Si viene e si va
E' nata da un pensiero che un giorno mi ha folgorato: "Allora, in fondo, qual è il succo della vita?". Bé, il succo della vita è letteralmente quello che noi emettiamo: nel senso proprio del seme. Il "si viene" va inteso anche così, non solo come segno di un passaggio; come lo sfogo del seme. Si viene e poi si continua, si va. L'argomento non è dei più leggeri, ma mi è piaciuto dargli un colore di divertissement. Un tentativo di portare leggerezza a un vivere che è un po' faticoso ma che, ridotto a questi termini essenziali, è anche divertimento.


Uno dei tanti
Ci tengo molto e mi sembra venuta bene. Mi piace la ricerca dei suoni, non plateali, ma di gusto e il testo esprime il mio pensiero su un argomento cruciale, lo stesso se vogliamo di "Sulla mia strada".
"Son quello che ti tiene su lo specchio, ma quello che ci vedi è sempre e solo quello che decidi".
Lo definirei "proiezione pubblica nei confronti di una presunta rockstar".

Almeno credo
Una canzone che parte un po' dal monologo di Freccia, volevo chiudere quel discorso lì. E come in quel caso, è una sequenza di "credo". Il titolo naturalmente è doppio: "almeno credo" come "mi sembra" ma anche come "perlomeno però credo". Ci tengo a sottolineare questo discorso, anche se poi ogni volta che fai una dichiarazione d'intenti si finisce sempre per leggerla come una dichiarazione di "buonismo". E' più facile probabilmente dire poco e scrivere da incazzati o da inaciditi. Ci si espone di meno, si fa meno fatica. Io però la mia scelta l'ho fatta e mi va di continuare così. A me interessa cosa abbiamo di buono su cui poter lavorare.

E
E' una delle canzoni che a me piace scrivere ogni tanto, che hanno solo il senso di scattare una serie di fotografie in un contesto - e, partendo da questo contesto, parlare di vita e di quello che ti sta a cuore. E' un pezzo che vuole parlare di personaggi, ma che ne evita la psicologia, ci va oltre. Persone un po' descritte e un po' immaginate, fissate solo per un attimo: e spesso gli attimi parlano molto.

Baby, è un mondo super
Qui non ho la pretesa di fare il quadro di come siamo messi, ma intendo solo ironizzare sul nostro tempo, su una modernità che sembra quasi un'imposizione che ci vogliamo dare e dietro la quale continuiamo a sentire un grande vuoto. Insomma, è il vecchio eterno dibattito su cosa ha senso e cosa no.

Una vita da mediano
C'è una metafora calcistica, ma si parla della fatica di vivere, nel senso che la vita è un piacere ma anche qualcosa che un po' ci si deve guadagnare con il sudore e con la volontà. Io credo che la gente consapevole difficilmente pensa di essere benedetta da genio o talento e che, se vuole produrre qualcosa, deve farlo faticando. Io sono così. Non sono nato con il numero 10 sulle spalle, non sono nato Platini: e anche in musica, i 9 sono ben altri, sono i Bob Dylan, i Kerouac. Questo non vuol dire che il ruolo di mediano non abbia un suo valore; è un ruolo di qualità, di responsabilità, anche se un po' nell'ombra.
Nel brano c'è una parte orchestrale, con Piero Milesi che ha arrangiato e diretto la London Session Orchestra.

Da adesso in poi
E' una canzone che amo molto anche se con dei dubbi. E' dedicata a mio figlio, nato nel '98. I dubbi sono extra-canzone, extra-album, e riguardano il fatto che forse la gente si aspettava da me una canzone del genere. Ad ogni modo, è una canzone sulle cose che io avrò da questa situazione più che su quelle che darò: anche se naturalmente parla anche di quanto io riuscirò a insegnare qualcosa a qualcuno. Qualcuno dice che già lo faccio con le mie canzoni, che l'ho sempre fatto: ma è una cosa che mi rifiuto anche solo di considerare. Come padre però dovrò farlo. E c'è un concetto, uno solo, che voglio trasferire con forza, da subito, a mio figlio. Il concetto è: vale la pena vivere.
"Mi chiederai: 'Sì, ma perché?'. So solo che ti dirò: 'Vale la pena, vedrai'."

