Avviamento ai lanci

Il lancio è il cuore della pesca a mosca. Ed è anche il cruccio dei principianti. Per apprendere serve buona volontà e costanza, ma anche la frequenza di un corso può essere la giusta strada.

Per chi si avvicina per la prima volta alla mosca, la strada da percorrere per divenire un pescatore in grado di risolvere a proprio vantaggio ogni situazione con il lancio più appropriato è sempre stata assai lunga e difficile. Con l'avvento dei nuovi materiali di costruzione per le canne, con le code sempre più scorrevoli e capaci di rimanere in aria, con lo studio di finali sempre più precisi e unitamente a una sempre maggiore efficacia e razionalità di lancio tale percorso risulta oggi rapido e facilitato. Alla base di tutto serve un po' di buona volontà e la possibilità di recarsi a pesca con una certa costanza, magari accompagnati da un amico già pratico e capace di rilevare e sottolineare quei difetti altrimenti di difficile individuazione e correzione. Inoltre, come dimostrano le pubblicità sulle riviste specializzate, ormai non è raro trovare qualche corso di lancio in cui, nell'arco massimo di una settimana, un principiante impara l'uso della tecnica più attuale, che lo metterà da subito in condizione di potere affrontare con sufficiente padronanza le più comuni situazioni di pesca.

La posizione di partenza

AIla base della buona riuscita di ogni lancio, la posizione iniziale del corpo riveste un'importanza assolutamente primaria. Questa, a maggior ragione, sarà rilevante per i meno esperti che potranno cosi, sin dall'inizio, limitare l'insorgere di difetti e vizi, difficili da correggere o eliminare in un secondo tempo quando, cronicizzandosi, impedirebbero il raggiungimento dei massimi risultati. Nella posizione iniziale di lancio, il lanciatore deve equamente distribuire il proprio peso su ambedue gli arti inferiori. Il piede sinistro si troverà leggennente avanzato, non più di 10 cm rispetto all'altro, con la punta rivolta in avanti. Il piede destro, invece, sarà rivolto leggermente verso l'esterno e la gamba in linea con l'asse longitudinale del corpo. Questo per conferire quella stabilità necessaria durante lo svolgimento di tutte le fasi dinamiche di lancio. Sempre con questo obiettivo, le gambe dovranno essere leggermente divaricate, con le ginocchia tra loro distanti non più di 20 cm. Durante la fase dinamica, gli arti inferiori rimarranno rilassati, partecipando in modo poco evidente all'azione. Naturale congiunzione tra gli arti inferiori e superiori, il tronco dovrà assolvere principalmente alla funzione di armonizzare tutto il complesso dei movimenti, nuotando verso destra con un'ampiezza direttamente proporzionale, ma mai esagerata, alla distanza di lancio. Pur rappresentando un fulcro di importanza primaria, in special modo in occasione dei lanci più evoluti, le spalle nella fase di preparazione non assolvono a particolari compiti, ma si limitano a rimanere in linea con il tronco. Una volta in azione, al contrario, quella destra (la sinistra nei mancini) dovrà trasmettere l'energia impressa con il busto e le gambe sulla canna, un poco come avviene nei lanciatori di peso che contano su questa articolazione per aggiungere alla potenza delle braccia quella impressa dalla parte inferiore del corpo. Il braccio destro, naturalmente scostato dal tronco, si troverà in posizione leggermente avanzata, con il gomito posto a un'altezza di poco superiore a quella del fianco, mentre l'avambraccio si troverà in proiezione anteriore, parallelo al terreno e il polso lievemente flesso verso il basso. Il braccio sinistro, in posizione più avanzata, porterà la mano ad afferrare la coda a circa metà strada tra il mulinello e il primo anello della canna. Un discorso a parte merita la trattazione dell'impugnatura della canna, assai importante ai fini della massima trasmissione di velocità e potenza. Contrariamente a quanto avveniva in passato, quando l'impugnatura era assai più alta e l'indice della mano veniva disposto sul sughero longitudinalmente all'asse della canna, la tecnica moderna consiste nell'avvolgere totalmente l'attrezzo. Ecco allora che la mano afferrerà l'impugnatura molto bassa, con il mignolo a sfiorare, se non a sovrapporsi in parte, al mulinello. Il pollice, invece, si disporrà ben disteso sul dorso del manico, il medio e l'anulare si addosseranno al mignolo, mentre l'indice si avvolgerà in opposizione al pollice, all'altezza della punta di quest'ultimo. Tale disposizione consentirà una presa salda in ogni condizione, l'indice potrà effettuare un'energica azione durante la fase di lancio indietro e il pollice durante la proiezione anteriore. L'impugnatura così bassa, invece, permetterà di potere sfruttare appieno l'azione di leva della canna, consentendone il massimo sviluppo in lunghezza. Una tale impostazione risulterà ancor più efficace con l'impiego di mulinelli la cui bobina ruoti totalmente all'interno del corpo del recupero e che non andrà a frizionare sul mignolo addossato. Possedendo un mulinello con bobina esterna, al contrario, l'impugnatura dovrà essere un po' più alta e il mignolo leggermente scostato dal recupero.

