La foce del Colmegno
Un torrente lombardo poco
noto, ma senz'altro da segnalare per gli eccezionali esemplari di cavedani che
vi vivono: alcuni raggiungono (e superano) i due chilogrammi di peso.
Andare a cercare un torrente
per poi pescare cavedani pare un controsenso, eppure la meta di questo
itinerario è proprio un torrentello lombardo, il Colmegno. Scende dal monte Lema (1621 metri) con le
sue acque limpide chiare veloci, strette tra sponde fitte di vegetazione e
piuttosto difficili da raggiungere. Ma
questo non deve preoccuparci, perché la parte che ci interessa del Colmegno è a
valle, nel punto in cui entra nel lago Maggiore, sulla sponda lombarda, vicino
a una piccola frazione che si chiama, appunto, Colmegna, non distante da Luino. Obiettivo del nostro itinerario sono
cavedani da primato, vale a dire dai due chilogrammi in su. La parte terminale del torrente corre tra
sponde alte arginate, raggiunge uno sbarramento artificiale e forma, prima di
mescolarsi con le acque del lago, una cascatella. Si crea così una zona d'acqua
fortemente ossigenata e mossa, dove i pesci del lago aspettano il cibo portato
dalla corrente. Anche il fatto che il ribollire dell'acqua ai piedi della
cascata riduca la visibilità dei
pesci è un fattore non trascurabile. E
non ci sono solo ciprinidi, ma anche trote che provengono dalla parte alta del
corso del torrente e persici reali. Le
condizioni di movimento dell'acqua permettono di usare la tecnica della
passata, effettuando anche la trattenuta. La lenza dovrà essere dello 0,12, con
un finale non superiore allo 0,08.
Galleggiante molto sensibile, piombatura raggruppata per poter sentire
immediatamente l'abboccata, ami del n. 22 innescati con un bigattino singolo. Questo tratto è in concessione alla Fips,
per cui è necessario possedere il tesserino federale. E inoltre proibita la pasturazione con il bigattino, mentre è
consentita quella con gli sfarinati. Un
accorgimento da tener presente è di usare una lenza lunga 20 cm circa più della
profondità reale, perché se si usa la trattenuta, data la corrente, l'esca
passerà troppo distante dal fondo. E
trattenere la lenza è indispensabile per non ferrare a vuoto e per effettuare
una buona passata, che deve incominciare in piena corrente, proprio sotto la
cascatella, e arrivare al punto in cui l'acqua diminuisce la sua velocità
mescolandosi a quella del lago. Per
poter ferrare al momento giusto, e bisogna davvero essere veloci, sono più
indicate canne piuttosto lunghe. 1 pescatori locali preferiscono quelle fisse
piuttosto che le bolognesi, perché hanno azione più immediata. C'è poi il caso, non infrequente, di
agganciare qualche trota. Da non
dimenticare, la misura minima nel lago Maggiore è di 30 cm, il periodo di
divieto dal 15 ottobre al 15 febbraio.
Naturalmente, abboccheranno anche savette e alborelle, oltre a qualche
pesce persico, i cui denti spesso possono tagliare il finale, che deve essere
comunque non superiore al diametro indicato,
altrimenti i cavedani non si avvicineranno neppure all'esca. Chi poi avesse voglia di tentare la cattura
delle trotelle del Colmegno, non ha che da risalire il corso d'acqua; in questo caso si usi una canna molto
più corta di quelle usate a valle.