Sulla bassa Dora Baltea

 

Nata in Val d'Aosta, la Dora Baltea prosegue il suo corso entrando in Piemonte, dove, ricca delle acque ricevute dai numerosi torrenti suoi affluenti, si popola di molte specie di pesci.

 

La Dora Baltea è il più importante fiume della Valle d'Aosta. Scende dai ghiacciai delle Alpi Graie e attraversa l'intera piccola regione, passando per il capoluogo, per poi entrare in Piemonte, poco sopra Ivrea.  Nel primo tratto è un bel torrente alpino, che presto arricchisce le sue acque con il tributo dei numerosi affluenti che riceve. Finché rimane in Vai d'Aosta resta un fiume da trote, fario e iridee immesse con i ripopolamenti.  Il tratto che scorre in territorio piemontese, fino alla confluenza con il Po nelle vicinanze di Crescentino, ha caratteristiche più varie e ospita altre specie ittiche quando raggiunge la pianura. Interessante sotto il punto di vista della pesca, la Dora è famosa oltre che per le sue acque anche perché, nella sua parte bassa, è popolata di ricercate trote di ceppo antico e puro, le famose marmorate. Ci sono anche fario e iridee e, fatto abbastanza difficile da spiegare in quanto non si tratta del risultato di un ripopolamento, verso la fine degli anni Ottanta hanno fatto la loro comparsa in misura apprezzabile i temoli, che pure negli anni precedenti si ritenevano scomparsi da queste acque.  Non scomparsi del tutto, evidentemente, ma ridotti a pochi esemplari che i frequentatori della Dora non erano riusciti a vedere, e neppure a pescare. Questo può essere dovuto anche al fatto che un temolo si può catturare soltanto con una tecnica specifica e mirata, e non casualmente pescando altre specie. Ciò che conta è, in ogni caso, che quei pochi superstiti si sono riprodotti e moltiplicati e adesso costituiscono una florida colonia.

Acque abbondanti in ogni stagione

La portata d'acqua della bassa Dora è notevole: anche grazie all'apporto dei numerosi affluenti valdostani, raramente risente delle mutazioni stagionali.  Si tratta comunque di una caratteristica comune a tutto il corso di questo fiume.  Anche durante i periodi più caldi e secchi la quantità d'acqua non diminuisce, a differenza di quanto succede nella maggior parte dei fiumi, ed è proprio questo il fattore che ha permesso la sopravvivenza e la diffusione della trota marmorata, senza che si siano verificati incroci con le altre trote di allevamento immesse durante i ripopolamenti, che pure sono presenti con una certa abbondanza soprattutto nella parte più alta.  Lo stesso discorso sicuramente può essere fatto per i temoli.  D'altra parte, per la pesca, l'acqua costantemente alta rappresenta anche un fattore in parte negativo.  Infatti, la notevole quantità di acqua proviene in gran parte dai torrenti che nella Dora Baltea confluiscono, e si tratta, nell'epoca del disgelo, della tipica "acqua di neve", biancastra e poco adatta alla pesca.  I periodi migliori per la pesca sono due: dall'apertura a fine maggio e da fine agosto alla prima domenica di ottobre, data in cui in tutta Italia ha inizio il periodo di divieto di pesca alla trota.  Il nostro itinerario comprende tre punti della Dora piemontese: il primo, a monte di Quincinetto, poco sopra Ivrea, il secondo nel comune di Strambino e il terzo nel territorio del comune di Saluggia.  Nonostante in tutte queste zone siano presenti ciprinidi in gran numero, le prede più ricercate in questo fiume restano le trote marmorate e i temoli.  Quincinetto si raggiunge comodamente con l'autostrada Torino-Aosta (collegata anche con Milano), uscendo al casello omonimo.  Vicino al casello, un ponte attraversa la Dora Baltea, con a monte una grande diga di sbarramento. Da qui a valle per qualche centinaio di metri l'acqua è poca, perché il letto del fiume è alimentato in pratica quasi soltanto dallo scolmatoio della diga, ma subito il livello viene ristabilito da una rete di canali alimentati dalla Dora stessa. In questo tratto, per un chilometro e mezzo verso valle, ci sono ottime condizioni per la pesca.     

