Rogge lombarde: il Pavese

 

La provincia di Pavia, così come quella della vicina Milano, è caratterizzata da ricchezza di rogge e canali, tra cui la nota rete dei Navigli, molti dei quali sono ottime mete per i pescatori locali.

 

A fianco della fitta rete idrica costituita da rogge, canali, scolmatori, cave e fontanili, il territorio pavese è interessato anche da alcuni fiumi: il Scsia, che segna a ovest il confine col Piemonte, il Ticino e il Po, a sud, che nel tratto più orientale separa la provincia pavese da quella piacentina e dall'Emilia.  La maggior parte dei corsi d'acqua artificiali si trova al di qua del Po, nella zona che va dalla Lomellina fino al confine con la provincia di Milano. Tra i due estremi di questa vasta area pianeggiante scorrono altri fiumi di minore importanza: l'Agogna, il Terdoppio, Lambro.  Questa rete idrica è costituita da minuscoli ruscelli, piccole roggette, fino ai canali i più larghi e profondi, senza contare le umerose lanche e gli stagni formati dagli stessi corsi d'acqua, nei pressi dei loro sfoci. Alcune di queste sono acque pregiate e spesso tutelate e  ripopolate con salmonidi da sodalizi locali e riservate ai soli iscritti. Le rimanenti sono libere alla pesca o convenzionate  Fips. Il Naviglio Pavese e l'Olona sono senza dubbio i più importanti corsi d'acqua della zona.

Il Naviglio Pavese

Questo corso d'acqua, lungo complessivamente 35 km, parte dalla Darsena di Milano e riporta a Pavia, e quindi nel Ticino, le acque convogliate dal Naviglio Grande. Fino ad alcuni anni fa solcato dai barconi, il Naviglio è stato ormai declassato per la navigazione pesante, eccezion fatta per le piccole imbarcazioni locali.  Largo in media 10 m, ha una profondità uniforme di 1,30 m, che si eleva di poco in corrispondenza di qualche avvallamento e nelle conche. Queste ultime, ideate e create da Leonardo da Vinci nel Cinquecento, avevano lo scopo di eliminare le differenze di livello del canale, consentendo la navigazione ai grossi natanti che lo risalivano o lo discendevano da e verso Pavia.  Si tratta di piccoli bacini con portoni di chiusura, preceduti da un salto d'acqua e in essi è assolutamente vietata la pesca.  Il fondo del Naviglio Pavese è piuttosto fangoso e ricco di vegetazione; la velocità di corrente è mediamente costante e non molto sensibile, la qualità dell'acqua presenta solo "sintomi di inquinamento", giudizio questo determinato da analisi recenti compiute dall'Assessorato alla Pesca e al Turismo della Provincia di Milano e che riguardano moltissimi altri corsi d'acqua similari.  Littiofauna è in prevalenza costituita da ciprinidi, da qualche persico e luccio e dalle anguille.  Questo Naviglio è soggetto alle asciutte.

 I luoghi consigliati -Il tratto migliore per la pesca sul Naviglio Pavese è quello tra Nivolto e Certosa di Pavia. t un tratto lungo 4 km, tutti di sponda, per cui l'opportunità di trovare una posizione non offre problemi anche in presenza di molti altri colleghi lenzatori.  A Nivolto si può attraversare il Naviglio e iniziare a pescare in riva opposta oppure risalire fino a Casarile.  Da segnalare, a Nivolto, una grossa e buona roggia, la Bizzarda, che può ftingere da alternativa, così come altre rogge più piccole della stessa zona, tutte di facile accesso.

I pesci e le tecniche - Nel Naviglio Pavese sono presenti alborelle, carassi, scardole, carpe (anche grosse), tinche, pesci gatto, cavedani.  Sono rari i lucci e le anguille.  Nel tratto presso Nivolto alborelle, carassi e scardole sono le prede più sicure.  La qualità delle specie migliora scendendo a valle, meglio nella zona di Certosa e oltre, dove le catture di carpe non sono infrequenti, insieme a quelle di tinche e pesci gatto.  Le esche consuete sono le larve di mosca carnaria (i bigattini), i vermi, il mais, la polenta (quest'ultima richiederebbe pasturazione).  La tecnica della passata è la più diffusa, però di tipo pesante, in modo che l'esca strisci appena sul fondo trainata dalla corrente, frenata dal pescatore che esercita la trattenuta della lenza e del galleggiante (del tipo a pera e di portata

oltre i 6 g).

L’Olona

A pochi chilometri a est della Certosa di Pavia, quindi sempre nell'ambito della zona precedente, scorre l'Olona.  Ma attenzione: non si tratta dell'inquinatissimo corso d'acqua omonimo che scende a Milano dal Varesotto per confluire nel Naviglio Grande.  Questo Olona si forma in provincia di Pavia dall'unione di alcuni piccoli corsi d'acqua e fontanili.  La Roggia Misano Olona, proveniente dalla zona sud di Milano, e la Roggiona di Lacchiarella sono i due maggiori corsi che si uniscono a Corbesate (Pavia) dando vita a un fiume largo da 5 a 10 m, lungo 27 km e che sfocia nel Po. La profondità varia inizialmente da 1 m per toccare in certi punti fondali prossimi agli 8 m. Il fondo è fangoso e in alcuni tratti misto con sabbia e ghiaia e molta vegetazione.  Uacqua scorre con lenta corrente e, secondo i rilievi della Provincia di Milano, presenta "alcuni sintomi di inquinamento", talvolta e in qualche tratto più accentuati per eventi degradanti a carattere episodico, soprattutto di origine agricolo-zootecnica, ma che la buona portata fluviale dell'Olona riesce a diluire.

I tratti miglioli - Proseguendo oltre la Certosa di Pavia, si incontra la Roggiona al Mulino dei Protti e qui già si può pescare.  Più avanti, si incontra la strada detta Vigentina che giunge da Milano e subito a monte dell'incr cio si incontra un ponte da cui si puo iniziare su entrambe le sponde, verso valle fino a Corbesate.  Si può pescare anche al ponte di Bornasco a scendere, così come nelle rogge che convergono o intersecano l'Olona, tutte buone.

I pesci e le tecniche - Nell'Olona le specie ittiche sono tante e talune abbondano: alborelle, cavedani, triotti, scardole, carassi, gobioni, grosse carpe e tinche, pesci gatto, anguille, persici sole; quindi persici, boccaloni, lucci.  Le rive sono quasi ovunque accessibili anche se alberate.  La pesca alla passata è la più praticata, in forma leggera o più pesante e con attrezzature robuste, ma con galleggiante, a fondo.  Nelle anse più profonde meglio il legering.  Molti pescano contemporaneamente con una canna in mano e l'altra a fondo.  La pesca col vivo o a spinning è invece rivolta ai predatori, soprattutto ai lucci.