Sul Soana
Uno
dei torrenti alpini più belli e selvaggi dei Piemonte, con una riserva dove i
pesci non vengono uccisi ma rilasciati, nel nome di una pesca veramente
sportiva.
Dominato dal massiccio del la Gran Paradiso, il Soana nasce da due rami principali. Il primo scende dagli oltre 3000 metri della Rosa dei Banchi, l'altro forma il vallone di Campiglia. A Valprato Soana i due rami confluiscono e poco a valle di Ronco Canavese ricevono le acque abbondanti e veloci del Forzo, che scende dai 3322 metri del Monveso di Forzo. Da questo punto fino alla sua confluenza con l'Orco, nel comune di Pont Canavese, il Soana scorre in una profonda vallata che arriva a restringersi notevolmente nel suo tratto mediano, con acque sempre impetuose, raro esempio di vero torrente di montagna. Nei 24 chilometri del suo corso non esistono industrie e i paesi della vallata hanno una popolazione molto ridotta, per cui l'acqua del Soana è tra le meno inquinate che si possano trovare nell'intero arco alpino. Nel torrente vivono belle fario di origine locale, trote marmorate nella parte più bassa, qualche iridea pronipote di quelle importate anni fa in un tratto che era riserva privata, e in alto salmerini. £ un itinerario piuttosto impegnativo che può dare grandi soddisfazioni, ideale per chi vuole trovarsi solo in un ambiente selvaggio e incontaminato anche a costo di lunghe e faticose arrampicate nei tratti più difficili, che però, proprio perché poco frequentati, offrono la possibilità di pescare trote che meritano di essere fotografate e immortalate nell'album dei ricordi.
Il Soana basso
Si parte da Pont Canavese:
superato s il ponte che porta al centro del paese e che scavalca l'ultimo
tratto del Soana prima della confluenza con l'Orco, si svolta a destra,
seguendo le indicazioni per la Val Soana.
La strada è stretta e incomincia subito a salire; per vedere il torrente
bisogna fermarsi e guardare in basso. Chi vuole pescare in questo primo tratto
deve scendere per una stradina, in località Cappelli, che finisce davanti al cancello
di una piccola centrale idroelettrica, poco dopo Pont Canavese. Qui ci sono le lame più grandi di tutto il
torrente e buche profonde, ideali per cucchiaini del n. 2, perché quelli più
piccoli non riuscirebbero ad andare abbastanza a fondo a causa della corrente.
P zona buona anche per chi pesca a mosca e verso sera con la moschera le
bollate sono numerose. A monte della
centrale esiste una mulattiera che costeggia per il primo tratto la riva
sinistra, per poi scomparire. Il Soana
scorre ora tra enormi massi di granito, con buche profonde di acqua blu e
numerose cascatelle, ai piedi delle quali e dietro i roccioni si pesca molto
bene a fondo, al tocco, con vermi o camole del miele, e meglio ancora, se si
riesce a procurarsene, con la camola del larice. Un'altra esca che si può trovare direttamente sul posto è la
larva di friganea, il portasassi, che può dare belle soddisfazioni al
mattino. Qui ci sono fario e marmorate,
e anche belle iridee, e da qui incomincia il tratto più difficile e più bello:
il Soana scorre in un vallone molto stretto e tra pareti strapiombanti, non ci
sono sentieri e spesso per raggiungere la pozza successiva bisogna arrampicarsi
su ripidi costoni a picco. Durante i
mesi in cui la portata d'acqua è maggiore, alcuni punti sono assolutamente
irraggiungibili, così com'è sempre irraggiungibile la strada, che corre alta
sul, lato sinistro del Soana. Questa è
la parte più pescosa del torrente, ma non sempre ci si riesce ad arrivare. L'unica discesa possibile dalla strada è tra
Configliacco e Tgria, dove si passa sotto la tubatura cil una condotta forzata: con una lunghissima scalinata, che a
risalirla a fine pesca mette a dura prova i muscoli delle gambe, si può raggiungere un'altra centrale e un tratto agibile
di torrente. Con acqua bassa,
attraversando il torrente, si può anche risalire uno dei più bei laterali
d'Italia, tagliato nella viva roccia, con cascate che superano in alcuni punti
i dieci metri e pozze cosi profonde che l'acqua è quasi nera. Bisogna avvicinarsi con cautela, ma spesso
il primo lancio vuol dire già un'abboccata. Se l'acqua non permette di
attraversare il Soana per raggiungere il laterale, che si chiama Rio Verdassa,
si possono usare un ponte poco più in su e il sentiero che porta alle frazioni
Belrosso e Querio. Si cammina in mezzo
a castagni e faggi, senza vedere la più piccola traccia del corso d'acqua, e lo
si ritrova solo molto più tardi. In
questo caso, discendendolo, il Verdassa si presta alla pesca al tocco, alle
esche naturali. E una passeggiata che
richiede un buon allenamento, ma ne vale la pena. Un tratto di pesca "No kill" Oltre Ingria, finalmente,
il Soana si avvicina alla strada, nel suo tratto maggiormente frequentato
perché di più facile accesso. E’ un
tratto abbastanza lungo, segnato dal biancheggiare dei grandi massi e dal verde
dei pini sulle sponde, con acque pure, dove si può pescare a spinning o a
fondo, a mosca secca o a moschera.
Nelle buche più profonde ci sono trote di buona taglia. Poco prima di
Ronco Canavese, che è un po' la capitale (anche se si tratta di un piccolo
paese) della Val Soana, sulla destra orografica affluisce il Forzo, adibito per
tutto il suo corso a riserva protetta.
Da Ronco fino a Valprato, la FIPS ha istituito una riserva molto
particolare, un esempio che dovrebbe essere seguito in tutto il paese. E’
riservata esclusivamente alla pesca a mosca e ricalca il modello "catch
and release", che signfica letteralmente "prendi e lascia
andare". Qui sui cartelli è
scritto "No kill", che vuol dire 94 non uccidere" e indica che in questo
tratto di torrente si può pescare ma le prede debbono essere liberate e rimesse
in acqua. Senza danneggiarle, magari
dopo averle fotografate. In effetti gli ami delle mosche artificiali non sono
mai grandi, e proprio per il genere di pesca le trote rimangono agganciate
soltanto su un labbro, con ferite quindi-superficiali e non gravi. Se poi il pescatore prende la precauzione
(in questo caso è anche un obbligo) di toccare il pesce con le mani bagnate per
non danneggiare il muco e lo rimette subito in acqua, si ha finalmente un caso
esemplare di vera sportività nella pesca.
Non si senta discriminato chi non pesca a mosca: la limitazione è dovuta
soltanto al fatto che le altre tecniche di pesca possono ferire gravemente il
pesce, facendo quindi cadere il principio su cui si basa il "No
kill". Bisogna munirsi di
permesso, che si può trovare nei bar di Ronco o di Valprato, e partire per una
giornata di pesca diversa. Vanno bene
sia la mosca secca sia quella sommersa, e anche la moschera. Subito dopo Valprato, il Soana si divide nei
suoi due rami originari: da una parte fino a Piamprato, dall'altra prosegue
oltre Campiglia. Sono acque di alta
montagna, impetuose e spesso bianche di neve, abitate da fario locali e
salmerini. Difficili da risalire, le
sponde in certi punti possono essere pericolose. l:a pesca a fondo con canna
fissa e grossi lombrichi è la più redditizia, anche se si possono usare piccoli
cucchiaini nelle buchette sotto le cascatelle. E’ è tratto finale è il meno pescoso del boana, ma scorre in un
paesaggio montano di incredibile bellezza.