Alla confluenza tra Ticino e
Po
Il Po, entrato in provincia
di Pavia, riceve le acque del Ticino. Sono acque pulite che arrecano numerosi
vantaggi alla pesca poiché richiamano molte specie di pesci, soprattutto
ciprinidi
Il Ponte della Becca, che congiunge i comuni di Vaccaiizza e di Tornello, segna l'inizio del grande Po che, ricevute le acque del Ticino, ora è navigabile dalle imbarcazioni fino a 300 tonnellate, mentre la vera e propria navigazione con natanti di maggiore tonnellaggio ha inizio poco più avanti, verso Piacenza. Passando sul ponte, vale la pena di dare un'occhiata alla confluenza tra Sia la mutevole conformazione del punto il Po e il Ticino per osservare la diversità delle acque: il primo è opaco e limaccioso, o addirittura sporco; il secondo si distingue per le sue acque quasi trasparenti e azzurre. Il Ticino si immette nel grande fiume formando un angolo acuto con al vertice un lungo sabbiose che si inoltra, assottigliandosi, fra i due corsi d'acqua e la cui conformazione muta a ogni piena, tanto che nessuna carta topografica è mai abbastanza aggiornata, da rilevarne fedelmente i contorni . Tra le due sponde, il Po presenta alla confluenza alcune differenze: per esempio, la riva settentrionale è meno profonda, mentre quella meridionale è più elevata, tocca in qualche punto i 9 m, per riabbassarsi a 2 e stabilizzarsi poi fra i 5 e i 6 metri di profondità. Sia la mutevole conformazione del punto di confluenza, sia quella alterna dei fondali che si susseguono sono il risultato non solo delle frequenti alluvioni e piene(primaverili, ma soprattutto invernali), ma sono anche dovute all'apporto di sedimenti dei due fiumi che, depositandosi verso valle, ne alzano il fondo, mentre il gioco delle correnti scava avvalla menti profondi.
Tra
prismate e gironi
La riva fluviale solitamente
più consigliata per la pesca è quella di destra, ossia quella che si incontra
passato il ponte, quando si proviene da Pavia. Le indicazioni sono da
intendersi ribaltate se si giunge da Stradella. In certi punti del fiume
si giunge con l'automezzo fin sull'argine, in altri casi bisogna procedere a
piedi. Questa differenza dipende dalle condizioni ambientali momentanee o
stagionali. Dopo un prolungato periodo di maltempo, per esempio, con acque più
alte e terreno pantanoso è meno facile avvalersi della macchina, se non per
percorrere la strada sterrata o asfaltata che corre alta che va verso Broni e
sull'argine. Valicato il ponte, si
prosegue per 500 m fino a un incrocio presso la località Busca e si imbocca a
sinistra la strada che porta alla sponda del Po che qui è protetta da una
prismata.E già lungo la prismata si può cominciare a immergere le lenze, a
patto che la corrente non sia troppo forte. Continuando verso valle si perviene
a un punto del fiume che forma una lieve rientranza con tutte le
caratteristiche tipiche del "girone": acqua profonda, lenta corrente
semicircolare, ghiaia e sabbia sul fondo. Un tratto quindi adatto per la pesca
a fondo. Ancora oltre verso valle, per qualche centinaio di m alternano rive
basse o regolari, col fiume in asta, prismate e alla fine una cava di ghiaia,
dove la profondità torna ad aumentare e la corrente rallenta. Naturalmente, arrivando sul fiume per la
strada citata, anziché dirigersi a valle si può risalire brevemente il Po in direzione
del ponte e, secondo le condizioni d'acqua che, a causa della confluenza in
certi periodi sono troppo violente o troppo basse, si può provare con le
tecniche che si ritengono più idonee alla
situazione del momento. Se si
vuol provare più a valle, senza dover camminare troppo a lungo in riva al Po,
si può raggiungere il punto in cui nel fiume sfociano due rogge, lo Scolo Fuga
e la Fugalina. Il tratto è ovviamente
interessante, come lo è sempre nei punti di confluenza anche di piccoli corsi
d'acqua, perché vi si possono determinare elevate profondità, ristagni o giochi
di corrente e, nei periodi in cui le sponde del Po sono affollate o quando si
verificano delle piene, si può ripiegare sui canali, così come infatti fanno
anche i pesci, che vanno in cerca di acque più tranquille e pulite per
ripararsi da quelle più sporche e troppo veloci del fiume principale. Se si vuol provare in riva sinistra, cioè
prima del ponte, bisogna aggirare i cantieri navali e dirigersi lungo la sponda
verso valle, giungendo almeno fino allo sbocco dello Scolo Stelletta (da non
confondere con l'analogo canale che, con lo stesso nome, sfocia nel Ticino,
verso Pavia). Qui le acque risentono
ancora dei benefici apportati da quelle più pulite del Ticino e qui, infatti, è
più probabile la cattura di qualche persico. Ma bisogna sempre fare i conti con
le condizioni del momento, perché le acque possono essere troppo veloci.
I pesci e le tecniche
Le specie predominanti in
queste acque miste del Ticino e del Po sono rappresentate dai ciprinidi, con in
testa ovviamente i cavedani di buona taglia.
Seguono le savette, i pighi, i barbi e, naturalmente, la solita
minutaglia sottoriva. Nei tratti più
profondi e calmi non si escludono le carpe, le tinche e i siluri. Dove le acque ristagnano presso riva possono
a volte esservi dei pesci gatto e anche i lucci. Le anguille, diffuse un po' ovunque, sono più frequenti allo
sbocco dei canali e ai piedi delle prismate. La tecnica più in uso è la tradizionale
passata, con canna un po' più lunga e finali sottili se si pesca in riva
settentrionale, dove le acque sono più limpide. Se invece si pesca in
riva sud, dove si hanno acque più torbide, i finali di lenza possono essere più
robusti perché meno visibili. Tra le
esche, le larve di mosca carnaria sono sempre al primo posto, seguite dai
vermi. Il vivo è riservato ai lucci,
meglio se si tratta di pesciolini pescati sul posto: scardolette e cavedanelli,
eventuali lasche. La pesca a fondo è
l'altra tecnica più praticata e, a seconda che la corrente sia più o meno forte
e la profondità elevata, occorrono piombature adeguate, in certi casi prossime
ai 50 g. In tutti i casi, si deve pasturare sempre con abbondanza. Variante consigliata alla pesca di fondo, quando
le acque sono alte e difficili per la passata, è quella a legering con
pasturatore piombato nelle grammature adeguate alla forza della corrente. Se il fiume è in regime di magra e le acque
sono più basse, la camolera, fatta lavorare a lunga passata nei tratti a
raschio e presso la riva a piismata (dove più facilmente si raggruppano i
barbi), può dare ottimi frutti. Alla
stessa possono abboccare infatti non solo i barbi, ma anche lasche e
savette. Anguille, siluri e pesci gatto
sono insidiabili di notte, come sempre, tenendo nel debito conto che la zona è,
in estate, molto infestata dalle zanzare.