Il polso - Come già illustrato nella fase preparatoria al lancio, il polso della mano che impugna la canna si troverà anteriormente al lanciatore, leggermente flesso verso il basso. Durante l'esecuzione, la sua posizione si modificherà costantemente, un movimento impercettibile nel corso dell'azione, ma oltremodo importante per imprimere la giusta progressione e velocità. Al momento dello stopindietro, infatti, esso verrà a trovarsi in asse con l'avambraccio e assorbirà, in concorso con quest'ultimo, la distensione posteriore della coda, ritornando a piegarsi in avanti durante la progressione anteriore fino a occupare, a lancio ultimato, la posizione iniziale. In tutta la durata dell'esecuzione, il lanciatore dovrà porre la massima attenzione a non flettere il polso eccessivamente oltre la sua naturale posizione, verso l'alto o ruotandolo all'esterno. Nel primo caso la canna verrebbe abbassata al di sotto della migliore linea di lancio che, di conseguenza, provocherebbe un abbassamento della traiettoria di coda ideale. Nel secondo caso, invece, la rotazione di polso produrrebbe una eguale rotazione della coda di topo con relativo ribaltamento del loop, togliendo così precisione e efficacia a tutto il lancio.

Il gruppo spalla-braccio-avambraccio - Così come per il polso, anche il movimento armonico del complesso spalla-braccio-avambraccio è capace di influire in modo fondamentale sull'esito del lancio. Si tratta di un movimento di per sé abbastanza complesso che vede nell'articolazione del gomito il fulcro più importante. Muovendosi dalla posizione iniziale vista in precedenza, questo acuirà sempre più l'angolo formato da braccio e avambraccio nel corso della progressione all'indietro fino a portare la canna alta e perpendicolare al terreno, leggennente spostata verso l'esterno. All'inverso, ma sempre in progressione, tornerà al punto di partenza, badando bene a ripercorrere la stessa traiettoria rettilinea in direzione del bersaglio. Volendo meglio puntualizzare il movimento di tutto il complesso, è necessario evidenziare che il risultato sarà quello di muovere l'attrezzo su di un unico piano, evitando sbandamenti e interruzioni di linea. Idealizzando la traiettoria compiuta dalla mano destra, inoltre, ci si accorgerà come questa non imprima una semicurva (evidenziata con la vecchia didattica di lancio dove la canna si muoveva come la lancetta di un orologio), bensì una linea più retta possibile, essendo il movimento la combinazione di un innalzamento della mano, ma anche di una trazione, effettuata dal gomito e dalla spalla, dall'anteriore verso il posteriore.

La mano sinistra - Qualsiasi corpo dotato di energia cinetica, se non vincolato in un punto, tende a indirizzarsi sulla direttrice su cui agisce tale forza: la coda di topo non si discosta da questo postulato della fisica. Quindi, se la coda non fosse trattenuta alla canna (si pensi al momento dello shooting), questa tenderebbe a fuoriuscire, scorrendo tra gli anelli. Esaurita ogni riserva di energia cinetica, la coda perderebbe ogni minima tensione e con essa il contatto con la canna e la capacità di caricarla correttamente. Alla mano sinistra è perciò devoluto l'importantissimo compito di evitare tutto questo, mantenendo (anzi, aumentando) tensione e velocità mediante la trazione. Per raggiungere tale risultato, la mano si muoverà con ampiezza direttamente proporzionale alla lunghezza di lancio, portandosi dall'alto verso il basso e lateralmente divergente dal corpo, andando a interessare anche avambraccio, braccio e spalla sinistra. La dinamica dovrà svolgersi in sincronia con l'azione della mano destra che impugna la canna, ovvero raggiungendo la massima estensione verso il basso contemporaneamente alla fine del lancio all'indietro, Ravvicinandosi all'anello di partenza della canna al terrnine della spinta in avanti. Nella fase interinedia, quella di volteggio, la trazione effettuata sulla coda dalla mano sinistra ne agevolerà la distensione aerea.

