Il Lago
Maggiore
Visitiamo due tratti lombardi di un grande lago,
che, malgrado gli effetti negativi dei degrado ecologico, resta ricco di
itinerari preziosi per il pescatore oltre che per il turista
Dopo il Garda il lago Maggio re, o Verbano, è il secondo lago italiano per quanto riguarda l'estensione (212 km2 con un perimetro di circa 170 km e una profondità massima di 372 m). Resta comunque il primo per ampiezza di bacino imbrifero, caratteristica che gli è valsa il nome di "Maggiore". Un grande contributo alla ricchezza di questo specchio è dato dal fiume Ticino che vi porta le acque del suo vastissimo bacino imbrifero.
Tra due nazioni e tra due regioni
I1 Verbano si estende per un
breve tratto, a nord, in territorio
svizzero, e per la maggior parte in territorio italiano, dove separa la
provincia piemontese di Novara dalla provincia lombarda di Varese. Suo principale immissario, come già detto, è
il Ticino che sgorga a 2.440 m di altitudine presso il passo di Novena, in
Svizzera. Il Ticino è sia immissario, sia
emissario del lago Maggiore: le sue acque vi entrano presso Locarno ed escono presso Sesto Calende, per poi
confluire nel Po. Ma il Verbano riceve le acque di altri immissari, come il
Maggia in Svizzera, il Tresa in Lombardia e il Toce in Piemonte.
Un lago (un tempo) Pescoso
Celebre per le bellezze delle numerose località che si affacciano sulle sue rive (Arona, Angera, Laveno, Luino, Pallanza, Stresa, Locarno e altre ancora) o delle isole che lo punteggiano (Isola dei Pescatori, Isola Bella e le restanti isole Borromee), il lago Maggiore, non può ormai più contare altrettanti vanti per quanto riguarda la sua pescosità. Si tratta comunque di acque ancora praticabili dallo sportivo, nonostante il degrado ecologico degli ultimi decenni abbia cancellato la fama meritata che da sempre accompagnava il Verbano come lago particolarmente pescoso. In questi ultimi anni, si è osservato però un lento miglioramento dell'aspetto idrobiologico e della presenza dei pesci e della flora acquatica. Dopo venticinque anni di assenza sono ricomparsi nel medio e basso lago gli agoni e in alcuni punti sono riapparsi i gamberi di fiume e molti molluschi bivalvi. Le specie ittiche dominanti sono: il persico, il luccio, il persico-trota, il cavedano, la tinca, l'agone, l'alborella. Si trovano con una certa frequenza lavarelli, salmerini, trote e minutaglia, con in testa l'immancabile scardola. E’ quindi uno specchio d'acqua ricco e facilmente raggiungibile da Piemonte e Lombardia, che meriterebbe di essere meglio conosciuto e apprezzato. Ecco perché illustriamo due interessanti itinerari tracciati su sponda lombarda.
Dalla foce del Bardello ad Arolo
Il Bardello è un fiumiciattolo che esce dal lago di Varese presso la località omonima e si getta nel Verbano presso Bozza da dove comincia questo itinerario. E’ un tratto di circa 5 km di costa piatta, boscosa e ricca di piccoli affluenti. La riva inizia bassa con dei canneti, poi, verso nord, diventa ghiaiosa e rocciosa. Si pesca da terra sia nel corso d'acqua, sia lungo il pennello che racchiude una darsena. Si possono trovare persici, catturabili a spinning, col vivo o con vermi; cavedani e alborelle, eventualmente qualche persico-trota, delle tinche, bottatrici e anguille. Saltando il tratto di riva a canneto, si giunge in località Monvallina-Lido, dove entra un altro piccolo affluente e vi è qualche possibilità di pescare da terra. In questo punto si apre il golfo del Cantone: se si cerca qualcosa di meglio della minutaglia sottoriva, è necessario spingersi con una barca, purtroppo non noleggiabile, fino a circa 100 metri dalla sponda. Al largo si potrà sia pescare da fermi, sia seguire il col di corona e le diverse legnaie indicate da paline. Ci sono persici, persici-trota, lucci, cavedani e agoni. Spostandosi con la barca si arriva fino a Sasso Moro e ad Arolo e ancora più a nord, verso le pareti rocciose e a picco sulle quali sorge l'antico eremo di Santa Caterina del Sasso. La pesca da terra può riprendere sull'arenile tra Sasso Moro e Arolo, dove alle specie descritte può non raramente aggiungersi qualche trotella.
Come arrivarci
Per
arrivare nella zona della foce del Bardello, si percorre la diramazione dell’A8
fino a Sesto Calende e poi si prende la strada statale 629 in direzione di
Ispra, seguendo le indicazioni per Monvalle.
Da Laveno a Sasso Galletto
Anche questo tratto è lungo
circa 5 chilometri. Si parte dal golfo di Laveno e si arriva fino a Caidè, in
località Sasso Galletto. Da terra si può pescare lungo tutto il perimetro del
golfo di Laveno, dove sono presenti le stesse specie del primo itinerario.
Si possono usare le tecniche più
diverse: amettie ra per alborelle, vivo o
spinning per cavedani e persici, scoubidù
per scardole e minutaglia varia. Aggirato il promontorio inagibile di Porto San
Michele e proseguendo lungo la strada che va verso Luino, dopo la serie di
gallerie la sponda si fa rocciosa e a
picco e la si raggiunge difficilmente dalla strada. Si tratta però di acque
buone, nelle cui profondità si trovano cavedani e persici, ma anche qualche
luccio, insidiabili al lancio con rotanti o ondulanti dai 5 ai 9 cm, argentei,
con minnows o pesciolini vivi. Con canne fisse o alla bolognese oltre ai
cavedani si possono catturare alborelle e persici, soprattutto usando lo
scoubidù. Con la barca, si bordeggi il tratto finale del golfo, poichè in
quello centrale il passaggio dei battelli di linea che vanno verso Luino
disturba la pesca. Lanciare verso riva,
a non molta distanza da questa, o bordeggiare a tirlindana.