Salviamoci la pelle!!!!
Anche questa canzone nasce da un riff, vale lo stesso discorso di
"Balliamo sul mondo"; e anche questa è nata da un'idea portata da casa.
All'epoca io avevo un'idea che poi ho cambiato ed era che la fuga non
fosse una scelta vigliacca, ma coraggiosa. Se uno non si lascia morire
in un posto in cui la situazione è compromessa, bé, tutto sommato fa
una scelta coraggiosa, molto più che lasciarsi morire. Ora non la penso
più così, nel senso che non conta tanto il posto quanto chi sei tu. E
da te non puoi scappare. Come dice Freccia nel film: "Da te non scappi
neanche se sei Eddy Merckx".
Lambrusco & pop corn
E' stata letta in un modo completamente sballato, per me doveva essere
l'esatto contrario. Dopo il primo album avevo notato che, nonostante
avessi cercato di portare avanti un discorso mio, c'era da parte di
tutti l'ansia di etichettarmi, di catalogarmi con la sigla dell'America.
E io continuavo a dire che comunque, cazzo, l'America non è per me un
posto ideale, è lontanissimo dall'esserlo. Per me l'America era e
rimane un posto che ha prodotto grande letteratura, grande cinema,
grande musica e stando qua a casa, comodamente e ben lontani, un può
permettersi di filtrare le cose migliori e quelle solo, mantenendo
gonfio un sogno che non corrisponde a realtà; come tutti i sogni.
Con questa canzone ho voluto mettere a confronto le due realtà. Credo
che ci sia una differenza sostanziale fra un prodotto della terra qual
è la nostra uva, quella che ci dà il lambrusco, vino simpatico ma un
po' di serie B, e una terra invece che genera grano per il pop corn, una
cosa da sgranocchiare per gonfiare i sogni - loro che sono grandissimi
produttori di sogni... Mi sembrava che fosse una buona metafora; io non
posso mettermi i panni degli americani, non mi interessa, non ho neanche
voglia di raccontare loro, ho voglia di raccontare me e ho voglia,
comunque, di godere di quello che loro producono.
Questa idea di confronto non è stata capita per niente, anzi, tutti
hanno messo le due cose insieme. Camera con vista sul deserto
E' la prova che quest'album non è poi così solare come molti hanno detto.
La canzone è nata un giorno in cui guardavo fuori da me e trovavo
pochissime forme di vita interessanti. Un po' di snobismo, ma anche
disperazione. La sensazione è un po' la stessa di "Non è tempo per noi";
c'è quest'idea di riuscire a vedere poche vite però interessanti,
perché resistono alle insidie e alla durezza del deserto. Questa
considerazione rende la canzone molto scura, drammatica. Anime in plexiglass
Ho cercato di fare un po' di fantascienza, ho giocato e mi sono
divertito. E' molto pop, però mi piace. C'è una sorta di rappresentazione
nel futuro di uno spettacolo obbligatorio. Qualcosa di Orwelliano, il
consenso a tutti i costi: ognuno dovrà amare delle cose che altri
indicheranno, le trasgressioni saranno trasgressioni concordate. Meno
male che c'è una sana New Carboneria, dove per fortuna si continua a
fare sesso e si continua a suonare blues. Un giochino un po' così, però
divertente. Con queste facce qui
Qui c'è poco da spiegare, il titolo dice quasi tutto. E' un brano minore,
poco frequentato, che però abbiamo suonato a San Siro. Lo abbiamo
voluto ripescare perché abbiamo fatto una coda un po' alla Allman
Brothers, nel senso che suonavo semplicemente strofa e ritornello in un
palchetto di fronte al palco grande. Nel tempo che ci mettevo a
raggiungere poi il palco grande, i due chitarristi si scatenavano in una
cosa molto alla Allman. E' stato un modo di dare nuova linfa al pezzo,
mi è piaciuto molto. Sarà un bel souvenir
Prima di questo brano c'è una citazione da "Amarcord", ed è la prima nei
miei dischi: ce n'è poi un'altra su "Buon compleanno Elvis", come intro
di "I ragazzi sono in giro". "Sarà un bel souvenir" è una delle mie
ballads che più hanno avuto fortuna ma non riusciamo ad arrangiarla,
non sappiamo più trovarle una veste che ci piaccia; quindi non la
mettiamo mai in scaletta nei concerti e la gente continua a chiedercela.