La progressione

La progressione, ovvero l'accelerazione impressa alla canna nel movimento all'indietro e nel ritorno in avanti, è il vero segreto nell'esecuzione di un buon lancio. Essa tende a far raggiungere all'attrezzo la massima velocità nei momenti culminanti delle due frazioni, immediatamente precedenti le fasi di stop. All'apparenza la progressione può sembrare il risultato dell'azione esercitata con il solo braccio la cui mano impugna l'attrezzo, in effetti un compito assai importante è affidato alla mano sinistra che, rispettando le diverse velocità impresse con la destra, traziona la coda, facendone aumentare velocità e forza cinetica. Una buona progressione risulta evidente dall'alta velocità impressa alla lenza, dal loop stretto seguito da una buona distensione e precisione di posa. Al contrario, una distensione'approssimativa evidenzierà una spinta meno efficace perché attuata con velocità più lineari e costanti. Il raggiungimento di un'accelerazione elevata e istantanea, inoltre, comporta un immediato caricamento della canna che, non più trattenuta in questa posizione da un progressivo intensificarsi dell'attrezzo, inizierà subito a restituire la potenza immagazzinata nella flessione, traducendo il tutto in un loop ampio che esaurirà in breve la propria energia, opponendosi con una maggior superficie alla penetrazione in aria.

Il movimento della canna

Come detto in precedenza, le vecchie teorie di lancio solevano rappresentare la complessa dinamica del movimento della canna come se questa fosse la lancetta di un orologio. Ecco quindi spiegato il motivo per cui, sui testi più datati, si consigliava di muoverla entro uno spazio idealmente compreso tra le ore 9 (posizione orizzontale di partenza) e le ore 12 (momento dello stop all'indietro). In effetti la cosa poteva avere un senso allorché un assurdo tradizionalismo imponeva l'effettuazione del lancio in un modo composto. Oggi, con una sempre maggiore attenzione alla massima efficacia e alla nazionalizzazione dei movimenti, di tale rotazione 9-12 rimane ben poco. Il lancio attuale è la risultante di più movimenti complessi che, oltre la canna, il polso e l'avambraccio, finiscono per interessare tutto l'arto, compreso il braccio e la spalla, fino al tronco e, seppure in modo non particolarmente evidente, anche le gambe. Dalla posizione iniziale con la canna orizzontale al piano delracqua, l'avambraccio lievemente proteso in avanti e il polso flesso verso il basso, la spalla destra inizia il movimento all'indietro, trascinando braccio e avambraccio in un movimento di trazione lineare. La cosa è resa evidente perché, per un istante, l'avambraccio si avvicina al tronco rimanendo parallelo al terreno e aumentando l'incidenza dell'angolo formato con il braccio a livello del gomito. Subito dopo, però, l'avambraccio inizia a sollevarsi e con esso la canna, mentre il polso rimane ancora flesso nella posizione di partenza. In questa prima fase la canna, trascinata all'indietro, si innalzerà secondo una traiettoria quanto più rettilinea possibile. Analizzato anteriormente, il complesso canna-avambraccio compirà il moto in leggera inclinazione laterale e ciò per permettere, al momento opportuno, il superamento posteriore della spalla. Di particolare importanza, il riuscire a non effettuare alcuna rotazione del braccio, bensì un movimento rettilineo, fluido e progressivo, al fine di produrre una distensione quanto più corretta possibile di coda e finale. Quanto più elevata sarà la distanza di pesca, tanto più dovrà essere basso e arretrato il punto di arrivo posteriore. In effetti non si deve muovere la canna fino a farle toccare terra, ma si deve rendere lo svolgimento quanto più parallelo possibile al piano dell'acqua, accettando di ridurre sempre più l'angolo di incidenza del lancio che, sulle corte e medie distanze, permette una maggiore precsione di posa. Giunti al culmine del movimento indietro, il polso si troverà in linea con l'avambraccio. La parziale e progressiva rotazione di quest'ultimo, oltre a incrementare l'accellerazione del movimento spinta, permetterà di smorzare convenientemente eventuali rimbalzi della coda durante la distensione posteriore. Questa fase è di fondamentale importanza per l'azione successiva di ritorno in avanti e, in modo particolare, per un corretto caricamento della canna; caricamento che verrà iniziato proprio dall'energia cinetica accumulata dalla coda di topo e che proseguirà con la progressione anteriore. Per ottenere tale "inizio di caricamento", quindi, si faccia bene attenzione a non allineare la canna con la coda. In questo caso, infatti, verrebbe a mancare il necessario "contatto" tra i due attrezzi che si manifesterebbe con il tale scaricamento della canna. Tornando in avanti, quest'ultima dovrebbe obbligatoriamente flettere nuovamente in direzione della coda, allentando la tensione della stessa e posticipandone l'inversione di direzione. Superato il momento di stop-indietro, allorché la coda si sarà quasi completamente distesa all'indietro, il lanciatore dovrà iniziare l'operazione inversa: il ritorno in avanti. Tale operazione viene compiuta seguendo pressappoco le stesse modalità della progressione posteriore e culminerà con una progressione simile a quella descritta. Essa avrà lo scopo di aumentare ulteriormente l'energia cinetica immagazzinata dalla coda, un'energia che verrà impiegata per allungare la coda nel volteggio oppure per effettuare la posa in shooting. Nel caso del volteggio, il braccio destro dovrà abbassarsi sull'orizzontale in modo meno pronunciato che non nella posa e ciò per permettere di potere mantenere la coda alta sopra la superficie dell'aequa, evitando così che l'artificiale la "schiaffeggi", provocando l'immediata fuga del pesce. Nel caso della posa, invece, si dovrà preventivamente svolgere dal mulinello una certa quantità di linea che verrà trascinata attraverso gli anelli dallo shooting. E' ovvio che una posa delicata sia un elemento determinante ai fini della cattura, soprattutto in presenza di acque piatte e pesci diffidenti. Per questo si renderà necessaria una certa sensibilità di lancio che permetterà un corretto abbassamento dell'avambraccio affinché la coda, distesa, si adagi dolcemente sul pelo dell'acqua.

