I ciprinidi
del Chienti
Questo
importante fiume marchigiano, in provincia di Macerata, è sicuramente uno dei
più belli dei versante adriatico. Nel
suo tratto mediano si possono fare buone pescate di ciprinidi.
Il Chienti è un fiume dalle mille risorse. Nonostante sia una delle mete preferite dai bolognesi, risultando così sottoposto a una pesca veramente intensa, questo bel fiume mantiene ancora oggi un ottimo livello di pescosità. E, a dimostrazione della immutata vitalità, vi è la grande quantità di novellame che popola le sue acque. Tutto questo è favorito anche da un regime d'acqua elevato e poco comune nei torrenti appenninici, a dispetto di tutte le opere idrauliche (Caccamo, Polverina e Le Grazie) che nel corso degli ultimi decenni ne hanno interrotto il fluire verso l'adriatico. I tratti più interessanti del corso medio-basso del Chienti sono quello nei pressi di Civitanova Marche e quello a monte del ponte che collega Corridonia con Macerata.
A Civitanova Marche
Attraversato il ponte sul Chienti, non è difficile trovare una strada sterrata, sulla destra, che porta ad alcune cave di ghiaia, per altro ben visibili dalla strada. Da queste, a piedi, si può raggiungere il fiume in pochi minuti, giungendo proprio al punto di confluenza dell'Ete Morto, un piccolo corso d'acqua dal lentissimo flusso, rifugio di anguille e pesci gatto, due specie molto ben rappresentate, d'altronde, anche nel più grande e rapido Chienti. Sulle sponde di questo tratto di fiume la vegetazione è molto fitta; il fondo è prevalentemente sabbioso e ci troviamo di fronte a un alternarsi di raschi e a due belle buche, molto profonde. Per quanto riguarda i pesci non c'è che l'imbarazzo della scelta; in fatto di ciprinidi, tutti ben rappresentati, la palma dei più numerosi spetta alle lasche e ai barbi nelle zone correntizie, mentre i cavedani e le carpe affollano le buche. La pesca più redditizia in queste acque è la classica passata, meglio se con canne bolognesi che si rivelano più versatili a sondare un maggior numero di zone. Più che la staticità, rende la "caccia" al pesce in punti sempre diversi, riservando una particolare attenzione ai sottosponda più infrascati, dove la presenza del cavedano è un fatto pressoché certo. Fra l'altro, in questo tipo di pesca l'attacco del pesce è sempre molto deciso e violento, quindi il pescatore non deve mai distrarsi.
A Corlidonia
In questo tratto più alto del Chienti le caratteristiche del fiume sono completamente diverse. Attraversato il ponte sulla strada per Corridonia, inizia (sulla destra) una strada sterrata, percorribile anche in auto, al cui termine si giunge su alcuni splendidi ghiareti, in tutto simili a quelli dei grandi fiumi del Nord. Totalmente assente la vegetazione di sponda, la corrente è molto impetuosa e il fondo prevalentemente ciottoloso. E la classica palestra per la passata pesante o per gli amanti della pesca con la camolera. Il ciprinide prevalente qui è il barbo, insieme alle lasche e agli immancabili cavedani. Chi opta per la passata deve necessariamente mettere in preventivo una pasturazione piuttosto consistente, badando a che questa raggiunga il fondo e non si disperda. Ottimi quindi i "maccheroni" o le classiche pagliette di ferro. Nonostante la non eccessiva profondità (intorno al metro) è meglio adottare piombature robuste, dai 2 g in su. Come lenza non sono necessarie eccessive finezze e anche un buono 0,12 va benissimo; amo grande, del 16 o del 14, e, come esca, le classiche tre larve di mosca carnaria (bigattino) innescate una a calza e due appese. Il segreto, in queste acque, sta nella trattenuta, sempre esasperata e insistita. t l'unico modo per interessare i numerosi barbi presenti, le cui catture si susseguono a ripetizione. E se si riesce ad ancorare la pastura sul fondo, esse possono continuare, nello stesso punto, anche per tutta la giornata. La corrente abbastanza forte rende il tutto più emozionante: anche un soggetto di 300-400 g tira con forza insospettabile. Quando, invece, capita qualche esemplare di barbo più grande, portarlo al guadino diventa un'impresa dall'esito particolarmente incerto.
Con
la camolera
Le particolari condizioni
del Chienti a Corridonia si prestano perfettamente alla camolera. Si può pescare sia con semplici camole finte (ottime le giapponesi con testina
metallica) sia con amettiere innescate a bigattino. La piombatura finale può variare da 15 a 20 g; solo nei
correntoni più veloci è meglio adottare temolini fino a 25 g. Anche con questa
tecnica è importante localizzare i banchi di barbi con tentativi in vari posti
e con diverse angolature.