Sul Sangro

 

Magnifico torrente appenninico, il Sangro scorre nel suo tratto alto nel Parco nazionale  d'Abruzzo, in un paesaggio selvaggio.  Nelle sue acque limpide e impetuose la tecnica più redditizia è la mosca.

 

Uno dei più bei fiumi dell'Italia centro-meridionale è il Sangro, corso d'acqua che sfocia nell'Adriatico, vicino a Torino di Sangro Marina.  E anche un fiume che è diventa~ to famoso nel mondo della pesca, e soprattutto tra gli appassionati della mosca, perché nel suo tratto medio-alto, e precisamente nel territorio del comune di Castel di Sangro, è stato istituito in riserva turistica.  Ma non si tratta di una riserva come tante: questo è un tratto di fiume che ospita fario di dimensioni decisamente insolite, esemplari che spesso raggiungono i due chilogrammi di peso.  Ma la riserva di Castel di Sangro è, per usare un termine preso dal lessico turistico, un'offerta multipla, in quanto si divide in zone distinte, istituite proprio per venire incontro ai gusti dei fautori di diverse tecniche di pesca. Raggiungere Castel di Sangro non è difficile.  Questo comune, infatti, si trova lungo la S.S. 17 che unisce Sulmona a Isernia e si trova a circa metà strada fra le due località citate.  Per chi giunge da Roma, il riferimento è l'autostrada A25, che collega la capitale a Pescara, sull'Adriatico.  Il casello di uscita è quello di Sulmona: da qui partono i circa 50 km necessari per giungere alla meta di questo itinerario.

Il ponte della Maddalena

Vediamo ora le zone di pesca che si trovano a monte e a valle del ponte della Maddalena per una lunghezza di circa 5 chilometri.  Nell'ambito di questo tratto sono in vigore tre zone distinte, ognuna delle quali regolamentata da particolari limitazioni.  Nella prima zona, a valle del ponte, lunga circa 500 metri, è consentito pescare solo a mosca ed è vietato uccidere e trattenere il pesce (è infatti una zona no-kilo. Nel secondo tratto, più a monte e lungo poco meno di 2 chilometri, si può pescare solamente a mosca e sono consentite due catture giornaliere.  C'è poi un tratto di circa tre chilometri in cui si pesca solo con esche artificiali (quindi anche a spinning), con un limite di catture stabilito dalla gestione locale. A monte del ponte della Maddalena, il tratto a mosca è delimitato dalla confluenza della Zittola che apporta una considerevole portata d'acqua nel Sangro.  Tutte le zone descritte sono, comunque, segnalate da paletti in modo molto chiaro ed è impossibile sbagliarsi.  Nell'istituzione di questa riserva si è voluto, in un certo modo, ripercorrere l'esperienza di alcuni famosissimi fiumi europei e il successo clamoroso dell'iniziativa ne dimostra la grande validità.  Un esempio, quindi, da seguire e che si rivela ancora più apprezzabile considerando che in queste parti d'Italia simili cose sono molto rare.  Anche molti tratti di sponda, particolarmente di quella sinistra a monte e a valle del ponte, ricordano in qualche modo i chalk-stream europei: rive libere e basse, a pelo d'acqua, assolutamente ideali per la pratica della pesca a mosca.  Se a tutto questo aggiungiamo che le trote sono veramente numerose, e di taglia decisamente interessante, il quadro della riserva si dimostra effettivamente allettante.  Si tratta, naturalmente, di materiale di immissione; le acque del Sangro nascondono tuttavia anche un buon numero di trote locali, ovviamente più diffidenti.  Si possono allamare anche alcune trote iridee che non provengono da ripopolamenti (Le semine vengono effettuate solo di fario) ma che sconfinano da un tratto del Sangro, orribilmente canalizzato, che è stato attrezzato a campo di gara "permanente".

Una sfida entusiasmante

L’unico, vero, grosso problema è rappresentato dalla grande pressione di pescatori che affolla le rive del Sangro nel tratto riservato.  Fortunatamente, la quantità di pesci presenti e l'oculatezza dei ripopolamenti, ben distribuiti, riduce questa pressione.  Sono però molti i moschisti che gradiscono questo affollamento: spesso può essere interessante, infatti, confrontare con i colleghi tecniche, attrezzature e artificiali.  Affacciandosi dal ponte della Maddalena, esattamente come accade in simili fiumi europei, si nota una straordinaria abbondanza di pesci che, erroneamente, può far sembrare tutto estremamente facile.  Niente di più errato. 1 pesci ci sono ed è uno spettacolo vederli "ninfare"; ma da questo a catturarli con eccessiva facilità il passo è molto lungo.  Si tratta, infatti, di trote molto selettive. considerando poi la ricchezza dell'offerta da parte dei pescatori armati degli artificiali più sofisticati, i pinnuti spesso sono molto restii a saltare su di una mosca non "giusta" o mal presentata.  Ecco perché la mosca secca non sempre è la tecnica più efficace e il suo uso è indicato specialmente nelle ultime ore delle giornate estive e autunnali.  Negli altri periodi rendono sicuramente di più le ninfe, particolarmente nelle misure più piccole, e i piccoli streamers, adeguatamente animati da rapidi scatti impressi alla canna da pesca.  Per quanto riguarda gli ami, è meglio non superare il n. 18; il colore delle mosche più apprezzato dalle trote è il classico grigio in piumino d'oca.  Nelle giornate più critiche, possono risultare decisive le ninfe emergenti di Baetis rodani montate su ami molto piccoli.

Un regolamento severo

Ricordiamo che il regolamento proibisce in alcuni tratti la pesca a mosca entrando in acqua.  Si deve quindi praticare quella che in gergo si chiama pesca “a piede asciutto".  Non sempre questa regola è rispettata ma, in ogni modo, è da osservare.  Tutto ciò, in alcuni punti (come, per esempio, alla confluenza della Zittola), costringe a effettuare lanci piuttosto lunghi, con grande gioia per i fautori e gli esperti della doppia trazione.  Anche perché le trote sembrano averlo imparato e stazionano, regolarmente, sulla riva opposta.  Sicuramente anche loro hanno imparato a memoria il regolamento che consente l'àzione di pesca solo dalla sponda sinistra del Sangro.  Tutte queste clausole possono infastidire molti pescatori, notoriamente persone di spirito libero; non bisogna tuttavia dimenticare che, essendo la pesca uno sport in forte espansione e non essendo le risorse naturali illimitate, occorre accettare delle regole che garantiscano, a tutti e per un lungo futuro, la possibilità di esercitare con buoni risultati questa splendida attività .  Molto meno giustificabile l'aspetto economico.  Non tanto in rapporto all'entità (il permesso costa circa 10.000 lire) quanto in relazione alla modesta lunghezza del tratto di fiume e per il fatto che esiste una limitazione oraria.  Costringere il pescatore a operare "a tassametro" (il costo sopra citato dà diritto a pescare per una sola ora) è una cosa abbastanza antipatica.  Sappiamo comunque che i gestori della riserva stanno elaborando delle modifiche su questo punto del regolamento.  Ci si informi quindi su queste novità nei punti vendita dei permessi.  Ricordiamo, infine, che il regolamento impone l'obbligo di usare artificiali per pesca a mosca con l'ardiglione debitamente eliminato, come è ormai in uso nelle riserve di questo tipo, naturalmente per poter poi praticare il sempre consigliabile catch and release.