L’attrezzatura per il legering
Anche
se ha un ruolo predominante, il pasturatore non è che l'elemento finale, pur se
il più caratteristico, del legering. Altrettanto
importanti sono canne, mulinelli, monofili e accessori
La
prima cosa da imparare per valutare una buona canna da legering è che non
esiste l'attrezzo universale, in grado di soddisfare tutte le esigenze che
questa tecnica permette di affrontare, condizioni determinate dal diverso stato
delle acque in cui si pesca.
Sarà infatti molto difficile che si possa usare con pari successo una
certa canna in un fiume come il Tevere e in un canale di modesta portata simile
a quelli che percorrono la Pianura Padana.
Infatti, in quei canali una canna corta di 10 piedi (circa 3 m) con un
cimino molto sensibile farà percepire le abboccate con facilità e permetterà
di tramutarle in catture grazie alla sua semplice manovrabilità.
Per un fiume profondo e veloce come il Tevere si deve spesso optare per
una canna molto più lunga, almeno 12 piedi (circa 3,60 m), dall'azione potente
e in grado di vincere la resistenza di grossi
pesci come barbi, carpe e cavedani.
Se una canna così potente fosse impiegata in un piccolo corso d'acqua,
il sottile terminale si spezzerebbe a ogni ferrata.
Quando si acquista una canna da legering ci si deve assicurare che
disponga di almeno due cimini intercambiabili e di potenza giustificata per
potersi combinare con l'azione della canna stessa. Un cimino morbidissimo non ha
alcun senso se montato su una potente 12 piedi da fiume, così come una vetta
rigida in carbonio non serve a nulla se è accoppiata a una 10 piedi da acque
ferme. Le canne da legering sono solitamente prodotte in 2 0 3 sezioni, a
seconda della loro lunghezza.
Gli innesti possono essere del tipo tradizionale, ma le canne più
evolute utilizzano lo spigot che conferisce un'azione più omogenea e
consente un disegno solitamente più sottile delle sezioni.
Questa particolarità permette un notevole risparmio di peso. Il calcio
di una tradizionale canna inglese da legering è quasi sempre in sughero, ma si
possono usare anche molti altri materiali, tutti in grado di fornire la
consistenza ideale e una salda impugnatura dell'attrezzo. Nel nostro Paese, per
far avvicinare il più grande numero possibile di pescatori al legering, sono
state realizzate canne di tipo telescopico che meglio si adattano a quelle cui
il pescatore italiano è abituato e che si rivelano di impiego semplice e facili
da montare e trasportare.
Purtroppo però questi vantaggi mal si sposano con i requisiti che
un'ideale canna da legering deve possedere, in particolare la necessità di
avere un buon numero di anelli assai ravvicinati.
Una canna telescopica obbliga infatti a un'anellatura determinata quasi
sempre dal numero e dalla lunghezza delle sezioni e solo difficilmente dalla
curva di azione sotto sforzo. Questo determina un notevole limite in fluidità
di lancio e parecchi punti morti che creano sul monofilo angoli di attrito
accentuati nella fase di recupero.
Quiver
tip e swing tip
Ciò che sostanzialmente differenzia le canne per il legering da quelle per altri metodi di pesca è il loro cimino, che ha la funzione di dover fornire la massima sensibilità per distinguere in modo inequivocabile l'abboccata anche di un pesce di piccola dimensione. Contrariamente ai primi modelli realizzati all'inizio degli anni Settanta, che proponevano un cimino sdoppiato ma comunque inamovibile, oggi la maggior parte delle case produttrici propongono canne dalle cime che permettono al pescatore di adeguarne la sensibilità al tipo di pesca che si deve affrontare.
Quiver
tip – I
cimini dalla conicità molto diversa e con azione più o meno rigida si
chiamano quiver tip e sono prodotti con un diametro di base universale, che
ne consente l'interscambio infilandoli a pressione sulla sezione cava del
portacimino. Generalmente,
per differenziarne la potenza, vengono utilizzati materiali diversi; la
vetroresina è impiegata nella realizzazione di cimini sottili ed elastici,
mentre il carbonio trova largo impiego per quelli potenti, che devono garantire
la rigidità necessaria al lancio di lenze particolarmente pesanti. Solitamente
le case produttrici codificano la potenza dei quiver
tip verniciando con colori diversi la loro parte terminale. Il colore rosso
identifica l'azione più rigida, il giallo quella media e il bianco quella più
morbida. Questi
tratti di colore hanno però anche l'utile funzione di fornire un contrasto
cromatico con la superficie dell'acqua, permettendo una migliorata visibilità
durante le fasi di osservazione per percepire le abboccate.