La mosca in mare

L' appassionato moschista considera la sua tecnica adatta a ogni specie ittica. Ma, come è logico, la tecnica della mosca si rivolge invece a pesci ben specif ici, cioè quelli inclini a elidarsi di insetti, caduti o sospesi a mezz'acqua, o anche di piccoli avannotti. Si tratta quindi per lo più di pesci dotati di uno spiccato istinto aggressivo e di senso della territorialità, visto che, per alcuni, la tecnica di pesca è improntata sul risveglio di tali istinti. In effetti, ultimamente, gli interessi di alcuni pescatori a mosca si sono rivolti anche a pesci notoriamente meno aggressivi, quali la carpa e il barbo. Tranne sporadiche eccezioni, i risultati sono stati assai poco incoraggianti. Assai più lusinghiere soddisfazioni si sono invece ottenute nella pesca a mosca in mare, pratica in voga già da temponei maritropicali, maperlaquale è facile prevedere una notevole espansione anche nel Mediterraneo dove, con buon successo, vengono cacciate spigole, aguglie, occhiate e molte altre specie marine.

Gli errori nel lancio

Una delle maggiori difficoltà di lancio è imputabile a un'errata progressione, sia essa nella fase posteriore o anteriore. Un movimento iniziale troppo repentino, oltre a sovraccaricare la canna a opera dell'eccessiva resistenza incontrata dalla coda nello staccarsi dall'acqua, impedirà di incrementare la velocità di trazione posteriore. Mancando l'accelerazione, anche la progressione risulterà nulla e l'artificiale o la coda rischieranno seriamente di dirigersi contro la canna, nei casi più gravi contro il volto dei pescatore stesso, A parte i danni fisici che l'errore potrebbe comportare, non sono da sottovalutare i danni meccanici derivanti dall'impatto dell'artificiale (soprattutto se piombato) contro la canna. Scheggiature anche minime, infatti, potrebbero seriamente comprometterne l'integrità futura. Una violenta progressione nel corso dei ritorno in avanti, invece, farà si che finale e mosca procedano sotto la coda e, quando arriveranno alla chiusura dei loop che si svolge superiormente, sarà inevitabile l'impigliarsi dell'artificiale sulla linea. Al contrario, qualora si effettuerà una progressione lenta, si avrà come risultato una carenza di tensione che si tradurrà in una bassa velocità di coda con conseguente mancata distensione. Riguardo la tempistica, un'accelerazione anticipata originerà, nella migliore delle ipotesi, un loop largo che esaurirà gran parte della propria energia a opera della resistenza offerta dall'aria. Al contrario, un ritardo nel momento di massima spinta indirizzerà la coda su una traiettoria troppo bassaetangente il pianodell'acqua, inevitabile il successivo schiaffeggiamento sulla superficie.

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