Sul torrente Ellero
La provincia di Cuneo, in
Piemonte, è fra le più ricche di acque di tutta Italia. Fra queste, il torrente Ellero è poco noto,
ma ben popolato di fario veramente autoctone.
Vedendolo nella sua parte bassa, nei pressi di Mondovì in provincla di Cuneo, il torrente Ellero sembra ben poca cosa: un corso d'acqua scarsamente interessante, che forse non merita una seria battuta di pesca. Si inizia dunque a risalire in automobile la vallata di qualche chilometro verso Villanova e Roccaforte. Si incontrano pochissime case, una valle stretta e incassata e, in fondo, il torrente che comincia ad assumere un andamento discreto. Man mano che si sale, però, le caratteristiche del paesaggio cambiano radicalmente: La montagna si fa selvaggia e si rivela in uno scenario splendido difficilmente immaginabile solo poco più in basso. L'Ellero diventa un torrente tipicamente alpino, con grandi salti fra le rocce e buche profonde, e scorre in una vallata dove è totale l'assenza di insediamenti umani, ma che è la patria delle fario autoctone e veramente selvatiche.
Il torrente
A monte di Rastello il torrente Ellero presenta le più tipiche caratteristiche alpine. Siamo solo a circa 1000 m di quota, ma sembra veramente di essere in alta montagna, per la scarsezza di vegetazione e per le grandi pietraie che coprono le pendici circostanti. Solo guardando la cartina topografica della valle si capiscono le ragioni di questo andamento: in poco meno di 10 km, l'Ellero passa da quota 2630 m delle sue sorgenti sulle pendici del monte Mongioie ai 900 m di altitudine del ponte di Rastello. Si tratta, comunque di una vallata veramente stupen da, dove, se non fosse per la nuova strada, la presenza umana sarebbe totalmente assente; tutta la parte alta del torrente rimane una parte da scoprire ed è accessibile solo a piedi. Dal lato destro scendono quattro piccoli immissari laterali. L'andamento del corso d'acqua varia con il variare del paesaggio: rocce, cascate che si susseguono in continuazione, buche profonde e mancanza di falsopiani o correntini tranquilli.
Le trote
Non si cerchino nell'Ellero
le grandi trote e le mormorate dei fiumi con buona portata d'acqua. Qui questi pesci non ci sono, né potrebbero vivere in
un ambiente così selettivo. Né
tantomeno vi sono grosse iridee: il tratto dell'Ellero è in gestione alla FIPS,
ma i ripopolamenti si esauriscono poche ore dopo l'apertura e ben poco rimane
per tutto l'arco dell'anno. Siamo,
quindi, nella patria delle fario di montagna, splendidi pesci, scuri e
puntinati di rosso vivo, che sono gli assoluti padroni di questo tipo di
torrenti. La taglia media non è
eccezionale (sui 300-400 g) e difficilmente ci si può imbattere nell'esemplare
che supera 1 kg, ma, in compenso, si tratta di esemplari assolutamente
selvatici autoctoni, trote "vere", con una livrea dagli incredibili
colori. Pesci che, se possibile, è meglio rispettare; reimmettendo in acqua
quelli piccoli e, perché no, anche quelli di misura: dopo la giusta
soddisfazione della cattura e dopo aveme ammirato i colori, nulla vieta di
effettuare un corretto catch and I
torrente Eliero, dalle sorgenti fino alla tà infrasettimanali. Per ogni giornata di perelease che, in questo tipo di acque, ha confluenza con il torrente
Lurisia, è gestito sca non si possono catturare più di 10 trote un'importanza particolare.
La
pesca
Un torrente come l'Ellero,
con i suoi 5-6 m di larghezza, acqua molto mossa, salti e buche in
continuazione, sembra fatto apposta per la classica pesca al tocco. Questo non vuol dire che non vi si possa pescare
a spinning o a mosca. Ma, con queste
tecniche (particolarmente la mosca) è ben difficile ferrare pesci che sono
quasi sempre iintanati e difficilmente si portano in caccia a centro corrente.
Tutti i (pochi) pescatori locali che si incontrano saranno attrezzati
con la classica canna da pesca al tocco e il solito verme innescato. D'altronde, la provincia di Cuneo è la
patria di questa tecnica, proprio perché i corsi d'acqua che scendono dalle
vallate si prestano, più di altri, alla pratica della pesca al tocco. Canna sui 6-7 m, magari teleregolabile,
cicalino da montagna come mulinello, piombatura a "corona" di pallini
raggruppati Ca classica cuneese), piccola girella
sopra e sotto, filo dello 0,16 e amo del n. 10, rigorosamente innescato con un
verme o con la camola del miele.
Alternativa ai soliti vermi e alle classiche camole può essere il tipico
"bujet', delicatissima larva che si può agevolmente trovare sotto le
pietre. L’azione di pesca è quella della ricerca continua, esplorando tutte le
tane possibili e facendo inmodo che l'esca lambisca tutte le rocce e i punti
riparati del torrente. Meglio quindi
abbondare nella piombatura, perché un'esca trascinata via dalla corrente,
difficilmente sarà presa in considerazione dai pesci. Un continuo movimento
della lenza, con trattenute e rilasci continui, aumenterà le possibilità di
cattura. Le due girelle, sopra e sotto la piombatura, faranno il resto. La
ferrata dovrà essere un esempio di tempismo e velocità, ma, anche così facendo,
molti saranno i pesci che riusciranno a slamarsi.