A trote sul
Meta
Un
classico torrente appenninico che scorre nelle Marche, piccolo ma sicuramente
interessante per quei pescatori che ancora ricercano bellissime fario
autoctone.
Il torrente oggetto di questo itinerario ha le caratteristiche tipiche del corso d'acqua da trote dell'Italia centrale. Il Meta dimostra come, nel nostro paese, esistano luoghi dove ancora lontano sembra l'arrivo dell'urbanizzazione e del degrado ambientale. Ciò comporta la presenza di trote, magari non enormi, ma sicuramente ruspanti. Gli appassionati sanno bene quanto questa possibilità si sia fatta rara. Pur nel suo corso molto breve (appena 12 chilometri dalle sorgenti di Bocca Trabaria, a 1049 m, fino all'unione col torrente Auro e alla successiva confluenza col Metauro), il Meta presenta tutte le caratteristiche dei torrenti appenninici: acque chiare e pulite, immerse in un verde profondo e con livelli relativamente bassi. Non è quindi luogo da frequentare nei periodi di maggior siccità, quando la scarsità d'acqua crea alcuni problemi. Il tratto di torrente migliore è quello che da Sompiano arriva a Borgo Pace; anche perché, a monte, fino a Bocca Trabaria, è stata recentemente istituita una lunga zona di protezione, con assoluto divieto di pesca. Sono poco meno di 5 chilometri, ma tutti facilmente accessibili e sicuramente i più belli di tutto il Meta. Nell'ambito della carta ittica marchigiana, questo bellissimo torrente dell'alto pesarese è classificato fra le acque di categoria "A", cioè da salmonidi. Dal punto di vista regolamentare, questo significa la proibizione dell'uso del bigattino e la limitazione di catture per ogni giornata di pesca che la legge marchigiana fissa nel numero di otto capi. La misura minima di ogni capo è di 22 cm. Si è detto che il Meta è celebre per le sue fario autoctone, ma c'è comunque un'eccezione. Poco prima del periodo di apertura, che qui, è fissato per l'ultima domenica di febbraio, il torrente è oggetto di cospicui ripopolamenti che provocano anche una forte concentrazione di pescatori. La situazione si fa più tranquilla da metà marzo alla chiusura della stagione, verso fine settembre, quando il Meta torna a essere di piena proprietà dei pochi che privilegiano la qualità delle catture piuttosto che la quantità. Se, poi, la stagione regala livelli d'acqua buoni o, meglio, alti, le possibilità di pesca aumentano in modo considerevole:' il nemico peggiore del Meta è, infatti, la siccità e le captazioni idriche che possono trasformare questo corso d'acqua in modo negativo. Tutto il torrente, come la quasi totalità dei corsi d'acqua appenninici, è un continuo susseguirsi di "terrazze"; fra di esse, con funzione di collegamento, vi sono buche relativamente profonde con in testa l'immancabile cascatella che copre il dislivello. Il tutto immerso in una vegetazione molto fitta (un vero e proprio tunnel) che, grazie alle sponde generalmente basse, non crea però eccessive difficoltà alla pesca.
La
prudenza è d'obbligo
Le tecniche di pesca devono naturalmente adeguarsi a questo tipo di ambiente. E, quale che sia il sistema adottato, l'importante è muoversi in questo habitat con grande circospezione e silenziosità, cercando, innanzitutto, di evitare che le trote, numerose ma sospettose, scorgano la sagoma del pescatore. Una buona parte del successo di una battuta di pesca sul Meta è proprio da ricercare in questo modo di affrontare il torrente; un pescatore che si rechi in queste acque con indumenti a colori vistosi e calpesti rumorosamente le sponde e i massi del torrente ben difficilmente potrà ammirare la stupenda livrea delle ferro che esso nasconde. La tecnica più consigliabile è lo spinning con canne e artificiali superleggeri, da 3 a 5 grammi. Ma si tratta di uno spinning un po' speciale: fatto, cioè, di pochissimi lanci per ogni buca, estremamente precisi e "mirati". Può infatti accadere che, al primo lancio, più di una trota insegua contemporaneamente l'artificiale; questo scompiglio, nella calma del torrente, sia che avvenga una cattura, sia che i pesci non attacchino l'esca, crea un allarme generale che rende assolutamente infruttuosi i lanci successivi. Per qualche ora le trote non usciranno dalla tana e occorrerà cambiare buca, dove ci si limiterà a eseguire- solo due o tre lanci. Anche i pescatori locali pescano a spinning, ma con una tecnica molto particolare: impiegano una canna da quattro metri usata per la pesca al tocco. Pur rimanendo fedeli alla leggera e svelta due pezzi da ultraleggero, si deve riconoscere che i risultati ottenuti da questi "sperimentatori" potrebbero quasi dar loro ragione. Minori sono le possibilità per la pesca al tocco, anche se il classico lombrico, ben manovrato nella turbolenza delle cascatelle, può riservare gradite sorprese, specialmente in presenza di acque alte e velate.
Provare con la mosca
Le caratteristiche del Meta e delle sue sponde sembrerebbero sconsigliare la pesca con la mosca artificiale. Ma la realtà è diversa. Pur, infatti, fra le difficoltà di lancio imposte dalla fitta vegetazione, su questo torrente sono presenti tutti quei fattori che rendono assai interessante questa splendida e diffusa tecnica di pesca. Fra questi, la temperatura dell'acqua, la sua limpidezza e la presenza di schiuse molto fitte in tutti i periodi dell'anno. Il Meta nasce infatti a quote relativamente basse, intorno ai 1000 metri e non risente, se non in casi episodio, di fenomeni di neve o scioglimento di ghiacciai. Tutto questo favorisce, dentro e fuori dell'acqua, il complesso cielo vitale della piccola fauna acquatica. Il pescatore a mosca deve inserirsi in questo ciclo con imitazioni artificiali adeguate: sul Meta sono d'obbligo le mosche piu piccole fra quelle contenute nella propria scatolina. Minuscole imitazioni montate su ami del 14 e del 12 hanno spesso risolto brillantemente situazioni particolarmente "difficili". Canna e coda di topo devono anch'esse adeguarsi a questa pesca "leggera"; in nessuna condizione sono necessari lanci da doppia trazione e spesso si riesce a pescare con il solo finale immerso nell'acqua. A mosca secca le possibilità di cattura sono decisamente buone. In particolari casi, e in totale assenza di bollate in superficie, funzionano bene anche piccole ninfe leggermente piombate.