Il pezzo aveva un video curioso, in cui avevo una fantomatica storia
on the road e d'amore con una tipa che tutti continuano a pensare
che sia mia moglie. In realtà era semplicemente un'attrice. Libera nos a malo
Questo è un pezzo scritto e arrangiato assiame al coro del Monte Cusna.
Volevo cercare di dare un'idea di canto quasi gregoriano come intro per
la canzone vera e propria. E' una canzone nata pensando a Pier Vittorio
Tondelli, l'ho scritta quando lui era ancora in vita, pochi mesi prima
che morisse.
Mi dicevo: "Ma uno così, cazzo, come ha potuto fare. Uno che, praticamente
da sempre, scrive le sue cose in maniera tanto forte e vive la sua vita
in modo altrettanto forte qua, a Correggio. E frequenta comunque i
cattolici, che non gli possono perdonare di vivere le sue cose a quel
modo e non gli possono perdonare il fatto di essere omosessuale".
Questa cosa mi ha portato a riflettere sul fatto che effettivamente
essere omosessuale e cattolico dev'essere un casino pazzesco, dev'essere
proprio fonte di turbe psichiche fortissime: una fatica immane. La
canzone è nata così, come commento ironico su una cosa che è proprio
strana. Com'è che un atto fisico, quando chiaramente avviene fra due
persone consenzienti, ed è fatto bene, ed è una specie dell'amore,
com'è che è così pesantemente condannato dalla Chiesa se non rientra in
certe convenzioni? Ti chiamerò Sam (se suoni bene)
E' una canzone che ha avuto poco spazio. Una storia d'amore inventata.
C'è una persona che ha avuto una donna in comune con un altro; questa
persona va in un piano bar e trova quei due, e lui è il pianista.
Entrambi sanno di questa cosa ma l'avventore perlomeno può vendicarsi,
può pretendere che l'altro gli suoni quella canzone che fa male.
L'idea-chiave è: se suoni bene ti chiamerò Sam, proprio come in "Casablanca".
Mi piace il clima, mi piace il mondo, e l'arrangiamento con il violino,
bello. Però i suoni sono vecchi e anche finti, c'è qualcosa di
artificiale che mi disturba. Urlando contro il cielo
Sono orgoglioso di avere scritto un brano che mi muove emozioni così
forti. E parla di una cosa che ho fatto veramente, fisicamente, e non
me ne vergogno. In un momento di ingorgo emotivo, di pressioni che
sentivo dentro, un giorno stavo per l'ennesima volta girando per i cazzi
miei, nelle strade della bassa con lo stereo a palla; e mi sono fermato
in un campo, e mi sono messo a cacciare un urlo bestiale. Una cosa
terapeutica, liberatoria. Non soltanto un'imprecazione, anche la voglia
di sfogarsi e di far sentire la propria presenza, di fare in modo che
gli altri si voltino e facciano i conti con te.
Io faccio fatica a permettermi toni epici. Credo che l'unica volta in
cui ho effettivamente fatto uno strappo alla regola sia proprio "Urlando
contro il cielo". Qui mi sono lasciato andare a una certa enfasi e devo
convenire che sì, questa volta si sente aleggiare forte lo spirito di
Bruce Springsteen. Qui però, e basta.
Per il resto, continuo a non capire bene la cosa. Regalami il tuo sogno
E' una canzone che vuole parlare di intimità oltre il sesso, una
canzone che vive di ingenuità. Mi piace la coda, quando parte il violino
con una frase molto di gusto. Molto meno i suoni: anche perché la
batteria è invadente, troppo in evidenza.