L'odore del sesso
Un testo molto schietto e un argomento che non si presta a molte elucubrazioni. C'è un ingranaggio olfattivo che per certi versi ci tiene prigionieri e che ci porta vicino a quello che nella vita ci piace. Quando riusciamo finalmente a fare i conti con questa parte di noi, che poi è la nostra parte animale, sentiamo finalmente di essere in pace con noi stessi. Perché spesso, forse troppo spesso nella vita, dobbiamo fare i conti con la testa, che può rivelarsi anche il nostro peggior nemico.

Kay è stata qui
Una canzone sull'eroina, ma non tanto sull'effetto che la droga ha su chi se la inietta, quanto sull'effetto nei confronti delle persone che sono intorno. Qui si parla di una ragazza che dimostra una certa "vitalità" e sfacciataggine nei confronti della propria morte e della "pesantezza" mentale di chi le sta intorno.
In origine c'era un brano che doveva stare su "Buon compleanno Elvis", si chiamava "Pur sempre Kay è stata qui". Poi quel brano lo misi da parte e Kay finì solo citata con altri personaggi delle mie canzoni in "Leggero". Rispetto a quell'originale è cambiato praticamente tutto, musica testo e soprattutto il clima; è una canzone che è stata incisa in maniera volutamente melodrammatica, con la sottolineatura di una tromba e di una grande orchestra registrata ad Abbey Road, negli studi della Apple.

Qualcuno ha visto, per caso, il mio cane blu elettrico monofase?
Uno scherzo, una pausa del disco. Trenta secondi inventati per divertimento in studio.

Sulla mia strada
Come "Uno dei tanti", questa canzone tratta di un argomento emerso drammaticamente negli ultimi anni, in particolare dopo l'estate di San Siro. Per metterla nel linguaggio dei teoremi, ho capito che la mole di successo è inversamente proporzionale alla percezione della vera realtà di chi sei tu. In parole povere: più diventi una star, più la gente tende a dilatare la tua figura e ad allontanarla dal reale. Questo genera problemi, molta cattiveria e richiede molta fatica nel tentativo di mantenere un equilibrio e di non essere condizionati da tutte queste straordinarie proiezioni.

Forse mi trovo
Parte da uno spunto quasi psicanalitico di osservazione della nostra natura. Tante volte il nostro cercarsi passa attraverso l'amore e l'amore altro non è che la proiezione di quello che vorremmo trovare. Insomma, com'è detto nel testo, "alla fine è un gioco di specchi": e sotto questo profilo è quasi una malattia. Il "forse" del titolo è l'ammissione di una ricerca che non si è ancora conclusa; ma anche un segno di sollievo, "ce l'ho quasi fatta".

Miss Mondo '99
Quello di Miss Mondo è un tipico tema del nostro tempo confuso, un classico "fast food" dell'informazione. Un argomento da 10 minuti. Magico e affascinante, perché per 10 minuti tutti i maschi desiderano la Miss e tutte le donne provano per lei un sentimento intenso di invidia e ammirazione. Ma anche effimero, perché passati i 10 minuti nessuno ricorda più i tratti della Miss. Anche la sua bellezza non supera quel limite: le lacrime rigano il viso, il trucco cola, la magia svanisce. In più, estrema finzione, tutte le rivali al concorso piangono, ufficialmente di emozione per la vincitrice, in realtà perché maledicono la propria sconfitta. Una commedia. E un gioco crudele.

La porta dei sogni
Una chiusura Tex Mex, divertita e onirica. Questo brano l'ho scritto con due testi, e uno era una ninna nanna: se non avessi usato "Da adesso in poi", sarebbe stata questa la dedica a mio figlio. Alla fine ho scelto questa meditazione serena e lunare, di qualcuno che si sta godendo una notte perso nei suoi pensieri.

Non fai più male
Una semplicissima constatazione di una ferita d'amore guarita. Un brano che mi è piaciuto far crescere assieme agli altri di "Miss Mondo", ma che poi nel disco non c'è proprio stato; già lo considero un album denso, questo sarebbe stato troppo. Allora l'ho usato per il primo singolo dell'album, come facciata B di "Una vita da mediano". C'è una chitarra registrata al contrario, un po' alla "Are you experienced", e una scrittura armonica che invece tira dalle parti di Burt Bacharach. Per questo pensavo che sarebbe andata a genio a Mel, mentre è piaciuta di più agli altri.


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