- CULTURA & SPETTACOLI -
"Che la forza sia con voi"
Ligabue: io canto per trasmettere coraggio
Il cantautore sarà sabato allo stadio Olimpico. E intanto racconta la carriera, il cinema, il mestiere di
scrittore.
(di Marco MOLENDINI)
Come mai ha cominciato così tardi a fare il musicista professionista?
Ho debuttato a 30 anni, un'età generalmente da pensione per chi fa musica. Credo che fosse per pudore,
pudore di quello che scrivevo.
Non le piaceva?
Sono cresciuto negli anni 70 a pane, cantautori e radio libere. In giro c'era la sensazione che bastavano
tre accordi per essere capaci di fare musica. Così veniva voglia di provarci. Ho scritto tante cose, ma le
suonavo per me. Poi, un giorno, trovai il coraggio di farne ascoltare una a Claudio Maioli, che lavorava con me
in una radio di Correggio. E' stato lui a convincermi.
E' stato un vantaggio digerire il successo già in età matura?
Per come sono fatto io, se l'avessi avuto a vent'anni avrei perso la testa. Invece ho potuto farmi le ossa
con altri mestieri, l'operaio, il ragioniere, il promoter, il dj, il consigliere comunale. E ho pure evitato
di pubblicare tante schifezze.
Nessun riflesso negativo?
Forse avrei avuto l'incoscienza di provare a cantare in inglese e a mettere il naso fuori d'Italia.
In questi anni ne ha provate tante: ha fatto il regista, lo scrittore. Manca solo la tv.
Quella roba lì non fa per me. Io faccio altro, scrivo canzoni. Poi in tv c'è quell'ansia assurda di correre
dietro agli ascolti. Mi hanno fatto molte proposte, ma alla fine hanno rinunciato. L'unica eccezione che mi
concedo è il Festivalbar.
Che è pur sempre un festival...
Ma c'è molta differenza rispetto a Sanremo, per questo l'ho sempre fatto, come accadrà quest'estate. Non
c'è altra pretesa che far ascoltare le proprie canzoni in tante piazze. Sanremo, dove non sono mai stato,
trasmette invece un'idea di angoscia, di gente che va lì e si gioca il tutto per tutto.
Per ora, dunque, niente libri o film.
Nella mia carta d'identità c'è scritto musicista. Se ho un'idea che dentro una canzone non ci sta, allora
posso pensare ad altro. E poi fare il regista è faticosissimo.
Mai pensato di cantare canzoni di altri, le cosiddette cover?
Lo facevo ai primi tempi: non avevo un repertorio sufficiente per un concerto e allora cantavo gli U2,
Springsteen, Patty Smith. Recentemente ho inciso un pezzo di Battisti, I giardini di marzo. La canto
accompagnandomi alla chitarra. E' una canzone malinconica e bellissima che ha una chiusa che non mi piace.
Vale a dire?
Quando canta: "il coraggio di vivere ancora non c'è". Ecco è un frase densa di disillusione che non vorrei
mai suggerire al mio pubblico. Io cerco sempre di trasmettere forza e coraggio nelle mie canzoni.