Caratteristica principale dei quiver
tip è la loro anellatura con leggeri micropassanti che dovranno essere
accuratamente legati in perfetto allineamento per consentire una curva ideale
sotto trazione e un facile e rapido scorrimento del monofilo in ogni fase di
pesca (sia nel lancio sia nel recupero). Questi micropassanti sono
preferibilmente a gambo singolo e montano scorrifilo in pietra dura che non
risente minimamente del surriscaldamento provocato dall'attrito prodotto dal
monofilo. Un
buon quiver tip è quasi sempre dotato di almeno 5 o 6 micropassanti
posizionati nei punti chiave della curvatura che si forma sotto la massima
trazione. Nella scelta del quiver tip è
meglio optare sempre per quello più sensibile in rapporto alle condizioni di
pesca e alla pesantezza del pasturatore o del piombo impiegato. Sarà anche
importante considerare il diametro del terminale che si impiegherà, in quanto
una vetta troppo potente potrebbe riservare la brutta sorpresa di spezzare il
filo nella ferrata.
Per riassumere, è importante che il pescatore che si dedica al legering
disponga di un buon numero di quiver tip, oltre
a quelli di cui è dotata la canna in origine.
I quiver tip vengono venduti
anche come accessori e se ne possono trovare di molti tipi, con azioni diverse
tra loro, tutte comunque estremamente valide se impiegate al momento giusto.
Solo col tempo e con l'esperienza si imparerà a usarli e sceglierli
convenientemente.
Swing
tip - Al contrario dei quiver tip,l'altro
tipo di segnalatore di abboccate, lo swing
tip, in Italia ha avuto poco successo, ma in Inghilterra ha ancora largo
impiego specialmente nella cattura delle breme in acque ferme.
Lo swing tip deve la sua
origine alla inventiva di un pescatore della cittadina britannica di Boston,
tale Jack Clayton, che rivoluzionò non poco il legerng nel Regno Unito.
Si tratta di un cimino dondolante che lavora perpendicolarmente alla
superficie dell’acqua. Quando un
pesce abbocca, lo swing tip si
innalza senza che la preda avverta alcuna resistenza. Si ottiene così un tempo
molto più lungo di sviluppo dell'abboccata che permette di ferrare con
successo. Lo
swing tip ha una lunghezza di circa 30 cm ed è prodotto solitamente in
vetroresina o in plastica piena. Viene fissato nel punto in cui si inseriscono i
quiver tip con un tubetto di silicone morbido e fa sembrare la canna
come se fosse rotta.
La tecnica di lancio è la medesima che si attua con i quiver
tip: quando la lenza ha preso il fondo, si appoggia la canna al puntale
tenendola inclinata verso l'acqua e si mette in trazione il monofilo.
Puntali
e poggiacanne
La scelta di
questi accessori, che conLsentiranno di variare con facilità l'assetto di
pesca, è importante quanto quella di una buona canna, di un buon mulinello e di
un appropriato monofilo.
Dare la preferenza a prodotti solidi e durevoli, anche se più costosi di
altri che paiono similari nelle funzioni, è una decisione che si apprezzerà
nel tempo propno grazie alla loro longevità di prestazioni sempre di buon
livello. In
particolare, la scelta di pali telescopici a lunghezza variabile su cui avvitare
i vari poggiacanne deve considerare il materiale con cui questi sono
costruiti e la qualità delle ghiere di regolazione.
Ne serviranno almeno due, meglio se con lunghezze variabili tra i 75 cm e
i 2,50 m. Hanno una punta già fornita che entra in ogni terreno e un diametro
sufficiente a una buona aderenza, che non li faccia ruotare sotto il peso della
canna. Inoltre,
le boccole di regolazione in tefion e la filettatura in ottone mettono al riparo
da ogni possibile arrugginimento.
Ecco come si utilizzano.
Pescando in acque ferme, comodamente seduti sul panchetto, si potrà
appoggiare il calcio della canna sulle gambe e posizionare il puntale del
poggiacanna alla giusta distanza.
Se lo si metterà troppo vicino si avrà il punto di appoggio della canna
a meno della sua metà e il risultato sarà un continuo tremito del cimino,
impossibile da arrestare.
