Sul torrente
Cimoliana
I
fiumi che scorrono in questa zona al confine tra Veneto e Friuli hanno corso
molto irregolare e risentono dei tipico fenomeno carsico che li rende asciutti
per certi tratti.
Un pescatore che provenga da fuori Friuli e che si rechi per la prima volta sul ponte di Cimolais, sul Cimoliana o in altre parti della Val Cellina, può incappare nella sgradita sorpresa di non trovare il fiume di cui gli era stata garantita la pescosità. Dopo tanti chilometri ecco che la battuta di pesca sembra finita prima ancora di cominciare di fronte a un letto ampio e imponente, ma senza un filo d'acqua. Non convinti, si risale in auto il corso del fiume per capire meglio cosa può essere successo. Due, tre curve ma la situazione resta immutata: solo sassi e letto fluviale asciutto, anche se si è in primavera. Alla quinta curva, di colpo, ecco il rumore rassicurante di molta acqua scorrente. Il fiume è improvvisamente ricomparso, e non si tratta di un piccolo rigagnolo, ma un torrente vero e proprio, con un'ottima portata. Naturalmente esiste una spiegazione per tutto ciò: si tratta del caratteristico fenomeno carsico per cui, in certi tratti, alcuni fiumi (soprattutto veneti e friulani, ma anche dell'Appennino meridionale) scompaiono sotto terra e riaffiorano dopo qualche chilometro.
I pesci e le tecniche
Regina indiscussa di queste acque è la trota mormorata. Non è raro, durante le freghe, scorgere esemplari che superano i 5 kg, aggirarsi al fondo dei correntini. Ma ci sono anche belle fario, presenti grazie a periodici ripopolamenti operati dalle associazioni di pescatori locali. Molti, infine, sono i pesci che restano nel torrente dopo le numerose gare di pesca che si tengono su questo corso d’acqua. Ci sono anche i temoli non numerosi ma comunque presenti, soprattutto nelle lunghe piane del Cimoliana. Questo corso d’acqua veneto si presta alla pratica di molti sistemi di pesca, compresi lo spinning e la pesca a mosc, ma le sue acque sembrano fatte apposta per la classica pesca al tocco. Gli ampi e lunghi correntini del Cimoliana sono quanto di meglio i patiti del “Rodolon” possono immaginare. Non a caso questa tecnica di pesca (come d’altronde indica il nome) è nata proprio nei corsi d'acqua bellunesi. L’unico problema è la conformazione dei tipici sassi del fiume carsico, che hanno bordi spigolosi e poco arrotondati e non permettono un perfetto strisciare della spiralina, così che gli incagli sono molto frequenti. L’importante, comunque, è tenere sempre il contatto fra il cimino della canna e il piombo "rotolante", senza imporre una tensione eccessiva, ma neppure lasciando che si crei una "pancia" nel percorso del filo. Si deve raggiungere un compromesso fra il tentativo di evitare incagli sul fondo e la necessità di lavoro negli strati più profondi. La passata è veloce, così come l'abboccata della trota, franca e decisa, cui bisogna dare una risposta pronta e rapida. I pesci che vivono in queste acque abboccano senza esitazione, ma con la stessa velocità risputano un'esca poco naturale.
Il Cimoliana
A Cimolais l'acqua non c'è
quasi mai, neanche in primavera. Il
letto del fiume è largo più di 50 m, ma è composto solo da sassi; soltanto
durante le piene o nel periodo dello scioglimento delle nevi l'acqua
appare. Si deve proseguire allora sulla
piccola strada (metà asfaltata e metà sterrata) che porta fino a quota 1250 m del
rifugio Pordenone. Ma prima della meta, dopo appena poche curve, il fiume compare,
in tutta la sua bellezza e portata. Questo primo tratto è uno dei migliori ed è
lungo circa 3 km. Poi, nuovamente, l'acqua scompare sotto terra, in una larga
piana asciutta. Si risale ancora, sempre percorrendo la strada che costeggia il
fiume, e si ritrova il tratto alto, anch'esso interessante. Se si vuole approfondire la stranezza di
questo tipico fenomeno carsico, basta posteggiare l'auto al confine fra una
zona asciutta e quella da cui inizia l'acqua.
Si prosegue a piedi percorrendo gli ultimi metri di letto asciutto, fino
al punto in cui, sgorgando dalle profondità della terra riappare l'acqua che va
a riempire il torrente. E come se si
trattasse di una sorgente, dopo la quale il fiume diventa un corso d'acqua di
tutto rispetto.
Un'alternativa: il Cellina
Le stesse caratteristiche
che si osservano sul Cimoliana si ritrovano sul torrente Cellina, a monte della
diga di Barcis, alle sorgenti di Claut.
A valle del lago si trova un tratto molto interessante, ma l'accesso
alle sponde (alte rispetto al fiume, che è molto incassato) è veramente
proibitivo. Il tratto a monte, invece,
è perfettamente agibile e uno dei punti migliori è a metà strada fra i comuni
di Cellino di Sopra e Cellino di Sotto.
Per gli appassionati della pesca a mosca esiste anche una zona No-kill, intorno alla confluenza con il
torrente Ferron. Il letto del Cellina è
molto ampio e l'acqua estremamente pulita, proprio come si addice a tutti i
fiumi di questa splendida zona del bellunese, veri paradisi per la pesca
sportiva.