Sul Mincio a peschiera
Il grande emissario dei Lago
di Garda, che vi entra con il nome di Sarca, off re nel tratto di Peschiera
tante e diverse possibilità di pesca. E in più è anche un famoso campo di
gara nazionale.
Se c'è un fiume che tutti i
pescatori italiani riconoscono all'istante questo è il Mincio, a Peschiera del
Garda. L’ininterrotta sequenza di
pioppi che, su entrambe le sponde, accompagna il corso del fiume specchiandosi
nelle sue limpide acque lo rende infatti inconfondibile e unico. Il fiume, meta del nostro itinerari,, entra
nel Lago di Garda con il nome di Sarca e ne esce, appunto a Peschiera, con il
nome di Mincio ed è caratterizzato da diversi ponti. La zona più interessante, dal punto di vista della pesca, è
sicuramente quella a valle di questa serie di ponti, molto vicini uno
all'altro; nella zona a monte, le caratteristiche di pesca si identificano, in
pratica, con le tecniche classiche di lago.
Il corso del Mincio, per molti chilometri, è estremamente regolare e può
essere paragonato a una sorta di largo "canale" naturale. Per questo motivo, le possibilità di pesca
sono pressoché identiche su entrambe le sponde. Unica, rilevante, differenza consiste nella viabilità: infatti,
la sponda di destra (quella del lato bresciano) è servita da una comoda strada
asfaltata che, se pur un po' stretta, costeggia per qualche chilometro il
Mincio, consentendo il posteggio dell'auto in ogni punto. La sponda sinistra è
percorsa da una larga strade sterrata, che segue l'argine sul fiume, ma è interdetta
alla circolazione delle auto ed è bloccata, all'inizio, da una sbarra che viene
rimossa solo in occasione delle gare di pesca. In questo modo, ognuno può scegliere il punto preferito. Non c'è
che l'imbarazzo della scelta; anche perché il Mincio è in grado di accogliere,
contemporaneamente, molte centinaia di pescatori. Difficile fornire indicazioni
precise in tal senso: esaminate dall'esterno, le sponde appaiono assolutamente
regolari, ma così non è in acqua: ogni posto è fortemente condizionato, nel
bene e nel male, dalla presenza, più o
meno consistente, di erbe sommerse che determinano la maggiore o minore
presenza di pesce.
Pesci e tecniche
Scomparse le avole, così popolari tra i garisti negli anni Settanta, restano alborelle, cavedani, triotti, tinche, barbi e carpe. Presenze comunque di tutto rispetto. Ci si può dedicare alla "peschetta", insidiando le alborelle a canna fissa o adottando la tecnica usata dai vecchi pescatori locali che (particolarmente nelle zone vicino al lago) si dedicano a questo pesce catturandone in serie su amettiere a 5-6 ami e canna bolognese di 6 metri. Oppure si può pescare a canna fissa, insidiando a passata le enormi scardole del Mincio. Sempre con questo sistema, a seconda dell'esca usata, ci si può imbattere in barbi o splendide tinche. 0, ancora, sfruttare le buone possibilità per la pesca a fondo, sia quella classica, sia a legering con il pasturatore, privilegiando tuttavia le zone dove la presenza di vegetazione sommersa non sia eccessiva per evitare che lenza ed esca ne rimangano avvolte in modo totalmente improduttivo. Poiché, a causa della fitta vegetazione, lo spinning sul Mincio è praticabile con difficoltà, gli accanito fautori della canna bolognese possono cercare i grossi cavedani a mezz'acqua, nel centro del fiume, adottando quella che viene definita "pesca al volo", fatta di continue fiondate di pochissimi bigattini e di lenze leggerissime che viaggiano morbide a mezz'acqua secondo una tecnica oggi abbastanza in disuso, ma che, in più di un'occasione, ha risolto in extremis gare "disperate". La canna "regina" rimane, comunque, quella fissa. Le misure più adatte, e largamente più usate, vanno da un minimo di 7 metri ai 10-11 metri. Questa è l'unica canna che permetta di gestire in modo ottimale lenze relativamente leggere, operando a dovere una giusta trattenuta nella corrente abbastanza sostenuta; solo con attrezzi come questi, inoltre, si può estendere il raggio d'azione completamente al di là degli erbai sotto riva. Anche la roubalsienne funziona sul Mincio. Particolarmente per quanto riguarda l'esecuzione della trattenuta. Ma esistono alcune controindicazioni rilevanti: la conformità della sponda, l'impossibilità di pescare seduti (si pesca quasi sempre a piede in acqua) e la necessità di continuo ricambio e controllo dell'esca. La pesca all'inglese può risolvere situazioni estreme. L’adozione di questa tecnica deve però tener conto della corrente sempre molto sostenuta ed è sconsigliata a chi non abbia dimestichezza con i particolari accorgimenti per pescare in acqua mossa.
Un fiume da garisti
Parlando del Mincio, non si può non accennare, se
pur sommariamente, all'aspetto agonistico.
Per la posizione logistica e per le caratteristiche di sponda sopra
descritte, questo splendido fiume è sempre stato ed è tutt'ora uno dei campi di
gara più famosi d'Italia. Uno di quelli che, insieme a Ostellato e Arno, non
deve mancare nel bagaglio di esperienze di un buon agonista. Ma il Mincio, capace di ospitare molte
centinaia di pescatori sulle sue sponde, non è più lo stesso di qualche anno
fa, nonostante la gran quantità di pesce tutt'ora presente. Sotto il puro
aspetto agonistico è venuta a mancare quella uniformità di pesca che lo ha reso
famoso per molti anni; l'apparente regolarità esteriore delle sponde non è tale
sotto la superficie dell'acqua: un erbaio o uno spiazzo fra le alghe spesso
determinano una concentrazione di pesce in un punto più che in un altro,
sfalsando i valori tecnici in campo. Si
sente molto la mancanza delle avole e la distribuzione del pesce non è ben
estesa sul campo di gara. Di fronte a
questa situazione, aggravata da tanti anni di gare in cui il pesce non veniva
reimmesso in acqua (come si fa invece oggi), c'è chi ipotizza l'eliminazione
del Mincio a Peschiera dal circuito d'eccellenza o cerca soluzioni illogiche (5
punti a pesce) che non darebbero altro risultato se non il favorire la
"peschetta" della frequente minutaglia. Al di là di tutte queste opinioni, il Mincio resta sempre
un'ottima palestra per chi voglia migliorare o soltanto mettere alla prova le
proprie capacità, un campo di gara dove chi si impunta su un tipo di pesca
specifico e non sa cambiare al momento giusto viene irrimediabilmente
battuto. Basterebbe ciò a fare di
questo campo una palestra "tecnica" valida; naturalmente con
l'eccezione di alcune postazioni "impossibili". D'altronde, ricercare nella pesca l'assoluta
uniformità è pura utopia. E in Italia
non esistono molti altri íìumi che, con l'assoluta certezza di acque sempre
pulite, siano in grado di ospitare agevolmente sulle proprie sponde, ogni
domenica, centinaia di pescatori, sia agonisti sia dilettanti.