Affidandosi alla corrente

Sulla  di destra ci sono ghiareti ampi, mentre su quella sinistra punti buoni sono le prismate. Qui si pescano soprattutto trote, e ce ne sono parecchie.  Le tecniche più fruttuose sono lo spinning medio, sia pescando a monte sia discendendo (metodo quest'ultimo preferito dai pescatori locali che lasciano fare il lavoro alla corrente) ed esplorando attentamente tutti i ripari formati dalle poche rocce affioranti e le tane nelle prismate.  Si può anche pescare a fondo, con il lombrico come esca, usando una lenza robusta e facendo frequenti tentativi, anche nel filo della corrente.  Si pesca anche con la camolera, benché questo sia un sistema consigliabile soprattutto nel tratto successivo.  In questa prima parte del nostro itinerario le acque sono classificate pregiate, ed è assolutamente vietato l'uso della larva di mosca carnaria (il bigattino).  Continuando verso valle e superato il comune di Ivrea, troppo disturbato e "urbano", arriviamo nel territorio di Strambino, che si può raggiungere comodamente dall'autostrada Torino-Aosta uscendo dal casello di Scarmagno, prima appunto di Ivrea. Si percorrono pochi chilometri fino al ponte che attraversa la Dora, da dove partono, su entrambe le sponde e sia verso monte sia verso valle, due comode strade. Lo spiazzo vicino al ponte è il punto migliore per parcheggiare l'automobile e la scelta della direzione in cui pescare dipende esclusivamente dalle abitudini e preferenze individuali, perché sia salendo sia scendendo la corrente si incontrano punti buoni. Per chi vuole una pesca più sicura e tranquilla, cinquecento metri prima del ponte c’è una strada che porta ad alcune vecchie cave di ghiaia abbandonate, piccoli laghetti in cui filtra l'acqua del fiume che la FIPS ha trasformato in riserve turistiche, con la possibilità di catturare 5 o 10 salmonidi quando si sia in possesso di uno o due permessi giornalieri.  Sono laghetti molto ben ripopolati di trote e carpe e possono rappresentare una soluzione di ripiego nel caso che la battuta sulla Dora sia stata completamente infruttuosa.

Sul punto più interessante

Tornando al nostro itinerario, la Dora in questo tratto ha un volume d'acqua notevole e sponde formate da grandi ghiareti, ideali per pescare a camolera, oltre che, naturalmente, a spinning. Numerose le trote e nutrita la presenza di temoli. Nel 1988 queste acque sono state definite "montane di particolare pregio", il che esclude l'uso del bigattino, anche se può capitare di incontrare qualche trasgressore che usa l'esca vietata e che non si deve imitare. Passiamo ora all'ultimo tratto scendendo decisamente, superando una magnifica riserva privata, come quella di Mazzè, importante punto di diffusione di trote e temoli di taglia.  all’autostrada Torino-Milano si esce al casello di Chivasso e si arriva al ponte nel territorio del comune di Saluggia, a valle e a monte del quale c'è la più bella parte della bassa Dora Baltea. Qui, dove è consentito l'uso dei bigattino, ci sono le marmorate più grosse e numerosissimi ciprinidi mentre i temoli diminuiscono notevolmente. La portata d'acqua è decisamente grande, le rive sono a ghiareti e prismate. Interessante, a 300 m circa a monte del ponte, il canale Farini, alimentato dalla Dora che ne costeggia un tratto popolato di trote e dei barbi più grandi della zona. Ha la funzione di scolmatore della Dora e per molti pescatori è preferibile al fiume, anche un torrente, piuttosto che i classici muraglioni di cemento. Alla congiunzione tra il canale e la Dora finisce anche il nostro itinerario, poiché da questo punto incomincia una lunga zona di protezione, chiusa alla pesca.