Ancora in piedi
Fu il primo singolo di quest'album. Un singolo sfortunato, non andò
affato bene. Forse fu anche un modo un po' presuntuoso di partire,
con una canzone che nasceva come una frase di chitarra che non era né
un riff né una frase ritmica. Uno sfogo di orgoglio, il brano voleva
essere questo: esercizio di "resistenza umana", come qualcuno allora
diceva. Non volevo parlare tanto della mia situazione quanto dei tempi
in generale, di tutti quelli che come me sentivano di doversi opporre
alla valanga di superficialità che ci rotolava addosso, o come diavolo
chiamarla. Alla fine, però, nel conto ci finì tutto, anche paranoie
e discorsi personali.
A.A.A. Qualcuno cercasi
Alla fine il singolo fu praticamente questo, perché sostituì quasi subito
"Ancora in piedi". Era un pezzo che funzionava molto meglio. E' una
canzone che parla semplicemente del fatto che l'altra metà della mela
si nasconde sotto le vesti più inaspettate e quindi, tutto sommato, la
ricerca può essere un'avventura piacevole. Ho messo via
E' una delle canzoni più amate in assoluto dalla gente. Era probabilmente
il vero singolo dell'album e comunque è il brano che più è rimasto di
"Sopravvissuti e sopravviventi". Mi piace molto l'assolo di tromba che
fece Demo Morselli, uno poi che si è dedicato ad altre cose. All'epoca
non fu facile infilarci quest'assolo, perché non c'entrava un cazzo con
il nostro mondo e non era una cosa che comunemente facevano neanche gli
altri. Dove fermano i treni
E' un pezzo potente che però a me non piace, cioè non mi piace questa
versione. L'ho suonata molto meglio altre volte. All'epoca avevo mollato
un po' il morso ai ClanDestino e qui loro si sfogarono. I duri hanno due cuori
Riprende un po' il formato di "Bambolina e barracuda", cioè mezzo
recitativo e mezzo cantato. Nel caso di "Bambolina e barracuda" mi
piaceva che ci fosse una sorta di pseudo Bogartino del cazzo con il suo
atteggiamento supponente. Qua, invece, è uno che racconta la sua storia
e l'ho dovuto fare così perché altrimenti il testo proprio non ci stava.
Avevo bisogno di spazio per raccontare. Mi sembra che alla fine funzioni,
anche se il titolo non rende giustizia ai versi.
Nella canzone ritorna Mario: "Un quarto alle dieci e Veleno è seduto da
Mario davanti ad una grappa e a un portacicche pieno". La ballerina del carillon
Sono molto orgoglioso per quel che riguarda l'arrangiamento, mi piace
molto il mondo che abbiamo dato a questa canzone anche se la canzone in
sé non mi va tanto. E' un pezzo dove si parla di piccole sconfitte, di
losers avvinghiati alla loro sopravvivenza. Poi c'è un assolo di
chitarra molto strana, molto trattata, che se non ascolti con
attenzione può sembrare addirittura una tastiera. Prezoo
Qui la chitarra la suono io, con un'accordatura che non ricordo neanche.
Un'accordatura inventata, un'idea di animali che vanno al macello per
spianare la strada a "Lo zoo è qui". Mi piaceva l'idea. Lo zoo è qui
Mi sono trovato un giorno a giocare a dare una fisionomia animale a ogni
persona che incontravo. Non parlo tanto di un punto di vista fisico,
quanto soprattutto caratteriale. Ne è venuto uno zoo fantastico e su
quello si basa questa canzone. E' un brano a dire il vero un po' scuro,
che ha goduto di un video insolito e anche anticipatore. Lo girammo a
Berlino e lo diresse un regista sudafricano. Io normalmente faccio dei
video abbastanza covenzionali se non retrò: questo invece, con
la sua oscurità e le sue immagini deformi, sembra ancora attuale oggi.
L'ho rivisto recentemente e l'ho trovato interessante. Piccola città eterna
Penso che sia la canzone preferita da mio fratello anche se credo che
sia l'unico a pensarla così. Un'altra canzone sui perdenti che hanno
un'anima che li distingue. Perdenti con un carattere, gente che non ce
la fa o che fatica ma in qualche modo sopravvive, con la propria identità,
il proprio modo, il proprio stampo nonostante tutte le difficoltà. Io da
sempre sono innamorato di questa fauna, che ho spesso descritto nelle
mie canzoni, e quando posso mi metto anch'io fra loro. Walter il mago
Walter il mago è un altro losers. E' un personaggio di fantasia,
una figura un po' felliniana se vuoi. Uno che ha avuto un passato da
prestidigitatore e una certa fama e poi all'improvviso deve fare i conti
con la popolarità che non ha più, con le mani che gli tremano e la vita
che deve andare avanti, in un posto dove gli riconoscono la fama di una
volta ma sanno che non è più come prima. L'unica cosa è lasciarlo
continuare con i suoi vecchi trucchi, decidere che non costa niente
fingere di stupirsi all'ennesimo trucco al palcoscenico del bar.
Anche in questo brano viene tirato in ballo Mario. Pane al pane
Una canzone poco significativa. Dagli accordi sembra Jimi Hendrix, sono
accordi di nona, accordi di tredicesima ogni tanto. E' quasi tutto in Mi.
Un pezzo con un certo tiro, molto pompato. L'idea molto semplice del
testo è che non sempre per spiegarsi e per arrivare al succo delle cose
occorrono le parole. Quando tocca a te
E' la prima canzone in cui ho coinvolto una banda, la Asioli Jazz Band
di Correggio. C'è questo incedere sul rullante un po' militaresco
dietro a una ballad ed è una cosa che mi piace. E' uno dei brani
che più sono rimasti di "Sopravvissuti e sopravviventi", anche se non è
mai stato usato come singolo e quindi è rimasto un po' nascosto. E' un
invito a prendersi le proprie responsabilità quando è ora, tutto qui. Sopravvissuti e sopravviventi: tema
E' per certi versi la colonna sonora del disco. Un tentativo di
racchiudere tutto in un tema, usando archi, kazoo e flicorno; il kazoo
per sporcare una melodia che altrimenti era un po' troppo eterea. Ci è
capitato di usarlo qualche volta dal vivo, come chiusura dei concerti
durante il tour di "Buon compleanno Elvis".