Sul Santerno

 

L'alto corso di questo fiume dell'Appennino tosco-emiliano, pur fra lo scempio di ingenti captazioni idriche, offre ancora all'appassionato ottime possibilità di pesca ai salmonidi.

 

Purtroppo, il Santemo di una volta è un lontano ricordo, non tanto sotto l'aspetto della pescosità, quanto sotto quello del regime idrico generale.  Il fiume, uno dei più bei corsi d'acqua di tutto l'Appennino, ha subito negli anni Ottanta un vero e proprio scempio dovuto a ingenti captazioni idriche e stravolgimento dell'alveo per il prelievo di materiali inerti. E doveroso precisare tutto ciò perché è importante che il fiume, che rimane pur sempre un ottimo itinerario di pesca, deve tornare quello di prima.  Fortunatamente il fenomeno di estrazione ghiaia, che ha coinvolto il tratto da Cornacchiaia a Firenzuola, è in fase regressiva e la natura, si spera, cercherà di colmare il grave danno procurato dall'uomo, anche se in nome di un'indiscutibile esigenza di sfruttamento delle non eccessive risorse economiche di tutta la zona.  Ferme restando queste premesse, comuni a molti corsi d'acqua italiani, il Santerno rimane ancora un gran -bel fiume, con le sue acque pulite e ossigenate che scorrono fra gli alti dirupi di pietra arenaria stratificata e abbastanza ricche di fario "selvatiche".

Trote e altro ancora

L’alto Santerno è un corso d'acqua con due volti: uno da classico fiume da salmonidi, ma anche uno da habitat per ciprinidi, cavedani, barbi, lasche e vaironi che, a dispetto della quota, hanno trovato ideali condizioni di vita.  Naturalmente, sono pesci che poco o nulla hanno a che spartire con i colleghi, grassi e panciuti, dei fiumi di pianura, ma sono lunghi e slanciati.  Non per nulla si vedono circolare nell'acqua limpida "siluri" che superano anche 1 kg di peso.

Pesca mista

Le acque del Santerno, benché siano popolate anche da ciprinidi, sono classificate da salmonidi.  Ecco allora che qui è possibile praticare una pesca che potremmo definire " mista", ma interessante e produttiva. Si tratta, in pratica, di adottare attrezzature e lenze adatte per ciprinidi, ben sapendo, però, che le possibilità di allamare una bella faiio non sono per nulla occasionali, anzi sono maggiori proprio per l'uso di armature leggere. Una buona bolognese (ottime le classiche misure fra i 5 e i 6 m), monofili non superiori allo 0,12 (ma, spesso, anche più sottili), piombatura leggera intorno a 1 o 2 g e finale libero e lungo (da 40-50 cm in su): questa la formula giusta.  Si pesca a passata, come si fa normalmente con i cavedani e i barbi, innescando piccoli vermi o portasassi.  Con questo assetto, i grandi cavedani che vivono nelle profonde buche a valle del ponte si lasciano facilmente convincere; e così fanno pure (anzi, di più) le belle fario che convivono nelle stesse acque, trote non da record, ma con una splendida livrea, quindi da fotografare e reimmettere subito in acqua. La stessa formula di pesca mista vale anche per altre tecniche, come la mosca e lo spinning.  Una piccola imitazione di effimera ben presentata interessa, allo stesso modo, trote e cavedani.  Lo stesso discorso è estremamente valido per i piccoli minnows, che risultano graditi a entrambe le specie di pesci, naturalmente se fatti lavorare nel modo più invitante. Un fatto da tener sempre presente è la grande limpidezza delle acque.  Quale che sia la tecnica e il pesce insidiato, il pescatore deve adottare un atteggiamento molto cauto e, soprattutto, silenzioso.  La diffidenza di trote e cavedani in zone con le caratteristiche descritte è proverbiale.

Valide alternative

Una particolare attenzione meritano anche alcuni affluenti del Santerno.  A meno di 10 km da Firenzuola c'è il torrente Rovigo che nasce dal Monte Faggeta e raggiunge il Santerno dopo un tratto di poco più di 15 km, percorsi fra due alte pareti di roccia viva, in una  vallata molto incassata e profonda. Anche l’alveo è roccioso e i dislivelli, in alcuni punti, non hanno nulla da invidiare ai torrenti alpini. Per questo motivo, il pescatore che voglia risalirne il corso deve possedere buoni doti di camminatore. Si può partire dalla confluenza con  il Santerno  e pescare a risalire.  Da qui si può anche rimontare la valle in auto, flno Casetta di Tiara, dove il Rovigo riceve, a sua volta, un proprio affluente, il torrente Veccione.  Naturalmente, in questi corsi d'acqua la pesca si rivolge esclusivamente alla trota e la classica pesca al tocco con il verme è la più produttiva.  Un altro affluente interessante è il Diaterna che confluisce nel Santerno, sulla sinistra,' poco a valle del comune di Scheggianico. E’ un torrente che può essere risalito solamente a piedi: infatti lo costeggia solo una stradina di montagna che va da Firenzuola a Peglio-Pietramala.  Solo trote abitano queste acque impetuose; non sono grandi, ma sicuramente ruspanti e mettono a dura prova l'impegno del pescatore.