche vero che ognuno di noi andrà chiamato con il proprio
Nome e Cognome, con il rispetto della propria storia personale. Sono
d'accordo con chi dice che ogni artista, quando si esprime, disegna il
proprio autoritratto interiore. Mi è capitato di farlo anche in passato:
quando ripenso ai miei dischi precedenti, mi sembra di veder delineare
la mia vita. Questo processo si è ripetuto anche stavolta, forse ancora
con più chiarezza. Ho fatto ascoltare le canzoni ai miei amici e tutti
mi hanno trovato che mi raccontavo più del solito, mi hanno riconosciuto
ancora più facilmente in queste canzoni. Eccola, allora, la mia
fototessera, quella di questo momento. Quella che si mescola con tutte
le altre fornite nella copertina del disco. E ognuna di queste ha
Nome e Cognome".
Difficile aggiungere qualcosa di più, se non che sulla copertina
dell'album ci sono tante facce, quelle anonime di gente comune. Certo,
poi c'è la musica, a tutto rock, un'introduzione strumentale davvero
apprezzabile, e poi altri 10 pezzi. Cerchiamo di "leggerli" insieme al
Liga.
"Il giorno dei giorni", che hai scelto come singolo, sembra
esprimere una sensazione che a un certo punto della vita assale
tutti...
E' una delle mie ossessioni: ho bisogno di sentire che non mi
sfugge niente, soprattutto se sono con la persona giusta. Ogni attimo
perduto è un po' di vita che perdi. Quindi la metafora di Proust:
Alla ricerca del tempo perduto vorrei che non mi toccasse mai.
Una volta, chiacchierando con me, ti sei autodefinito "poco
ironico". Ma adesso con la canzone "Happy hour" ti sei rifatto
abbondantemente...
Era abbastanza facile schierarsi contro i luoghi comuni. Ho preso
come modello la moda dell'happy hour, che da qualche tempo è
considerata assolutamente trendy, ma in realtà consiste solo
nell'andare a prendere un aperitivo con un po' più di salatini del
solito. Un incontro futile, pieno di "si dice che", dove il gossip è
obbligatorio, ma in agguato c'è sempre una noia latente. C'è tutto
nella strofa finale: "Sei già dentro l'happy hour / vivere, vivere costa la
metà / quanto costa fare finta / di essere una star? / Sei già
dentro l'happy hour / vivere, vivere solo a metà / e la vita che non
spendi / che interessi avrà?".
"L'amore conta": certo, la più sincera e sofferta... Anche se
non lo dici esplicitamente, si capisce che è una lettera aperta a tua
moglie, con la quale il rapporto, che sembrava tanto solido, si è
incrinato e adesso siete separati...
Ho cercato di raccontare quello che è accaduto e come: ci può
essere, e c'è stata, la civiltà nella fine di un rapporto. Dico:
"Grazie per il tempo pieno / grazie per la te più vera / grazie per i
denti stretti / i difetti, per le botte d'allegria / per la nostra
fantasia: l'amore conta".
Continuando nell'autobiografia di Luciano: un uomo che sembra duro,
inattacabile dai sentimenti, e invece dimostra un animo sensibile.
La capacità di riprendersi dopo un momento "no" è un po' il tema
della canzone "Cosa vuoi che sia"...
Appena sei in crisi, si materializzano persone; io le chiamo i
consolatori, che ti dicono che non è il caso di abbatterti, che alla
fine il tempo medica tutto e si dimentica. E' anche vero, si dimentica
prima o poi, ma quando ci sei in mezzo è l'ultima cosa che vorresti
sentirti dire...
E arriviamo alle donne e alla tua canzone manifesto, "Le donne
lo sanno": un vero e proprio inno per esaltare la figura femminile.
Io la metterei un po' più semplicemente, sottolineando che da
sempre ammetto la superiorità del genere femminile rispetto a quello
maschile e ammiro la loro potenza. Pensa solo come è più alta la
loro soglia del dolore.
"Lettera a G." è chiaramente dedicata a una persona cara che
ora è venuta a mancare...
G. era un cugino, ma praticamente un fratello. In poco tempo ho
perso mio padre, una persona che condivideva il palco con me e adesso
G. La sua morte mi ha spinto a una profonda riflessione sulle strade
che a volte prende la vita. E a molto altro!
La canzone "Vivere a orecchio" mi ha fatto tornare in mente
"Il mestiere di vivere" di Cesare Pavese...
E' davvero un grande complimento, lui si dice sia morto per amore.
Io qui, più semplicemente, dico quello che non mi aspetto dalla vita.
Che ne so io di come si può vivere? Non ci sono regole, allora preferisco
vivere a orecchio, e magari stonare di brutto!
Sbaglio o si notano speranza e una vaga vena di ottimismo
nella canzone "Giorno per giorno"?
E' un estremo musicale, perché è un po' il seguito ideale di "Il
giorno dei giorni", che apre l'album. In più, qui c'è la voglia di
prospettarci un futuro, di avere certezze del domani e la
consapevolezza che non può essere così!
Una canzone forte, dura, disperata per un amore che non c'è
più, "E' più forte di me", e un'altra quasi sussurrata dalla voce roca
di Luciano, "Sono qui per l'amore", chiudono l'album e completano la
tua biografia, stavolta decisamente autorizzata...
Sì, prima la rabbia di chi si sente tradito, ma poi concludo con
una canzone d'amore che propone immagini che non sentono l'obbligo di
essere chiare. Sono semplicemente libere...
Un giorno mi hai raccontato che vicino a casa tua c'era un
campo dove certe notti si vedevano volare le lucciole. Ci sono ancora?
No, quelle lucciole io non le vedo più. Sono scomparse, come tante
piccole straordinarie cose della vita.