Sul Nera

 

Questo torrente dell'italia centrale, che scorre alle pendici dei Monti Sibillini, offre acque pulite e ricche di trote. Ma per pescarle è necessario conoscere bene la zona.

 

Molti, pescatori e non, affermano che il fiume Nera è il più bel corso d'acqua italiano. Gusti personali a parte, quest'affermazione corrisponde a verità e si può senz'altro annoverare il Nera fra i torrenti da trota più pescosi d'Italia. Purtroppo negli ultimi anni la sua portata d'acqua è decisamente diminuita per colpa di indiscriminate captazioni idriche.  Proprio per questo motivo, la meta di questo itinerario non riguarda la parte più conosciuta del Nera, quella che scorre in territorio umbro, ma la parte alta, a cavallo del confine con le Marche; in questo tratto, infatti, il fiume non risente in modo apprezzabile di sbalzi di livello. La portata d'acqua, molto impetuosa, rimane costante tutto l'arco dell'anno, a prescindere dalle condizioni atmosferiche, pioggia o neve, che qui cadono abbondantemente.  La meta dell'itinerario si snoda nello splendido ambiente dell'Appennino umbro-marchigiano, alle pendici dei Monti Sibillini, in una cornice naturale di bellezza ineguagliata.

Sponde poco agevoli

Il Nera scorre in una valle molto stretta e incassata fra massi e ostacoli sommersi.  Il fiume ha qui una corrente abbastanza impetuosa e le sue sponde non sempre sono agevoli.  Però, nel primo tratto più a valle, la forza del fiume si placa in dolci piani, con sponde basse tipo chalk-stream.  L’ambiente è quindi estremamente vario, sempre caratterizzato, comunque, da acque pulite, limpide e con tasso dj inquinamento assolutamente nullo. Intuibile come le trote, unici pesci presenti in questo tratto del Nera, vi trovino un babitat ideale; sono però pesci diffidenti e "difficili", come si addice a esemplari autoctoni e non provenienti da immissioni a scopo di ripopolamento.  Le semine effettuate poco prima dell'apertura, infatti, si esauriscono in pochi giorni e lasciano ben presto il posto ai salmonidi "ruspanti"che sono il primo (e unico) obiettivo dei veri trotisti.  Per poter ammirare gli splendidi colori di queste fario, la cui taglia può andare da pochi etti al chilo, occorre un certo impegno e gambe resistenti per avventurarsi nei tratti più nascosti, lasciando ai colleghi i punti più facili e frequentati.  Sul Nera si verifica infatti un fenomeno classico: il numero di pescatori presenti sulle sponde è inversamente proporzionale alla distanza dalla strada; più ci si allontana e meno frequente è trovare gente che pesca.  Poiché in ambienti di questo tipo lo sfruttamento del fattore sorpresa è di primaria importanza, solo con discrete scarpinate a risalire si possono catturare le trote più grosse.

Due pesi e due misure

II tratto del Nera da Visso a Pontechisilta interseca più volte il confine fra Marche e Umbria.  Questa collocazione geografica crea un'assurda differenziazione dal punto di vista normativo: nelle acque in provincia di Macerata (Marche), la misura minima dellatrotaè fissata in 22 cm; in quelle invece scorrenti in provincia di Perugia (Umbria, acque secondarie, categoria "A"), tale misura scende a 20 cm.  Un controsenso legislativo perché può accadere che, in una stessa buca dei fiume, a pochi metri di distanza, si possacatturare una trota di 20 cm a monte e non si può fare altrettanto a valle.  Ogni commento è superfluo.  Fortunatamente i trotisti “sportivi", a prescindere dalle leggi, rilasciano nel fiume tutti gli esemplari al di sotto dei 25-30 cm.  Unico, invece, è il limite di catture giornaliere, fissato,per entrambe le regioni in 8 capi per pescatore.

Le tecniche di pesca

Le tecniche di pesca da attuare su questo fiume non sono molte.  In ordine di efficacia, esse si limitano alla pesca al tocco, allo spinning e alla mosca.  Per quanto riguarda la prima, la canna ideale è la classica teleregolabile con cui ben ci si adatta alle variabili conformazioni del fiume.  Quasi inutile il mulinello, se non come semplice contenitore di filo.  Piombatura a spirale, filo robusto (0,25/0,28) e ami del n. 8/10.  Le esche più redditizie sono il solito verme e le camole, sia quelle del miele sia quelle della farina.  Si può pescare a risalire, al tocco.  I locali definiscono questa tecnica con il termine 46 a spizzico", che sta a indicare la caratteristica posizione della mano sinistra che trattiene il filo che fuoriesce dal mulinello per poter avvertire, attraverso la sensibilità delle dita, l'abboccata della trota, nella più classica tradizione della pesca alla casentinese.  I pescatori più anziani del posto usano ancora lunghe canne fisse in bambù, senza mulinello e con un finale in filo di seta: un metodo antico e caratteristico ma che, a giudicare dalle code di trota che spesso si vedono uscire dalle borse a tracolla, rende decisamente bene sul Nera.  Ma serve anche una straordinaria esperienza e una profonda conoscenza del fiume su cui si opera.  Lo spinning riserva grandi soddisfazioni, destinate però solo a chi sa muoversi con i piccoli rotanti in ambienti stretti e difficili.  Lanci corti, estremamente precisi (pena la perdita di un gran numero di artificiali) e pesca rigorosamente a risalire; inutili e più che altro d'impaccio le canne lunghe: una due-pezzi di 1,60-1,80 m funziona egregiamente sul Nera. Un'eccezione riguarda l'uso del minnow, quasi sconosciuto da queste parti, ma estremamente redditizio se usato in modo giusto.  Anziché pescare risalendo il torrente, si devono esplorare i sottosponda discendendo.  La corrente abbastanza sostenuta, infatti, impedisce al pesciolino finto di nuotare a dovere da monte a valle.  Lanciando invece a fondo buca e facendo navigare l'artificiale contro corrente si possono ingannare le fario più belle; ogni volta che il minnow lambisce da vicino i numerosi ostacoli sommersi, le trote si lasciano convincere a uscire dal loro riparo e aggrediscono violentemente l'esca.  Ma questo è facile a dirsi e ben più complicato a farsi, dovendo fare sempre i conti con le asperità della sponda che non sempre agevola l'azione del pescatore a spinning.  Le difficoltà aumentano per gli appassionati della pesca a mosca che, in alcuni punti del Nera, presenta grossi problemi. Le acque sono piuttosto fredde e le schiuse buone sono limitate alla tarda primavera e alle sere estive.  Quando, tuttavia, ci si imbatte in questi rari momenti magici, il fiume (particolarmente nei tratti a sponda bassa descritti sopra) è punteggiato da numerose bollate.  Trovando un varco buono fra la vegetazione, o eseguendo lanci rotolati, si possono effettuare catture a ripetizione, anche se, quasi mai, di buona taglia.  Gli artificiali da privilegiare devono essere molto piccoli e montati su ami dal n. 14 al n. 16.  Le trote del Nera, infine, sembrano gradire particolarmente i colori scuri.  A monte del comune di Visso, il fiume si incassa ancora di più ma rimangono immutate le possibilità di pesca, specialmente a valle dell'allevamento ittico.