Intro
Di solito i miei album partono molto secchi. Questa volta, invece, ho
scelto un approccio morbido per introdurre un pezzo che è decisamente
rock.
Il giorno dei giorni
Ha a che fare con una delle mie ossessioni: quella di sentirmi vivere
intensamente. E l'intenistà la strappi alla vita quando non sprechi
nemmeno un attimo del tuo tempo. Il giorno dei giorni è il giorno al cubo,
il tempo pieno, vero in ogni attimo. Ancora una volta racconto che quel
tempo lo puoi vivere solo se sei di fianco alla persona giusta. Da un
punto di vista sonoro, è un rock classico e tirato, che spiega molto del
disco. Ci sono chitarre distorte (come raramente nel mio passato sonoro),
mescolate a chitarre in qualche modo "sognanti", melodiche. Mi piaceva
l'idea che questi due estremi potessero convivere. Happy hour
E' una canzone ironica che vuole un po' mettere alla berlina i "si dice
che". Si dice tutto e il contrario di tutto con grande facilità, a volte
per noia, ma con forti condizionamenti nella vita di molti. Musicalmente
è un'altra botta rock, con l'ennesimo riff di chitarra in apertura pezzo.
Come a me piace. L'amore conta
Un dialogo fra due persone un po' di tempo dopo la loro separazione.
Quando la parte più emotiva e dolorosa è finalmente alle spalle. Quando
vince una certa pacificazione non solo fra di loro ma, soprattutto, in
ognuno di loro. Mi piace poi notare che anche la parte musicale, in linea
con il testo, sia delicata ma non triste, non ripiegata su di sé. Cosa vuoi che sia
Non appena vai in crisi, c'è sempre qualcuno che verrà a dirti che non
è il caso di abbattersi, che un giorno le tue pene farai fatica perfino
a ricordarle... e tu sai che è vero, ma sai anche che quella è l'ultima
cosa che in quel momento vuoi sentirti dire. Un mid-tempo in cui le
chitarre prendono colori molto diversi durante il suo svolgimento. Le donne lo sanno
Il titolo basterebbe. Forse bastava che avessi anche solo ripetuto quella
frase durante tutto il brano. Ammetto semplicemente la superiorità del
genere femminile rispetto al nostro e ammiro la loro potenza. E come
sembrino frequentare mondi che noi non conosciamo. Mi piace molto la sua
freschezza musicale. Come quella del suo arrangiamento. Lettera a G.
G. era un cugino ma praticamente era un fratello. Era quello di cui ho
parlato in "Una delle storie d'amore di via Cairoli" uno dei racconti
della mia infanzia in "Fuori e dentro il borgo". Siamo stati bambini
insieme, adolescenti insieme, adulti insieme. Abbiamo avuto gli stessi
sogni, desideri. A volte le stesse ragazze. Negli ultimi anni ho visto
andarsene prima mio padre, poi qualcuno che ha condiviso il palco con me
(D. Rad) e ora G. La sua morte mi ha spinto a una profonda riflessione
sulle strade che prende la vita. E a molto altro. A livello arrangiativo,
è una canzone fatta di parti eteree: la linea la dà una batteria
vagamente tribale e tutto il resto sono pennellate, chitarre con delay
che non hanno una vera e propria funzione armonica. Sono sottolineature,
sfumature sottili, aperture delicate. Vivere a orecchio
Una canzone dove si racconta ancora la mia ambizione, un traguardo verso
cui ambisco: vivere a orecchio, senza spartiti o ricette prescritte da
altri - metterci tutto e forse stonare di brutto. C'è una chitarrina che
mi piace, con un ostinato che tira verso un certo funck rock. Giorno per giorno
Qui ancora chitarre delicate, che aprono l'orizzonte del ritornello più
che sottolinearlo o annunciarlo con forza. L'anomalia musicale è quella
di una lunga coda pressoché strumentale. Il titolo riecheggia Il giorno
dei giorni, ma l'argomento è un altro: la voglia di prospettarci un
futuro, di avere certezze dal domani, e la consapevolezza che non può
essere così. E' più forte di me
Uno degli estremi del disco. Il pezzo più teso, agitato, frutto di un
nervosismo e prodotto da un'ossessione. L'ossessione di un uomo che vuole
una donna che quella notte sta con un altro. Le ore scandiscono questa
febbre e le strofe del pezzo. Un brano d'impulso, tensione dark a quasi
160 di bpm. Sono qui per l'amore
L'altro estremo dell'album. Una canzone in punta di penna, senza
spinte, cantata con pochissima emissione di voce. C'è un senso di
appagamento, un modo pacificato di pormi. Dal punto di vista lirico,
mi sono lasciato andare a immagini che non sentono l'obbligo di essere
chiare. Sono semplicemente libere.