Se, al contrario, lo si allontanerà troppo si rischierà di appoggiarvi
meno di metà del cimino con conseguente curvatura della canna tra il calcio e
il punto di appoggio che porterà il quiver
tip a piegarsi verso l'alto.
In definitiva il poggiacanna dovrà avere la funzione di bilanciere.
Mulinelli da legering
Per quanto
concerne il tipo di mulinello più adatto al legering, si devono scartare a
priori quelli di piccole dimensioni e con un alto rapporto di recupero. I
mulinelli troppo veloci perdono notevolmente potenza di recupero e costringono a
un continuo "pompaggio" con la canna per guadagnare filo e contrastare
la difesa strenua di un grosso pesce. Il rapporto di recupero ideale per ogni
rotazione della manovella. Ma ancor più importante sarà sceglierne uno dotato
di una bobina larga, meglio se conica, che consentirà un'ottima distribuzione
delle spire di filo e di conseguenza lanci più lunghi e precisi. Ma attenzione
a non incorrere in uno degli errori più frequenti: il caricamento insufficiente
della bobina in base al diametro del monofilo.
Quasi tutte le bobine dei mulinelli riportano l'indicazione della
capienza di monofilo in svariati diarnetri.
Questo non significa affatto che si debba obbligatoriamente caricarle con
il metraggio indicato, altrimenti si farebbero invecchiare nel mulinello
centinaia di metri di nylon che non andrebbero mai in pesca. Il
pescatore che commette questo errore è convinto, con oltre 200 m di filo in
bobina, di essere al riparo d'ogni problema.
In realtà sono sempre i primi 50 m a lavorare e quando si decide di
eliminarli, poiché sottoposti a un'usura eccessiva, ecco che l'imbobinamento
risulta scarso e il filo non esce più con fluidità.
Allora i lanci lunghi e precisi diventano una chimera.
A complicare la situazione c'è poi il deterioramento del filo che,
rimasto a volte per mesi compresso nel fondo della bobina, ha perso le sue
caratteristiche originarie di morbidezza e risente di una memoria meccanica che
si traduce in fastidiose spirali causa di facili ingarbugliamenti. Per
ovviare a tutto ciò sarà senz'altro meglio creare sul fondo della bobina uno
spessore avvolgendo del vecchio monofilo fino a un'altezza che consenta poi il
caricamento di 70 m, che sarà opportuno sostituire periodicamente, almeno ogni
3 o 4 battute di pesca.
Il
monofilo
Con
un mulinello ben imbobinato di monofilo nuovo si sarà nelle condizioni migliori
per pescare con precisione e si sarà anche evitato un inutile spreco, tanto che
una bobina da 200 m consentirà ben tre ricariche di filo.
Vediamo quali sono i diametri di monofilo di più comune utilizzo e quali
sono le caratteristiche più importanti per un buon nylon da legering.
Innanzitutto non ci si deve lasciare attrarre dai monofili troppo
elastici; questi seppure ideali per tecniche di pesca leggere quali quelle a
canna fissa o con la roubaisienne, costituiscono un ostacolo nel legering.
Si scelgano monofili di media rigidità, che abbiano soprattutto buona
tenuta ai nodi e resistenza all'abrasione. I diametri fondamentali sono lo 0,14
e lo 0,18; ciò non esclude l'impiego degli altri, ma l'esperienza fatta in
svariate condizioni di pesca rivelerà come questi due tipi (avvolti su due
bobine diverse) siano sufficienti a garantire una copertura completa.
Lo 0,14 consentirà di accoppiare tutti i tipi di terminali sottili
(dallo 0,10 allo 0,12) che servono per la pesca leggera nel sottoriva e nelle
acque ferme in generale.
Lo 0,18 sarà il protagonista della pesca in fiume con terminali dello 0,
14 in grado di far fronte alla resistenza di grossi pesci.
Ma anche nel fiume, quando si dovrà pescare molto lontano e, di
conseguenza. offrire la minor resistenza possibile alla corrente, si potrà
usare lo 0,14, accoppiato con uno shock-leader (il parastrappi) dello 0,18.
Si tratterà di unire il filo dello 0,14 a uno spezzone dello 0,18 lungo
il doppio della canna utilizzando il tipico nodo usato per lo shock-leader.
Questo spezzone sosterrà tutti i carichi di lavoro impegnativi, mentre
lo 0,14 garantirà un minor attrito in ogni fase di pesca.