Sulla Stura di Lanzo
A
Lanzo Torinese tre piccoli torrenti danno origine alla Stura di Lanzo, un corso
d'acqua dove abbondano fario, iridee, marmorate e temoli.
I tre torrenti che danno
origine alla Stura di Lanzo prendono il nome dalle valli alpine che attraversano
e cioè, partendo da ovest, la valle di Viù, quella di Ala e la Valle
Grande. La Stura di Valle Grande si
unisce alla Stura di Ala all'altezza
del comune di Ceres e, più a valle,
anche la Stura di Viù, sopra la
frazione Funghera, unisce le sue acque a quella che da questo punto è ormai la Stura di Lanzo. Ricca d'acqua, la Stura di Lanzo appare come un tipico torrente alpino con buche,
lame e salti. L'itinerario riguarda la
riserva istituita presso Germagnano. Il
permesso di pesca giornaliero dà diritto alla cattura di cinque esemplari e si
richiede nei ristoranti e bar della zona.
Il tagliando è suddiviso in due parti, una delle quali va compilata e
imbucata prima di cominciare a pescare. La caratteristica più interessante di
questa riserva, la cui ricchezza di trote
è frutto di regolari ripopolamenti, è
la presenza di grosse marmorate locali di ceppo purissimo. In più ci sono parecchi temoli che si
possono pescare dalla prima domenica di giugno alla prima domenica d'ottobre,
sia a mosca sia a piombo lungo.
Dalla diga inizia la riserva
Andando da Germagnano verso le Atre valli sopra citate si incontra subito il ponte che attraversa la Stura in direzione di Viù. A valle, una diga segna l'inizio della riserva, anche se in realtà ne fa parte anche un breve tratto successivo, che però non sempre ha un livello d'acqua regolare, data la presenza della diga. Qui c'è una lama grande e profonda dove si catturano le trote più grosse. La si raggiunge, attraverso il ponte, scendendo sulla riva sassosa, a monte, o provenendo dal cimitero che si trova di fronte alla diga, a valle. La riva lungo la strada che va a Ceres in questo primo tratto è inagibile, ma dopo un centinaio di metri è costituita da una sponda di grandi rocce, una sorta di prismata alberata, mentre il punto più comodo e più frequentato è ancora più a monte, dove un'ampia spiaggia fronteggia l'imboccatura di un'altra lama profonda, proprio di fronte a una ripida parete rocciosa. Su questa parete, con una certa attenzione, si può anche passare, ma senza la possibilità di proseguire oltre. Continuando verso monte, sempre parallelamente alla strada che porta a Ceres, c'è un altro punto di facile accesso, con possibilità di parcheggio e relativa area attrezzata. Proseguendo più in su, entrando in acqua dove il livello lo consente, si giunge a uno sbarramento presso la centrale elettrica. Qui la Stura è piuttosto varia: vi sono buche, anche molto profonde, ideali per chi pesca a fondo o con il galleggiante; lame lunghe, estese, abitate dai temoli; correntini che si alternano alle lame.
Tra prati e castagni
La sponda opposta diventa interessante dopo la parte rocciosa che comincia dal ponte. E decisamente più bella, perché non ha una strada che la sovrasta e consiste in una ripa che scende dai prati. Per raggiungerla si deve attraversare il ponte e percorrere un buon tratto della strada che sale verso Vlù. Subito dopo Pian Bausano si imbocca una stradina sulla destra, piuttosto ripida, che finisce tra grandi castagni, a pochi passi dall'acqua. Qui si trova una buca per i permessi. Questa è la parte più interessante per chi pesca a spinning, e quindi si muove, perché permette di seguire il corso del torrente a monte fino allo sbarramento dell'Enel, mentre a valle si arresta ai piedi del contrafforte roccioso che fronteggia la lama del ponte. Un fatto curioso, e per molti motivo d'interesse in più, è che il regolamento locale consente di pescare con il pesce vivo, esca perfetta per le marmorate; l’altra eccezione rispetto alle regole vigenti nelle acque del nord: il temolo si può pescare anche a piombo lungo, con la camolera, oltre che, naturalmente, a mosca, sia all'inglese sia con la moschera. A proposito di imitazioni consigliamo di provare quelle offerte dai negozi di articoli di pesca della zona, che hanno modelli costruiti specificamente per le acque della Stura. Il tratto che abbiamo descritto è il più ricco d'acqua e il più frequentato di tutta la riserva comunale di Germagnano, che comprende però anche un pezzo di torrente più a monte, sulla Stura di Viù. Bisogna attraversare il ponte di germagnano e percorrere la già citata strada verso Viù. Ci si allontana dal torrente, perché si sale e si entra in una valle stretta e profonda in cui la Stura di Viù confluisce nella Stura di Lanzo. Dall'alto si può già avere un primo colpo d'occhio su questo nuovo torrente dalle caratteristiche alpine, con un corso più sinuoso in cui spiccano buche profonde e lame di acqua limpida
Scendendo con prudenza
Per poter scendere bisogna
arrivare almeno all'altezza della frazione Castagnole: la discesa è ripida in
mezzo al bosco che dalla strada scende fino al torrente, ma con un po' di
attenzione si può arrivare fino sulle grandi rocce che delimitano la riva. Il
paesaggio è di una bellezza selvaggia, ben diverso da quello della Stura a
Germagnano: non si vede la strada e ci si muove tra buche e salti d'acqua con
la riva opposta delimitata da una lunga parete rocciosa, spesso
inaccessibili. Qui, data la relativa
scomodità e la minor presenza di pescatori, le catture sono più rare. In compenso è più facile pescare belle
fario, marmorate e, nelle lame e nei correntini, temoli. Fino al
primo dei ponti che l'attraversano, questa Stura è adatta soprattutto a
chi preferisce la pesca di movimento (l'ideale è lo spinning con minnow o
cucchiaini del n. 2) e la tranquillità.
Le prede sono meno frequenti, ma qualitativamente migliori. Verso il
ponte la strada corre più vicina al torrente e l'accesso è più facile. Nelle grandi lame i ripopolamenti vengono
effettuati con regolarità; qui ricompaiono anche le iridee. La riserva finisce al ponte successivo, in
frazione Borgo, e tra i due ponti ci sono due lame grandi e molto profonde,
ambienti preferiti soprattutto da chi pesca a fondo oppure con il
galleggiante. In questo punto si pesca
al tocco, con una canna fissa non superiore ai 4 metri. Le esche naturali migliori sono il lombrico,
le camole del larice o le larve di friganea procurabili direttamente sul
torrente, i cui massi sommersi sono ricoperti da colonie di portasassi.