Sulla Stura di Demonte

 

Nasce da un lago presso un valico alpino tra Francia e Italia, ma si sviluppa tutta entro la provincia di Cuneo.  la Stura, il cui corso suggestivo ospita temoli molto ambiti.

 

La Stura nasce dal Colle della Maddalena, a quasi 2.000 metri, propri o al valico che porta in Francia.  Sgorga, a pochi passi dal confine, dal lago della Maddalena, un bacino non molto grande un tempo popolato da numerose trote, oggi libero alla pesca, anche se spesso fino a maggio inoltrato coperto di ghiaccio.  La Stura prende il nome da Demonte, uno dei Comuni più importanti toccati lungo il suo percorso prima di giungere nella città di Cuneo. Torrentello alpino stretto e tumultuoso, scende rapido verso valle, scorrendo dopo pochi chilometri al fondo di uno stretto profondo canyon tra due suggestive pareti di roccia nella zona definita "Le barricate", dalla presenza di fortificazioni scavate nei fianchi della montagna al tempo dell'ultima guerra a difesa della vallata.  In questo primo tratto, in cui spesso c'è acqua di neve, vivono piccole fario locali e qualche iridea, discendenti da quelle che erano state immesse a scopo di ripopolamento nel lago della Maddalena.  L'unica tecnica di pesca possibile in questa zona è al tocco, con il lombrico. Dopo la strettoia la Stura si allarga, pur continuando la sua corsa veloce verso valle, arricchita prima di Pietraporzio dalle acque di due laterali, il Rio Pontebernardo e il Rio del Piz, corsi d'acqua liberi alla pesca.  Verso Pianche, dove la strada passa sotto quattro gallerie a difesa delle valanghe, ci sono alcuni sbarramenti artificiali che formano salti d'acqua sopra buche abbastanza profonde.  Qui si possono pescare fario di grossa taglia, con esche naturali o artificiali.  A Pianche la Stura riceve un altro affluente, il Corborant, che scende dai laghi Lansfero e San Bernolfo a quota duemila, popolati di fario e salmerini alpini, sopra la valle delle Terme di Vinadio, ancora oggi famose per le acque curative che sgorgano da sorgenti calde nel cuore della montagna.  Fino a Vinadio, dove affluisce anche il Rio di S. Anna, torrente principale di una valle ricca di laterali dove vivono belle fario, la Stura ha ancora caratteristiche montane, con piccoli salti, massi che danno origine a cascatelle, buche profonde.  Poi, con l'aprirsi della vallata, anche il corso della Stura si allarga, distendendosi in ampi ghiareti, formando isole e correntoni.  Subito dopo Vinadio la strada corre alta sulla valle, ma ci sono numerose deviazioni sulla destra per raggiungere il fiume e ponti per attraversarlo.  Fino ad Aisone si possono trovare fario, iridee, e qualche mormorata.  Le tecniche di pesca più utilizzate sono la mosca, che può essere usata anche dai principianti, dal momento che per la maggior parte del corso le rive sono sgombre da ostacoli e vegetazione, e il cucchiaino. A questo riguardo, una curiosità: i pescatori del posto pescano con un sistema particolare, un poco diverso da quello che i manuali descrivono parlando di spinning.  Innanzitutto, raramente pescano a monte recuperando in favore di corrente, ma lasciano piuttosto derivare il cucchiaino a valle, recuperandolo molto lentamente.  Usano artificiali piuttosto grandi e, per contrastare meglio la forza della corrente che è sempre notevole, usano accorciare il cimino della canna di una ventina di centimetri per renderlo più rigido e robusto.  I punti comunque più indicati sono ai bordi della corrente principale, sottoriva, e nelle buche formate dalle numerose briglie di sbarramento. Se il tratto tra Vinadio, Aisone e Demonte è famoso per le sue belle marmorate e per le fario di grossa taglia, non abbondantissime ma neppure rare, a partire da un chilometro a valle di Aisone sono i temoli a costituire la preda più ambita. Erano già famosi al tempo dei Savoia, proprio in questa zona: il temolo, considerato per i pranzi importanti "pesce regale", era molto apprezzato, più della trota.  E anche oggi, in fondo, gode di una certa fama, non soltanto per le sue carni delicate dal lieve profumo di timo, ma proprio perché una trota, se si vuole, la si può sempre comprare in pescheria, mentre un temolo bisogna pescarselo. Fondamentalmente si possono usare due tecniche: quella a mosca (comprendente anche la moschera), tenendo presente che le mosche da temolo sono diverse da quelle per la trota, più piccole, per cui è facile prendere anche trote con mosche da temolo, mai viceversa, e il "piombo lungo", una camolera a fondo recuperata in corrente e terminante con un filo di piombo come zavorra, o con un "temolino".  Anche le camole devono essere quelle piccole e con l'amo dalla curva molto marcata.  Per la canna, va bene una da moschera, sui 3 o 3,50 metri. Una precauzione da prendere prima di fare il primo lancio è quella di controllare le condizioni della riva da cui si pesca verso valle perché, una volta agganciato un temolo, il pescatore sarà quasi sicuramente costretto a spostarsi velocemente seguendo la corrente, per non perdere il pesce.  Le reazioni del temolo sono completamente diverse da quelle della trota e bisogna tenerlo sempre presente. Si lancia a monte la camolera e si comincia il recupero, tenendo la canna perpendicolare alla riva, e regolando la velocità su quella della corrente in modo che la camolera viaggi sott'acqua ben distesa, trattenuta appena dalla zavorra, con un moto il più possibile naturale.  L'abbocco richiede una pronta reazione da parte del pescatore: sollevare il cimino e mantenere a tutti i costi il filo in tensione, recuperando attentamente.  Il temolo, invece di dibattersi o puntare contro corrente, vi si abbandona, e questo è il momento in cui è facile perderlo, basta che la lenza si allenti anche di poco.  Per mantenere la trazione bisogna quindi essere pronti a spostarsi a valle, sempre mantenendo il controllo sul pesce, e senza forzare, perché il labbro del temolo è molto fragile.  Un esemplare intorno al chilogrammo di peso nelle acque di Demonte non sono incontri rari può costringere il pescatore a una rapida camminata verso valle anche di una trentina di metri, prima di lasciarsi tirare fuori dal filo centrale della corrente e permettere un normale recupero.  Se tutto va bene, però, è una grande soddisfazione.  Da Demonte a Moiola la Stura allarga ulteriormente il suo corso, con rive sempre facilmente agibili e grandissime buche create da cave di sabbia che ne hanno scavato l'alveo.  In questi profondi specchi d'acqua, la sera, la mosca secca dà risultati buoni e, poco a valle di Demonte fino al ponte di San Nembotto, nel territorio dei comune di Moiola, è anche uno dei pochi sistemi per pescare i temoli, oltre che le trote, perché il tratto è in concessione alla FIPS, e il piombo lungo non è permesso. In luglio e in settembre c'è chi pesca il temolo con larve di friganea, anche se con risultati inferiori a quelli offerti dalla camolera.  Buoni anche la moschera e lo spinning.  I giorni in cui si può pescare, nel tratto FIPS, sono: lunedi, mercoledi, sabato, domenica e festivi infrasettimanali.  L'apertura della pesca al temolo è generalmente fissata alla prima domenica di giugno.  Dal ponte di San Nembotto a valle la  Stura diventa riserva privata.